Interventi |
SICARI Francesco (Presidente) Proseguiamo, quindi, con la trattazione dell’interpellanza generale n. mecc. 202001046/002, presentata dal Capogruppo Tresso e altri, dal titolo: “Gestione della pandemia negli Istituti penali cittadini” SICARI Francesco (Presidente) Chiedo soltanto conferma della presenza della Vicesindaca Schellino. SCHELLINO Sonia (Vicesindaca) Sono qui, grazie. SICARI Francesco (Presidente) Perfetto. Prego, lascio a lei la parola. SCHELLINO Sonia (Vicesindaca) Allora, è quella sui detenuti, giusto? Sì? SICARI Francesco (Presidente) Sì, questa è sugli Istituti penali cittadini. Prego. SCHELLINO Sonia (Vicesindaca) Perfetto. Allora, è una risposta che si avvale di informazioni messe insieme da più parti del Comune, quindi leggo una nota complessiva. “Ai detenuti presenti in questi settori sono stati effettuati i tamponi, dai quali è emersa la positività di 19 detenuti: 8 al Polo Studentesco, 7 “Progetto Rugby”, 4 Arcobaleno. A questi 19 si sono aggiunti altri 27 soggetti rilevati positivi tra i detenuti allocati nelle sezioni... (audio disturbato) …secondo focolaio, per un totale di 46 presenti in tutto. Anche in questa sezione tutti i detenuti sono stati sottoposti al tampone. Per le prime tre sezioni interessate è stato disposto l’isolamento in camera di detenzione, secondo i sottogruppi positivi, contatti di positivo, negativi, mentre è stato dedicato un unico padiglione, il Padiglione E, per i soggetti positivi distribuiti in tre sezioni diverse per garantire spazi di vivibilità ed aerazione. Il Padiglione D è invece stato individuato come sede per gli isolamenti sanitari dei soggetti sintomatici in attesa di definizione diagnostica. L’ASL ha il 18 aprile comunicato la positività di un detenuto nella sezione “Alta Sicurezza C1” del Padiglione C, disponendo l’isolamento sanitario di tutta la sezione e provvedendo al quotidiano monitoraggio di temperatura e livello di saturazione di ossigeno. Alla data del 5 maggio non risultavano ulteriori casi di positività nella sezione. Con un’ulteriore misura è stato previsto l’incremento delle ore mediche e infermieristiche diurne e notturne per garantire l’assistenza sanitaria necessaria e in entrambi i Padiglioni D ed E è previsto un passaggio giornaliero dell’infettivologo, dottor Mollaretti. Tutti gli operatori sanitari di sorveglianza sono stati forniti dei DPI, secondo le indicazioni ASL ed app, sono state disposte direttive in merito all’utilizzo dei DPI da parte del personale di Polizia Penitenziaria nella gestione dei detenuti post-miglioramento sanitario per sospetta positività al Covid-19 o per accertata positività ed è stata assicurata la fornitura di un kit completo di maschere FFP2, guanti, tuta completa da capo a piedi, visore protettivo per gli occhi. Dalla relazione del dottor Minervini si deduce inoltre che ad oggi la situazione relativa all’evoluzione del contagio evidenzia un dato storico pari a 66 detenuti risultati positivi al Covid-19, dei quali ancora presenti in istituto sono 13. In merito al personale di Polizia Penitenziaria si evidenzia uno storico di 10 unità risultate positive al Coronavirus su 742 unità effettivamente in servizio, di cui 8 ancora assenti per malattia connessa ai provvedimenti di quarantena”. Sulla seconda domanda la Civica Amministrazione non ha potestà diretta di intervento sull’organizzazione, sulle scelte o sulle decisioni dell’Amministrazione Penitenziaria. Parimenti, al Comune non è attribuito alcun ruolo specifico di controllo in merito all’applicazione e al rispetto delle misure di contenimento del contagio da Coronavirus da parte di altre Pubbliche Amministrazioni operanti sul territorio cittadino. Svolge però un ruolo di ascolto delle persone private della libertà personale per il tramite della Garante Monica Cristina Gallo, che già dai primi di aprile aveva relazionato su alcune potenziali situazioni di criticità di cui era venuta a conoscenza nello svolgimento delle sue mansioni, criticità di cui, peraltro, si è letto anche su diversi organi di stampa. Sulla scorta di tali relazioni, la Città di Torino si è, pur non avendo, lo si ribadisce, compiti specifici al riguardo, comunque fatta parte diligente, promovendo la trattazione della materia in sede del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica. L’argomento è stato sinora affrontato nel corso di due riunioni. Al fine di fornire risposta all’interpellanza si è provveduto ad acquisire relazioni dalla Direzione della Casa Circondariale e da quella dell’Istituto Ferrante Aporti, sulla base delle quali, con puntuale riferimento a quanto richiesto, è possibile riassumere sinteticamente quanto segue, sul punto di: “Quali misure siano state valutate dalla Direzione penitenziaria e sanitaria per assicurare le opportune condizioni di sicurezza all’interno della Casa Circondariale, al fine di evitare il propagarsi del contagio”, di concerto con la Direzione sanitaria dell’ASL di Torino