Interventi |
LO RUSSO Stefano Grazie, Presidente. Mi sentite? LO RUSSO Stefano Okay, grazie. Oggi, arriva in Aula un provvedimento molto importante che è stato un po’ la bandiera, in questi anni, dell’Amministrazione pentastellata e cioè la cosiddetta “Revisione del Piano Regolatore”, che è stata impropriamente venduta mediaticamente come un nuovo Piano Regolatore, pur essendo, invece, una cosa un po’ diversa, cioè una mera Variante normativa (incomprensibile). Perché, innanzitutto, occorre fare questo primo passaggio? Perché è del tutto evidente che la scelta che fu fatta dall’allora Vicesindaco Montanari - poi giubilato in malo modo dalla Sindaca Appendino per sostituirlo con il buon Iaria - era una scelta, oggettivamente, che giocava al contenimento, mettiamola così, della prospettiva e della visione che avrebbe potuto e, anzi, avrebbe dovuto avere una Variante Generale al Piano Regolatore, che si proponeva l’ambizioso obiettivo di rivedere lo sviluppo urbano della città di Torino. La scelta di mettere al servizio di questa importante progettualità i soli Uffici Comunali andava, infatti, in questa direzione; Uffici Comunali che hanno svolto un lavoro gigantesco in condizioni improbe, condizioni, ovviamente, legate all’assenza, alla carenza di personale, che hanno costretto tutti gli Uffici Comunali, che hanno ricevuto questo incarico, a sviluppare contemporaneamente l’attività ordinaria e questa progettualità e, anche, in qualche termine, una sorta di difficoltà ad individuare una direzione verso cui muoversi. E, quindi, anche a nome dei miei Colleghi del Gruppo del Partito Democratico è doveroso, innanzitutto, un ringraziamento nei confronti della struttura tecnica che ha operato in condizioni proibitive perché, come dire, è tanto facile, tanto comodo per un politico dire che occorre costruire un viadotto, se poi mancano gli elementi essenziali diventa complicato per chiunque mettere in attuazione, e quindi, nelle condizioni date, il lavoro che è stato fatto è comunque un lavoro che ha una sua dignità di essere presentato. È un pochino stucchevole continuare a sentire parlare sia la Sindaca Appendino - che ha prontamente rimesso le deleghe, diciamo così, non essendo proprio il suo campo operativo quello dell’Urbanistica e della visione strategica di Torino - sia l’Assessore Iaria di un nuovo Piano Regolatore. Perché non si tratta di nuovo Piano Regolatore? Un nuovo Piano Regolatore avrebbe dovuto fare delle cose che questo documento che abbiamo in approvazione non fa; prima di entrare nel merito delle cose che, tendenzialmente, avrebbe dovuto fare un nuovo Piano Regolatore, mi permetto di eccepire una questione che abbiamo sollevato anche in Commissione insieme ad altri Colleghi relativamente al metodo. Arriviamo, infatti, a discutere in Aula di un provvedimento importante - che, sicuramente, rispetto alle aspettative iniziali, che erano state date e che avrebbero dovuto ridisegnare completamente il quadro della città, aggiungo io, fortunatamente non lo fa, però che comunque ha una sua importanza -, alla fine del mese di luglio, in un modo oggettivamente stravagante. Dopo aver passato quattro anni ad elaborare questi documenti, si è calendarizzata una sequenza, un filotto di Commissioni, le cosiddette “tematiche”, rivolte ai soli Consiglieri Comunali, che si sono esaurite in dibattiti piuttosto autoreferenziali, in quanto sviluppati dai soli Consiglieri Comunali, evitando accuratamente quello che, in realtà, andava fatto, e cioè un’apertura e una discussione con tutti quelli che sono, a vario titolo, coinvolti in quello che dovrebbe, teoricamente, essere un Piano Regolatore, e cioè le Organizzazioni di Categoria, il mondo datoriale, il mondo imprenditoriale, il mondo professionale, tutti i soggetti che, in qualche modo, vivono la nostra città e che avrebbero avuto, secondo me, anche titolo a poter dare le loro considerazioni, in maniera tale da rendere la nostra discussione di oggi un po’ più compiuta, relativamente a quelli che sono, effettivamente, gli elementi di impatto sulla città di quella che potrebbe essere l’approvazione di questa documentazione. Questa cosa, pur essendo stata richiesta, non è stata fatta, rimandando, in maniera del tutto fittizia e artata, la discussione di eventuali... e le audizioni di queste categorie, in una fase successiva all’adozione in Consiglio del provvedimento che, oggi, è all’esame dell’Aula, sapendo