Interventi |
POLLICINO Marina Grazie, Presidente. Il Ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, incontrando a Gerusalemme il suo omologo israeliano Gabi Ashkenazi ha ribadito con chiarezza: “noi continuiamo a sostenere la soluzione dei due Stati”. Tale posizione è condivisa anche dalla maggioranza del Parlamento europeo. L’Alto Commissario ONU per i diritti umani, Michelle Bachelet, definendo il progetto israeliano illegale totalmente ha evidenziato che le onde d’urto del piano annessioni dureranno per decenni. L’infinita questione medio orientale sembra dimostrare che fare la guerra è facile, mentre è molto più difficile fare la pace, vale a dire la pace come esito consapevole e condiviso di una volontà comune tra due parti che smettono di affrontarsi, ma cominciano a confrontarsi. Ora, il piano israeliano - statunitense, diretto più che da Trump, dal genero di Trump, conferma che una pace imposta e soprattutto asimmetrica non ha futuro. D'altronde il 10 giugno di quest'anno lo stesso pronunciamento della Corte Suprema di Israele ha annullato come incostituzionale la Legge del 2017 che avrebbe legalizzato gli insediamenti ebraici in Cisgiordania, costruiti su terra privata palestinese e sempre perseguita dal Governo Netanyahu. Occorre peraltro evitare di definire la bulimia territoriale di Israele come un atto di razzismo, per quanto non vi sia dubbio che un’azione unilaterale possa creare vere forme di apartheid in quei territori. L’astenersi da simili definizioni conviene proprio per non limitare la capacità democratica interna allo Stato di Israele di contestare e criticare determinate scelte governative e al tempo stesso per non offrire al mondo arabo, non democratico, di utilizzare la questione palestinese in modo strumentale e antisionista, perché per riprendere un proverbio arabo che tanto piace ad un grande cronista de La Stampa di Torino, Igor Man: “Se bastoni sempre il cammello prima o poi ti morde”. Da queste considerazioni è scaturito l’emendamento da me presentato all’oggetto dell’ordine del giorno. Grazie, Presidente. |