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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 20 Luglio 2020 ore 13,00
Paragrafo n. 22
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2020-01476
PROPOSTA TECNICA DEL PROGETTO PRELIMINARE DELLA REVISIONE DEL PIANO REGOLATORE GENERALE - ARTICOLI 14, 15 E 17 DELLA LEGGE REGIONALE N. 56/1977 E S.M.I. - ADOZIONE.
Interventi
TRESSO Francesco
Si, grazie, Presidente. Dunque, arriviamo a questo momento importante, com’è stato
detto, dopo quattro anni di lavoro, ricordiamolo, dopo che era uno dei punti che aveva
segnato il programma di Governo della Giunta e che era già stato espresso, anche in
campagna elettorale da parte del Movimento che costituisce la Maggioranza. Era un
obiettivo importante, quello di una revisione generale al Piano Regolatore, che
sostanzialmente ridisegnava quelli che erano un poco gli obiettivi della Città, che ci
ritraguardava in un arco temporale di medio termine, quella che era l’idea della Città
che la Maggioranza aveva in testa. È già stato ampiamente detto, anche nelle fasi di
discussione che ci hanno preceduto, quale sia stato il percorso di discussione. Io insisto
ancora nel dire che, effettivamente, questa approvazione così rapida, peraltro a valle di
un periodo, insomma, piuttosto significativo, anche per rivedere i contesti della
spazialità, i contesti della vivibilità di una Città. Insomma, abbiamo vissuto una
pandemia, forse un momento di riflessione un pochino più approfondito, non era
un’idea peregrina di aspettarselo, anche perché, anch’io ribadisco il grande lavoro degli
uffici che sicuramente hanno fatto un lavoro intenso e molto articolato e doveva,
comunque, essere rivisitato anche nei termini di quelle che sono delle scelte che
l’emergenza che abbiamo vissuto, deve necessariamente porci, insomma, di affrontare e
di valutare sotto il profilo anche politico. Però è proprio questo il tema. Io mi ritrovo in
alcune espressioni usate dalla Capogruppo Artesio che mi ha preceduto, è proprio un
po’ mancanza dell’impronta politica di questo lavoro che si coglie, e lo si coglie bene,
leggendo il documento di…, diciamo, la sintesi, ma in realtà una vera sintesi manca,
proprio perché è un documento di sintesi a valle delle 1.500 pagine che ci siamo dovuti
scaricare e cercare di leggere frettolosamente, richiedono una sintesi che esprima gli
aspetti proprio concettuali di politica che stanno dietro a questo, no. Invece qui è un po’
il trionfo del… anche (incomprensibile) dei valori espressi nella parte della premessa o
addirittura quando anche ci si rimanda al documento di programma della Giunta o al
documento di indirizzo. Anche qui c’è un’elencazione dei valori, alcuni generici, tipo il
garantire il benessere dei cittadini e delle cittadine, ma manca… cioè questo
egualitarismo astratto di fatto comporta, come dire, un’indifferenza dei luoghi, una
mancanza di spazializzazione di questi concetti. Allora qui, davvero, abbiamo un elenco
di aspetti e che se si esclude la parte di analisi del contesto, si potrebbe dire che questo
tipo di piano, potrebbe adattarsi anche ad altre città, a qualsiasi altra città in fondo.
Quindi, come dico, se si esclude quella che è la valutazione di quello che è il contesto
iniziale, non si evincono poi degli elementi forti, dei segni che ci dicano: “Stiamo
adattando la nostra visione di città a Torino, in questo contesto, la vogliamo con questa
dimensione e con questo concetto di evoluzione, di produzione e quant’altro”. Io mi
rendo conto…, anche questi valori che sono espressi con delle lunghe elencazioni, sono
dei valori astratti di fatto, se non vengono poi resi spaziati. Mi rendo anche conto che
siamo in un contesto… se uno vede quello che era magari il contesto storico, sociale, se
vogliamo, appunto, in cui nasceva la genesi del precedente Piano Regolatore, che è stato
adottato sì nel ’95, ma, insomma, la genesi risale ad una trentina di anni fa, se vogliamo.