benissimo… mentendo e sapendo di mentire perché è sufficiente dare un’occhiata alle slides con cui sono state presentate le (incomprensibile) per capire che, in realtà, dopo l’approvazione, è prevista la pubblicazione di questo provvedimento per 30 giorni. Cioè, in qualche modo, questa (incomprensibile), che è quella che ha fatto della retorica partecipativa… - la chiamo retorica partecipativa perché, ovviamente, mai discussione è stata più opaca sulle scelte della Città che in questi quattro anni, ricito il Collega Lubatti, pensiamo alla ZTL, per cui apprendiamo di decisioni assunte non si sa bene dove, salvo poi, come dire, evitare accuratamente di discuterne nelle sedi proprie, cioè delle istituzioni - dicevo, questa retorica della partecipazione, questa retorica partecipativa è stata completamente bypassata da un meccanismo che prevede che questi signori - che hanno a cuore la città, forse più di tanti Consiglieri del Movimento 5 Stelle - dovrebbero esaminare il provvedimento e fare le osservazioni nei 30 giorni che decorrono dalla pubblicazione, cioè nel mese di agosto. Poi, certo, per gentile concessione, l’Amministrazione Comunale può certamente estendere questo tempo, però questo è un primo segnale che, forse, come dire, tutta questa voglia di far discutere la Città intorno a questo provvedimento non c’è, e perché non c’è? Non c’è perché la Città, che non è fatta propriamente da persone che non capiscono di cosa stanno parlando, si accorgerebbe, in maniera piuttosto plastica, della totale inconsistenza e insussistenza di tutte le retoriche, di tutte le cose che vengono dette e sproloquiate a mezzo stampa, sui social network, difendendo, come dire, come provvedimento strategico, che risolverà (incomprensibile) della Città di Torino, questa delibera che stiamo andando ad esaminare. Quali sono le cose che fa bene questa delibera? Questa delibera fa bene alcune cose, fa bene sicuramente nell’accorpare alcune destinazioni urbanistiche di carattere omogeneo, penso alla buona operazione fatta sulle attività residenziali, e, in generale, producendo una semplificazione; ma, anche in questo caso, lo fa bene, in maniera, diciamo così, un po’ pericolosa per il futuro. Ho avuto modo di sollevare la questione in Commissione e lo rifaccio in Aula, in maniera tale che resti chiaro a verbale, poi so che sono parole che, per il livello di recepimento che mediamente sortiscono queste considerazioni, tenderanno a rimanere nei verbali del Consiglio Comunale. Come forse l’Assessore Iaria sa - non sono sicuro che lo sappia la Sindaca Appendino, però l’Assessore Iaria, e forse qualche Consigliere di Maggioranza, sa -, in virtù dei dispositivi previsti dall’articolo 16 del 380/2001, che è il Testo Unico sull’Edilizia, sa bene l’Assessore Iaria che, ogni volta che il Piano Regolatore varia, in maniera parziale, la disposizione urbanistica per una certa area della città, introducendo questa Variante Parziale - votata dal Consiglio Comunale -, una valorizzazione urbanistica a vantaggio del proprietario, sia esso pubblico o sia esso privato… - pensiamo, ad esempio, a tutta la querelle che c’è stata sul valore degli immobili regionali che avrebbero dovuto essere alienati dalla precedente Giunta Regionale, penso a piazza Castello o a via San Francesco da Paola - e, proprio sulla questione della plusvalenza urbanistica, si ricorderà certamente l’Assessore Iaria, che all’epoca sedeva tra i banchi del Consiglio, quando sollevammo il problema che quella Variante Urbanistica doveva essere, in qualche modo, monetizzata da parte della Città, ebbene, questa monetizzazione è assolutamente codificata dalla disciplina nazionale, quindi è una questione che riguarda tutti i Comuni d’Italia, peraltro, disciplina introdotta proprio su spinta di ANCI, che ha voluto riconoscere nel Testo Unico sull’Edilizia esattamente questo tema, che prevede l’obbligatorietà da parte del proprietario, che beneficia di una Variante Urbanistica, in incremento di valore, di riconoscere al Comune la metà della plusvalenza di carattere urbanistico. Ora, se c’è uno, come dire, che è stato anche accusato, non sempre con grande generosità, nel passato, di andare verso un’ottica di semplificazione, quello è sicuramente il Partito Democratico, però attenzione perché, da questo punto di vista, arriviamo all’assurdità che un Piano Regolatore, che esaspera questo concetto di semplificazione di categorie urbanistiche, arriva