Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie, Presidente. Intervengo su questo corpo di emendamenti, perché all’interno di questa sessione, in particolare tra l’emendamento 114 e l’emendamento 153, erano contenuti tutti i riferimenti di merito e, a mio modo di vedere, di perfezionamento e di garanzia che avevo cercato di introdurre all’interno della proposta di deliberazione. Mi soffermerò soltanto su alcuni di questi anche per essere, mi auguro, più chiara rispetto a Colleghi del Consiglio che hanno, evidentemente, equivocato o non completamente assunto i riferimenti che io svolgevo nella dichiarazione generale. Intanto, voglio ricordare che l’emendamento 137 fa riferimento alla valorizzazione del canone di concessione. Come detto, non casualmente in capo all’Ente pubblico è la concessione dell’attività, che il Comune aveva valutato nell’anno 2000 in un valore di 80 miliardi di lire dell’epoca e diluito in 99 anni, con una progressiva restituzione di questo debito verso il Comune che produce, ogni anno, un’entrata da parte del Comune. Nel 2015, che è l’ultimo dato che ho acquisito, era di 1 milione e 17 mila euro. Quindi, la mia preoccupazione era di procedere, nelle modifiche che vengono indotte in questa deliberazione, con alcuni elementi di certezza anche sugli aspetti economici. Invece, tutti gli altri emendamenti fanno esattamente riferimento a quelle modalità, dal Contratto di Servizio al Piano quinquennale di gestione, che riguardano l’esercizio della responsabilità di tutela pubblica del Comune nei confronti dei servizi e delle Farmacie che sono considerati presidi di salute pubblica. Mi dispiace sottolineare che, quando ho ascoltato alcuni degli interventi, forse non è chiarissimo quanto il Comune dovrà svolgere, se, come sono convinti i Colleghi di Maggioranza, attraverso la moral suasion, dovrà, comunque, e sarà comunque capace di garantire le stesse funzioni di vigilanza che garantisce oggi. Cosa sottolineo? Sottolineo che tutti quei criteri, che vanno dalle garanzie di dislocazione, uno dei temi: la capillarità anche in zone economicamente non vantaggiose, forse proseguire in una logica che trasferisce farmacie in quartieri più periferici o meno popolati o con minore capacità di spese, da quei quartieri ai centri commerciali, come è accaduto, non è una condizione di tutela dell’equità di accesso a questi servizi, oppure, si è fatta ironia sulla questione del costo dei prodotti, ma certo, infatti la norma cosa dice, in rapporto alle Farmacie a gestione pubblica? Il buon andamento dell’amministrazione della farmacia, in rapporto al miglior interesse del paziente-cliente, compreso l’orientamento su quei farmaci da consiglio, che non sono quelli da prescrizione medica, che non sono quelli su cui è imposto il preziario dalle industrie farmaceutiche. Lo dico per i colleghi che ironizzavano sul fatto che qualche Consigliere è incompetente e in quanto incompetente dice cose imperfette. Oppure, ancora, mi è spiaciuto ascoltare una certa banalizzazione della salute pubblica e di un’eventuale esagerazione da parte di chi sosteneva che esiste, comunque, una responsabilità del Comune, esercitata anche attraverso questi presidi, di tutela della salute pubblica, perché in uno degli emendamenti io chiedo…, poiché lo Statuto, all’articolo 23, dice: “In ogni caso, il socio pubblico Comune di Torino, in qualità di titolare della proprietà delle licenze delle Farmacie, garantisce il perseguimento dell’interesse pubblico della tutela della salute”, allora, non è la Consigliera Artesio su cui si può fare ironia, è l’articolo 23 dello Statuto delle Farmacie attuali che dice che il Comune, in quanto socio pubblico, garantisce il perseguimento della tutela della salute. La mia domanda, da emendamento, era: con quali integrazioni il Comune intende garantire la tutela della salute pubblica con una nuova configurazione che può andare a modificare lo Statuto? Le mie domande nel Piano quinquennale e nel Contratto di Servizio erano tutte in questa direzione, sapendo che l’emendamento 144 faceva riferimento ai compiti di monitoraggio, che il Comune svolge. La mia domanda era quindi: se il Comune non sarà più socio, ancorché di Minoranza, come svolgerà i compiti di monitoraggio? Come si vede, mi sembra che le questioni non fossero né disinformate, perché fondate tutte sui contenuti testuali della normativa in essere e degli atti preesistenti e tutti volti a inserire negli atti futuri gli stessi elementi di garanzia che, mi si dice, in nome della responsabilità comunque istituzionale, saranno in ogni caso perseguiti. |