Interventi |
DI MARTINO Antonietta (Assessora) Grazie, Presidente. Il tema della ripartenza delle attività didattiche in presenza porta certamente in primo piano la questione degli spazi scolastici che devono essere agibili, funzionali, sicuri e porta in primo piano anche le necessità aggiuntive e della rimodulazione degli spazi al fine di garantire le necessarie misure di distanziamento. Per quando riguarda il primo punto, gli interventi di manutenzione, nella prima fase dell’emergenza sanitaria, cioè i primi di marzo, si è programmata oltre ai cantieri di manutenzione straordinaria già in corso l’esecuzione degli interventi di manutenzione ordinaria avviando quattro cantieri di task force nelle rispettive quattro macroaree della Città - nord, sud, est e ovest - per risolvere le segnalazioni pervenute dalle scuole. L’idea era quella di sfruttare la sospensione delle attività didattiche per accelerarne l’esecuzione; purtroppo, nella fase emergenziale immediatamente successiva di lockdown totale, le esigenze di confinamento hanno richiesto inevitabilmente di procedere con l’interruzione o la sospensione di molte attività, tra le quali anche i cantieri di competenza dell’edilizia scolastica, in particolare quelli relativi alle opere di manutenzione straordinaria e per quelli di manutenzione ordinaria si sono potuti garantire solo gli interventi in emergenza. Ora, essendo in fase di ripresa le varie attività, le ditte appaltatrici hanno trasmesso il materiale necessario per far ripartire i cantieri in sicurezza sulla base delle ultime prescrizioni impartite dal Ministero, e questo ha permesso di riavviare i vari cantieri entro questo mese di maggio al fine di proseguire con gli interventi programmati. Risulta inoltre in corso la procedura per la consegna dei cantieri di manutenzione ordinaria Bilancio ’20-’21 con i quali si proseguirà con le elaborazioni derivanti dalle varie richieste espresse dalle scuole. Questi interventi di manutenzione già programmati sono utili anche alla ripartenza a settembre perché aumentano le funzionalità e potranno rendere agibili spazi che in attesa dell’intervento sono stati temporaneamente chiusi. Ma la ripresa delle attività scolastiche pone in evidenza nuove sfide derivanti dall’opportunità di studiare idonee soluzioni finalizzate a garantire il distanziamento tra gli studenti anche attraverso la riduzione di alunni in aula, emergono quindi nuove esigenze in conseguenza ad eventuali adeguamenti che si rendessero necessari in funzione delle prescrizioni organizzative e di utilizzo degli ambienti scolastici rivolte alla prevenzione dal contagio. Su questo occorre fare estrema chiarezza per evitare dispersioni ed errate interpretazioni sul tema. Il primo punto che vorrei chiarire è che per la riapertura delle scuole a settembre non sono ancora stati emanati i protocolli nazionali di sicurezza per la ripresa delle attività didattiche, non sono quindi ancora noti i dati precisi su cui impostare la pianificazione e il nuovo modello organizzativo. Questo fatto non è assolutamente di poco conto perché alcune specifiche, come ad esempio quale rapporto numerico minimo dovrà essere rispettato tra personale e studenti se 1/5 o 1/10, oppure il rapporto tra il numero dei bambini e la dimensione dello spazio fisico è fondamentale saperle con congruo anticipo, primo perché da queste discenderanno sia le esigenze di adeguamento che le necessità di nuovi spazi. Questo non vuol dire che si aspetta e basta, ma in attesa di queste specifiche, sia le scuole che l’Amministrazione comunale si muovono comunque in collaborazione operando sulla base di ipotesi di simulazioni o dati di fatto già noti sulla situazione edilizia. Dal punto di vista politico, vuole il Comune tramite le proprie rappresentanze, sapendo che le misure dipendono dalla situazione epidemiologica e non si può prevedere con assoluta certezza da qui a settembre, si sollecita il Governo nell’emanazione di un quadro di riferimento che comprenda i vari scenari che si potrebbero presentare per il nuovo anno scolastico, ovvero: l’attuale scenario epidemiologico, quello con peggioramento ma sempre con la possibilità di rientro in presenza, e quello con miglioramento; per ogni scenario sarebbe opportuno indicare la data di inizio dell’anno scolastico e le misure di prevenzione previste, nonché le risorse necessarie per farvi fronte, in considerazione della loro necessaria continuità nel tempo, e la richiesta è anche quella di predisporre con