Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie, Presidente. Devo dire che si interviene con una certa fatica in questa discussione, che è complessa per il merito, ma la complessità è aggravata dal modo, assolutamente, altalenante con il quale la Maggioranza e la Giunta rappresentano questo appuntamento. Un modo partito in Commissione Consiliare con l’annuncio trionfale del nuovo Piano Regolatore Generale è un modo che, correttamente, torna a quella che è la esatta definizione della questione, vale a dire la presentazione di una proposta tecnica che avvia il procedimento dopo quattro anni. Allora, io in questa altalenanza di presentazione, tra quello che probabilmente la Maggioranza desidererebbe, ma non è ancora riuscita a fare e quello che di fatto ci sta presentando, mi attengo strettamente agli aspetti formali, che ho richiesto venissero precisati dal Segretario Generale, e quindi leggo l’oggetto di cui stiamo parlando oggi: “La proposta tecnica, più che un atto di pianificazione in senso tecnico, pare invece configurarsi qui per contenuti, struttura e funzioni come un atto meramente preparatorio, espressione dell’autorità proponente destinata a sfociare nell’adozione della proposta preliminare”. E questo è quello di cui stiamo parlando, senza nulla togliere al valore delle competenze professionali che ci sono dedicate, ma neanche chiedendo alle competenze professionali di sopperire alle mancanze che i colleghi che mi hanno preceduta, segnalavano, cioè le mancanze di un indirizzo politico. La seconda questione è, che conviene obbligatoriamente a questa Giunta e a questa Maggioranza, attenersi ai confini del parere che ho appena richiamato perché, non lo facesse, si troverebbe nelle condizioni di dire che questo atto omette una serie di consultazioni, che invece sono obbligatorie nel progetto preliminare, vale a dire, ad esempio, le osservazioni dei Consigli di Circoscrizione e i relativi pareri, oltre che tutte le osservazioni che emergeranno, appunto, nella fase successiva alla pubblicazione della proposta tecnica. È una proposta tecnica, quindi, che dà avvio al procedimento e che nel farlo - per quello che mi riguarda - suscita alcune preoccupazioni in ordine, appunto, alla capacità di contaminare un indirizzo politico che non rileviamo chiaro ed evidente, con tutte le osservazioni dei vari soggetti che spero, davvero lo spero proprio, nella fase di partecipazione si attiveranno. E quali sono le preoccupazioni in ordine alla mancata capacità di orientamento politico, che vorrei qui segnalare? Ne cito, solo a titolo esemplificativo, tre, per dire che, se non si è al momento presenti alle osservazioni della Città, tante volte non si è nemmeno presenti a se stessi in questa Maggioranza, perché all’interno di questa proposta tecnica non figurano nemmeno degli indirizzi strategici nel tempo annunciati o adottati con atti parziali, che non trovano, nel disegno complessivo un punto di rilievo, di significato, di presenza. Cominciamo da una questione, quella che a me sembra una questione strutturale. Con grande annuncio, anche in questo caso, con sintonia con i livelli nazionali, la Sindaca ha annunciato che Torino è stata dichiarata area di crisi, ed è vero che il tema del lavoro è un tema centrale nel nostro territorio, basti ricordare i dati che oggi gli organi di informazione riportano, sul ricorso al reddito di cittadinanza e al reddito di emergenza. Ora, in una città dichiarata area di crisi, in una città in cui sono in corso profonde trasformazioni, che ci auguriamo, non diventino riduzioni dell’attività manifatturiera, in una città in cui gli istituti di formazione e ricerca scientifica possono supportare l’evoluzione della manifattura in una direzione di sostenibilità ambientale, tutti questi temi dove stanno nel Piano Regolatore Generale? Perché avranno bisogno di definire territori e ambiti di ricaduta, avranno bisogno di potenziare o meno le aree ad attività produttive già destinate, avranno bisogno di definire (incomprensibile) di mobilità con il resto della città? Dove sono i temi delle attività produttive in questo atto, che appunto, abbiamo detto, è propedeutico ed è di avvio, è una proposta tecnica? E ancora, all’interno del ragionamento di carattere più sociologico, che accompagna la presentazione della proposta tecnica, si fa, a mio modo di vedere, correttamente, riferimento al tema di una città che non è abitata solo dai residenti, ma che è attraversata, vissuta e a lungo abitata, sia pure non definitivamente, da una popolazione fluttuante, e tutti ragioniamo, oltre che sui siti users, anche sulla questione della popolazione universitaria. Ora, la domanda che pongo in un quadro nel quale abbiamo una capacità di attrazione degli atenei torinesi, che registra delle difficoltà e delle impasse, una situazione di vivibilità abitativa da parte della popolazione studentesca universitaria, che registra ancora un’insufficiente offerta, sia pure con le varianti parziali adottate, una situazione nella quale non definiamo i luoghi di vita al di fuori dello studio, da parte di questa popolazione, se non in termini