Interventi |
FORNARI Antonio Sì, grazie Presidente. Io mi ricollego alla frase di una collega che è intervenuta prima che ha detto: “L’errore non si può correggere”, e in parte sono d’accordo perché obiettivamente nel 2014, quando gli ex Assessori che ora sono Consiglieri comunali dello stesso Gruppo consiliare della Consigliera che è intervenuta prima e che ha detto appunto che l’errore non si può correggere, hanno deciso di vendere il 31% di Farmacie Comunali, oltre al 49 che era già stato venduto nel 2008, il Comune di Torino si è ritrovato poi dal 2015 in avanti ad avere solo il 20%. Quindi attualmente il Comune di Torino ha di questa società, che è Farmacie Comunali, solo il 20% e quindi nel momento in cui nel 2014 quelli che ora si stanno stracciando le vesti e chiedono di non procedere alla vendita di questo 20%, sono quasi gli stessi, o comunque ai tempi erano addirittura in Giunta quindi avevano anche un peso politico importante all’interno della Giunta, ma io non ricordo queste grandi battaglie per la difesa del 51% di Farmacie Comunali; eppure in una società, mi hanno insegnato i rudimenti di Economia, si ha il controllo quando si possiede il 51% delle azioni, non quando si controlla il 20, quindi se nel momento in cui il Comune di Torino nel 2014 ha deciso di dismettere il 31%, tra l’altro è un prezzo abbastanza basso rispetto ai 16 milioni attuali, fu venduto intorno ai 6,8 milioni e oggi si parla di 16 milioni, quindi se proprio vogliamo andare a vedere, possiamo magari fare una Commissione di inchiesta per andare ad analizzare tutte le dismissioni che sono state fatte in quegli anni, sono state più delle svendite e dei regali piuttosto che delle vere dismissioni, a partire proprio dalle Farmacie Comunali che fu venduta intorno ai 6,8 milioni rispetto a una valutazione attuale che è ben più alta. Quindi quel 31% purtroppo è un errore che non si può correggere perché ora come ora il Comune non si può ricomprare quel 31%; rimane con questa quota del 20% e che in base anche alla legge attuale non ha un controllo su questa società e quindi ha poca voce in capitolo su un settore - quello delle farmacie - che nessuno ha sottolineato, in cui la stragrande maggioranza sono farmacie private, sulla città di Torino ci sono circa 450 farmacie, quelle comunali sono solo 35, quindi il 7-8%; quindi la stragrande maggioranza sono tutte farmacie private. Se noi chiediamo a un cittadino di dirci quali sono comunali e quali sono private, fa fatica a distinguerle perché offrono più o meno tutte gli stessi servizi, quindi qualcuno diceva che quelle comunali offrono un servizio più ampio, diverso, ma non è vero, perché ci sono le leggi nazionali e le leggi regionali. Il settore delle farmacie è un settore più regolamentato, più controllato. Anche il prezzo, qualcuno parlava di prezzi calmierati, ma quando mai? Cioè, i prezzi dei farmaci, la stragrande maggioranza dei prezzi dei farmaci è decisa a livello nazionale, mica la farmacia può avere margini di manovra. Quindi, o raccontiamo le cose come stanno veramente, sennò prendiamo in giro i cittadini; e questa cosa di dire sempre che l’Ente Pubblico, il Comune porta via qualcosa, ma non è assolutamente vero. L’altro esempio, qualcuno citava delle farmacie... degli orari notturni delle farmacie, un’altra stupidaggine che è stata detta a verbale. C’è una legge regionale che regolamenta gli orari delle farmacie notturne, e il Comune di Torino... o meglio, le farmacie della provincia di Torino hanno scelto l’opzione che è quella di avere tre farmacie sulla città di Torino che hanno un’apertura notturna fissa, così il torinese sa già che ad esempio la farmacia di piazza Massaua è sempre aperta di notte, quella in via Nizza è sempre aperta di notte, quella in via XX Settembre è sempre aperta di notte, ce ne sono tre su tutta Torino, ed è così dal 2005; quindi è una stupidaggine quella che si va dire che viene tolto un servizio, cioè questo servizio c’è già e tra l’altro queste farmacie - piazza Massaua e via Nizza sicuramente mi pare, non so via XX Settembre - sono anche farmacie private che aprono di notte, quindi non sono manco pubbliche, comunali o meglio. Quindi a maggior ragione, quando andiamo a dire che si toglie un servizio ai cittadini, ma è una stupidaggine, il settore delle farmacie è uno dei settori più regolamentato a livello nazionale e a livello regionale, e quindi andare a vendere questa quota di 35 farmacie su 450, di un 20% su una società in cui il Comune non ha voce in capitolo significa andare ad allarmare i cittadini su un qualcosa che non è vero, perché tanto il servizio, come voglio sottolineare, delle farmacie è regolamentato a livello regionale, è regolamentato a livello nazionale, questo 20% del Comune di Torino non ha nessuna voce in capitolo. Se qualcuno ha fatto un errore, come sottolineava la Consigliera, probabilmente è un errore commesso nel 2014 e purtroppo sugli errori non si può correggere; quindi il Comune non si può andare a ricomprare quel 31%, dobbiamo prenderne atto e in questo momento qui magari chiedere a chi di dovere - quindi a livello regionale o a livello nazionale - di verificare se effettivamente ci può essere un qualcosa su questo settore delle farmacie da aggiungere in più. Io personalmente sono favorevole ad una maggiore apertura, faccio un esempio di Francia e Germania dove tu puoi trovare farmacie attaccate a 200 metri, a 100 metri di distanza, c’è maggiore libertà di apertura di farmacie, in Italia invece sappiamo che c’è ancora un limite di numero di abitanti; se veramente vogliamo tendere su un altro modello, io prenderei più come riferimento Francia e Germania piuttosto che il nostro modello che è iperregolamentato, ipercontrollato e abbiamo visto che tante volte sui prezzi dei farmaci non è che poi sia stata fatta veramente una riduzione dei prezzi ma piuttosto è successo il contrario. Concludo appunto dicendo che le preoccupazioni di alcuni Consiglieri veramente sono abbastanza ipocrite, se nel 2014 hanno votato a favore di quelle scelte e ora qui ci dicono di bloccare tutto. Chiudo Presidente, grazie. |