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Estratto dal verbale della seduta di Mercoledì 23 Settembre 2020 ore 13,00
Paragrafo n. 5
INTERPELLANZA 2020-01676
"CHE FINE HA FATTO L'EX ISTITUTO BONAFOUS?" PRESENTATA IN DATA 27 LUGLIO 2020 - PRIMO FIRMATARIO TRESSO.
Interventi
TRESSO Francesco
Sì, grazie, Presidente. Ringrazio anche l’Assessore Unia se vorrà poi gentilmente, come
consueto, farmi avere copia di quanto ha letto e della nota allegata. Io su questo tema ho
già posto, come ricordava l’Assessore, un’interpellanza, è un tema che mi sta
particolarmente a cuore, sia per quello che è un po’ l’esito, diciamo, del comparto dei
giardinieri, che ritengo costituire una risorsa su cui la Città di Torino ha sempre puntato,
anche in termini di professionalità, e di, diciamo così, anche servizi che rendeva, perché
il fatto di avere una scuola di giardinieri e delle persone di così capacità e competenza
ha sempre fatto in modo che la Città potesse fruire anche di tutta quella che era una
produzione vivaistica importante e che, di fatto, connotava in maniera particolarmente
felice quelle che erano le aree verdi e tutto l’arredo urbano e che peraltro era una
tradizione che giustamente veniva ripresa e riportata. Poi io capisco che ci sono delle
logiche anche di economia, di tagli e tutto e purtroppo non mi sembra che questa
Amministrazione abbia voluto puntare sul ridare particolarmente vigore e forza a questo
comparto. Sono contento di sapere che ci sono state recentemente tre nuove assunzioni,
ma di fatto quella che era una produzione che proprio lì nell’Istituto del Bonafous si
espletava è stata poi di fatto smantellata a favore di altre produzioni, quelle, diciamo,
dietro la Manifattura Tabacchi, però sicuramente quell’area lì ha avuto anche degli
investimenti in tempi non così lontani, che poi, ahimè, sono andati non a essere
valorizzati. Quello che però mi sembra ulteriormente grave, al di là di questo, è il fatto
che tutti i soggetti che lei ha citato, Assessore, e che già erano i firmatari di un
Protocollo che risale al 14 maggio 2019 - quindi ormai è passato comunque un anno e
mezzo -, erano intenzionati a predisporre sulla sede del Bonafous un progetto per creare
un Polo didattico e formativo, che ovviamente aveva, nella natura ambientale della
produzione anche agroalimentare, un focus importante che poteva essere davvero un
esempio anche di coesistenza e di co-progettazione di spazi che, pur non essendo
all’interno della cinta daziaria della Città di Torino, di fatto sono molto prossimi, anzi,
poteva essere un ulteriore elemento di sinergia col Comune di Chieri, che peraltro era
cofirmatario anch’esso del Protocollo, in un’ottica di conduzione, non dico di una Città
Metropolitana, ma almeno di un’area metropolitana e quindi di un dialogo con i Comuni
contermini. Mi sembra che... io ravviso almeno che sia stata molto carente l’attività
dell’Amministrazione sotto questo profilo, dal punto di vista di coordinare questo tipo
di attività, nel senso che lei ci dice che ad oggi anche, invece, il successivo Protocollo,
se ben ho capito, che è stato poi siglato nel dicembre 2019, non ha avuto da parte dei
soggetti proponenti delle reali proposte che potessero essere valutate in funzione della
gestione e dell’utilizzo degli spazi, però è anche vero che, come sempre, quando ci sono
più soggetti che possono coesistere, è necessario avere un’idea un po’ precisa e
coordinare poi, avendo già una valutazione di quelle che sono le possibilità di sviluppo
e di realizzo di alcune attività, quali possono essere i contributi che ciascuno dà. C’è
sempre bisogno di qualcuno che faccia un po’ da coordinatore, sostanzialmente; questo
anche nella ricerca di finanziamenti, perché comunque, ricordiamo che su quei temi che
prima ho citato velocemente e peraltro con un valore aggiunto, che poteva essere anche
la proposizione di inserire persone in fragilità sociale, in fragilità economica e sociale,
come per esempio l’accordo che il Dipartimento di Grazia e Giustizia poteva prevedere
- ma non sono solo queste le persone in fragilità che potevano essere inserite -, avrebbe
dato un elemento ulteriore di importanza, di valore, a un progetto di questo tipo. A me
sembra che ad oggi, salvo questa..., se bene ho capito da cosa dice l’Assessore, un
servizio di affidamento ad un’azienda agricola del chierese, che quindi è una sorta di
locazione, però che non ha una progettualità dietro che dica... noi stiamo subaffittando
dei terreni, per carità, questo può essere utile almeno per rimpinguare un minimo le
risorse e poter fare quell’ordinaria manutenzione che sia necessaria e anche dare un
presidio, però, ecco, mi sembra che questa sia un’ennesima occasione in cui c’era
possibilità di sviluppare una progettazione di livello, una progettazione che potesse
anche essere coordinata con altri soggetti, che mi sembra avessero manifestato un certo
tipo di interesse, ma certo andava fatta con un approccio diverso, con una maggiore
volontà di essere finalizzato. Vediamo se adesso alcune cose che lei ha citato..., però,
per esempio, il fatto che i rapporti con gli Istituti di pena e con il Ministero non fossero
proprio semplici nella gestione di un’ipotesi di reinserimento lavorativo di persone
detenute non fossero proprio facili, vista la natura anche dei luoghi, che quindi
richiedono comunque delle forme di controllo e di sicurezza, era immaginabile.
Dopodiché, certo, bisogna spingere, ma sappiamo che i tempi in questo caso non sono
proprio immediati. Altre idee sono state valutate, peraltro in capo alla Maggioranza,
sono state fatte proposte sulla coltivazione della cannabis terapeutica...

TRESSO Francesco
...che poi non si sono rilevate pragmaticamente fattibili. Quindi, io concludo, anche
perché ad oggi mi sembra che siamo sempre in una situazione un po’ di stallo, in cui le
risposte non sono ancora tali da capire quale sarà il destino. Mi riservo, però, di chiedere
un approfondimento in Commissione, proprio perché ritengo che questa vicenda, che va
avanti comunque da un paio d’anni ad occupare le nostre riflessioni, necessiti di un
chiarimento, anche per capire quali siano le reali possibilità di dare un futuro a
quest’area, che, ahimè, lasciata andare e senza un presidio, rischia di degenerare sempre
di più, di perdere un patrimonio anche di edificato su cui erano state spese anche delle
somme ingenti e soprattutto di perdere un’occasione di una progettualità che poteva
forse dare un maggiore risalto a questo presidio. La ringrazio.

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