Interventi |
LAVOLTA Enzo (Vicepresidente Vicario) Grazie, Presidente. L’attività di dispensazione al dettaglio dei medicinali costituisce un elemento essenziale del Servizio Sanitario Nazionale nel nostro Paese; a definirlo è in particolare una legge del 1978 che definisce la cosiddetta “assistenza farmaceutica” specificando che l’Unità Sanitaria Locale eroga all’assistenza farmaceutica attraverso le farmacie di cui sono titolari enti pubblici e le farmacie di cui sono titolari i privati. I cittadini, che sono nello specifico assistiti, possono ottenere dalle farmacie, sia quelle i cui titolari sono enti pubblici, sia quelle i cui titolari sono privati, su presentazione di ricetta compilata dal medico curante, la fornitura di preparati galenici, e poi dirò il perché questa sottolineatura, che tra l’altro mi ha fatto piacere essere stata richiamata in corso di audizione pochi minuti fa da parte di alcuni operatori del settore e alcuni farmacisti. A disciplinare questo servizio, quindi, e a definirlo nella sua forma di tutela di interesse pubblico e tutela generale sanitaria, si è, a più riprese, espressa la Corte Costituzionale, che ha affermato chiaramente che il servizio gestito dalle farmacie è preordinato al fine di assicurare un’adeguata distribuzione dei farmaci, costituendo parte della più vasta organizzazione predisposta alla tutela della salute con una sentenza del 2007, che abbiamo già condiviso nel corso di una discussione già avuta; è già stato specificato più volte, si è richiamato più volte che si tratta di un autentico sevizio pubblico, e questo è pacifico, a dispetto di quello che l’Assessore Rolando ci ha detto già nel 2017, nel momento in cui si andava a svolgere una ricognizione delle nostre società partecipate, e questo suo tratto caratterizzante - cioè quello dell’autentico servizio pubblico - è stato ripetutamente constatato dalla Giurisprudenza, sia quella ordinaria e sia quella amministrativa. C’è una sentenza, se non ricordo male del 1983, è la 312, che definisce, ad esempio, che i farmacisti a prescindere dalla qualificazione del regime concessorio autorizzativo cui sono sottoposte le farmacie, svolgono indubbiamente un servizio pubblico di interesse; ce n’è poi un’altra, più recente, del 2006, che dice che sotto il profilo funzionale i farmacisti sono concessionari di un servizio pubblico, bene. Alcune di queste motivazioni hanno indotto alcuni colleghi della Maggioranza a non preoccuparsi di quello che sarà il futuro delle farmacie comunali perché, a detta loro, sarà sufficiente rivedere il contratto di servizio per garantire il soddisfacimento di questi obiettivi di carattere generale. Al che, ci siamo permessi di suggerire, prima di dismettere il 20% delle quote della società Farmacie Comunali Torino S.p.A., magari di premurarci di modificare quel contratto di servizio, che sarà più difficile da modificare in una fase successiva. Oggi, con questa delibera, il Consiglio comunale, in particolare la sua Maggioranza, decide di non studiare - perché non è stato approfondito a sufficienza, a contrario di quanto si diceva - l’impatto di una delibera che a tutti gli effetti rinuncia al controllo di un servizio finalizzato alla tutela generale della salute e a garanzia di un interesse pubblico; il Consiglio comunale, e nello specifico l’attuale Maggioranza, decide oggi di far finta di nulla di fronte al fatto che il 9 giugno scorso, non qualche giorno fa come diceva il collega Curatella, ma il 9 giugno scorso, la Giunta ha pubblicato un bando che invita soggetti privati ad acquisire il 20% del capitale sociale residuo detenuto dalla Città di Torino nella società Farmacie Comunali Torino S.p.A., e lo fa senza che sia stata data ancora ad oggi risposta ad alcune domande, perché non è vero che è stato fatto un approfondimento, approfondimento è quando viene sottoposta una domanda e viene data una risposta; quali, alcune di queste domande, avremo tempo per elencarle tutte, ne cito solo tre, la prima: vi è stata una variazione del valore delle quote societarie stimate in fase di ricognizione quando parlavamo della legge Madia nel 2017 rispetto all’attuale valutazione? Qual è il valore in sintesi di queste quote, visto che sappiamo che le farmacie continuano a produrre utili ma la redditività delle stesse è calato? A questa domanda non è stata data risposta, e la risposta è importante perché il valore che noi individuiamo, abbiamo individuato in fase di ricognizione probabilmente è molto più basso oggi rispetto a quello del 2017, e questo porterebbe ad arrecare un danno economico. Ma siccome noi non vorremmo neanche vendere quel 20%, abbiamo fatto altre domande, e abbiamo chiesto: il presupposto del bando, cioè la ricerca di un soggetto privato che quindi prevede, da questo punto di vista, la svendita del 20%, è la legge che ce lo impone, cioè la ricognizione ex Madia, ex Testo Unico delle società partecipate, o è la necessità di recuperare risorse? Questa domanda l’abbiamo posta ancora venerdì scorso in un secondo approfondimento della delibera e l’Assessore a questa domanda non ha ancora risposto. La domanda è semplice: l’Amministrazione della Città di Torino si muove su questo percorso perché glielo sta chiedendo la legge o per scelta esplicita politica? Perché se lo sta chiedendo la legge, abbiamo già detto che in realtà ci sono degli elementi esimenti, in particolare il fatto che offra un servizio di interesse generale per cui non lo dobbiamo considerare, non dobbiamo considerare la società Farmacie Comunali Torino S.p.A. in una delle società che la Madia ci chiede, per cui ci chiede di dismettere delle quote; se invece la scelta è politica, sarebbe