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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 20 Luglio 2020 ore 13,00
Paragrafo n. 22
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2020-01476
PROPOSTA TECNICA DEL PROGETTO PRELIMINARE DELLA REVISIONE DEL PIANO REGOLATORE GENERALE - ARTICOLI 14, 15 E 17 DELLA LEGGE REGIONALE N. 56/1977 E S.M.I. - ADOZIONE.
Interventi
LO RUSSO Stefano
Grazie, Presidente. Mi sentite?

LO RUSSO Stefano
Okay, grazie. Oggi, arriva in Aula un provvedimento molto importante che è stato un
po’ la bandiera, in questi anni, dell’Amministrazione pentastellata e cioè la cosiddetta
“Revisione del Piano Regolatore”, che è stata impropriamente venduta mediaticamente
come un nuovo Piano Regolatore, pur essendo, invece, una cosa un po’ diversa, cioè
una mera Variante normativa (incomprensibile). Perché, innanzitutto, occorre fare
questo primo passaggio? Perché è del tutto evidente che la scelta che fu fatta dall’allora
Vicesindaco Montanari - poi giubilato in malo modo dalla Sindaca Appendino per
sostituirlo con il buon Iaria - era una scelta, oggettivamente, che giocava al
contenimento, mettiamola così, della prospettiva e della visione che avrebbe potuto e,
anzi, avrebbe dovuto avere una Variante Generale al Piano Regolatore, che si proponeva
l’ambizioso obiettivo di rivedere lo sviluppo urbano della città di Torino. La scelta di
mettere al servizio di questa importante progettualità i soli Uffici Comunali andava,
infatti, in questa direzione; Uffici Comunali che hanno svolto un lavoro gigantesco in
condizioni improbe, condizioni, ovviamente, legate all’assenza, alla carenza di
personale, che hanno costretto tutti gli Uffici Comunali, che hanno ricevuto questo
incarico, a sviluppare contemporaneamente l’attività ordinaria e questa progettualità e,
anche, in qualche termine, una sorta di difficoltà ad individuare una direzione verso cui
muoversi. E, quindi, anche a nome dei miei Colleghi del Gruppo del Partito
Democratico è doveroso, innanzitutto, un ringraziamento nei confronti della struttura
tecnica che ha operato in condizioni proibitive perché, come dire, è tanto facile, tanto
comodo per un politico dire che occorre costruire un viadotto, se poi mancano gli
elementi essenziali diventa complicato per chiunque mettere in attuazione, e quindi,
nelle condizioni date, il lavoro che è stato fatto è comunque un lavoro che ha una sua
dignità di essere presentato.
È un pochino stucchevole continuare a sentire parlare sia la Sindaca Appendino - che ha
prontamente rimesso le deleghe, diciamo così, non essendo proprio il suo campo
operativo quello dell’Urbanistica e della visione strategica di Torino - sia l’Assessore
Iaria di un nuovo Piano Regolatore. Perché non si tratta di nuovo Piano Regolatore? Un
nuovo Piano Regolatore avrebbe dovuto fare delle cose che questo documento che
abbiamo in approvazione non fa; prima di entrare nel merito delle cose che,
tendenzialmente, avrebbe dovuto fare un nuovo Piano Regolatore, mi permetto di
eccepire una questione che abbiamo sollevato anche in Commissione insieme ad altri
Colleghi relativamente al metodo. Arriviamo, infatti, a discutere in Aula di un
provvedimento importante - che, sicuramente, rispetto alle aspettative iniziali, che erano