il dovuto anticipo le disposizioni da attuare nel caso di peggioramento della situazione epidemiologica. Questi dati servirebbero moltissimo, come dicevo prima, per impostare la pianificazione con più precisione. Il secondo punto da chiarire riguarda le modalità di rapporto e collaborazione tra scuole ed ente proprietario degli immobili nella programmazione e gestione della fase della ripresa, modalità che dipendono dai rispettivi obblighi - sono definiti dalle norme - ma che necessitano di riflessione e approfondimento e azione sinergica in una situazione inedita come quella che stiamo affrontando. L’approfondimento viene condotto tramite due spazi di confronto tra ente proprietario degli immobili e titolare della manutenzione e dirigenti scolastici, che sono per le scuole del primo ciclo quelle dell’infanzia, primarie, secondarie di primo grado e CPIA di competenza del Comune, la Commissione Sicurezza e Patrimonio scolastico all’interno della conferenza delle autonomie scolastiche che è gestita dal Comune di Torino; per le scuole del secondo ciclo, ovvero le secondarie di secondo grado di competenza della Città Metropolitana, una cabina di regia appositamente creata e gestita dalla Città Metropolitana. Non c’è dubbio sul fatto che sulla base del protocollo nazionale di sicurezza e sulla base delle indicazioni dell’Amministrazione scolastica statale, la definizione del nuovo assetto organizzativo di ogni singola scuola comprendente orari, gruppi di studenti, modalità di gestione del servizio, utilizzo degli spazi interni e la loro rimodulazione, siano di competenza delle singole autonomie scolastiche, in proposito l’art. 231 del Decreto Rilancio ha incrementato il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche che viene quindi erogato direttamente alle scuole di 331 milioni. Alla lettera F dell’elenco delle destinazioni dei predetti fondi troviamo l’adattamento degli spazi interni ed esterni e la loro dotazione allo svolgimento dell’attività didattica in condizioni di sicurezza, inclusi interventi di piccola manutenzione, di pulizia straordinaria e di sanificazione, nonché interventi di realizzazione, adeguamento e manutenzione dei laboratori didattici, delle palestre e di ambienti didattici innovativi, dei sistemi di sorveglianza e delle infrastrutture informatiche, e questi interventi - dice sempre il Decreto - o il completamento delle procedure per il loro affidamento a terzi, vanno realizzati entro il 30 settembre, altrimenti le risorse andranno ridistribuite. Le scuole hanno anche l’obbligo ai sensi dell’art. 18, comma 3 del Decreto Legislativo 8108 di richiedere all’ente proprietario gli interventi strutturali e di manutenzione necessari per assicurare la sicurezza dei locali. Sul fronte dell’Ente comunale, gli obblighi di legge riguardano la fornitura dei locali, degli arredi, l’esecuzione degli interventi strutturali e di manutenzione ordinaria e straordinaria e quindi i Comuni contribuiscono alla definizione del progetto complessivo della ripresa delle attività delle singole scuole nell’ambito delle proprie competenze che riguardano appunto, oltre alla manutenzione degli edifici, alla valutazione e assegnazione di spazi aggiuntivi, il servizio di ristorazione scolastica, il trasporto e l’assistenza specialistica agli alunni disabili. Con riferimento al punto 3) dell’interpellanza, è bene chiarire che il piano di utilizzo di competenza dell’ente proprietario art. 139 Decreto Legislativo 112/98 riguarda le situazioni generali, quali: modifiche dei punti di erogazione, assegnazione di strutture o parti di esse a seguito di richieste delle singole scuole, o necessità sopraggiunte di inagibilità per le quali i dirigenti scolastici sono sempre coinvolti, ma non riguarda o entra nel merito di piani di utilizzo degli spazi interni delle singole scuole, quindi il piano di utilizzo di competenza del Comune non rientra nella fattibilità di come i dirigenti scolastici vogliano usare o usino i singoli spazi della propria scuola, e nemmeno rientra all’interno dell’organizzazione scolastica. Gli spazi vanno utilizzati nel rispetto della destinazione d’uso che è prevista a monte della documentazione tecnica dei vari organi, Vigili del Fuoco e ASL. Nel corso della Commissione Sicurezza si è ribadito che nel rispetto dei ruoli di ciascuno è chiaro che in questa situazione eccezionale si deve collaborare e che è necessario che le prescrizioni di sicurezza che verranno emanate siano fattibili e gestibili per