Interventi |
CURATELLA Cataldo Grazie, Presidente. Allora, arriviamo dopo quattro anni alla discussione di questa Revisione del Piano Regolatore: Adozione della Proposta Tecnica del Progetto Preliminare, documento per cui - associandomi a quello che diceva poc’anzi il Capogruppo Lo Russo - bisogna fare i propri ringraziamenti agli Uffici della Città che hanno lavorato in carenza di risorse e cercando, per quanto loro possibile, di predisporre tecnicamente un documento che, però, manca di tutta una serie di indirizzi politici, perché i tecnici possono muoversi solo nel momento in cui hanno chiaro l’indirizzo politico in cui devono muoversi. Però, finalmente, questo documento rappresenta quello che, esattamente un anno fa, venne detto in Consiglio Comunale, quando eravamo ancora in presenza: si toglie, finalmente, il freno a mano al Comune di Torino, peccato che lo si toglie al Consiglio Comunale, perché non si lasciano i tempi necessari ai Consiglieri Comunali per poter approfondire questa proposta, potersi confrontare con quelli che sono stati definiti gli stakeholders della Città: Enti, Associazioni di categoria, professionisti. Ed è per questo che avevo chiesto, aggiungendomi anche ad altri Consiglieri di Minoranza, di posticipare, aumentare la discussione, portandola fino a settembre, in modo tale da permettere di fare una serie di audizioni e consultazioni per permettere di approfondire e di avere… non fare solo delle Commissioni che fossero autoreferenziali, ma che permettessero, con i dovuti tempi, di poter approfondire gli argomenti, capire qual è la visione politica che si ha della città, come si vede la città svilupparsi nei prossimi 5, 10, 20 anni. Purtroppo, si è voluto accelerare, accelerare per arrivare obbligatoriamente, oggi, all’approvazione in tempi rapidi, lasciando poi... dicendo in Commissione “Ci saranno 30 giorni”; quindi, ad agosto, voglio vedere quante osservazioni arriveranno nel pieno del mese di agosto. Si cerca un po’, probabilmente, di nascondere il fatto che, come è già stato detto in precedenza, a parte alcuni aspetti che possono essere considerati positivi, dalla riduzione delle aree normative a tutta la parte legata a quelli che sono stati definiti i Cimiteri di affezione - anche se ci sono alcuni aspetti che andavano approfonditi -, però ci sono delle grosse lacune, ad alcune delle quali ho cercato di fornire almeno uno strumento con degli emendamenti, su altre non ho avuto il tempo, ma che, secondo me, rappresentano, tra gli altri, gli aspetti che vengono a mancare in questa Proposta Tecnica, perché questa Proposta Tecnica parte, nella sua delibera, col voler affrontare la città, la visione della città con un approccio olistico, non frammentario. Però, poi, all’interno di tutto il documento, sì, si accenna al fatto che si vuole andare in un’ottica di risparmio energetico, risparmio energetico che vuol dire soltanto un risparmio di tipo economico, manca completamente, ad esempio, tutto il tema delle Comunità Energetiche che è un tema che, a livello nazionale, già da qualche tempo, sta emergendo, perché le Comunità Energetiche permetterebbero un lavoro di riqualificazione delle periferie della città, permetterebbero di creare nuovi lavori, di far ripartire le attività, non solo in ambito edilizio, ma in ambiti legati alla mobilità, mobilità sostenibile, produzione di energie da fonti non rinnovabili, l’indipendenza energetica dalla rete. A livello normativo si sta lavorando molto per andare in un’ottica di Comunità Energetica, partendo anche dal singolo condomino che consenta di non essere allacciati alla rete e di poter autoprodursi l’energia o condividerla all’interno di una determinata Comunità. In questo Piano manca completamente una visione di città che va in un’ottica di Comunità Energetiche, sviluppo del Piano Energetico; si parla di generiche certificazioni che arriveranno, quindi penso al Protocollo LEED, al Protocollo ITACA, va bene, singoli protocolli, certificazioni, però vogliamo parlare di progettualità, di visione a lungo termine? Quindi, tutti gli aspetti legati a Comunità Energetiche, a produzione di energie rinnovabili, sviluppo su grandi assi viari per consentire quello che viene chiamato, in alcuni punti d’Italia dove è stato già sviluppato, il “Reddito Energetico”, quindi poter andare in aiuto delle famiglie che hanno dei problemi dal punto di vista economico, mediante la produzione di energia da fonti rinnovabili garantite dalla Città. E quindi c’è questo tema che manca. Un altro tema mancante - su cui ho cercato, con degli emendamenti, di porre, in qualche modo, rimedio - è quello degli aspetti, che sono stati già accennati in precedenza, legati ai Servizi Sanitari, perché, purtroppo, una cosa che questa emergenza, l’emergenza Covid, il lockdown conseguente, ha