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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 13 Luglio 2020 ore 13,00
Paragrafo n. 4
INTERPELLANZA 2020-01348
"IL CENTRO STUDI AFRICANI SNOBBATO DALLA GIUNTA E LASCIATO IN MEZZO ALLA STRADA" PRESENTATA IN DATA 17 GIUGNO 2020 - PRIMA FIRMATARIA GRIPPO.
Interventi
FERRERO Viviana (Vicepresidente)
Verifico solo presenza dell’Assessore Giusta e della Consigliera Grippo. Se mi date
solo…

GRIPPO Maria Grazia
Presente, Presidente, buongiorno.

FERRERO Viviana (Vicepresidente)
Perfetto, buongiorno.

GIUSTA Marco (Assessore)
Buongiorno.

FERRERO Viviana (Vicepresidente)
Sì, benissimo. Allora passiamo alla trattazione dell’interpellanza n. mecc.
202001348/002, che ha come titolo:

“Il Centro Studi Africani snobbato dalla Giunta e lasciato in mezzo alla strada”

FERRERO Viviana (Vicepresidente)
È stata presentata in data 17 giugno del 2020, la prima firmataria è la Consigliera
Grippo, a cui seguono i Consiglieri Magliano, Patriarca e Foglietta. Risponde
l’Assessore Giusta, a cui do la parola. Assessore Giusta?

GIUSTA Marco (Assessore)
Mi sente, Presidente?

FERRERO Viviana (Vicepresidente)
La sento perfettamente, proceda, grazie.