state date e che avrebbero dovuto ridisegnare completamente il quadro della città,
aggiungo io, fortunatamente non lo fa, però che comunque ha una sua importanza -, alla
fine del mese di luglio, in un modo oggettivamente stravagante. Dopo aver passato
quattro anni ad elaborare questi documenti, si è calendarizzata una sequenza, un filotto
di Commissioni, le cosiddette “tematiche”, rivolte ai soli Consiglieri Comunali, che si
sono esaurite in dibattiti piuttosto autoreferenziali, in quanto sviluppati dai soli
Consiglieri Comunali, evitando accuratamente quello che, in realtà, andava fatto, e cioè
un’apertura e una discussione con tutti quelli che sono, a vario titolo, coinvolti in quello
che dovrebbe, teoricamente, essere un Piano Regolatore, e cioè le Organizzazioni di
Categoria, il mondo datoriale, il mondo imprenditoriale, il mondo professionale, tutti i
soggetti che, in qualche modo, vivono la nostra città e che avrebbero avuto, secondo me,
anche titolo a poter dare le loro considerazioni, in maniera tale da rendere la nostra
discussione di oggi un po’ più compiuta, relativamente a quelli che sono,
effettivamente, gli elementi di impatto sulla città di quella che potrebbe essere
l’approvazione di questa documentazione. Questa cosa, pur essendo stata richiesta, non
è stata fatta, rimandando, in maniera del tutto fittizia e artata, la discussione di
eventuali... e le audizioni di queste categorie, in una fase successiva all’adozione in
Consiglio del provvedimento che, oggi, è all’esame dell’Aula, sapendo benissimo…
mentendo e sapendo di mentire perché è sufficiente dare un’occhiata alle slides con cui
sono state presentate le (incomprensibile) per capire che, in realtà, dopo l’approvazione,
è prevista la pubblicazione di questo provvedimento per 30 giorni. Cioè, in qualche
modo, questa (incomprensibile), che è quella che ha fatto della retorica partecipativa… -
la chiamo retorica partecipativa perché, ovviamente, mai discussione è stata più opaca
sulle scelte della Città che in questi quattro anni, ricito il Collega Lubatti, pensiamo alla
ZTL, per cui apprendiamo di decisioni assunte non si sa bene dove, salvo poi, come
dire, evitare accuratamente di discuterne nelle sedi proprie, cioè delle istituzioni -
dicevo, questa retorica della partecipazione, questa retorica partecipativa è stata
completamente bypassata da un meccanismo che prevede che questi signori - che hanno
a cuore la città, forse più di tanti Consiglieri del Movimento 5 Stelle - dovrebbero
esaminare il provvedimento e fare le osservazioni nei 30 giorni che decorrono dalla
pubblicazione, cioè nel mese di agosto. Poi, certo, per gentile concessione,
l’Amministrazione Comunale può certamente estendere questo tempo, però questo è un
primo segnale che, forse, come dire, tutta questa voglia di far discutere la Città intorno a
questo provvedimento non c’è, e perché non c’è? Non c’è perché la Città, che non è
fatta propriamente da persone che non capiscono di cosa stanno parlando, si
accorgerebbe, in maniera piuttosto plastica, della totale inconsistenza e insussistenza di
tutte le retoriche, di tutte le cose che vengono dette e sproloquiate a mezzo stampa, sui
social network, difendendo, come dire, come provvedimento strategico, che risolverà
(incomprensibile) della Città di Torino, questa delibera che stiamo andando ad
esaminare.
