Interventi |
TRESSO Francesco Grazie, Presidente. Io ringrazio l’Assessora per la risposta, anzi, gentilmente chiedo se poi può farci avere lo scritto di quanto ha letto. Io sono contento di avere queste risposte e peraltro si denota che la situazione è migliorata in carcere, però devo sottolineare che io da parecchie settimane avevo chiesto alla Sindaca di farsi tramite per poter avere delle risposte. Diciamo sempre che il carcere è una parte della città, gravitano sul carcere più di 3.000 persone tra detenuti e personale, agenti della Polizia Penitenziaria e inoltre intorno alla vita del carcere gravitano tutta una serie di persone che sono magistrati, avvocati, i familiari stessi e che la situazione fosse grave era stata da tempo denunciata, non solo da noi Consiglieri ma anche era venuta alle cronache dei media nazionali e addirittura la nostra Garante, che lei ha citato prima, Assessora, era stata ospite di un programma nazionale su Rai 3. Quindi era tempo che noi chiedevamo queste risposte perché la situazione ci preoccupava. Ci preoccupava soprattutto il fatto che il carcere di Torino tra i circa 200 Istituti di pena nazionali fosse quello che lamentava il maggior numero di contagi e questo ovviamente, conoscendo anche quale sia stata la situazione di violenze che si sono manifestate in altre case circondariali e quindi il livello di tensione sociale che si poteva provocare, era elemento di ulteriore preoccupazione. Quindi un po’ tardivamente, ma finalmente anche l’Amministrazione ha voluto dare comunque delle risposte. Intanto lei dice che non è ruolo della Civica Amministrazione, e ci mancherebbe, poter intervenire su quelle che sono delle situazioni come quelle che io ho chiesto nella parte dell’”interpella”, cioè se sia stata valutata la possibilità di trasferire i detenuti positivi che non disponessero di idonei domicili familiari presso soluzioni abitative. Però sicuramente c’è sempre un fattore di propositività che può essere mettere a disposizione o farsi parte attiva nella valutazione di soluzioni che potevano contribuire a decongestionare una situazione. Ricordiamolo, perché conviene sempre dirlo, che il Carcere di Torino ha un problema di sovraffollamento e quindi questo inficia maggiormente delle misure di efficacia che possono essere quelle di gestione di un contagio all’interno di una struttura che non può garantire. Sappiamo che infatti a fronte dei 1.060 posti più o meno di capienza, ad oggi sono 1.267 i detenuti e alcuni di questi, come i 60 e oltre senza fissa dimora, potevano essere facilmente allocati in altre strutture. Questo lo dico perché lei ha citato anche il provvedimento del progetto regionale di Cassa delle Ammende. Intanto ricordiamo che la stessa Garante si è fatta subito parte attiva nel mettere a disposizione quelli che sono i suoi fondi, e non sono grandi cose, sono 10.000 euro che il Comune di Torino le mette a disposizione, proprio per trovare housing per una situazione che si è poi materializzata con l’housing a… (incomprensibile). Però Cassa delle Ammende aveva un progetto che cubava in totale più di 475.000 euro e, ahimè, questo era destinato alle 13 carceri regionali, ma, su questo, il progetto che lei ha citato, cioè le sei mamme e i sei bambini, rischiano di essere solamente le briciole in un livello regionale in cui Torino rappresenta ovviamente la Casa Circondariale di maggiore rilievo in termini proprio di presenze. Perché abbiamo dovuto abbassare il tiro e fare una domanda così contenuta? E ancora, questo progetto che, come lei ci ha detto, riguarda solo una temporaneità di sei mesi, non poteva più proficuamente essere indirizzato a costituire magari una casa-famiglia protetta, come in altre realtà si costruisce e come la stessa legge prevede, peraltro? Cioè individuare una posizione che avesse poi delle caratteristiche di permanenza non solamente trovando una soluzione tampone, ma proprio di costituire una realtà che possa proteggere queste situazioni particolarmente delicate come quelle delle famiglie, in cui una genitrice, in questo caso, si trova a dover scontare gli arresti? Quindi la situazione mi sembra migliorata. Ottimo il fatto di Medici Senza Frontiere, ma il fatto che questo avvenga, la richiesta della collaborazione dei Medici Senza Frontiere, su provvedimento dell’Area sanitaria, denota che la situazione è decisamente grave, quindi c’è un’ammissione di gravità. Quindi questo percorso che peraltro è già stato avviato proficuamente, ma tempo fa, a San Vittore, per esempio il carcere di San Vittore, che ovviamente è un carcere altrettanto affollato, ha consentito di contenere molto di più il disagio, perché c’è un problema che non è solo quello di come organizzare le strutture, come lei ci ha detto secondo la relazione del Direttore dell’Area sanitaria, ma è proprio anche quello di una formazione, per esempio, perché gli stessi agenti della Polizia Penitenziaria, che giustamente sono anche preoccupati perché vivono una situazione molto grave dal punto di vista personale di possibilità di contagio, non sono adeguatamente attrezzati per poter affrontare situazioni così gravi e così faticose. Per cui ben venga il fatto che, ripeto, ancora volta la Garante si è fatta parte attiva nel cercare questa collaborazione con la struttura di Medici Senza Frontiere. Ribadisco, la situazione è molto grave e sicuramente sta andando a migliorare. Certo era che il fatto che all’interno di una struttura come quella di un carcere non fosse possibile garantire dei criteri di distanza sociale, di predisposizione di situazioni di immunità personale, eccetera, era ovviamente da prevedere. TRESSO Francesco Sì, dico solo che forse le richieste che noi abbiamo chiesto con una certa veemenza da tempo avevano una certa ragione d’essere, anche alla luce di quello che lei ci ha chiesto e dei numeri che ci ha dato. Comunque, meno male che la situazione sembra avviarsi a una fase di controllo. Forse bisognerebbe sempre sollecitare il fatto che quel tassello della città dovrebbe essere oggetto di un po’ più di riguardo da parte dell’Amministrazione. Grazie. |