Interventi |
ARTESIO Eleonora Come vuole, non c’è problema nemmeno da parte mia. ARTESIO Eleonora Mi sente ora? ARTESIO Eleonora La casalinga di Voghera, categoria alla quale orgogliosamente mi iscrivo dopo aver visto gli esiti di questa vicenda condotta dai teorici dell’inclusione sociale, si porrebbe una domanda semplice: se in questo momento si vanno ad indagare le situazioni personali delle persone per ricollocarle, perché se si doveva chiudere piazza d’Armi non lo si è fatto prima per verificare le alternative praticabili? È una domanda semplice, a cui non c’è giustificazione, forse solo un tentativo di spiegazione perché ci si augurava, come al solito, che le persone, disperdendosi, sarebbero diventate invisibili e non avrebbero creato un problema all’Amministrazione Comunale. Non è andata così. La seconda questione: come mai quando si è capito che il disagio era talmente forte da portare le persone ad aggregarsi, da portare le persone a rendersi visibili, da portare le persone ad esibire le loro condizioni, non si è mai risposto alle PEC che le organizzazioni di tutela, quei famosi avvocati di strada che orgogliosamente andiamo ad audire nelle Commissioni varie, inviavano al Comune e a quelle PEC hanno dato risposta soltanto la Prefettura e la Questura, che peraltro hanno cooperato a risolvere le situazioni personali di numerose persone? Terza questione: quando abbiamo discusso dei dormitori in questo Consiglio Comunale ci è stato detto che si attendevano i Protocolli Regionali. Nei Protocolli Regionali, da cui è esitata l’individuazione di alcune sedi di ospitalità aggiuntive ed alternative, l’Amministrazione Comunale di Torino ha avanzato il tema di piazza D’Armi, delle persone che lì vi trovavano ricovero notturno? Delle condizioni soggettive e generali di tipo sanitario a cui quelle persone andavano incontro? Dai numeri e dalle soluzioni alternative non direi, perché l’alternativa dei dormitori è praticabile in scarsissime unità, date le regole di funzionamento conseguenti anche alle misure di tutela sanitaria e questo tipo particolare di situazione non risulta essere stata messa sotto osservazione. Quindi io sono ben contenta se giovedì in IV Commissione approfondiremo il problema, comprenderemo le motivazioni di una decisione irrazionale in un momento in cui l’emergenza freddo si è congiunta con l’emergenza sanitaria, individueremo le eventuali forme di cooperazione attraverso tutte quelle strutture di reti, di snodi, di pianificazione, di coordinamento, che in questo momento non hanno saputo dare risposta altra che la strada alle persone in condizione di maggiore bisogno, rispetto alle quali oggi soltanto organismi di tutela si stanno facendo avanti, soltanto organismi di cura, come quelle delle organizzazioni mediche stanno esprimendo preoccupazioni, soltanto reti di solidarietà stanno avanzando disponibilità alla cooperazione. Io credo davvero che questo tipo di vicenda sia stata emblematica di come si cerca di allontanare da sé la carne viva e l’emozione pulsante dei problemi sociali di una povertà estrema di cui la nostra città è un avamposto. Ho finito. |