Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie. La delibera, illustrata dall’Assessore Rolando, tenta di decongestionare la pressione del debito, diluendola nel tempo, ma non interviene sul livello dei tassi di interesse che è, credo unanimemente, per quanto contrattualmente stipulato, giudicato nella sostanza ingiusto. Quindi, io non parteciperò al voto sulla deliberazione dell’Assessore Rolando, proprio perché non interviene a modificare il quadro, un quadro che io credo ritenga un livello politico di intervento più alto. I Comuni oggi sono tutti a rischio, tanto quelli che prima della pandemia si trovavano in stato di disavanzo, come la Città di Torino, quanto quelli che, pur avendo delle risorse, le stanno velocemente prosciugando nella condizione dell’emergenza. Evidentemente in questa condizione l’attività di coordinamento e di rappresentanza svolta dall’ANCI è stata preziosa, tuttavia anche quell’attività si concentra sul chiedere risorse, e io sottoscriverò la proposta avanzata ed illustrata dal collega Lavolta, ma ancora rimuove i problemi strutturali che negli ultimi 20 anni hanno impoverito le Amministrazioni Comunali e che hanno caricato sulle Amministrazioni Comunali tutta la responsabilità del patto di stabilità interno e del pareggio di Bilancio. Il collega Lo Russo, intervenendo, ha voluto ricordare un punto, un passaggio della mia proposta di mozione, che riguarda la recente sentenza che ha definito i tassi del 4/5% contrasti con Cassa Depositi e Prestiti, dei tassi non tollerabili nelle relazioni interistituzionali e ancor di più un aggiornamento complessivo di critica alla condizione dei derivati e alle modalità con le quali essi sono stati contratti, questione di cui parleremo su un’interpellanza specifica; ma il tema che è posto dalla mia mozione è esattamente quello che viene giudicato necessario, cioè che ogni singola Amministrazione non contratti soltanto nell’alveo di quello che è possibile oggi, ma svolga un’azione di reciproca solidarietà per mettere in discussione i principi, purtroppo dannosi, nei quali si sono trovati ad operare le Amministrazioni Comunali, e in modo particolare io voglio sottolineare due temi: uno, avevamo chiesto nel 2017 l’istituzione di un audit pubblico sul debito, che potesse rendere consapevole tutta la pubblica opinione, ma anche acquisire i livelli culturali più raffinati, messi in discussione su quel debito pubblico e a Torino non l’abbiamo fatto, a Napoli lo hanno fatto. Non si venga a dire che la condizione debitoria del Comune di Napoli è tutta specifica, perché riguarda un periodo di commissariamento, è specifica a quella condizione, quella condizione economica, finanziaria e contabile, ma non è specifica alla critica generale, una critica generale che, appunto, va a colpire la questione relativa ai vincoli che hanno indotto i Comuni, che rappresentano i bisogni della comunità territoriale ad un pareggio di Bilancio a cui hanno dovuto sacrificare l’esigibilità dei diritti primari dei cittadini. È un interesse generale il tema dell’aver contratto mutui con Cassa Depositi e Prestiti che, pur essendo di natura privatistica, è partecipata dallo Stato, ma si relaziona con altre parti dello Stato, cioè i Comuni, in modalità che nemmeno dei livelli dei rapporti privati, perché tassi di interesse del 4% non si trattengono nemmeno con una contrattazione di tipo privatistico. È interesse di tutti i Comuni annullare i debiti che siano dovuti ad esposizione a rischio eccessivo, come quello dei derivati. È interesse di tutti i Comuni opporsi a quelle proposte di rinegoziazione che vanno soltanto ad intervenire sulle quote capitali, spostando il debito nel tempo. Quindi, io credo che noi si sia mancati in quest’azione, esattamente di coordinamento, e sentire la Sindaca dichiarare oggi alle radio, giustamente, che quanto è stato previsto finora dal Governo, per le condizioni dei Bilanci dei Comuni non è sufficiente e bisognerà chiedere di più, non può che trovarmi d’accordo, ma si chiede sempre in un quadro che non mette in discussione i presupposti per i quali nel tempo ci si è progressivamente indebitati. Quindi, io credo che, se niente sarà più come prima, che è lo slogan con il quale viviamo in questi giorni, per tornare ad una condizione che sia normale, nel senso che riconosce l’agibilità politico-istituzionale degli Enti Locali e che non li sacrifichi a condizioni di carattere generale in maniera iniqua, sia proprio necessario cambiare il racconto e rilanciare quel tema sull’ingiustizia del debito a cui sono sottoposti gli Enti Locali. Grazie. |