Quali sono le cose che fa bene questa delibera? Questa delibera fa bene alcune cose, fa
bene sicuramente nell’accorpare alcune destinazioni urbanistiche di carattere omogeneo,
penso alla buona operazione fatta sulle attività residenziali, e, in generale, producendo
una semplificazione; ma, anche in questo caso, lo fa bene, in maniera, diciamo così, un
po’ pericolosa per il futuro. Ho avuto modo di sollevare la questione in Commissione e
lo rifaccio in Aula, in maniera tale che resti chiaro a verbale, poi so che sono parole che,
per il livello di recepimento che mediamente sortiscono queste considerazioni,
tenderanno a rimanere nei verbali del Consiglio Comunale. Come forse l’Assessore
Iaria sa - non sono sicuro che lo sappia la Sindaca Appendino, però l’Assessore Iaria, e
forse qualche Consigliere di Maggioranza, sa -, in virtù dei dispositivi previsti
dall’articolo 16 del 380/2001, che è il Testo Unico sull’Edilizia, sa bene l’Assessore
Iaria che, ogni volta che il Piano Regolatore varia, in maniera parziale, la disposizione
urbanistica per una certa area della città, introducendo questa Variante Parziale - votata
dal Consiglio Comunale -, una valorizzazione urbanistica a vantaggio del proprietario,
sia esso pubblico o sia esso privato… - pensiamo, ad esempio, a tutta la querelle che c’è
stata sul valore degli immobili regionali che avrebbero dovuto essere alienati dalla
precedente Giunta Regionale, penso a piazza Castello o a via San Francesco da Paola -
e, proprio sulla questione della plusvalenza urbanistica, si ricorderà certamente
l’Assessore Iaria, che all’epoca sedeva tra i banchi del Consiglio, quando sollevammo il
problema che quella Variante Urbanistica doveva essere, in qualche modo, monetizzata
da parte della Città, ebbene, questa monetizzazione è assolutamente codificata dalla
disciplina nazionale, quindi è una questione che riguarda tutti i Comuni d’Italia,
peraltro, disciplina introdotta proprio su spinta di ANCI, che ha voluto riconoscere nel
Testo Unico sull’Edilizia esattamente questo tema, che prevede l’obbligatorietà da parte
del proprietario, che beneficia di una Variante Urbanistica, in incremento di valore, di
riconoscere al Comune la metà della plusvalenza di carattere urbanistico. Ora, se c’è
uno, come dire, che è stato anche accusato, non sempre con grande generosità, nel
passato, di andare verso un’ottica di semplificazione, quello è sicuramente il Partito
Democratico, però attenzione perché, da questo punto di vista, arriviamo all’assurdità
che un Piano Regolatore, che esaspera questo concetto di semplificazione di categorie
urbanistiche, arriva a rendere del tutto inutili le Varianti Parziali e conseguentemente
priva, in termini generali, il Comune di Torino di potenziali incassi economici derivanti
da operazioni corrette di valorizzazione del proprio territorio. Quindi, se arriviamo
all’estremo, ovviamente teorico, di arrivare non da 24 a 13 ma da 24 a 3 categorie
urbanistiche, chiunque si rende conto che tutto questo tipo di procedura renderebbe
estremamente pericolosa, per le casse del Comune, una questione, appunto, legata al
fatto che cesserebbe l’obbligatorietà di legge in capo al privato di riconoscere queste
somme in carico, appunto, alla Città di Torino.
E potrebbe dirsi: “E certo, perché voi avete sempre pensato di utilizzare l’Urbanistica
per fare cassa”, qualcuno, peraltro, l’ha già anche detto in Commissione; allora, io mi
sono preso lo scrupolo di fare qualche conticino di questi anni e ricordo a tutti i lor
signori che, se io vado a prendere i valori economici, per cui questa Amministrazione,
quella pentastellata…, cioè quella che spiega, a noi del PD, che siamo quelli brutti e
cattivi, che l’Urbanistica non si usa per fare cassa, ha incassato nel 2017 circa 29
milioni mal contati di oneri, nel 2018 siamo scesi a 13 e nel 2019 siamo scesi a 14, ma
se io vado a prendere i soli Decreti 106 Sviluppo, quelli, per intenderci, dei
supermercati, che hanno un contributo di valorizzazione, che viene assimilato a quello
dell’articolo 16 del 380, proprio in virtù del fatto che andiamo a fare deroghe… io sono
contento di sentire che Iaria dice che questa semplificazione di fatto ridurrà le deroghe,
benissimo, ridurrà le deroghe ma ridurrà anche l’entrata finanziaria del Comune di
Torino che, per inciso, è stata di 1,4 milioni circa nel ’17, di circa 4 milioni e mezzo nel
2018 e di oltre 6 milioni di euro nel ’19.