a rendere del tutto inutili le Varianti Parziali e conseguentemente priva, in termini generali, il Comune di Torino di potenziali incassi economici derivanti da operazioni corrette di valorizzazione del proprio territorio. Quindi, se arriviamo all’estremo, ovviamente teorico, di arrivare non da 24 a 13 ma da 24 a 3 categorie urbanistiche, chiunque si rende conto che tutto questo tipo di procedura renderebbe estremamente pericolosa, per le casse del Comune, una questione, appunto, legata al fatto che cesserebbe l’obbligatorietà di legge in capo al privato di riconoscere queste somme in carico, appunto, alla Città di Torino. E potrebbe dirsi: “E certo, perché voi avete sempre pensato di utilizzare l’Urbanistica per fare cassa”, qualcuno, peraltro, l’ha già anche detto in Commissione; allora, io mi sono preso lo scrupolo di fare qualche conticino di questi anni e ricordo a tutti i lor signori che, se io vado a prendere i valori economici, per cui questa Amministrazione, quella pentastellata…, cioè quella che spiega, a noi del PD, che siamo quelli brutti e cattivi, che l’Urbanistica non si usa per fare cassa, ha incassato nel 2017 circa 29 milioni mal contati di oneri, nel 2018 siamo scesi a 13 e nel 2019 siamo scesi a 14, ma se io vado a prendere i soli Decreti 106 Sviluppo, quelli, per intenderci, dei supermercati, che hanno un contributo di valorizzazione, che viene assimilato a quello dell’articolo 16 del 380, proprio in virtù del fatto che andiamo a fare deroghe… io sono contento di sentire che Iaria dice che questa semplificazione di fatto ridurrà le deroghe, benissimo, ridurrà le deroghe ma ridurrà anche l’entrata finanziaria del Comune di Torino che, per inciso, è stata di 1,4 milioni circa nel ’17, di circa 4 milioni e mezzo nel 2018 e di oltre 6 milioni di euro nel ’19. Allora, va bene tutto, però io credo che il concetto di semplificazione, forse, non è tanto quello che, in qualche modo, viene erroneamente… o comunque viene un po’ mistificato nell’illustrazione, da questo punto di vista. Gli operatori immobiliari, in realtà, al Comune, più che chiedere di non fare la Variante Urbanistica, che, ovviamente, li agevola perché evitano di versarli questi milioni di euro nelle casse del Comune, chiedono che, quando si inizia una procedura, finisca; che, quando si va a verifica di Valutazione Ambientale Strategica, non ci si mettano otto mesi; chiedono che, quando si va a prendere una pratica edilizia in piazza San Giovanni, non ci si metta sei mesi e, per fare questo, l’unica azione da fare, vera, è quella di potenziare le strutture tecniche del Comune, siano esse all’Edilizia Privata, siano esse all’Urbanistica, cioè tutto quello che non è stato, praticamente, fatto in questo mandato. Questo è il punto della semplificazione. Poi, ben venga, certamente, se si riescono a snellire pratiche e procedure; è sicuramente utile, per carità, con questa piccola accortezza, che credo debba essere tenuta in considerazione - almeno quanto un’osservazione formale a questa Proposta Tecnica Preliminare di Variante normativa del nostro Piano Regolatore - quando andremo a descrivere compiutamente e poi eventualmente ad approvare, in Consiglio Comunale, le norme; e cioè mettere una clausola di salvaguardia che, quantomeno, consenta al Comune di valutare, di volta in volta, se applicare o non applicare questa valorizzazione che, ricordo, è una valorizzazione dovuta per Legge e, a meno che non sussista un interesse pubblico prevalente, deve essere chiesta dall’Amministrazione Comunale. Questo che è, apparentemente, un dettaglio tecnico, si tiene con tutta una serie di altri elementi molto più strutturali. Perché affermiamo che questo è tutto fuorché un nuovo Piano Regolatore e poco si avvicina anche (audio interrotto) una Variante strutturale un Piano Regolatore, perché è palese (audio interrotto) dall’illustrazione di quello che è stato, in qualche modo, evidenziato da parte dello stesso Assessore, che questo Piano Regolatore non fa le seguenti cose: non fa una riverifica e ripianificazione delle zone e degli addensamenti commerciali, che è il vero tema con cui un’Amministrazione Comunale pianifica la propria offerta commerciale. C’è un vecchio... come dire, c’è una vecchia questione che riguarda, ad esempio, la numerosità dei mercati, che a Torino è dimensionata su una popolazione, sia essa fluttuante o residente, cambia poco… il tema della popolazione, che è