Interventi |
SGANGA Valentina Sì, grazie, Presidente. Io ieri pomeriggio sono passata a vedere con i miei occhi la tendopoli che ora sorge in piazza Palazzo di Città e, devo essere sincera, è un’immagine forte che rimane impressa negli occhi e nelle menti, soprattutto quelle di chi, come me, quel Palazzo era abituato a varcarlo tutti i giorni fino a qualche mese fa. Ora il Palazzo è vuoto, perlomeno lo è dalla rappresentanza politica, mentre la piazza si sta lentamente riempiendo, riempiendo di un grido di aiuto che pone l’attenzione di tutti noi su quello che era sin da prima dell’emergenza uno dei più gravi problemi che toccano la nostra città, che è quello appunto della povertà, quello di chi è senza casa, quello dei soggetti più fragili, che più di tutti hanno bisogno di aiuto. Io ho ascoltato con molta attenzione le parole dell’Assessora Schellino, e la ringrazio perché come sempre affronta le difficoltà che si pongono sul piano pragmatico, quindi ben spiegando qual è il quadro della situazione in cui ci troviamo ad operare e anche quali sono le questioni alle quali non sempre come singola istituzione siamo in grado di rispondere. Ma assieme a questo piano io credo che la politica debba puntare ad agire altresì sul piano culturale e sociale, che parimenti forgia lo spirito e la coscienza di una città e della sua Amministrazione. Ci accingiamo da questo punto di vista ad affrontare una situazione complessa e dobbiamo farlo senza presunzione, ma anche senza paura. La Città per ora è riuscita a ricollocare tutte le persone che, come ci è stato spiegato, avevano i requisiti per entrare nei nostri dormitori o per accedere ai percorsi umanitari nei CAS. Sussistono però in piazza persone che evidentemente non dispongono di quei requisiti, ma che almeno nella fase di emergenza i Decreti del Governo ci impongono di tutelare. Io non credo di poter e soprattutto di voler avanzare proposte risolutive, anche se comunque ne ho sentite di interessanti, dall’uso di foresterie, all’allestimento appunto di uno spazio umanitario di emergenza. Non avanzo proposte, ma resto convinta che una soluzione vada trovata e vada trovata in fretta e per tutti. Agire sul piano culturale, agire sul piano della coscienza della Città richiede per noi uno sforzo in più. Probabilmente non siamo in grado di tirare fuori facili soluzioni dal cilindro, ma abbiamo il dovere di farci promotori della necessità di avviare un confronto con i vari soggetti alla ricerca di possibili soluzioni, quindi la parola d’ordine, dal mio punto di vista deve essere “confronto” e certamente l’Amministrazione non potrà essere in grado di prendersi cura di tutti i soggetti che versano in situazioni complesse, e penso a chi non ha i documenti e richiede allo Stato appunto una regolarizzazione della sua posizione sul territorio e di questo non può essere il Comune a farsene carico; penso a chi è in attesa di tampone e quindi di accertamento della sua situazione sanitaria, anche su questo non starebbe al Comune; penso a chi chiede legittimamente un ricovero dove avere un tetto sopra la testa e dei servizi igienico-sanitari accessibili, ma allo stesso tempo chiede che la propria salute non venga messa a rischio dal contagio. Allora, allestire spazi che rispondono a tutte queste necessità è complesso. Noi cosa possiamo fare? Noi possiamo e dobbiamo fare rete. Questo vuol dire che dobbiamo dare delle risposte anche quando non ci competono formalmente, perché, come dice spesso tra l’altro la Sindaca Appendino, le Amministrazioni Comunali sono le prime sentinelle delle fragilità della comunità e quindi, diciamolo chiaramente, io credo che vada detto chiaramente che da parte nostra c’è la massima attenzione al problema, ma che da soli non riusciamo a rispondere a tutte le esigenze poste. C’è la necessità che intervengano i vari livelli di Governo, c’è bisogno dell’aiuto del Terzo Settore, c’è bisogno dell’impegno della Prefettura, c’è bisogno della cooperazione, della Protezione Civile Regionale. Allora, in tutto ciò, in tutto questo percorso di dialogo però il Comune deve essere capofila e deve essere un soggetto che si fa attivo, attivo a cercare una soluzione. Allora io credo che per esempio giovedì ci sarà una Commissione Comunale, che quella Commissione Comunale possa essere il luogo di dialogo, dell’avvio di un dialogo, in cui appunto il Comune affiancato dalla Regione, affiancato dagli altri soggetti che ho elencato prima, ascolti, ascolti gli altri interlocutori, e penso per esempio al Gruppo Abele, all’Associazione Eufemia, all’ASGI, alla Pastorale Migranti. E se giovedì dovesse essere troppo tardi, non è tardi per convocare anche tempestivamente una Conferenza dei Capigruppo che possa audire quelle persone e si possa avviare finalmente un dialogo per trovare una soluzione. |