GIUSTA Marco (Assessore)
Grazie. Ringraziando i Consiglieri e le Consigliere per l’interpellanza, prima di
rispondere alle domande, credo sia necessaria una brevissima premessa: il Centro Studi
Africani è stato fondato nell’83 da Regione, Provincia, Comune e Università, cui si
sono aggiunti, in una fase successiva, soci altrettanto autorevoli, come il Politecnico di
Torino, il CIPMO e partner come Compagnia di San Paolo. Da metà 2019 sono
fuoriusciti dal CSA alcuni soci di rilievo, incluso il socio fondatore Università di Torino
- il Politecnico - e vi è stata una mancata conferma, di alcuni importanti partner
finanziari, del finanziamento di alcuni progetti in corso. Nel 2020 ha dismesso la qualità
di socio il CIPMO, mentre ha chiesto di poter essere ammesso tra i soci il CeSPI di
Roma. È evidente quindi che il CSA è in un momento di transizione riguardo la sua
stessa identità; nasce come Centro studi, ma, al momento, si trova senza una partnership
forte legata al mondo degli Atenei torinesi. Dall’altra parte, e questo ci tengo a ribadirlo
con forza, la Città di Torino non ha abbandonato la nave, anzi, al contrario, si sta
sforzando di tenere in vita questa importante esperienza e di aiutarlo anche nel ripensare
alle funzioni di un Centro che, senza gli Atenei, dovrebbe essere sempre meno Centro
studi e sempre più Centro di ascolto del territorio, il che è in linea con la nostra mission
di Ente Locale che punta al lavoro con le Comunità presenti sul territorio. Più volte si è
ribadito, con un dialogo positivo con la dirigenza del Centro Studi Africani, che o il
CSA si orienta di più sulle attività territoriali che svolgono gli Enti Locali in materia di
intercultura, integrazione e cooperazione internazionale, oppure anche il Comune stesso
avrebbe delle difficoltà a giustificare il permanere in un’Associazione che ha come
obiettivi prioritari attività importantissime, questo assolutamente, però di alta
formazione e studi che non sono strettamente connessi alle funzioni amministrative
proprie delle municipalità, ma sono attinenti a delle altre sfere territoriali di competenza,
come le Regioni e lo Stato. Da circa un anno, la Città sta dialogando con il CSA con
l’obiettivo di aprire spazi per la collaborazione con le Comunità e le Associazioni locali
e nazionali della diaspora, le ONG, le altre realtà territoriali attive nel dialogo e
cooperazione con l’Africa e con le cittadine e i cittadini torinesi e piemontesi di origine
africana, perché è chiaro, e spero a tutti, la differenza tra un Centro Studi sull’Africa e
un Centro di dialogo con l’Africa e gli africani, sia quelli che abitano a Torino, che
quelli che risiedono nel continente di origine. Questa esigenza è stata recepita, in parte,
dalla dirigenza del CSA anche nell’ultimo incontro che è avvenuto…, è stata
nuovamente, in qualche modo, affrontata, ma non è ancora, diciamo così, entrata,
probabilmente, all’interno, complessivo, delle azioni positive. E qui arriviamo alla
risposta alle domande dell’interpellanza, allora la prima domanda è…, anzi, partiamo
dalla seconda domanda: “Quando l’Amministrazione ha intenzione di sbloccare il
trasferimento del Centro Studi Piemontese, consentendo la ripresa ordinaria delle
attività da parte dello stesso”. Allora, solo una piccola puntualizzazione, non è la Civica
Amministrazione che ha bloccato e che, pertanto, deve sbloccare il trasferimento di sede
del CSA, alla Civica Amministrazione è stata semplicemente sottoposta la richiesta di
abbattimento del canone, ma, a canone pieno, il CSA avrebbe potuto trasferirsi sin da
subito. Per arrivare alla lettera di abbattimento del canone da inviare ad ATC a favore
del CSA, occorre, probabilmente, al momento, una delibera di rinnovo della
Convenzione col CSA, al momento scaduta. Ricordiamo che la Città non ha obblighi a
versare una quota associativa, in quanto socia, bensì a versare un contributo sulla base
del Piano programmatico, contributo che si può anche intendere in servizio, come, in
questo caso, il mancato introito di una sede associativa. La risposta, quindi, alla
domanda numero 1): “Perché non è stato dato alcun riscontro alle numerose richieste
del CSA riguardanti i termini di concessione della nuova sede e il trasferimento dalla
vecchia”, è molto semplice, si intreccia con l’emergenza legata alla gestione della
pandemia. Ancora, a gennaio 2020, infatti, erano attive le interlocuzioni con gli Uffici
del Patrimonio per capire la corretta modalità per garantire un abbattimento del canone
di affitto. Del fatto che ci si stesse occupando del tema, la dirigenza del CSA era stata
informata con una mail del 28 gennaio. Purtroppo, dalla seconda metà di febbraio e poi,
in modo pesante, da marzo fino a metà giugno, l’attenzione degli Uffici e le modalità,
altre, di lavoro hanno portato un forte rallentamento delle attività ordinarie. Il periodo di
lockdown, da un lato, ha costretto gli Uffici a dare priorità alle emergenze alimentari dei
cittadini più fragili della città e, dall’altra, ha impedito un ordinario disbrigo delle
pratiche amministrative ordinarie, per cui ci sono state alcune interruzioni anche di
alcune settimane nell’interlocuzione con il CSA, di cui ovviamente siamo dispiaciuti,
ma essa, questa interlocuzione, è ripresa in termini relativamente rapidi non appena la
gestione dell’emergenza è almeno parzialmente rientrata. Non appena possibile, inoltre,
è continuata l’interlocuzione dell’Assessorato con i diversi Uffici competenti, afferenti a
diverse aree, da quella dei Giovani e Pari Opportunità, all’area Cultura, all’area
Patrimonio e con ATC riguardo il trasferimento e il relativo canone della nuova sede del
CSA. E infatti il 29 giugno ho partecipato all’assemblea portando una doppia proposta,
su cui il CSA si è espresso. Infatti, dopo aver portato avanti nel periodo del lockdown
tutti i dovuti accertamenti propedeutici alla questione della sede, ho personalmente
proposto due diverse strade per far accedere il CSA all’abbattimento del canone
dell’immobile di Porta Palazzo: la prima, forse più semplice, nella quale il Comune, con
modalità ancora da definire, indicherebbe l’abbattimento del canone più o meno in linea
e in proporzione con quello che era il canone della precedente sede; la seconda, invece,
con la riammissione del bene da parte del Comune di Torino, che affitterebbe, quasi a,
praticamente, costo zero l’utilizzo del bene, al CSA, nel caso in cui questi accettasse di
condividere lo spazio con altre realtà del territorio; a titolo esemplificativo si menziona
il Coordinamento delle Diaspore o il Coordinamento delle ONG piemontesi. Di fronte a
questa alternativa, che io posso in maniera anche molto diretta…, in modo che ci fosse
un’interlocuzione, un ragionamento da parte dei soci del CSA, si è preferita la prima,
che garantiva anche più autonomia e indipendenza, per cui, preso atto della volontà
espressa dal CSA, abbiamo immediatamente dato l’okay alla parte amministrativa per i
successivi passaggi procedurali, necessari a una soluzione indicata dal Centro Studi
Africani. Infine, la risposta alla terza domanda: “A quanto ammonta il contributo in
risorse economiche e/o servizi che il Comune intende corrispondere al Centro nell’anno
2020”: si specifica che, sin dal 2017, la Convenzione Comune di Torino/CSA, nella sua
ultima versione, approvata con una delibera del 2017, ha preso atto che,
nell’impossibilità di attingere a risorse finanziarie, sempre più ridotte, a causa del Piano
di rientro, che ha interessato i conti della Città di Torino negli anni pregressi e
ulteriormente peggiorata dal periodo che abbiamo vissuto recentemente, va nella
direzione di contribuire alle attività CSA solo con contributi in servizi, in linea con
quanto già realizzato e in corso di realizzazione con le altre Associazioni no profit di cui
Torino è partner. Per quest’anno, quindi, alla luce delle decisioni dell’Assemblea dei
soci del CSA dello scorso 29 giugno, si intende proporre alla Giunta di contribuire al
CSA con l’equivalente del minore incasso che si otterrà all’abbattimento del canone con
un importo messo a disposizione dall’Area Cultura per un massimo complessivo di
10.000 euro, 10.000 euro, che è stato un contributo straordinario, dato, appunto,
nell’anno 2019 al Centro Studi Africani, proprio per sottolineare la volontà politica da
parte della Città di portare avanti questa esperienza. Questo minore introito, dicevamo
che…

FERRERO Viviana (Vicepresidente)
Concluda, Assessore, scusi.

