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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 11 Maggio 2020 ore 13,00
Paragrafo n. 14
INTERPELLANZA 2020-01046
"GESTIONE DELLA PANDEMIA NEGLI ISTITUTI PENALI CITTADINI" PRESENTATA IN DATA 29 APRILE 2020 - PRIMO FIRMATARIO TRESSO.
Interventi
ARTESIO Eleonora
Grazie. Sarò meno gentildonna di quanto sia stato gentiluomo il collega Tresso. Ricordo
molto bene le convocazioni delle Commissioni e del Consiglio Comunale in carcere e la
retorica diffusa in quella occasione, che io all’epoca interpretai come sincera volontà e
come onesta intenzione di considerare la condizione di detenzione e il carcere della città
di Torino come una dimensione cittadina, come un altro quartiere di Torino. Così come
ricordo molto bene le conferenze stampa affollate da Giunta, Sindaca, Consiglieri di
Maggioranza, quando si sono siglati protocolli, appunto utilizzando le risorse di Cassa
Ammende, con l’invito al Presidente di Cassa Ammende, ad esempio per l’impiego
occupazionale dei detenuti che possono scontare quota parte della pena attraverso
attività lavorativa, oppure che, giunti a fine pena, possano utilmente impiegare le
competenze professionali acquisite. Se il carcere è un quartiere di Torino, lo è anche
quando non diventa oggetto di una conferenza stampa. Se il carcere è un quartiere di
Torino, lo è anche quando non si è in condizioni di proporre progetti apprezzabili dal
punto di vista dell’opinione pubblica e degli organi di informazione, ma si è chiamati a
dover condividere questioni acute e dolorose. Quindi io credo che il ritardo con il quale
il Comune di Torino ha dato seguito alle preoccupazioni espresse sia da coloro che
hanno compiti istituzionali, peraltro nominati dalle Istituzioni in ordine alla tutela delle
persone private della libertà, ritardo e anche, diciamo, ignoranza delle possibilità da
applicare e da praticare, perché, se è pur vero, e conosco bene il tema, che la Sanità
Penitenziaria è compito della Regione, è altrettanto vero che le misure alternative alla
permanenza in carcere si fondano su una possibilità di collaborazione tra l’interno e
l’esterno, tra le necessità avanzate da chi è dentro e le opportunità ricercate da chi è
fuori. Quindi la possibilità di intervenire sul tema del sovraffollamento, dannoso
sempre, pericoloso nella condizione dell’emergenza sanitaria, avrebbe chiamato in
causa tempestivamente, e a mio modo di vedere doverosamente, l’attività
dell’Amministrazione Comunale, a maggior ragione laddove, come in questo caso, era
possibile attivare delle risorse finalizzate allo scopo, come quelle di Cassa Ammende. Il
perché si è tardato è chiaro nella relazione che ci è stata illustrata, perché se il
finanziamento è una startup, cioè consente e copre una fase temporale, quella
dell’avviamento, poi ci troveremmo a dover ragionare sulla continuità e quindi a
doverci preoccupare di intervenire come Ente Comune. Questa è la motivazione,
l’argomento ricorrente, il fil rouge che percorre tutti i comportamenti della nostra
Amministrazione, così solerte nell’indicare istituzionalmente i compiti altrui, così
veemente nel segnalare politicamente le negligenze altrui, così attenta ad evitare di
essere minimamente coinvolta. Ora io credo che su questa vicenda, che peraltro sta
facendo dibattere molto tutta l’opinione pubblica nazionale, noi si debba segnalare che
in questa contingenza specifica non abbiamo trovato lo spirito che ascoltavamo nelle
dichiarazioni dell’Amministrazione e della Giunta in altre occasioni, non abbiamo
ritrovato il ponte di cui tanto si sente parlare, ma abbiamo rintracciato una banale,
burocratica modalità, secondo la quale se non è nostra competenza o se lo è solo
indirettamente, meglio è non essere coinvolti. Mi dispiace molto su questo, come su
altri temi di cui parleremo dopo e di cui abbiamo parlato nelle settimane scorse, di
ritrovare questo stile.

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