entrambi i soggetti, anche considerando il tempo e le risorse a disposizione di ciascuno. Sempre nella Commissione sono state evidenziate le criticità comuni a tutte le città italiane che non si possono ignorare e far finta che non esistano, se si vuole affrontare il tema con concretezza per poi impostare insieme delle soluzioni. È già stato ricordato che non sono ancora stati emanati i protocolli nazionali di sicurezza per la ripresa delle attività scolastiche, questo fa sì che le scuole - come loro stesse ci hanno segnalato in Commissione - non siano in grado da subito di segnalare con completezza all’ente proprietario le nuove richieste di manutenzione spazi legati alla futura nuova organizzazione. Dal momento in cui ci saranno disposizioni governative definitive, occorreranno tempi adeguati, questa è la seconda criticità, per provvedere a confrontarle con le ipotesi fatte e a definire l’impianto organizzativo finale. Altra criticità: la riapertura comporterà nuovi costi materiali sia per le scuole, che per l’ente locale, che per i soggetti che forniscono i servizi scolastici, si ritiene che gli stanziamenti governativi alle scuole e Comuni potrebbero non essere sufficienti, e in ogni caso dovrebbero essere garantiti con continuità nel tempo. Dal canto suo, la Città sta prevedendo l’incremento dei fondi che tradizionalmente sono assegnati direttamente alle scuole per la piccola manutenzione, e degli stanziamenti per la manutenzione ordinaria, che è quella che più serve in questo momento per le esigenze di riapertura a settembre, fermo restando la prosecuzione dei cantieri con ristrutturazioni e manutenzione straordinaria. Sulle nuove esigenze di spazi, in Commissione si è dato atto che la situazione delle scuole della città è variegata, non è tutta uniforme. Gran parte delle scuole hanno diversi spazi aula, a volte anche più del doppio oltre a quelli occupati dalle classi e quindi queste scuole potranno più agevolmente gestire la nuova situazione; altre, soprattutto nel centro, hanno saturato con le classi quasi tutti gli spazi disponibili. La definizione della quantità di spazi aggiuntivi, come abbiamo detto, è anch’essa legata ai nuovi protocolli non usciti, è in particolare legata al rapporto numerico al numero alunni-insegnati e alunni-dimensione dello spazio; ma è importante sottolineare che la possibilità per le scuole di utilizzare spazi aggiuntivi esterni è legata all’aumento di insegnanti e personale addetto alla pulizia e sorveglianza. Sul fronte dei Comuni, trovare ulteriori spazi da assegnare è fattibile, ma pensare che i Comuni possano raddoppiare, triplicare oppure oltre gli spazi aula internamente o esternamente i nostri edifici scolastici, che lo ricordo, sono in tutto 314, garantendo le attuali disposizioni normative sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, e nello specifico dei luoghi adibiti ad uso scolastico, enfatizzare la scuola nei parchi, nei giardini o altri spazi esterni come soluzione prioritaria, e cioè praticabile non solo per le attività didattiche, le uscite e i progetti che si possono sempre programmare ma anche per aumentare la dotazione in via permanente di spazi aula per tutto l’anno scolastico di tutte le scuole, costituiscono, a mio avviso, una mistificazione della realtà che crea aspettative irrealizzabili. È bene ricordare che per poter usare uno spazio uso scolastico occorre che siano rispettati i vincoli normativi in vigore in materia, che ne disciplinano e ne regolamentano l’uso, vincoli che riguardano: il rispetto della normativa antincendio, nonché le caratteristiche edilizie e igienico-sanitarie. Allievi e studenti non si possono mettere dappertutto, meno che mai nelle strutture dismesse perché non agibili, nelle caserme o nelle aule del Consiglio Comunale, a meno di ristrutturazioni pesanti che richiederebbero anni per la loro realizzazione e non servirebbero per la gestione contingente. Lo stesso Politecnico che si era lanciato a fare questi esempi si è poi affrettato a cancellarli dal rapporto “scuole aperte”. La collaborazione con l’ufficio Patrimonio è già attiva, sono state indicate come utilizzabili le strutture di via Rubino e via Negarville, altre due strutture di proprietà del Comune sono in valutazione tecnica per poterle mettere a disposizione in tutto o in parte delle scuole. Altre disponibilità sono assicurate dal Politecnico di Torino previa valutazione che è in corso, mentre l’Università degli Studi di Torino ha bisogno di tempo