Quindi in un contesto completamente differente, Torino proprio in un momento
completamente diverso. E c’erano dei segni, dei segni pesanti che erano stati delineati,
non da parte degli autori di quel Piano Regolatore, c’erano dei segni forti in termini di
infrastrutture, c’era la volontà di dare un valore elevato, alla Spina pensiamo, a corso
Marche, al collegamento tra Stupinigi e Venaria. Ecco, c’erano comunque degli
elementi di riconoscimento, che poi sono stati attuati, alcuni non completamente, ma
che hanno avuto un ruolo importante nel definire poi dopo come si è sviluppata la Città.
Adesso, al di là poi di certe, magari, declinazioni che possono essere non state felici in
alcuni casi, però, ecco, c'era sicuramente un'idea forte che emergeva. Mi rendo conto
che è anche vero, lo dico, come dire, anche a beneficio dell'Amministrazione, che oggi
non è più il tempo di… forse avere dei segni così pesanti, che diano un indirizzo, perché
è una crescita diversa, non è una crescita in espansione, però, attenzione, perché la
crescita non è solo una crescita in termini reali, in termini di popolazione, di
demografia, c’è una crescita immateriale a cui non possiamo sottrarci ed è questo
l'elemento mancante dal punto di vista politico. Cioè oggi forse è corretto dire che
pesano di più un insieme di piccole azioni che vanno a definire qual è l'idea di città che
abbiamo in testa, però il tema vero è come metterle a sistema queste piccole azioni,
come renderle efficaci. È vero che, per esempio, devono essere riviste tutta una serie di
funzioni, però mi sembra che dalla lettura degli elementi del piano si riconoscono cose
che già esistono, sono cartografate, messe sulla carta delle cose che già esistono, ma non
ci si pone il problema di dire: “Sì, già c'erano, ma io come le vedo nel futuro?”. Manca
una lettura di questo… di questo senso, è quello che mi sembra molto poco di
prospettiva e c'è una carta che riassume lo stato di attuazione del piano, adesso non mi
ricordo più il numero, insomma, da lì poi però non c'è un'analisi di dire: “Questo è
quello che c'è, ma come io me lo vedo in una città che è profondamente cambiata e che
quindi deve capire quali siano le prospettive di rivedere quelle funzioni in un’ottica…”,
come dico, “… in un arco temporale di un ventennio”, supponiamo. Allora, questo è
veramente l'elemento mancante. Gli uffici hanno fatto un ottimo lavoro, un lavoro
impegnativo, ma certo completamente in autonomia, senza una guida politica che desse
delle indicazioni e loro, giustamente, hanno fatto un lavoro da tecnici, ecco, questo era.
Mi sembra, viceversa, che anche, forse è stato accennato anche in qualche intervento
che mi ha preceduto, anche un’idea sui luoghi di effettuazione, non c’è questo…, non
emerge questo tessuto, questa idea, questa visione. Diciamo, se non siamo neanche in
grado di dire quali sono le produzioni che vogliamo, almeno dire quelle che non
vogliamo e quindi in questo senso manca anche un poco di…, come dire, di capacità di
inventiva, di innovazione. Per esempio, anche il concetto di dire: “Sì, è vero, ci sono
state alcune cose che si possono anche apprezzare, come la riduzione, anche in termini
di destinazioni, quindi un minimo di semplificazione, questo è vero, i Temporary Use” e
quindi una visione che può semplificare alcuni aspetti, è vero. Però per esempio, non so,
la densità, i coefficienti sono variabili, ma non vanno a capire se ci sono certe aree in
cui ammettiamo delle densità maggiori. Io penso, si è parlato, l’Assessore ne ha
accennato, alla metropolitana, bene, però probabilmente (incomprensibile) che noi
possiamo anche accettare che in corrispondenza dei quartieri che verranno toccati dalla
metropolitana, nelle prossimità della stazione, noi possiamo anche accettare una densità
maggiore, magari. Quindi ci vuole anche un’interpretazione di questo senso. Ci sono
delle…, non ci sono più i grandi segni di una volta, ma ci sono delle realizzazioni
importanti. La Città della Salute è uno di quelli, ma non si avverte come sia
effettivamente concepito il tema di un grande insegnamento che ha una concezione
fortemente innovativa di sinergia tra una funzione, non è un ospedale, no, è un luogo
dove vivono in sinergia tutta una serie di funzioni diverse, che vanno dalla ricerca,