Allora, va bene tutto, però io credo che il concetto di semplificazione, forse, non è tanto
quello che, in qualche modo, viene erroneamente… o comunque viene un po’
mistificato nell’illustrazione, da questo punto di vista. Gli operatori immobiliari, in
realtà, al Comune, più che chiedere di non fare la Variante Urbanistica, che,
ovviamente, li agevola perché evitano di versarli questi milioni di euro nelle casse del
Comune, chiedono che, quando si inizia una procedura, finisca; che, quando si va a
verifica di Valutazione Ambientale Strategica, non ci si mettano otto mesi; chiedono
che, quando si va a prendere una pratica edilizia in piazza San Giovanni, non ci si metta
sei mesi e, per fare questo, l’unica azione da fare, vera, è quella di potenziare le strutture
tecniche del Comune, siano esse all’Edilizia Privata, siano esse all’Urbanistica, cioè
tutto quello che non è stato, praticamente, fatto in questo mandato. Questo è il punto
della semplificazione. Poi, ben venga, certamente, se si riescono a snellire pratiche e
procedure; è sicuramente utile, per carità, con questa piccola accortezza, che credo
debba essere tenuta in considerazione - almeno quanto un’osservazione formale a questa
Proposta Tecnica Preliminare di Variante normativa del nostro Piano Regolatore -
quando andremo a descrivere compiutamente e poi eventualmente ad approvare, in
Consiglio Comunale, le norme; e cioè mettere una clausola di salvaguardia che,
quantomeno, consenta al Comune di valutare, di volta in volta, se applicare o non
applicare questa valorizzazione che, ricordo, è una valorizzazione dovuta per Legge e, a
meno che non sussista un interesse pubblico prevalente, deve essere chiesta
dall’Amministrazione Comunale.
Questo che è, apparentemente, un dettaglio tecnico, si tiene con tutta una serie di altri
elementi molto più strutturali. Perché affermiamo che questo è tutto fuorché un nuovo
Piano Regolatore e poco si avvicina anche (audio interrotto) una Variante strutturale un
Piano Regolatore, perché è palese (audio interrotto) dall’illustrazione di quello che è
stato, in qualche modo, evidenziato da parte dello stesso Assessore, che questo Piano
Regolatore non fa le seguenti cose: non fa una riverifica e ripianificazione delle zone e
degli addensamenti commerciali, che è il vero tema con cui un’Amministrazione
Comunale pianifica la propria offerta commerciale. C’è un vecchio... come dire, c’è una
vecchia questione che riguarda, ad esempio, la numerosità dei mercati, che a Torino è
dimensionata su una popolazione, sia essa fluttuante o residente, cambia poco… il tema
della popolazione, che è stato così tanto enfatizzato, in realtà, ha un unico effetto che è
quello di contabilità urbanistica, poi per carità, sarebbe interessante disquisire come
sono state fatte le stime e su quali basi sono state fatte, ma non è questo il punto, il tema
vero è che dopo quattro anni non c’è nessuna relazione con il Piano degli Addensamenti
Commerciali, che resta immutato e manco viene citato nell’illustrazione da parte
dell’Assessore Iaria, come se niente fosse. Cioè, voi dite di fare un nuovo Piano
Regolatore e non prendete in esame minimamente il tema della distribuzione
commerciale, che è molto più importante, sotto l’aspetto realizzativo e, soprattutto, sotto
l’aspetto pianificatorio, di tantissime delle cose che sono state dette, relative, appunto,
all’offerta commerciale in senso stretto.
In questo senso, l’ha detto invece Iaria, il rapporto con la mobilità è tendente al nullo;
cioè, cosa viene fatto? In questo Piano Regolatore vengono duplicate e replicate le
stesse, identiche infrastrutture viabilistiche del ’95, penso al ponte su corso San
Maurizio, e vengono eliminate alcune previsioni di carattere viabilistico, diciamo così,
senza - così ci è stato detto in Commissione - alcuna valutazione di carattere tecnico-
ingegneristico che verifica come sono cambiati gli spostamenti all’interno della città,
quali sono le nuove viabilità da prendere in considerazione, come si relaziona la città
con queste infrastrutture: pensiamo alla Linea 2, ma pensiamo anche al collegamento
con Caselle e pensiamo al collegamento con l’alta velocità ferroviaria con Lione,
pensiamo a come ha cambiato la città il collegamento ad alta velocità con Milano, tutte
cose che non entrano minimamente, minimamente, minimamente nei ragionamenti che
sono sottesi a questo tipo di attività di pianificazione.
