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Estratto dal verbale della seduta di Mercoledì 23 Settembre 2020 ore 13,00
Paragrafo n. 22
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2020-01703
BILANCIO DI PREVISIONE FINANZIARIO 2020/2022. VARIAZIONI. IX PROVVEDIMENTO.
Interventi
MAGLIANO Silvio
Grazie, Presidente. Io colgo l’occasione dell’emendamento del collega Lo Russo,
perché secondo me dovrebbe aprire un ragionamento che forse quest’Aula dovrebbe
fare nei vari assestamenti. Ha senso mettere in discussione quella posta di bilancio,
anche perché, al di là di tanti aspetti, al di là di tante questioni raccontate dal
Capogruppo Lo Russo, noi avremo una conformazione del centro molto diversa. Questo
però è bene che ce lo chiariamo. Io non sono stato convertito sulla via di Damasco alla
mobilità sostenibile, io continuo a pensare che ci sono delle situazioni familiari per cui
la macchina è fondamentale avercela sotto casa. Poi capisco anche che per qualche
Consigliere le famiglie che hanno uno, due o tre figli sono qualcosa di inconcepibile, mi
auguro che prima o poi passi anche un emendamento per cui la pensione venga pagata a
chi ha messo al mondo dei figli e agli altri no, perché questo poi è un po’ il tema: faccio
i figli, mi pagheranno la pensione, non li hai fatti e ti aggiusti. Perché il pensare che
ogni tanto la macchina sotto casa non sia un diritto, ma sia una modalità con la quale le
famiglie si muovono e vederle come un danno, soprattutto nella Città dell’auto, secondo
me è retrogrado quel tipo di ragionamento. Detto questo, però - e non entro
ulteriormente in polemica -, noi sappiamo lo smart working cosa sta creando. Tanti
Consiglieri so che frequentano e hanno relazioni e rapporti con le attività del centro.
Guardate che lo smart working, la modalità con la quale si sta pensando questo nuovo
modo di lavorare, sta distruggendo il piccolo commercio ovunque, i bar ovunque. Nel
centro di Torino, io non so se avete modo di colloquiare con chi aveva dei negozietti nel
nostro centro, iniziano ad avere problemi enormi, perché la gente non viene più in
centro a lavorare. Questa è una delle conseguenze dello smart working e quindi questo
dice ulteriormente che il centro non sarà così assediato da autisti che verranno a
frequentarlo, come tra l’altro una delle altre strutture che è stata anche discussa durante
questa consiliatura, non so se vi ricordate il tema del Federal Building, cioè tutte le
strutture dello Stato che andranno nella caserma che in questo momento è fuori e
rimarrà fuori, evidentemente, dalla ZTL, cioè il Catasto, piuttosto che la Prefettura, cioè
tutti gli organi dello Stato presenti sui territori e sul Capoluogo di Regione andranno
all’interno di quella struttura, che è ulteriormente fuori dalla ZTL. Detto questo, però,
per cui io avevo chiesto le comunicazioni urgenti, non so se ricorda il Presidente, su
questo tema, non mi sono state concesse e aspetteremo, come si aspetta Godot, questa
Commissione per capire quale nuovo progetto pensate di sviluppare. Io penso che non
ci sia bisogno di un nuovo progetto e, anzi, forse i flussi legati un po’ alle strutture che
nasceranno fuori dal centro, il grattacielo della Regione, il Federal Building e tante altre
realtà che sono uscite per scelta dal centro di Torino proprio a causa di queste misure
qui, oltre ai danni che sta creando, a mio giudizio, lo smart working rispetto al minor
numero di persone che si recano in centro a lavorare, secondo me c’è un tema che
dovremmo affrontare, prima o poi fatelo, perché questo milione e mezzo comunque
avremmo potuto destinarlo su altre realtà, anche perché facciamo solo attenzione: queste
telecamere non penso che poi possano essere utilizzate poi per la sicurezza, questo lo
dico rispetto ad alcune cose che sono state dette, perché penso che la tecnologia sia
diversa, ci sono modalità diverse di gestione di questo strumento. Però io vi ricordo - e
lo farò da qui, ogni Consiglio Comunale da qui alla fine dell’anno - che noi abbiamo,
alcuni in Aula lo sanno benissimo, centinaia di associazioni culturali che non sapranno
come pagarci il canone di concessione; centinaia di associazioni di volontariato che non
sapranno come pagare le bollette a SORIS; centinaia di realtà sportive a cui abbiamo
solo prorogato i termini del denaro che ci devono, ma quel buco di tempo in cui non
