Interventi |
MAGLIANO Silvio Grazie, Presidente. Io colgo l’occasione dell’emendamento del collega Lo Russo, perché secondo me dovrebbe aprire un ragionamento che forse quest’Aula dovrebbe fare nei vari assestamenti. Ha senso mettere in discussione quella posta di bilancio, anche perché, al di là di tanti aspetti, al di là di tante questioni raccontate dal Capogruppo Lo Russo, noi avremo una conformazione del centro molto diversa. Questo però è bene che ce lo chiariamo. Io non sono stato convertito sulla via di Damasco alla mobilità sostenibile, io continuo a pensare che ci sono delle situazioni familiari per cui la macchina è fondamentale avercela sotto casa. Poi capisco anche che per qualche Consigliere le famiglie che hanno uno, due o tre figli sono qualcosa di inconcepibile, mi auguro che prima o poi passi anche un emendamento per cui la pensione venga pagata a chi ha messo al mondo dei figli e agli altri no, perché questo poi è un po’ il tema: faccio i figli, mi pagheranno la pensione, non li hai fatti e ti aggiusti. Perché il pensare che ogni tanto la macchina sotto casa non sia un diritto, ma sia una modalità con la quale le famiglie si muovono e vederle come un danno, soprattutto nella Città dell’auto, secondo me è retrogrado quel tipo di ragionamento. Detto questo, però - e non entro ulteriormente in polemica -, noi sappiamo lo smart working cosa sta creando. Tanti Consiglieri so che frequentano e hanno relazioni e rapporti con le attività del centro. Guardate che lo smart working, la modalità con la quale si sta pensando questo nuovo modo di lavorare, sta distruggendo il piccolo commercio ovunque, i bar ovunque. Nel centro di Torino, io non so se avete modo di colloquiare con chi aveva dei negozietti nel nostro centro, iniziano ad avere problemi enormi, perché la gente non viene più in centro a lavorare. Questa è una delle conseguenze dello smart working e quindi questo dice ulteriormente che il centro non sarà così assediato da autisti che verranno a frequentarlo, come tra l’altro una delle altre strutture che è stata anche discussa durante questa consiliatura, non so se vi ricordate il tema del Federal Building, cioè tutte le strutture dello Stato che andranno nella caserma che in questo momento è fuori e rimarrà fuori, evidentemente, dalla ZTL, cioè il Catasto, piuttosto che la Prefettura, cioè tutti gli organi dello Stato presenti sui territori e sul Capoluogo di Regione andranno all’interno di quella struttura, che è ulteriormente fuori dalla ZTL. Detto questo, però, per cui io avevo chiesto le comunicazioni urgenti, non so se ricorda il Presidente, su questo tema, non mi sono state concesse e aspetteremo, come si aspetta Godot, questa Commissione per capire quale nuovo progetto pensate di sviluppare. Io penso che non ci sia bisogno di un nuovo progetto e, anzi, forse i flussi legati un po’ alle strutture che nasceranno fuori dal centro, il grattacielo della Regione, il Federal Building e tante altre realtà che sono uscite per scelta dal centro di Torino proprio a causa di queste misure qui, oltre ai danni che sta creando, a mio giudizio, lo smart working rispetto al minor numero di persone che si recano in centro a lavorare, secondo me c’è un tema che dovremmo affrontare, prima o poi fatelo, perché questo milione e mezzo comunque avremmo potuto destinarlo su altre realtà, anche perché facciamo solo attenzione: queste telecamere non penso che poi possano essere utilizzate poi per la sicurezza, questo lo dico rispetto ad alcune cose che sono state dette, perché penso che la tecnologia sia diversa, ci sono modalità diverse di gestione di questo strumento. Però io vi ricordo - e lo farò da qui, ogni Consiglio Comunale da qui alla fine dell’anno - che noi abbiamo, alcuni in Aula lo sanno benissimo, centinaia di associazioni culturali che non sapranno come pagarci il canone di concessione; centinaia di associazioni di volontariato che non sapranno come pagare le bollette a SORIS; centinaia di realtà sportive a cui abbiamo solo prorogato i termini del denaro che ci devono, ma quel buco di tempo in cui non hanno fatto attività, quello spazio temporale in cui il Covid non gli ha permesso di incassare quello che regolarmente