stato così tanto enfatizzato, in realtà, ha un unico effetto che è quello di contabilità urbanistica, poi per carità, sarebbe interessante disquisire come sono state fatte le stime e su quali basi sono state fatte, ma non è questo il punto, il tema vero è che dopo quattro anni non c’è nessuna relazione con il Piano degli Addensamenti Commerciali, che resta immutato e manco viene citato nell’illustrazione da parte dell’Assessore Iaria, come se niente fosse. Cioè, voi dite di fare un nuovo Piano Regolatore e non prendete in esame minimamente il tema della distribuzione commerciale, che è molto più importante, sotto l’aspetto realizzativo e, soprattutto, sotto l’aspetto pianificatorio, di tantissime delle cose che sono state dette, relative, appunto, all’offerta commerciale in senso stretto. In questo senso, l’ha detto invece Iaria, il rapporto con la mobilità è tendente al nullo; cioè, cosa viene fatto? In questo Piano Regolatore vengono duplicate e replicate le stesse, identiche infrastrutture viabilistiche del ’95, penso al ponte su corso San Maurizio, e vengono eliminate alcune previsioni di carattere viabilistico, diciamo così, senza - così ci è stato detto in Commissione - alcuna valutazione di carattere tecnico- ingegneristico che verifica come sono cambiati gli spostamenti all’interno della città, quali sono le nuove viabilità da prendere in considerazione, come si relaziona la città con queste infrastrutture: pensiamo alla Linea 2, ma pensiamo anche al collegamento con Caselle e pensiamo al collegamento con l’alta velocità ferroviaria con Lione, pensiamo a come ha cambiato la città il collegamento ad alta velocità con Milano, tutte cose che non entrano minimamente, minimamente, minimamente nei ragionamenti che sono sottesi a questo tipo di attività di pianificazione. Cito un terzo argomento, ne avrei molti ma mi limito a questi tre perché sono forse quelli che, come dire, sono più oggetto di dibattito politico e anche più facilmente intuibili, ma ce ne sono molti altri: il tema dell’offerta sanitaria e dell’offerta socioassistenziale. Questo Piano Regolatore non prende minimamente in considerazione il fatto che l’offerta sanitaria di questa città è un’offerta sanitaria che strutturalmente è modificata dal ’95; ci sono delle aree che sono oggetto di valutazioni, relative al progetto del Parco della Salute e della Scienza, pensiamo a che cosa capiterà o a cosa può capitare agli ospedali, che la pianificazione regionale giudica in dismissione, e di come riorganizzare la rete dei Servizi Sociosanitari, proprio alla luce di un’emergenza post-pandemica come quella che stiamo vivendo; cioè, neanche la pandemia di Covid- 19 ha fatto venire il dubbio a qualcuno che di queste cose bisognava tenerne conto. Ci si arrovella dietro cose piuttosto scontate. Assessore Iaria, non si offenda ma l’agricoltura nelle aree a parco fu introdotta con la Variante normativa 301 già nello scorso mandato, quindi, diciamo che, sotto questo profilo, se non un cambiamento nominalistico, c’è molto poco di nuovo. E, poi, ci sono alcune cose che lasciano un pochino, onestamente, perplessi: penso, ad esempio, all’argomento di come vengono considerate le..., penso alle Sale del Commiato, che vengono assimilate ai Servizi Pubblici, pensiamo ai Cimiteri per animali di affezione nei parchi pubblici o anche ad alcune cose sulle quali, come dire, anche laicamente, sarebbe stato utile discutere e sarebbe stato utile fare un approfondimento, sarebbe stato utile, in qualche modo, coinvolgere non solo il Consiglio Comunale - che, per carità, è fatto tutto da super esperti di Urbanistica, che è gente che, oltretutto, è in grado di avere elementi di riflessione ampi -, ma, magari, anche qualcun altro da fuori che, invece, è stato completamente tagliato fuori, forzando dei tempi per arrivare, oggi, in Aula a votare, ripeto, una Proposta Tecnica che, nella sua impostazione, se fosse stata presentata non come è stata presentata, avrebbe avuto una sua - e ce l’ha - dignità, da questo punto di vista, fatte salve tutte le eccezioni di merito che abbiamo detto. Questa città ha bisogno, in realtà, non di questa cosa, questa cosa non avrà effetti, e mi spiace dirlo con questa franchezza, mi spiace che siano stati sprecati quattro anni; questa città ha bisogno di un nuovo Piano Regolatore, cioè uno strumento di pianificazione che fa esattamente le cose che non sono state fatte e cioè integra la