di conflitto relativamente alla questione degli assembramenti, del rumore, dei modelli di consumo, eccetera, eccetera. Dove sta tutta questa relazione con le espressioni della popolazione universitaria diversamente organizzata anche in forma associativa? Dove è stata tutta questa partecipazione? E come ragioniamo del tema delle abitazioni temporanee, che valgono per questa popolazione che desidereremmo mantenere da noi come futuri cittadini e il tema complessivo del bisogno abitativo in questa città, a cui si dedica, sì, un riferimento in ordine alla possibilità dell’aumento dell’indice di edificabilità per l’edilizia residenziale pubblica, ma non si ragiona relativamente al tema dell’accessibilità all’abitazione, senza produrre ulteriore consumo di suolo, come dice lo slogan inserito, che percorre la proposta tecnica dalla città del nuovo alla città del riuso, dove sta questa discussione? Eppure, sono temi che vi dovrebbero essere presenti, perché sono temi ripetutamente enfatizzati nelle dichiarazioni pubbliche. Oppure ancora: anche io che sono persona che ha seguito i mercoledì del piano, che ha pure seguito tutte le conferenze con i soggetti intermedi per Torino 2030 sostenibile, resiliente e che legge quello che voi, Maggioranza, avete scritto, e voglio leggerlo per ricordarlo a voi: “La revisione del Piano Regolatore Generale offre l’opportunità di ripensare la città nelle dimensioni di equità e inclusione, la visione di una città policentrica, in cui ogni quartiere ha un proprio centro vitale, ricco di commercio e servizi alle persone e alle famiglie interconnesso e accessibile e vuole valorizzare la pluralità di comunità che compongono la città”. Questa è la premessa di Torino 2030, mi volete, cortesemente, spiegare quali sono questi centri vitali che in ogni quartiere di una città policentrica avete individuato? È per questo che io mi auguro, davvero, che la partecipazione in fase di osservazione, possa essere la più ampia e la più ficcante, significativa, incisiva possibile. So bene, che non sono questi i tempi della partecipazione che accompagnò un grande dibattito cittadino, quello sulla variante dei servizi, la famosa Variante 17 della fine degli anni ’70, che mobilitava le persone, perché le interpellava sui loro luoghi di lavoro, sul modo di raggiungerli e sulle dotazioni standard dei rapporti tra casa, verde e servizi. Ma, volendo e avendo annunciato questi principi, cortesemente, dove li troviamo all’interno della proposta tecnica? Forse nel fatto che avete nella Tavola 1 9A... avete non indicato nell’attuale proposta tecnica quello che figurava nelle tavole del vecchio Piano Regolatore, sulle aree degli ospedali Einaudi, Maria Adelaide, Valdese, che erano destinate attrezzature sociali, sanitarie e ospedaliere? Altri colleghi, hanno già sottolineato il tema dell’articolazione dei servizi dalla speciale visuale dei servizi sanitari e sociosanitari, ricordandovi che, l’emergenza non va vissuta come un fatto straordinario che non ha strascichi, va anche vissuta come un modo per ripensare le condizioni preesistenti che si sono rivelate inadeguate. Ma io voglio ricordarvi, sempre per rendere presente a voi stessi, che questo Consiglio Comunale, quando aveva senza colpo ferire, adottato il parere per la conferenza dei Servizi funzionale alla Regione, per la realizzazione del Parco della Salute e della Scienza, aveva, contestualmente, adottato una mozione di accompagnamento per iniziativa della Maggioranza, che chiedeva di articolare a livello territoriale e a dimensione raggiungibile dalla popolazione, i servizi sanitari e socio- sanitari di prossimità, a cominciare dalle case della salute. Ci ha creduto così tanto, questa Maggioranza, che ce l’ha ricordato, ripetutamente, durante tutte le discussioni sull’emergenza COVID, peccato che non abbia mai chiesto, da due anni, la verifica di quella mozione, e peccato che noi oggi ritroviamo nella proposta tecnica, una situazione che non valorizza, anzi non individua come presidi sanitari una serie di reti di presidi ospedalieri precedentemente riconosciuti e riconoscibili. Quindi io mi auguro, davvero, che l’accompagnamento che sarà necessario, per aprire la partecipazione, quella che è formalizzata nell’istruttoria per arrivare alla redazione del progetto preliminare, porti questa Città ad interrogarvi, ad interrogare voi, oltre che noi tutti come cittadini di Torino, su quali siano gli indirizzi che questo Piano Regolatore Generale vuole fare propri, attraverso leve operative che potrà mettere in campo, perché ad oggi il lavoro degli uffici è pregevole, ma la competenza tecnico-professionale, non può sostituire la funzione di indirizzo politico. Allora io, da questo punto di vista, non posso accompagnare l’elogio trionfalistico, tantomeno l’entusiastica aspettativa. Mi pare che siamo all’inizio di un percorso, mi auguro che il dibattito nella Città, possa veramente crescere ed affermarsi, e che quindi i passi successivi possano essere accompagnati da quel livello di partecipazione consapevole all’altezza dei problemi e delle sfide di queste Città di cui abbiamo bisogno. |