Interventi |
AMORE Monica Grazie, Presidente Sicari. Allora, sulla vendita del rimanente 20% delle società Farmacie Comunali Torino S.p.A. vorrei dire che il provvedimento fa parte di quella serie di vendite che la Città appunto propone al Consiglio comunale perché partecipazioni azionarie che non consentono di influenzare, in un senso o in un altro, il servizio erogato, e perché con il ricavato di quella vendita il Comune potrebbe aggiustare i conti del bilancio o fare investimenti utili che ora non si possono fare per mancanza di fondi. Le farmacie sono sia di proprietà privata e sia pubblica; quelle di proprietà pubblica sono ora di una società mista che fino al 2014 era del Comune, e questo ci terrei a precisarlo. Poi è passata per l’80% a soci privati; con il 20% rimanente, il Comune non decide più niente, non era così fino al 2014 quando la Città aveva la proprietà della società appunto delle Farmacie Comunali Torino, ma l’Amministrazione di allora, la stessa che oggi si oppone alla vendita di quel che rimane, decise che la società dovesse passare dal controllo pubblico al controllo privato, riservando al pubblico un ruolo marginale per Statuto, infatti il Comune che cosa fa? nomina il Presidente, ma chi decide tutto? Sono: l’assemblea dei soci, dove di nuovo il Comune partecipa con una piccola quota di minoranza; il Consiglio di Amministrazione, dove sono in maggioranza i soci privati; e l’Amministratore Delegato, nominato sempre dalla maggioranza dei soci che sono privati. In cambio di questa partecipazione, ormai più che... io la definirei “simbolica”, la Città comunque potrebbe incassare una cifra - se non erro - vicina a 15 milioni di euro che permetterebbero di tappare i buchi di bilancio ereditati appunto dalle Amministrazioni precedenti, e con gli avanzi dare linfa a progetti non simbolici ma significativi per i cittadini, che aspettano di essere finanziati e che sono invece fermi per mancanza di disponibilità finanziarie. Detto questo, vorrei precisare sul contratto di servizio, che ci sono sia le autorizzazioni diciamo commerciali, rilasciate appunto dal Sindaco a tutte le farmacie private, quindi ogni 3.300 abitanti, dopo un bando regionale, o appunto in proprietà della società mista FCT, e questa è una parte; poi ci sono le concessioni di gestione delle farmacie, ma solo per quelle che sono di proprietà della società mista; queste hanno una concessione e un contratto di servizio dove la società può effettivamente indirizzare la gestione, però può scriverlo o modificarlo sempre il socio di maggioranza, il socio di minoranza può proporlo, poi però si mette ai voti e se non piace alla maggioranza - cioè al socio privato - decide come vuole, idem sulla carta di qualità dei servizi. Quindi c’è una distinzione tra autorizzazione e concessione di servizio. Infine, dico che quest’ultima vale solo per le farmacie di proprietà del Comune, di cui però ora è proprietaria una società in cui il Comune non decide perché non ha i voti di maggioranza. Contratto di servizio e carta di qualità dei servizi poi possono essere sempre modificati dal Comune, tanto dentro quanto fuori dalla società con un protocollo di intesa, una convenzione, quindi tutto questo nulla lo vieta, ma esercitando poteri di influenza e di persuasione, che sono simili a quelli che gli rimangono ora come socio di minoranza. Quindi io la cosa che voglio precisare, perché poi diventa veramente nauseante e diventa veramente..., è veramente avvilente anche, che bisogna smetterla di girare la frittata ogni volta, perché ad ogni azione c’è una conseguenza. In passato sono state fatte delle scelte, oggi ci troviamo con una realtà diversa e bisogna affrontare quelle scelte con purtroppo alle volte anche scelte impopolari, ma bisogna farlo e voglio ribadire che noi stiamo cercando di risanare i conti di questo benedetto Comune. Grazie, Presidente. |