Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie. Vorrei innanzitutto confortare il collega Consigliere che si è dichiarato disorientato e confuso dagli interventi delle Opposizioni o delle Minoranze, com’è più corretto dire, rispetto alla presunta incoerenza delle stesse osservazioni, voglio dirgli che è in buona compagnia, perché anch'io esco da questa discussione e da quella delle Commissioni precedenti ancora più confusa di come ho cominciato, nel senso che ho avviato la riflessione e lo studio sulla documentazione che ci è stata fornita alla luce di una preoccupazione che già ricordavo nell'intervento introduttivo quello cioè di rammentare e richiedere alla Giunta e alle forze di governo di accompagnare con una forte responsabilità politica che non vedo nella documentazione che, ovviamente è un buon lavoro di composizione tecnica, accompagnare il processo che ci aiuta a completare quello che può essere l'arrivo al Progetto Preliminare, cioè quel processo di partecipazione dove il valore è certo nell’attenzione che si suscita nei corpi sociali e nella partecipazione delle persone, ma è anche nella definizione più o meno condivisa, più o meno conflittuale dipenderà molto dagli elementi di valutazione che si esprimeranno, di quelle che sono condizioni attuali della Città a le esigenze prioritarie di queste Città in un quadro di futuro che ci accompagnerà sicuramente per almeno un decennio. Ora, quando ho sottolineato questo aspetto e quindi ho riportato l’oggetto di oggi a quello che è, cioè la proposta operativa per enfatizzare quello che deve venire cioè il momento delle osservazioni, della partecipazione, della definizione di alcune linee strategiche mi sono ritrovata in un’operazione di riduzionismo che non mi sarei mai aspettata da parte della Maggioranza perché se da un lato i Consiglieri della Maggioranza sono tutti intervenuti a parlare del passaggio attuale come passaggio epocale, lamentando anche le colpe di chi nei decenni che abbiamo alle spalle non ha rimesso mano alla programmazione urbanistica, se non procedendo per Varianti parziali, nell'intervento conclusivo della Sindaca ho sentito ridimensionare questo passaggio in un modo che nemmeno io avrei usato vale a dire “qui non siamo di fronte ad un piano strategico” e questo significa che non debba esserci una strategia? Questo significa che nella definizione degli interventi territoriali e delle modalità normative su questi interventi territoriali non ci sia retrospettivamente una strategia che, magari nel tempo, attraverso quelle che erano le modalità degli uffici di piano, si possono via via aggiornare connettere, collegare. Come si può parlare dell'avvio della Variante generale del Piano Regolatore dicendo che non è strategica, che non è un piano strategico. Questo, diceva sempre la Sindaca non è uno strumento di programmazione, perché gli strumenti di programmazione sulle diverse assi delle politiche pubbliche stanno altrove. Ma che cos'è un Piano Regolatore Generale verso il quale ci si avvia se non uno strumento di programmazione? Ma soprattutto autodefinendomi certamente una persona non competente in campo urbanistico, ma che quando sa di non sapere cerca di studiare e quindi avendo letto e seguito non da oggi, ma negli anni i vari lavori dei Centri Nazionali di studi per le politiche urbane voglio citare (incomprensibile) cui credo anche la Città di Torino non sia estranea almeno non lo era negli anni passati, il dibattito che intercorre tra le diverse discipline e le diverse professioni da quelle urbanistiche a quelle sociali in quegli ambienti interviene esattamente sulla dimensione strategica di qualunque proposta-progetto di intervento urbano, tant’è che i capitoli sul quale si riuniscono sono quelli che hanno come titolo “Rigenerare il tessuto più che rammendare lo spazio” in un dibattito tra l'altro molto alto rispetto alle dichiarazioni che ad esempio Renzo Piano aveva fatto sul tema delle periferie come delle politiche di rammendo. Allora, tutto quel dibattito che riporta, in una discussione teorica, molti degli argomenti che noi abbiamo richiamato perché li vorremmo vedere operativamente nella nostra dimensione cittadina, ragiona proprio sul fatto che il baricentro di un qualunque approccio programmatico intanto deve vedere l’integrazione e quindi dire le strategie e i programmi li trovate nei singoli comparti, e no. Il tema della idea di città tradotta in un piano di regolazione, come può essere il Piano Regolatore Generale è un approccio integrato, d’altronde voi lo chiamate olistico nella premessa, ma quel baricentro che qualifica e assicura i contenuti prima dei contenitori, definisce i servizi alle popolazioni insieme al trattamento dello spazio, cioè tutto quel percorso che è fatto di conoscenza di ciò che dovrebbe essere nel tempo, è stato evidentemente non adeguato, violato e va ricondotto a criteri di vivibilità e di qualità urbana se riteniamo che ci siano stati degli interventi che debbano essere recuperati e sanati o che, viceversa, va nella direzione dello sviluppo dell'implementazione della prossimità, termine che dovrebbe esservi molto caro, è tutta una questione di strategia e di programmi che, pur nascendo nell’ambito di competenze puntuali, si integrano in uno strumento di carattere generale che non è solo il Piano Regolatore urbanistico, esiste anche il Piano Regolatore sociale, ma di cui certamente il Piano Regolatore urbanistico è uno strumento principe di pianificazione. Quindi, francamente a me sembra che non il dibattito purtroppo abbia persino, si è andato oltre le rappresentazioni dei dubbi, dubbi che esprimeremo in forma di collaborazione proprio per definire la qualità del processo che vi attende, che ci attende e si è finiti in una logica di ridimensionamento che di strategico ha soltanto la veemenza con la quale si intenderà rappresentarlo all'esterno. Quindi, da questo punto di vista anch'io non partecipo al voto su questo passaggio, anche se mi auguro che le settimane successive possano aprire quella fase di mobilitazione, di interesse, di partecipazione che è necessaria per questo livello di programmazione. |