GIUSTA Marco (Assessore)
Sì, …costituisce, appunto, per la Città una minore entrata, la quale va adeguatamente
motivata e deliberata. Questa circostanza implica che il procedimento che sta a monte
della richiesta di abbattimento del canone non è affatto un procedimento semplice e
banale, richiede un iter amministrativo che contiamo di deliberare nei prossimi mesi.

FERRERO Viviana (Vicepresidente)
Perfetto, grazie, Assessore Giusta. Do la parola alla Consigliera Grippo.

GRIPPO Maria Grazia
La ringrazio. Sono un po’ colpita e quasi un pelino offesa, Presidente, perché mi sembra
che siano passati i secoli dall’anno di fondazione del Centro Piemontese di Studi
Africani nelle parole di un Assessore che, in punta di diritto, eh, per l’amore del cielo,
dice che, a canone pieno, il CSA avrebbe potuto andare nella nuova sede. Ma ci
mancherebbe altro, anche io, probabilmente, se mi dilettassi a comperare i biglietti della
lotteria vivrei in una mega villa e non in un semplice appartamento. Le banalità che ho
dovuto sentire e che, francamente, devo dire, non mi aspettavo, mi fanno credere che, sì,
se è vero che da un lato la Città non ha abbandonato la nave, e qui continuo a citare
l’Assessore Giusta, dall’altro 18 mesi per dare una risposta, anche questa qui
imbarazzante che mi dà oggi l’Assessore, sull’opportunità o meno di una riduzione di
canone che consentisse al Centro Studi di occupare un immobile che è di proprietà della
Città di Torino e che, quindi, è soltanto gestito dall’ATC, mi sembra che 18 mesi siano
un tempo che definirei infinito, perché il problema della sede non si è posto nel corso
della pandemia. Nel corso della pandemia, probabilmente, si è posto il problema della
scadenza effettiva del contratto d’affitto che ha messo in ulteriore difficoltà il Centro
Studi, che, peraltro, continua in una sopravvivenza gloriosa, direi, se il CeSPI ha deciso,
mentre altri hanno abbandonato la nave, invece, di diventare socio. Questa del CeSPI,
tra l’altro, visto che parliamo di voler rivedere la storia, è vicenda piuttosto recente. Ma
la transizione a cui fa riferimento l’Assessore nel suo intervento è piuttosto datata e
quindi mi sembra piuttosto datata la necessità da parte del Comune di decidere in che
modo vuole relazionarsi con questa realtà, che viene considerata non soltanto dalla
sottoscritta, ma da numerosi soggetti - alcuni esternamente valevoli come il CeSPI, che
citavo prima -, una realtà che non solo va conservata nelle sue caratteristiche, ma che va
ulteriormente sviluppata. Io, Presidente, di fronte all’idea di ritrovarmi con un
Assessore che mi dice che il 29 di giugno ha ancora proposto due scenari che sono stati
presi in esame dall’Assemblea dei soci dopo che sono state scritte quintalate di lettere
sullo stesso argomento, quintalate di lettere, non posso che alzare le mani e dire che,
probabilmente, c’è stato un errore anche da parte della sottoscritta e da parte delle
Commissioni competenti, da parte del Consiglio Comunale, ad aver un po’ abbassato la
guardia perché quando ci si occupava più frequentemente, nelle Commissioni, del
destino del Centro Studi Africani e delle sue potenzialità, l’atteggiamento
dell’Amministrazione era un pochino meno lassista e un pochino meno orientato a
spiegarci qual è la nuova natura dei rapporti che lega la Città al Centro Studi. Perciò
annuncio, Presidente, che prendo per buono quello che è stato detto. Peraltro, non è
servito un dispositivo con tre domande per capire ancora oggi una prospettiva di
tempistica, cioè proprio una data da segnarsi sul calendario per poi andare a vedere che
cosa è successo. Mi riservo, Presidente, lo annuncio, di riportare la questione in
Commissione, spero con la collaborazione della Presidente Carlevaris, in modo tale che
il Consiglio Comunale, sia la Minoranza, che ho l’onore di rappresentare in questo
momento, sia la Maggioranza, potranno fungere da pungolo nei confronti della
(incomprensibile). La ringrazio.

FERRERO Viviana (Vicepresidente)
Allora, ringrazio la Consigliera Grippo.
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