Cito un terzo argomento, ne avrei molti ma mi limito a questi tre perché sono forse
quelli che, come dire, sono più oggetto di dibattito politico e anche più facilmente
intuibili, ma ce ne sono molti altri: il tema dell’offerta sanitaria e dell’offerta
socioassistenziale. Questo Piano Regolatore non prende minimamente in considerazione
il fatto che l’offerta sanitaria di questa città è un’offerta sanitaria che strutturalmente è
modificata dal ’95; ci sono delle aree che sono oggetto di valutazioni, relative al
progetto del Parco della Salute e della Scienza, pensiamo a che cosa capiterà o a cosa
può capitare agli ospedali, che la pianificazione regionale giudica in dismissione, e di
come riorganizzare la rete dei Servizi Sociosanitari, proprio alla luce di un’emergenza
post-pandemica come quella che stiamo vivendo; cioè, neanche la pandemia di Covid-
19 ha fatto venire il dubbio a qualcuno che di queste cose bisognava tenerne conto. Ci si
arrovella dietro cose piuttosto scontate. Assessore Iaria, non si offenda ma l’agricoltura
nelle aree a parco fu introdotta con la Variante normativa 301 già nello scorso mandato,
quindi, diciamo che, sotto questo profilo, se non un cambiamento nominalistico, c’è
molto poco di nuovo. E, poi, ci sono alcune cose che lasciano un pochino, onestamente,
perplessi: penso, ad esempio, all’argomento di come vengono considerate le..., penso
alle Sale del Commiato, che vengono assimilate ai Servizi Pubblici, pensiamo ai
Cimiteri per animali di affezione nei parchi pubblici o anche ad alcune cose sulle quali,
come dire, anche laicamente, sarebbe stato utile discutere e sarebbe stato utile fare un
approfondimento, sarebbe stato utile, in qualche modo, coinvolgere non solo il
Consiglio Comunale - che, per carità, è fatto tutto da super esperti di Urbanistica, che è
gente che, oltretutto, è in grado di avere elementi di riflessione ampi -, ma, magari,
anche qualcun altro da fuori che, invece, è stato completamente tagliato fuori, forzando
dei tempi per arrivare, oggi, in Aula a votare, ripeto, una Proposta Tecnica che, nella sua
impostazione, se fosse stata presentata non come è stata presentata, avrebbe avuto una
sua - e ce l’ha - dignità, da questo punto di vista, fatte salve tutte le eccezioni di merito
che abbiamo detto.
Questa città ha bisogno, in realtà, non di questa cosa, questa cosa non avrà effetti, e mi
spiace dirlo con questa franchezza, mi spiace che siano stati sprecati quattro anni; questa
città ha bisogno di un nuovo Piano Regolatore, cioè uno strumento di pianificazione che
fa esattamente le cose che non sono state fatte e cioè integra la trasformazione urbana,
rispetto a come è cambiata la demografia, come sono cambiati i trasporti, come è
cambiata la distribuzione commerciale, come sono cambiate le domande sociali, le
domande sanitarie e lo fa, con tutto il dovuto rispetto, investendo le giuste risorse, anche
di carattere professionale, perché questa cosa qui non è pensabile che venga fatta con
questo tipo di impostazione. Ma l’elemento essenziale con cui dovrà configurarsi il
nuovo Piano Regolatore - e io credo che la prossima Amministrazione dovrà occuparsi
fin dall’inizio di avviare questo tipo di attività - è, certamente, quello di analizzare
queste cose in un’ottica di area metropolitana, non tanto in quanto istituzione Città
Metropolitana, ma in termini di conurbazione, cioè di come questo tipo di dimensione di
pianificazione strategica si coniuga con quelli che sono, quantomeno, i Comuni
contermini, che è vero che sono unità amministrative differenti dalla nostra, ma che, per
ragioni fisiche e di prossimità fisica, sono, invece, intimamente connesse a tutti questi
ragionamenti.
