Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie. Proprio per accompagnare e motivare gli interventi che ho realizzato in questa discussione in Aula e in Commissione, ho cercato di ripercorrere tutti gli atti di questo Consiglio Comunale, in modo particolare dal momento in cui il Comune di Torino decise di mantenere la prevalenza del capitale pubblico nel 51%, ma di consentire la possibilità attraverso una gara ad evidenza pubblica una partecipazione del privato, sia pure in quota minoritaria. In quella discussione, ho potuto verificare che una delibera della Giunta presentata a febbraio del 2008 è arrivata all'approvazione del Consiglio a luglio dello stesso anno, forse qualcuno potrà sorridere e magari imputare alla Maggioranza di allora il fatto di non essere così autorevole o se ritenete autoritaria da riuscire a condurre e governare la discussione. In realtà quella pure all'interno di una società a maggioranza pubblica fu una acuta, attenta, accesa partecipata discussione e collaborazione da parte di tutti i Consiglieri, per arrivare a determinare in una maniera più puntuale tutti gli elementi di relazione tra il soggetto pubblico e il soggetto privato, in nome di quella che veniva chiamata coesione sociale, affinché gli interessi generali diventassero elemento prevalente cui concorrere nella differenza delle partecipazioni e dei ruoli, ma soprattutto venissero tutelate il più possibile le garanzie della popolazione di riferimento e anche le funzioni del Comune che, come non mi sono stancata di ripetere in questa settimana e mezzo, perché a questo si è ridotta la nostra discussione, continua a essere una prerogativa che è solo del Comune. Quindi, io riprendo alcuni degli argomenti che già in allora qualche collega, colleghi che in Maggioranza si astennero, avevano espresso con una lucidità e anche con una onestà intellettuale, che io giudico ammirevole e che francamente mi piacerebbe riuscire nel mio comportamento a mantenere e ritrovare nella discussione che svolgiamo. Intanto, il primo argomento è questo: questa vicenda di totale cessione della partecipazione pubblica è un’operazione politicamente arretrata. È un’operazione politicamente arretrata, perché siamo in un contesto, come ho detto in premessa, nel quale non stiamo valutando quali siano i competitor che riescono a fornire le migliori garanzie in un quadro nel quale il pubblico si limiterà a determinare gli obiettivi e a garantire il perseguimento di quegli obiettivi di interesse generale. Qui siamo in un contesto nel quale il pubblico, che era l'unica alternativa di gestione alla gestione privata, rinuncia alla propria facoltà. Quindi anche in una logica meramente liberale, anche in un… meramente dal mio punto di vista, per carità non è una sottovalutazione della cultura politica, anche in una logica liberale, questa operazione è un'operazione di carattere arretrato. In una logica, quale quella di tutela dei beni comuni, di valorizzazione della funzione pubblica, di modalità di compartecipazione agli interessi generali, lo è per ragioni ovvie che non sto più qui a ripetere. Questa operazione è, oltre che arretrata, non necessariamente vantaggiosa, perché è un’operazione che avendo in campo da parte dell'Amministrazione Comunale alcuni elementi certi di valorizzazione del proprio ruolo, a cominciare da quello del canone di concessione per 99 anni, non ci consente oggi, nel momento in cui votiamo, come Consigliere Comunale, la comprensione di quali saranno le garanzie di mantenimento nel tempo e quali modalità rispetto a un interesse temporaneo, quello della possibilità di un’entrata in relazione all'acquisto delle quote a seguito della gara, avrà rilevanza rispetto ad un'entrata costante che nel tempo abbiamo potuto ricevere, in funzione dell’essere titolari della procedura di concessione. È un’operazione, quindi arretrata, non necessariamente vantaggiosa certamente rinunciataria, devo dire che non mi era mai ancora accaduto, di vedere invertito e chiedo scusa della banalità con la quale cercherò di spiegare la mia valutazione, quello che è un ragionamento come dire, di grandissima ovvietà, quasi lapalissiano: “piuttosto che niente, meglio piuttosto”, qui ci siamo sentiti teorizzare anziché “piuttosto” “meglio niente”. Che noi qui ci siamo sentiti dire che poiché comunque i patti parasociali comportano una fortissima negoziazione con i soggetti privati che nel tempo hanno acquisito la maggioranza per le operazioni che avevo richiamato, poiché comunque la funzione operativa e quindi i ruoli dell'amministratore delegato sono prevalenti, in ogni caso, serenamente si può rinunciare alla nomina del Presidente, perché comunque non avremmo l'autorevolezza di orientare nelle direzioni desiderabili per l'Ente Pubblico, comunque, comunque, comunque, comunque rinunciamo. Quindi dal mio punto di vista, questa operazione non è giustificabile nemmeno abbandonando l'approccio che io invece considero fondamentale e necessario, quando si parla di questo tipo di servizi che continuo a ribadire, sono dei presidi, perché lo dice la legge, non perché lo dice la Consigliera di Torino in Comune, perché lo dice la legge, sono presidi di tutela della salute e l'Ente Pubblico ha delle puntuali responsabilità sulla tutela della salute. Dal punto di vista della evoluzione di questa deliberazione che ha come oggetto, è vero la modifica dello Statuto, necessaria ad avviare la procedura di dismissione del 20% ancora detenuto dal Comune, io devo dire che mi interrogo, se a fronte dello scarso dibattito con il quale abbiamo accompagnato la deliberazione dalle Commissioni al Consiglio, scarso perché ci voleva l’approfondimento che ho cercato di richiedere con gli emendamenti, al di là di numero di ore che abbiamo dedicato oggi e che probabilmente hanno pesato e hanno infastidito, quegli approfondimenti sarebbero stati necessari, avremo anche un eguale scarso dibattito relativamente ad alcune clausole e passaggi che nella deliberazione sono richiamati, perché, purché, “purché”, dice la di deliberazione vengano concordate e si arrivi a determinazione su tutti gli strumenti di concessione”. Allora io voglio vedere, voglio sapere come pubblicamente il Comune di Torino ci racconterà, attraverso la voce della Giunta e attraverso la voce della Maggioranza, quali evoluzioni avverranno nella concessione del servizio, quali evoluzioni avverranno nel contratto di servizio, perché non ci si potrà più accontentare del fatto che, se oggi è difficile da socio di minoranza, domani sarà impossibile, visto che ci avete spiegato per tutto il corso della giornata che le tutele di carattere generale non verranno comunque meno. Quindi, io non posso che rammaricarmi profondamente della modalità con la quale si è arrivati a questa determinazione e questa volta, devo dire, sarà molto difficile raccontare la parabola che ho nominato ripercorrendo la storia di questi ultimi vent'anni, quando da una gestione diretta si è passati da una società tutta pubblica, poi a una società a maggioranza pubblica, poi a una società minoranza pubblica e adesso ad una società senza pubblico. Quindi, da questo punto di vista, mi sembra che l’operazione sia severamente criticabile e certamente il mio voto è convintamente contrario. |