dall’assistenza, all’ospedalizzazione, alla residenzialità, allo studio (incomprensibile),
ma poi ci vuole questa lettura invece del territorio di come venga mantenuta, un presidio
della salute dei cittadini, e oggi più che mai, a valle di quello che viviamo, questo deve
essere una chiave di lettura importante, altri prima di me l'hanno fatto notare, e questo è
assolutamente mancante. Il tema è dire: “Un Piano Regolatore può essere un buon
Regolamento Edilizio?”. Perché questo oggi affrontiamo. Noi abbiamo un buon lavoro
di un Regolamento Edilizio. Insomma, il Piano Regolatore è un documento politico, ci
dice appunto che cosa sarà la città. Un Regolamento è un oggetto, è uno strumento che
fa manutenzione. Ecco, forse, diciamo, quello che è, insomma, ci siamo accontentati di
fare un buon Regolamento Edilizio, ecco, manca completamente l’approccio, direi, la
prospettiva di un Piano Regolatore. Ancora altri temi che mi sembra, non so, adesso mi
viene in mente, per esempio anche sotto il profilo ambientale, che pure è un tema che a
sentire gli interventi di chi mi ha anticipato, della Maggioranza, sta molto a cuore, è
molto nelle corde del Movimento 5 Stelle, ma poi andiamo a vedere che cos'è
esattamente dal punto di vista ambientale. Io penso, per esempio, se penso ad una città
che si pone davvero questo tema, io vorrei una città che abbia l'economia circolare, una
città circolare. Guardate, Amsterdam ha approvato (incomprensibile) un documento del
Consiglio, un documento molto molto snello, credo sia una ventina di pagine, che parla
proprio della “Città ciambella”, la “City Doughnut”, ed è interessante, perché lì
emergono però delle chiavi di lettura molto interessanti, ma con un documento
snellissimo, come dico, in cui ci fa capire come siano degli elementi di valore… e come
li concretizziamo. Io, francamente, non lo evinco da questo, non capisco neanche una
dimensione geografica. Pensiamo, dico una cosa che chi mi ha conosciuto in questi anni
sa che mi sta a cuore, ho presentato anche delle mozioni in questo senso, il rapporto tra
la Città e i fiumi, la città, i parchi e i fiumi, perché sono anche degli oggetti, sono dei
tasselli fortemente interconnessi. Manca completamente questa dimensione geografica e
Torino, invece, è radicata fortemente su un contesto fluviale, perché il corso fluviale
vuol dire anche un sistema di connessioni che è Torino con le sue (incomprensibile), la
dimensione metromontana di Torino, la connessione con Susa, con Lanzo, che corre
verso valle, verso la pianura, ma non c’è questa, non emerge questa dimensione, non
vengono concepiti i corsi d’acqua fluviali, come delle risorse che, effettivamente, sono
delle connessioni tra il tessuto, diciamo, della collina, del verde collinare, con tutta una
serie di corridoi ecologici che invece connettono con tutta la parte fuori. Non vedo
assolutamente questo tipo di lettura e anche il verde non viene, quindi, definito e
valutato secondo dei criteri che possono essere di diverse funzioni che deve assolvere e
quindi anche in funzione della loro spazializzazione queste funzioni possono essere più
o meno esaltate. Come dico, si potrebbe continuare ancora molto, poi vabbè, c’è una
parte che per la mia provenienza, insomma, anche più professionale, io trovo che, per
esempio, sotto il profilo anche di quello che è l’assetto idrogeologico…, in generale c'è
stato un lavoro accurato, ma molto compilativo. Allora, visto che non si metterà mano
alla parte geologica ancor poi per parecchio tempo, perché non è che lo si fa tutti i
momenti, forse valeva la pena di tentare degli approfondimenti su tematiche specifiche
o su particolari porzioni del territorio un po’ più approfonditi. Ne cito due veloci,
abbiamo avuto modo di parlarne in Commissione, io ho fatto delle domande, ma non è
che mi sia stata data molto risposta. Ci sono, per esempio, degli aspetti legati
all’aggiornamento degli strumenti propedeutici per il piano, per esempio l’adeguamento
del piano di gestione dei rischi (incomprensibile) fluviali che di frequente è stato
aggiornato, però attenzione che sono ampie di importazione edificate, per esempio,
lungo la Dora Riparia, che sappiamo essere un corso d’acqua estremamente antropizzato