hanno fatto attività, quello spazio temporale in cui il Covid non gli ha permesso di
incassare quello che regolarmente incassavano, non gli permetterà di pagare quanto
devono alla Città di Torino e noi rischieremo - perché questo dice il Regolamento - che,
appena arriverà l’ingiunzione di pagamento da SORIS, di non potergli più né rinnovare
le concessioni, né dare i patrocini, né mantenerli in quelle posizioni in cui oggi loro
sono. Io vedo - e ho presentato..., e vado alla conclusione, Presidente - una totale
disattenzione della Giunta, perché invece alcuni soggetti della Maggioranza su questo
hanno provato a fare più e più audizioni per capire esattamente di quanto stiamo
parlando, quando abbiamo fatto la richiesta agli uffici di qual era l’ammontare, stiamo
parlando di una cifra che si avvicina al milione e mezzo, al milione e otto di risorse che
queste associazioni dovranno alla Città di Torino, ma non avranno i soldi da dare. Io ho
proposto un’interpellanza che discuteremo sull’applicazione di una norma dello Stato
italiano, precedente a quelle fatte per il Covid, che permetta al Comune di prolungare,
anche se non sono in scadenza, le concessioni per queste associazioni, per spalmare il
debito che loro avranno nei nostri confronti in un arco di tempo più lungo. Io sono
preoccupato, per cui quando vedo la possibilità di liberare un milione e mezzo per
metterlo nella disponibilità di chi dal punto di vista culturale rappresenta un tessuto
credibile della nostra Città, dal punto di vista associativo, dal punto di vista socio-
assistenziale, hanno retto questa Città durante il Covid, dal punto di vista del
volontariato e della promozione sociale sono ancora dei luoghi dove la gente ama
ritrovarsi. Io ho paura che questa Giunta stia sottovalutando la bomba che in questo
momento è nei bilanci, ormai ridotti al lumicino, del mondo del Terzo Settore torinese.
Per cui, io qui lo dico, lo farò d’ora in poi tutti i Consigli Comunali, porrò la domanda:
cosa faremo il 1° gennaio, quando inizieranno ad arrivare centinaia e centinaia di
richieste di pagamento dei canoni delle utenze di tutte quelle realtà che oggi sulla nostra
città hanno rappresentato un baluardo ed una roccaforte rispetto alla crisi economica,
aiutando le persone che avevano perso il lavoro, rispetto alla crisi del cibo, aiutando chi
non aveva da mangiare, rispetto ad avere un pasto caldo al giorno, rispetto ai farmaci;
rispetto a chi è andato a dare da mangiare alle persone che durante il Covid non
sapevano come approvvigionarsi? Questa è una domanda che secondo me dobbiamo
farci, se troviamo risorse libere, utilizzarle per quello. Dopodiché si valuterà, se il
Governo non sarà in grado di dare un via libera ad un ulteriore fondo per questo, sarà
responsabilità di chi oggi siede in questo Consiglio Comunale di provare a trovare tutte
le risorse possibili per intervenire in questa direzione. Avendo visto questo milione e
mezzo su una misura che io ho sempre considerato inutile e, secondo me, dannosa
ulteriormente, alla luce di quello che è capitato dopo il Covid, penso che forse - e lo
dico alla Maggioranza - si potrà iniziare a fare un ragionamento nell’ulteriore
assestamento, perché quel mondo associativo vi assicuro che una volta che chiude ci ha
messo 10 anni, 15 anni, 20 anni a diventare quello che è, il giorno che chiude, non
riapre più, non riapre più, perché le condizioni in cui nacquero quelle associazioni erano
diverse: c’era una possibilità di contribuzione pubblica, la gente amava donare molto di
più denaro privato, perché queste realtà potessero esistere e vivere. Non è più così, per
cui pensateci. So che in Maggioranza ci sono alcuni esponenti che non pensano che
l’associazionismo sia una cloaca di interessi, ma invece sia la possibilità di provare a
riguardarsi in faccia e ricostruire spazi di libertà dentro questa città. Sappiate che i
numeri che abbiamo per sanare questo debito, il costo di questo debito non è enorme, e
potremmo trovare tutti i soldi per dare la possibilità a queste realtà di non essere
soffocate e farsi sfrattare proprio da quel soggetto, la Città di Torino, che ha beneficiato
dei loro volontari, dei loro associati, nel momento in cui noi, come spesso capita nel
welfare e in altre misure, non siamo in grado di dare risposte credibili ai nostri cittadini.

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