stato opportuno che invece l’Assessore, in modo molto esplicito, ci dicesse che la scelta deriva dal reperire risorse. Allora io mi chiedo da questo punto di vista: ma se l’obiettivo è reperire risorse, che cosa abbiamo chiesto a fare al Governo, all’unanimità, di venirci incontro rispetto alle difficoltà economiche del Comune di Torino? Sappiamo che il Governo sta impegnando delle risorse per far fronte alle difficoltà economiche dei Comuni e noi non aspettiamo che il Governo ci dia una risposta, pur sapendo informalmente che queste risorse verranno distribuite sui Comuni, ma procediamo speditamente e senza porci ulteriori domande alla dismissione di un servizio pubblico. Terza domanda: ma in tutto questo, sono stati mai incontrati gli operatori sanitari, cioè quelli che fino a qualche settimana fa anche in molti post, venivano definiti come “eroi” nell’emergenza Covid? Questi “eroi” non meritavano neanche di essere incontrati? A questa domanda non ci è stata data risposta, la risposta ci è stata data direttamente dagli operatori sanitari che qualche minuto fa abbiamo incontrato in una segretissima Conferenza dei Capigruppo, e questi operatori sanitari definiti “eroi” qualche settimana fa oggi ci dicono che non sono mai stati coinvolti dall’Amministrazione, che a loro non è mai stato chiesto un parere, che con loro non c’è mai stato un confronto, e che a loro sarebbe piaciuto un esame congiunto per sottoporre all’attenzione dell’Amministrazione, ad esempio, le caratteristiche che li distinguono dalle farmacie private, e ne cito tre, perché anche qui non si è voluto studiare; alcuni colleghi hanno detto che non cambia nulla e che le farmacie private sono uguali alle farmacie comunali, bene. Le farmacie pubbliche (comunali) hanno una carta di qualità dei servizi che le farmacie private non hanno; le farmacie comunali garantiscono il servizio notturno, se mia figlia si fa male di notte e io ho bisogno di un farmaco urgente, io posso accedere a un servizio che viene garantito dalle farmacie comunali, perché? Perché nella nostra città le farmacie private non lo garantiscono, perché? Perché probabilmente è diseconomico, perché le farmacie private sono ispirate a principi che non sono esattamente quelli che dovrebbero - non sempre perlomeno - non dovrebbero in termini prevalenti essere ispirati alle farmacie comunali. I preparati galenici, a cui facevo riferimento prima, distinguono le farmacie comunali dalle farmacie private, e avremo tempo più tardi per andare avanti. Allora, io dico, e la faccio breve: perché l’Amministrazione ha avuto, il 9 giugno scorso, una..., ha voluto imprimere un’accelerazione rispetto ad una riflessione che era fotografata al 2017, rispetto alla quale avevamo già mosso dubbi e perplessità e sui quali dubbi e sulle quali perplessità l’Amministrazione non aveva voluto prestare attenzione? Perché poche settimane fa, in particolare, dicevo, il 9 giugno scorso, l’Amministrazione ha voluto, senza far tesoro di un indirizzo politico che non ha voluto esprimere durante l’emergenza sanitaria, ha voluto a tutti i costi pubblicare un bando, senza coinvolgere il Consiglio comunale, a questo punto senza coinvolgere gli operatori sanitari che fino a qualche giorno fa però descriveva retoricamente come degli “eroi”, perché questa accelerazione? Vi è stata un’indicazione o una sollecitazione esplicita da parte di qualche privato? Vi è qualche indicazione per cui, ad esempio la riduzione, del valore economico di quelle quote societarie è diventato più interessante per qualche società privata? Vede, collega Mensio, che è intervenuto in Commissione consiliare dicendo che non cambierà nulla con la concessione, lo chieda al Ministro Toninelli se è più facile controllare una società pubblica, come ad esempio Autostrade, con la sola concessione, o se è più facile controllare quella società con una partecipazione pubblica e la concessione? Allora, sono tanti gli elementi che ci portano e hanno indotto me a presentare degli emendamenti “ostruzionistici”, lo dico senza infingimenti, io sono fermamente contrario al fatto che si passi da un rapporto societario che, ancorché in Minoranza, garantisce un controllo pubblico a un rapporto concessorio, e lo dico anche perché non esprimere un indirizzo politico perché negli ultimi quattro anni questa Amministrazione ha rinunciato ad esprimere un indirizzo politico all’interno delle Farmacie Comunali, non vuol dire che viene meno il ruolo pubblico di quella partecipazione pubblica. Se io ho una bicicletta e non la utilizzo, non vuol dire che quella bicicletta è automaticamente inutile, sono io che la sto trascurando e ne sto trascurando l’utilità; da questo punto di vista quindi io insisto e chiedo per l’ennesima volta che si facciano due cose: che si sospenda questa delibera, che si ascoltino le motivazioni valide dei lavoratori, degli operatori che abbiamo sentito pochi minuti fa, e che si proceda prima di qualunque ulteriore scelta ad una revisione generale, visto che ormai l’Amministrazione di questo punto di vista non ci vuol sentire, rispetto al contratto di servizio, in modo tale che l’art.32 della Costituzione non venga stropicciato da questo approccio approssimativo e sbrigativo dell’Amministrazione comunale, e che vi sia una riflessione ampia, più ampia dello sterile dibattito privo, se non di strumentalità, e di retorica e di accuse reciproche rispetto a posizioni partitiche, no, che invece si recuperi questo dibattito con una discussione ampia, all’altezza diciamo delle sfide che questo servizio garantisce sul nostro territorio e, dal mio punto di vista, dovrebbe continuare a garantire. Grazie, Presidente. |