per poter confermare l’offerta di spazi perché non ha ancora deciso se farà a settembre lezioni online o lezioni in presenza. Per il resto, nella riunione della Conferenza delle autonomie scolastiche, dato che come detto spazi aggiuntivi potranno essere utilizzati dalle scuole solo se saranno certe di avere un organico di personale adeguato, e che non tutte le scuole ne avranno bisogno essendoci strutture con diversi spazi in più rispetto alle classi, si è stabilito come percorso di collaborazione sostenibile per entrambi i soggetti che nel corso del mese di giugno in apposite commissioni o gruppi di lavoro interni, le scuole determineranno - per quanto loro possibile in mancanza del quadro nazionale - le nuove esigenze sia di manutenzione che di spazi e parallelamente all’Amministrazione comunale fisserà le priorità di intervento e la loro calendarizzazione. Le commissioni interne scolastiche si avvarranno del supporto dei seguenti riferimenti: un tecnico dell’edilizia scolastica e un tecnico della ristorazione scolastica; anche le Circoscrizioni hanno dato disponibilità a collaborare con loro referenti e, per eventuali problematiche inerenti gli alunni disabili, è disponibile al confronto sia col Comune che con le scuole il Disability Manager della Città di Torino. Per quanto riguarda il punto 4) dell’interpellanza, chiede se è previsto il ripensamento di alcune deliberazioni di ridimensionamento degli edifici scolastici che potrebbero - cito l’interpellanza - “comprimere gli spazi ora disponibili per gli studenti in alcune scuole del primo ciclo” è necessario ricordare che il ridimensionamento riguarda la riorganizzazione della rete scolastica, viene approvato con delibera della Regione in conformità ai criteri della Regione stessa. In ogni caso, il dimensionamento approvato per l’anno scolastico ’20- ’21 non è prevista la soppressine di plessi, cioè dismissione dell’utilizzo di plessi scolastici, ma solo l’appartenenza amministrativa; pertanto gli spazi a disposizione delle singole attività didattiche indipendentemente dall’autonomia di appartenenza non sono stati ridotti, ed anzi si avranno più gli spazi degli uffici di segreteria e direzione che in alcune scuole non sono più necessari. Grazie, Presidente. DI MARTINO Antonietta (Assessora) Grazie, Presidente. Io vorrei innanzitutto rassicurare la Consigliera Patriarca che le considerazioni e i chiarimenti che ho fatto riguardo agli spazi, riguardo alla necessità che fossero adeguati non erano riferite al testo della sua interpellanza, ma era semplicemente l’obbligo che ho sentito di chiarire gli elementi del tema che sono molto complessi, e sfatare alcune dichiarazioni che sento dire che i bambini possono essere messi in qualunque posto, questo non è così, ma non era riferito al testo dell’interpellanza, anzi ringrazio la Patriarca per l’interpellanza proprio perché mi ha permesso di fare questi chiarimenti. Ringrazio anche Tresso perché vorrei dire a lui e anche ai Consiglieri che il lavoro non parte adesso, né per questo fatto degli spazi della manutenzione e né per i centri estivi, come ho già chiarito nella risposta all’interpellanza, la linea seguita è quella di non fare annunci prima del tempo, e aspettare di avere tutto il quadro completo per poter poi offrire alla cittadinanza quello che veramente si potrà fare, ma questo non vuol dire che non si sta lavorando, faccio un esempio: noi avevamo lavorato anche per i centri estivi dei nidi, ma se io avessi annunciato che si aprivano i centri estivi dei nidi con l’uscita del DPCM del 17 maggio e quindi la previsione di fare attività solo dai 3 anni in poi, ecco che avrei creato un’aspettativa che al momento non esiste; magari in futuro si sente dire che il Governo sta aprendo anche alla possibilità dello 0-3, non si sa, però io penso che si apprezzi il fatto di non fare propaganda, non fare annunci, ma fare un lavoro serio e che magari può non essere visibile perché magari le Commissioni non si riesce a calendarizzarle nel tempo giusto, o comunque ci sono tante richieste e tanti argomenti più pressanti, ma la mia disponibilità alla comunicazione con i Consiglieri c’è, e vorrei chiudere con la condivisione con quanto ha riferito Patriarca che in questi momenti è necessario una stretta collaborazione in sinergia tra tutti i soggetti interessati, in questo caso i primi soggetti interessati sono le scuole e la Città e quindi mi impegno a continuare con quest’azione di sinergia e collaborazione. Grazie. |