portato, è che è necessario avere una rete di Servizi Sanitari Territoriali, non serve avere delle grosse reti accentrate, è necessario avere il decentramento dei Servizi, aumentare l’offerta sanitaria; si è dovuto correre in emergenza con la predisposizione delle OGR per cercare di andare a creare un numero aggiuntivo di posti letto per cercare di superare la fase emergenziale. Purtroppo, noi viviamo in una città in cui il Piano Sanitario è stato sviluppati negli anni 2000, ad inizio 2000, col Patto della Salute che è già stato nominato, dove si pensava soltanto ad una privatizzazione della Sanità, e abbiamo visto cosa ha significato il modello privatizzato della Sanità, ma, soprattutto, si andava sempre in un’ottica di riduzione dei posti a disposizione, dei posti letto. Ricordo l’Assessore Saitta, l’allora Assessore Saitta nella precedente Amministrazione Regionale, che, parlando del Parco della Salute, si vantava del fatto che, partendo dai 2.411 posti potenzialmente disponibili, col futuro Parco della Salute si arrivava a 1.490 posti, quindi si vantava di quella che viene chiamata una “ottimizzazione” dei posti letto, andando a ridurre di quasi 1.000 unità il numero di posti letto disponibili. Abbiamo visto in emergenza, siamo dovuti correre ai ripari per cercare di fornire ulteriori posti in terapia intensiva e sub intensiva, qui si parla di solo 50 posti per la terapia intensiva e sub intensiva. E quindi è per questo che io ho presentato degli emendamenti; ho presentato degli emendamenti in cui, innanzitutto, chiedo di introdurre il tema dello sviluppo urbanistico, anche dal punto di vista dei Servizi Sanitari, tema che manca completamente, sia all’interno del corpo della delibera, sia all’interno degli allegati, è completamente mancante questo aspetto; e quindi vogliamo definire le varie aree normative dello sviluppo della città? Andiamo ad integrare anche questi aspetti? Perché questi aspetti non vivono a sé stanti, devono tenere conto anche di come fare la mobilità e quindi il tema di come stanno cambiando i flussi nella mobilità. Cosa ne facciamo del Maria Adelaide, del Valdese, dell’Oftalmico, dell’Einaudi? Sono strutture che sono state praticamente abbandonate; vogliamo restituire alla destinazione sanitaria pubblica tali strutture, in modo tale da non dover di nuovo correre, in emergenza, a trovare strutture aggiuntive e quindi ritrasformare l’OGR in un ospedale, in emergenza? Vogliamo fare una valutazione sulla città di Torino, sul territorio di Torino, essere proattivi, non attendere un’emergenza e non attendere che sia la Regione (incomprensibile). E, soprattutto, visto che il Parco della Salute risale ormai agli inizi dell’anno 2000, in un’ottica di privatizzazione e di riduzione - quella che veniva chiamata “l’efficienza dei posti letto”: cercare di ridurre i posti letto, mentre invece dovremmo andare in un’ottica di strutturazione della città, recupero di tutti i vari posti, recupero il più possibile delle Molinette, rendere alla funzione pubblica il Maria Adelaide - probabilmente, è necessario fermarsi sul Parco della Salute e ripartire con una nuova progettazione, non è questo il momento di andare avanti con un Parco della Salute che, oltretutto, andrebbe in un’ottica di consumo del suolo, andrebbe in un’ottica di centralizzazione, quando si dovrebbe andare in un’ottica di decentralizzazione dei Servizi Sanitari, per essere più agevoli, più velocemente reattivi in caso di nuova emergenza. Già gli esperti ci dicono che con l’autunno dovremo aspettarci una seconda ricaduta, cosa faremo? Ritrasformeremo le OGR? Vogliamo cominciare a ragionare su come rendere operative delle strutture sul territorio? Come vediamo la città anche in quest’ottica? Ed è per questo che ho richiesto di aggiungere nell’allegato 2 - che ho scoperto c’è un allegato... è stato cambiato in corsa, oggi, dalla Giunta, allegato 2 bis -, all’interno dei Piani di Settore anche il Piano Urbano dei Servizi Sanitari Territoriali per prevenire, curare gli abitanti, cercando di fornire cure domiciliari da una parte e filtrare opportunamente dall’altra i ricoveri, evitando quindi affollamenti e congestioni negli ospedali. Cerchiamo di prevenire, di avere dei piani di azione, dei piani di reazione, non aspettiamo l’emergenza per poi dover dire: “Ah vabbè, vediamo”, per fortuna sono arrivati i medici da Cuba che tutti quanti abbiamo ringraziato per il loro intervento; vogliamo aumentare anche il numero di risorse? Vogliamo richiedere alla Regione e al Governo di aumentare le risorse economiche anche per le nuove assunzioni? Andiamo in quest’ottica; questa Revisione del Piano Regolatore può essere - secondo me è - lo strumento giusto per iniziare a pianificare la città anche in ottica di Servizi Sanitari Locali. Grazie, ho concluso. |