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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 11 Maggio 2020 ore 13,00
Paragrafo n. 15

Comunicazioni della Sindaca su “Situazione emergenza senzatetto conseguentemente alla chiusura della struttura di piazza d’Armi”.
Interventi
SGANGA Valentina
Sì, grazie, Presidente. Io ieri pomeriggio sono passata a vedere con i miei occhi la
tendopoli che ora sorge in piazza Palazzo di Città e, devo essere sincera, è un’immagine
forte che rimane impressa negli occhi e nelle menti, soprattutto quelle di chi, come me,
quel Palazzo era abituato a varcarlo tutti i giorni fino a qualche mese fa. Ora il Palazzo è
vuoto, perlomeno lo è dalla rappresentanza politica, mentre la piazza si sta lentamente
riempiendo, riempiendo di un grido di aiuto che pone l’attenzione di tutti noi su quello
che era sin da prima dell’emergenza uno dei più gravi problemi che toccano la nostra
città, che è quello appunto della povertà, quello di chi è senza casa, quello dei soggetti
più fragili, che più di tutti hanno bisogno di aiuto. Io ho ascoltato con molta attenzione
le parole dell’Assessora Schellino, e la ringrazio perché come sempre affronta le
difficoltà che si pongono sul piano pragmatico, quindi ben spiegando qual è il quadro
della situazione in cui ci troviamo ad operare e anche quali sono le questioni alle quali
non sempre come singola istituzione siamo in grado di rispondere. Ma assieme a questo
piano io credo che la politica debba puntare ad agire altresì sul piano culturale e sociale,
che parimenti forgia lo spirito e la coscienza di una città e della sua Amministrazione.
Ci accingiamo da questo punto di vista ad affrontare una situazione complessa e
dobbiamo farlo senza presunzione, ma anche senza paura. La Città per ora è riuscita a
ricollocare tutte le persone che, come ci è stato spiegato, avevano i requisiti per entrare
nei nostri dormitori o per accedere ai percorsi umanitari nei CAS. Sussistono però in
piazza persone che evidentemente non dispongono di quei requisiti, ma che almeno
nella fase di emergenza i Decreti del Governo ci impongono di tutelare. Io non credo di
poter e soprattutto di voler avanzare proposte risolutive, anche se comunque ne ho
sentite di interessanti, dall’uso di foresterie, all’allestimento appunto di uno spazio
umanitario di emergenza. Non avanzo proposte, ma resto convinta che una soluzione
vada trovata e vada trovata in fretta e per tutti. Agire sul piano culturale, agire sul piano
della coscienza della Città richiede per noi uno sforzo in più. Probabilmente non siamo
in grado di tirare fuori facili soluzioni dal cilindro, ma abbiamo il dovere di farci
promotori della necessità di avviare un confronto con i vari soggetti alla ricerca di
possibili soluzioni, quindi la parola d’ordine, dal mio punto di vista deve essere
“confronto” e certamente l’Amministrazione non potrà essere in grado di prendersi cura
di tutti i soggetti che versano in situazioni complesse, e penso a chi non ha i documenti
e richiede allo Stato appunto una regolarizzazione della sua posizione sul territorio e di
questo non può essere il Comune a farsene carico; penso a chi è in attesa di tampone e
quindi di accertamento della sua situazione sanitaria, anche su questo non starebbe al
Comune; penso a chi chiede legittimamente un ricovero dove avere un tetto sopra la
testa e dei servizi igienico-sanitari accessibili, ma allo stesso tempo chiede che la
propria salute non venga messa a rischio dal contagio. Allora, allestire spazi che
rispondono a tutte queste necessità è complesso. Noi cosa possiamo fare? Noi possiamo
e dobbiamo fare rete. Questo vuol dire che dobbiamo dare delle risposte anche quando
non ci competono formalmente, perché, come dice spesso tra l’altro la Sindaca
Appendino, le Amministrazioni Comunali sono le prime sentinelle delle fragilità della
comunità e quindi, diciamolo chiaramente, io credo che vada detto chiaramente che da
parte nostra c’è la massima attenzione al problema, ma che da soli non riusciamo a
rispondere a tutte le esigenze poste. C’è la necessità che intervengano i vari livelli di
Governo, c’è bisogno dell’aiuto del Terzo Settore, c’è bisogno dell’impegno della
Prefettura, c’è bisogno della cooperazione, della Protezione Civile Regionale. Allora, in
tutto ciò, in tutto questo percorso di dialogo però il Comune deve essere capofila e deve
essere un soggetto che si fa attivo, attivo a cercare una soluzione. Allora io credo che
per esempio giovedì ci sarà una Commissione Comunale, che quella Commissione
Comunale possa essere il luogo di dialogo, dell’avvio di un dialogo, in cui appunto il
Comune affiancato dalla Regione, affiancato dagli altri soggetti che ho elencato prima,
ascolti, ascolti gli altri interlocutori, e penso per esempio al Gruppo Abele,
all’Associazione Eufemia, all’ASGI, alla Pastorale Migranti. E se giovedì dovesse
essere troppo tardi, non è tardi per convocare anche tempestivamente una Conferenza
dei Capigruppo che possa audire quelle persone e si possa avviare finalmente un dialogo
per trovare una soluzione.

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