e quindi costretto nel suo percorso cittadino, che in passato sappiamo e ricordiamo
(incomprensibile) i problemi che ha causato, ma non si ritiene… non si è ritenuto di
mantenere limiti di progetto con la fascia B di progetto, cosiddetto, adesso non voglio
entrare sopra negli aspetti tecnicistici, ma per motivazioni di tipo paesaggistico,
probabilmente anche coerenti, non si è ritenuto di potere realizzare degli argini e allora
questo rimarrà con un vincolo piuttosto forte sotto un edificato di una porzione ampia,
finché non verranno realizzate delle opere a monte, le famose casse di espansione di
Alpignano, ma di cui nulla si sa, si dice, in che stato siamo di attuazione. Quindi
rimaniamo con una classificazione pesante, i vincoli premessi da Cassa 3B2, però anche
questo, comunque, avrà delle ripercussioni, così come in altri casi. Per esempio, trovo
che anche il fatto di non aver considerato sul progetto preliminare le ricadute per
ragione vincolistico che determina una redazione della Carta idrogeologica, che invece
viene rimandata, fa pensare che poi, per esempio, per tutti quelli che sono delle
realizzazioni di interrati, in alcuni settori del territorio comunale, può comportare dei
vincoli piuttosto pesanti. Quindi, adesso non voglio andare oltre su questi aspetti che
sono molto specifici, però per dire, anche in questo caso, vista l’eccezionalità di uno
strumento del genere, l’eccezionalità, voglio dire, perché non si fa tutti gli anni, ecco.
Abbiamo visto che passano comunque dei decenni, forse vale la pena di approfondirlo e
approfondire la discussione, perché ancora una volta qui non c'è stata. Checché se ne
dica, avremmo fatto anche i famosi mercoledì del PRGC in cui c’erano 20-30 persone
che venivano a sentire Montanari che parlava, però, voglio dire, forse è un po' diverso
poi confrontarsi sui temi veramente, i cosiddetti stakeholders che richiama il
Consigliere che mi precedeva. Allora, qui bisogna veramente capire cosa vuol dire,
però, condividere degli strumenti di piano di questo genere, anche condividere
un’impostazione, come dico, sotto il profilo politico, perché è questo che, invece, mi
sembra che non si sia voluto tanto attuare. Anche queste tempistiche così contratte ci
restituiscono una situazione che, forse, risponde proprio a questa logica, che è una
logica, abbiate pazienza, un pochino di tipo elettorale, cioè dopo quattro anni c'è
bisogno di far vedere che qualcosa si è concluso, che non si è perso tempo,
(incomprensibile) gli uffici parecchio, allora cerchiamo di portare a casa un
(incomprensibile) risultato. Cosa possiamo dire? Niente, possiamo dire che è stata una
buona attività di manutenzione, probabilmente da riproporre e ripartire con la prossima
Amministrazione e bisognerà dire bene: “È stata una mancata occasione”, peccato
perché i prodromi c'erano tutti, c’erano le volontà di farlo, c’era il programma elettorale,
c’erano nel programma di Governo, già dal momento di indirizzo si era capito che era
un documento un po' debole, proprio perché mancava, c’era un riconoscimento,
diciamo, degli argomenti, ma mancava proprio un criterio di priorità. Quindi
l’elencazione, se poi non è seguita da una priorità di strategia, ben poco vale. Da qui
bisognerà ripartire. È un'occasione mancata, non è un vero Piano Regolatore, come
dico, è un documento più di manutenzione e certo non ci dice bene quale sarà la visione
della Città, uso un termine, lo so che il bandito spiace anche all'Assessore, che gli crea
un po’ di orticaria, questo è proprio il paladino, questo Piano Regolatore, di quello che è
stato il Governo di questi quattro anni. Cioè si fanno molte elencazioni, si fanno molti
elenchi di valori, di buone intenzioni, poi manca proprio la capacità, però, pragmatica di
metterli in una linea di indirizzo precisa o comunque che ci dica quale sia lo sviluppo e
la visione di una città che deve evolvere, non dico che debba crescere numericamente,
che debba crescere in termini spaziali, ci mancherebbe, non solo da rigenerare, però
deve crescere comunque perché ha bisogno di sviluppo, ha bisogno di portare lavoro, ha
bisogno di portare prossimità nella sua concezione. Un'occasione mancata e va bene,
sapremo poi da dove bisognerà ripartire. Grazie, Presidente.

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