trasformazione urbana, rispetto a come è cambiata la demografia, come sono cambiati i trasporti, come è cambiata la distribuzione commerciale, come sono cambiate le domande sociali, le domande sanitarie e lo fa, con tutto il dovuto rispetto, investendo le giuste risorse, anche di carattere professionale, perché questa cosa qui non è pensabile che venga fatta con questo tipo di impostazione. Ma l’elemento essenziale con cui dovrà configurarsi il nuovo Piano Regolatore - e io credo che la prossima Amministrazione dovrà occuparsi fin dall’inizio di avviare questo tipo di attività - è, certamente, quello di analizzare queste cose in un’ottica di area metropolitana, non tanto in quanto istituzione Città Metropolitana, ma in termini di conurbazione, cioè di come questo tipo di dimensione di pianificazione strategica si coniuga con quelli che sono, quantomeno, i Comuni contermini, che è vero che sono unità amministrative differenti dalla nostra, ma che, per ragioni fisiche e di prossimità fisica, sono, invece, intimamente connesse a tutti questi ragionamenti. Per tutte queste ragioni - poi, sicuramente, nel dibattito, probabilmente, emergeranno anche ulteriori elementi -, ma, soprattutto, per una questione, come dire, di impostazione metodologica e di lacune nel merito - noi non ci sentiamo di contrastare con un voto contrario questo provvedimento perché, comunque, diciamo così, sarebbe, in ogni caso, difficilmente sostenibile, non fosse altro per il rispetto dovuto a tutti gli Uffici che hanno lavorato, davvero, ribadisco, in condizioni proibitive e a cui va il nostro ringraziamento politico, e aggiungo anche il mio personale, perché lavorare in queste condizioni dell’Amministrazione è stato davvero, credo, molto molto complicato - noi non parteciperemo alla votazione, anche per segnare un punto sul tema del metodo. Noi siamo sicuramente convinti che ci sia stata anche un po’ di buona fede; noi non neghiamo certamente che, molto probabilmente, partiti: “Armiamoci e partiamo”, all’inizio di questo mandato, forse, anche con un po’ di faciloneria - e, forse, poi, scontrandosi con una complessità che è la complessità della realtà della città di Torino, che non è certamente facilmente semplificabile - ci sia stata, in qualche modo, una certa qual difficoltà: non è un caso che arriviamo in limine mortis della Legislatura ad approvare la Variante Parziale Tecnica. Però, proprio alla luce di queste cose, ci saremmo aspettati - e lo dico con franchezza, anche per dare un segnale, di aver capito che forse non è che andando avanti contro un muro a tutti i costi si ha sempre ragione - che, evidentemente, ci fosse stato almeno un accoglimento sotto il profilo del metodo, cioè che, almeno sotto il profilo, non dico del merito… - noi avremmo anche avuto piacere di discutere nel merito delle previsioni contenute in questa deliberazione -, ma, diciamo così, un minimo di coinvolgimento in più della Città non ci avrebbe fatto certamente dispiacere. Crediamo, davvero, che sia paradigmatico questo provvedimento, la pochezza strategica e non certamente normativa sia paradigmatica di una pochezza di visione di pensiero; nessuno di questi temi che ho citato: il commercio, la viabilità, l’offerta sociale e sanitaria è stato minimamente preso in considerazione, e io sono convinto che, da questo punto di vista, non ci sono più, certamente, i tempi tecnici, ma non c’è neanche, se posso dire, forse, la volontà di farlo e, se vogliamo, anche, in qualche modo, la capacità di farlo. Per tutte queste ragioni, noi avremmo preferito discutere di questa cosa dopo la pausa dei lavori del Consiglio Comunale ad agosto; ci è stato spiegato che, senza questo provvedimento, la città si sarebbe fermata, noi siamo convinti che, purtroppo, nonostante questo provvedimento, non ripartirà - come forse dichiarato - e non è certamente questo approccio e questa pochezza di contenuti che potranno, in qualche modo, dare le risposte alle grandi, grandissime problematiche che ha Torino e che non sono state, purtroppo, affrontate in questi quattro anni con l’adeguatezza di una squadra di governo, che - supportata da una Maggioranza che ha fatto, della cieca abnegazione, della totale incapacità di critica, rispetto all’esecutivo, la sua cifra distintiva - non è stata in grado di dare risposte, e, ovviamente, questa è stata una gravissima, gravissima occasione mancata per Torino e per i torinesi. Grazie, Presidente. |