Per tutte queste ragioni - poi, sicuramente, nel dibattito, probabilmente, emergeranno
anche ulteriori elementi -, ma, soprattutto, per una questione, come dire, di
impostazione metodologica e di lacune nel merito - noi non ci sentiamo di contrastare
con un voto contrario questo provvedimento perché, comunque, diciamo così, sarebbe,
in ogni caso, difficilmente sostenibile, non fosse altro per il rispetto dovuto a tutti gli
Uffici che hanno lavorato, davvero, ribadisco, in condizioni proibitive e a cui va il
nostro ringraziamento politico, e aggiungo anche il mio personale, perché lavorare in
queste condizioni dell’Amministrazione è stato davvero, credo, molto molto complicato
- noi non parteciperemo alla votazione, anche per segnare un punto sul tema del metodo.
Noi siamo sicuramente convinti che ci sia stata anche un po’ di buona fede; noi non
neghiamo certamente che, molto probabilmente, partiti: “Armiamoci e partiamo”,
all’inizio di questo mandato, forse, anche con un po’ di faciloneria - e, forse, poi,
scontrandosi con una complessità che è la complessità della realtà della città di Torino,
che non è certamente facilmente semplificabile - ci sia stata, in qualche modo, una certa
qual difficoltà: non è un caso che arriviamo in limine mortis della Legislatura ad
approvare la Variante Parziale Tecnica. Però, proprio alla luce di queste cose, ci
saremmo aspettati - e lo dico con franchezza, anche per dare un segnale, di aver capito
che forse non è che andando avanti contro un muro a tutti i costi si ha sempre ragione -
che, evidentemente, ci fosse stato almeno un accoglimento sotto il profilo del metodo,
cioè che, almeno sotto il profilo, non dico del merito… - noi avremmo anche avuto
piacere di discutere nel merito delle previsioni contenute in questa deliberazione -, ma,
diciamo così, un minimo di coinvolgimento in più della Città non ci avrebbe fatto
certamente dispiacere. Crediamo, davvero, che sia paradigmatico questo
provvedimento, la pochezza strategica e non certamente normativa sia paradigmatica di
una pochezza di visione di pensiero; nessuno di questi temi che ho citato: il commercio,
la viabilità, l’offerta sociale e sanitaria è stato minimamente preso in considerazione, e
io sono convinto che, da questo punto di vista, non ci sono più, certamente, i tempi
tecnici, ma non c’è neanche, se posso dire, forse, la volontà di farlo e, se vogliamo,
anche, in qualche modo, la capacità di farlo. Per tutte queste ragioni, noi avremmo
preferito discutere di questa cosa dopo la pausa dei lavori del Consiglio Comunale ad
agosto; ci è stato spiegato che, senza questo provvedimento, la città si sarebbe fermata,
noi siamo convinti che, purtroppo, nonostante questo provvedimento, non ripartirà -
come forse dichiarato - e non è certamente questo approccio e questa pochezza di
contenuti che potranno, in qualche modo, dare le risposte alle grandi, grandissime
problematiche che ha Torino e che non sono state, purtroppo, affrontate in questi quattro
anni con l’adeguatezza di una squadra di governo, che - supportata da una Maggioranza
che ha fatto, della cieca abnegazione, della totale incapacità di critica, rispetto
all’esecutivo, la sua cifra distintiva - non è stata in grado di dare risposte, e, ovviamente,
questa è stata una gravissima, gravissima occasione mancata per Torino e per i torinesi.
Grazie, Presidente.

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