incassavano, non gli permetterà di pagare quanto devono alla Città di Torino e noi rischieremo - perché questo dice il Regolamento - che, appena arriverà l’ingiunzione di pagamento da SORIS, di non potergli più né rinnovare le concessioni, né dare i patrocini, né mantenerli in quelle posizioni in cui oggi loro sono. Io vedo - e ho presentato..., e vado alla conclusione, Presidente - una totale disattenzione della Giunta, perché invece alcuni soggetti della Maggioranza su questo hanno provato a fare più e più audizioni per capire esattamente di quanto stiamo parlando, quando abbiamo fatto la richiesta agli uffici di qual era l’ammontare, stiamo parlando di una cifra che si avvicina al milione e mezzo, al milione e otto di risorse che queste associazioni dovranno alla Città di Torino, ma non avranno i soldi da dare. Io ho proposto un’interpellanza che discuteremo sull’applicazione di una norma dello Stato italiano, precedente a quelle fatte per il Covid, che permetta al Comune di prolungare, anche se non sono in scadenza, le concessioni per queste associazioni, per spalmare il debito che loro avranno nei nostri confronti in un arco di tempo più lungo. Io sono preoccupato, per cui quando vedo la possibilità di liberare un milione e mezzo per metterlo nella disponibilità di chi dal punto di vista culturale rappresenta un tessuto credibile della nostra Città, dal punto di vista associativo, dal punto di vista socio- assistenziale, hanno retto questa Città durante il Covid, dal punto di vista del volontariato e della promozione sociale sono ancora dei luoghi dove la gente ama ritrovarsi. Io ho paura che questa Giunta stia sottovalutando la bomba che in questo momento è nei bilanci, ormai ridotti al lumicino, del mondo del Terzo Settore torinese. Per cui, io qui lo dico, lo farò d’ora in poi tutti i Consigli Comunali, porrò la domanda: cosa faremo il 1° gennaio, quando inizieranno ad arrivare centinaia e centinaia di richieste di pagamento dei canoni delle utenze di tutte quelle realtà che oggi sulla nostra città hanno rappresentato un baluardo ed una roccaforte rispetto alla crisi economica, aiutando le persone che avevano perso il lavoro, rispetto alla crisi del cibo, aiutando chi non aveva da mangiare, rispetto ad avere un pasto caldo al giorno, rispetto ai farmaci; rispetto a chi è andato a dare da mangiare alle persone che durante il Covid non sapevano come approvvigionarsi? Questa è una domanda che secondo me dobbiamo farci, se troviamo risorse libere, utilizzarle per quello. Dopodiché si valuterà, se il Governo non sarà in grado di dare un via libera ad un ulteriore fondo per questo, sarà responsabilità di chi oggi siede in questo Consiglio Comunale di provare a trovare tutte le risorse possibili per intervenire in questa direzione. Avendo visto questo milione e mezzo su una misura che io ho sempre considerato inutile e, secondo me, dannosa ulteriormente, alla luce di quello che è capitato dopo il Covid, penso che forse - e lo dico alla Maggioranza - si potrà iniziare a fare un ragionamento nell’ulteriore assestamento, perché quel mondo associativo vi assicuro che una volta che chiude ci ha messo 10 anni, 15 anni, 20 anni a diventare quello che è, il giorno che chiude, non riapre più, non riapre più, perché le condizioni in cui nacquero quelle associazioni erano diverse: c’era una possibilità di contribuzione pubblica, la gente amava donare molto di più denaro privato, perché queste realtà potessero esistere e vivere. Non è più così, per cui pensateci. So che in Maggioranza ci sono alcuni esponenti che non pensano che l’associazionismo sia una cloaca di interessi, ma invece sia la possibilità di provare a riguardarsi in faccia e ricostruire spazi di libertà dentro questa città. Sappiate che i numeri che abbiamo per sanare questo debito, il costo di questo debito non è enorme, e potremmo trovare tutti i soldi per dare la possibilità a queste realtà di non essere soffocate e farsi sfrattare proprio da quel soggetto, la Città di Torino, che ha beneficiato dei loro volontari, dei loro associati, nel momento in cui noi, come spesso capita nel welfare e in altre misure, non siamo in grado di dare risposte credibili ai nostri cittadini. |