Interventi |
PAOLI Maura Grazie, Presidente. Ma, io farò un intervento leggermente diverso da quelli che mi hanno preceduto, che si sono concentrati più sull’investimento che la Città vuole fare sulle telecamere per l’accesso alla ZTL che legittimamente non condividono e non hanno mai condiviso. Io personalmente, invece, credo in questo progetto e penso che per raggiungere certi obiettivi si debba lavorare sia in senso costruttivo come si sta facendo e io ringrazio l’Assessora Lapietra per quello che ha fatto in questi anni, ma credo che si debba anche prevedere degli investimenti di questo tipo che sono stati chiamati punitivi, ma in realtà se le regole si rispettano nessuno viene punito, perciò io sono contraria all’emendamento Lo Russo e favorevole a questa spesa che ritengo necessaria. Quello che invece mi trova contraria è la spesa che è vero che è anche un’entrata del Ministero, ma è pur sempre una spesa di soldi pubblici, dei 700.000,00 euro del Progetto ARGO e perché? Perché ho dei fortissimi dubbi sull’utilità della videosorveglianza per rendere sicura la Città, forse sarebbe stato necessario un dibattito più approfondito su questo tema, forse avremmo dovuto chiederci davvero che cosa vogliamo ottenere con questa spesa perché da diverse ricerche internazionali cito ora (incomprensibile) o il Forum europeo per la sicurezza urbana hanno rilevato che le videocamere espletano più proficuamente una funzione di detection, ovvero di riconoscimento post-crimine piuttosto che un’azione di deterrenza quindi una capacità preventiva, ma più proficuamente significa ad esempio che secondo i dati riportati da Scotland Yard nonostante la Polizia abbia a disposizione ben 60.000 telecamere nella sola capitale inglese, solo il 3% dei reati di strada vengono risolti a Londra grazie all’ausilio delle telecamere. Un altro esempio è stato rilevato da una ricerca francese effettuata a Saint-Étienne in cui non più del 2% dei fatti criminosi che avvengono negli spazi pubblici vengono risolti grazie all’uso delle immagini di videosorveglianza, quindi mi chiedo che cosa ci fa pensare che questi soldi siano un grande investimento. Una seconda domanda che mi pongo è quali siano i costi effettivi perché sappiamo qual è l’investimento iniziale, ma quanto costerà mantenere queste telecamere, chi lo farà? Saint-Étienne ad esempio che è una cittadina di quasi 180.000 abitanti con 67 videocamere presenti ha un costo annuale di 1,3 milioni di euro considerando il costo dell’impianto, i costi di manutenzione e la retribuzione dei 28 agenti incaricati di controllare le immagini ricevute. Le medie annuali ci dicono che le videocamere permettono alla città di avviare circa 130 procedimenti giudiziari contro gli autori dei reati videoregistrati a fronte di circa 10.000 reati accertati dalla Polizia nazionale. A Lione, analogamente, a fronte di un costo annuale che si aggira tra 2,7 e i 3 milioni di euro, i sistemi di videosorveglianza permettono di trattare circa l’1,6% dei fatti criminosi annuali, un costo che è esorbitante, che grava sui cittadini in cambio di risultati molto deboli. Una terza domanda che mi sarei fatta è la Sindaca Appendino ha detto in conferenza stampa che la percezione della sicurezza e il sentirsi sicuri nella propria Città è un diritto di ogni cittadino al pari della sicurezza reale, ma quali sono gli effetti della videosorveglianza sulla percezione della sicurezza? Alcuni studi sociologici ci spiegano che i sistemi di videosorveglianza non sembrano esercitare significativi effetti positivi sulla valutazione personale del rischio di vittimizzazione, anzi non di rado l’introduzione delle telecamere viene interpretata come una riprova della maggiore pericolosità del territorio, generalmente, invece, il miglioramento dei sentimenti di sicurezza si accompagna piuttosto alla riqualificazione materiale e immateriale da punti luce e da eventi, da iniziative delle comunità nello spazio pubblico che sono cose che si fanno certo, ma allora perché non investire tutto il possibile su quella strada che i dati ci dicono essere quella giusta, perché sprecare 700.000,00 euro? Una quarta domanda è sulle conseguenze sociali dell’uso della videosorveglianza, mi chiedo se sia stato fatto un ragionamento in tal senso. La videosorveglianza viene definito un mezzo sociotecnico perché comporta effetti sulla privacy dei cittadini e incide su un potenziale discriminazione dei gruppi sociali già stigmatizzati. Certe categorie di persone ad esempio i rom, gli arabi, i neri infatti sono più soggetti ad operazioni di controllo e sorveglianza di altre categorie di persone anche da parte dei sistemi di sorveglianza automatizzati come quelli degli aeroporti e delle banche. Il professor Calenda del gruppo italiano di studi sulla videosorveglianza ci spiega che l’automazione del controllo segue delle regole e queste regole sono degli algoritmi di rischio elaborati da esseri umani la coazione e soggetta a interessi, a valori, a pregiudizi ben precisi. Inoltre, la videosorveglianza appartiene alla società della paura, del sospetto, cioè si allea con il suo nemico, alimenta proprio ciò che vorrebbe combattere, la Giunta ha riflettuto su questo paradosso e sul potenziale impatto a livello sociale della videosorveglianza? Io ho riflettuto. Una quinta domanda che mi sarei posta è: perché in tutt’Europa si sta abbandonando la videosorveglianza? Nel Regno Unito, ad esempio dopo vent’anni di espansione si sta assistendo a un progressivo abbandono; in Galles la marcia indietro è stata voluta dalla Polizia stessa che mediate uno studio ha sostenuto che i tagli al sistema di videosorveglianza non comporterebbero un aumento significativo della criminalità e dei comportamenti antisociali e che non vi sia nulla che provi che la presenza di sistemi a circuito chiuso funga da deterrente rispetto ai lati comuni. Un esempio di inutilità è quello rilevato nel 2017 con l’attentatore di Nizza che è stato ripreso nei giorni precedenti ai fatti per ben 11 volte nei luoghi della strage a bordo del suo camion. Quello di Nizza è il sistema più grande e costoso dell’intera Francia e possiamo ricordare le dichiarazioni del Sindaco della città che bacchettava quello parigino dopo i fatti nella sede di Charlie Hebdo, in quanto, se Parigi possedesse un sistema di videosorveglianza come il nostro, i terroristi non avrebbero oltrepassato tre incroci senza essere neutralizzati e arrestati, ma anche per i fatti di microcriminalità il risultato non cambia. Le telecamere registrano l’evento per consentire l’arresto dei ladri, ma non aiutano la prevenzione e non assicurano la cattura soprattutto se i ladri sono professionisti e con banali accorgimenti possono evitare di farsi identificare, bastano dei passamontagna, un’auto rubata per rendere inutile il filmato registrato. A Venezia il collettivo Anopticon ha analizzato le mozioni del Consiglio Comunale riguardanti la sicurezza e la videosorveglianza e lo studio ha fatto emergere che nelle aree di interesse si verificano problemi di sicurezza nonostante le telecamere di videosorveglianza. Considerazione finale: considerando dunque che non esistono certezze sull’efficacia di questi dispositivi e che quindi le ragioni di questi interventi sono tutte e per tutte politiche e non c’è stata una discussione politica su questo tema mai, dunque io non potrò votare questa delibera che purtroppo mischia argomenti che avrebbero dovuto essere affrontati in modo diverso e per questo annuncio la mia astensione a questo provvedimento. |