all’interno della Casa Circondariale sono state adottate, a partire già dal 25 febbraio, una serie di disposizioni finalizzate a elevare sempre di più il livello di protezione della comunità carceraria. Tra le principali misure prese, si elencano il meccanismo della domiciliazione fiduciaria per 14 giorni, da applicare a tutti i detenuti provenienti dalla libertà o altri Istituti. La rilevazione sistematica della temperatura corporea di chiunque faccia acceso alla struttura; l’utilizzo di DPI; il lavaggio frequente delle mani; il mantenimento della distanza interpersonale di un metro e l’igienizzazione degli ambienti tramite appositi erogatori muniti di igienizzante. A seguito dell’individuazione dei primi casi di contagio poi la Direzione carceraria, di concerto con l’ASL, ha messo in atto le seguenti misure di contenimento: il primo focolaio si è avuto all’interno del Padiglione E, interessando i settori Polo Universitario, “Progetto Rugby”… (audio disturbato) …Arcobaleno. Su tutti, la Città non è stata coinvolta nell’allestimento di post-Covid positivi in questa materia, riferibile ad una eventuale intesa Casa Circondariale-Unità di Crisi”. Le misure attuate per collocare i detenuti positivi sono già state descritte nella trattazione precedente. In riferimento alle risorse previste alla Cassa delle Ammende, a fronte di una richiesta di disponibilità ad ospitare persone a fine pena, la Città ha espresso la propria disponibilità a reperire soluzioni abitative e percorsi a bassa valenza assistenziale dedicati a sei donne con figli di minore età, pur consapevoli che il sostegno di Cassa Ammende, già parziale, è previsto solo in sei mesi e che quindi la Città si troverà a farsi carico della prosecuzione nei mesi successivi, in relazione ai bisogni complessi dei nuclei. Sul punto 3), sulla domanda 3): tutte le misure riorganizzative interne sono state concordate dal Direttore Minervini col Dirigente Sanitario, dottor Antonio Pellegrino, che si confronta con il dottor Roberto Testi referente per la Sanità Penitenziaria e componente dell’Unità di Crisi Regionale. Sul punto 4): in data 7 maggio si è svolto per un incontro in videoconferenza tra il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, il Dirigente Sanitario del carcere e i rappresentanti di Medici Senza Frontiere, in occasione del quale questi ultimi hanno illustrato le forme di collaborazione che potrebbero offrire per integrare l’assistenza sanitaria in carcere. L’intenzione emersa al termine dell’incontro è quella di siglare un accordo tra i sopracitati soggetti, coinvolgendo altresì l’Unità di Crisi della Regione. Punto 5): la Direzione dell’Istituto Penale Ferrante Aporti comunica che al momento non sono state rilevate criticità sanitarie legate all’emergenza epidemiologica in atto. Per quanto attiene alle misure preventive attuate, la Direzione informa di avere, coerentemente con le disposizioni sul tema, sin dal 25 febbraio interrotto le attività scolastiche di formazione professionale, successivamente riprese con modalità a distanza, onde assicurare nel prossimo 20 giugno lo svolgimento degli esami di Licenza Media e per il conseguimento del corso di formazione professionale di operatore di cucina. Successivamente a tale data, già a partire dal 26 febbraio, si è provveduto a fornire informazioni sulle normative e sui dispositivi di protezione da utilizzare, nonché sugli orientamenti comportamentali da assumere sia tramite incontri dedicati, che attraverso disposizioni formali, anche con il supporto del personale della Sanità Penitenziaria gestita dall’ASL. Si è altresì provveduto a distribuire i necessari DPI sia al personale, che ai detenuti, con le indicazioni sulle modalità d’uso e igienizzazione e si è disposta la sanificazione dei mezzi di trasporto, degli ambienti comuni, degli uffici, dei reparti detenuti e della caserma del personale. Contestualmente si è attuata una riduzione e selezione degli accessi, al fine di eliminare riunioni e concentrazione di persone. I colloqui avvengono a distanza o, se in presenza, nel rispetto delle distanze con l’utilizzo dei necessari dispositivi di protezione e con l’ausilio di barriere in plexiglass. All’ingresso dell’Istituto viene chiesta apposita autocertificazione, vengono inseriti i DPI e viene rilevata la temperatura corporea. Sempre al fine di limitare gli accessi, la Direzione ha altresì previsto il più possibile il ricorso alla prestazione lavorativa in modalità agile del personale amministrativo. I detenuti in ingresso dall’esterno sono stati collocati in una struttura ad hoc per l’isolamento fiduciario ed è stata dedicata in accodo con il Responsabile della medicina penitenziaria una stanza per eventuali sintomatici o positivi che al momento non è stata utilizzata. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei, Vicesindaca. Adesso, con ordine, prima il Capogruppo Tresso e dopo la Capogruppo Artesio. Prego, Tresso, ne ha facoltà per cinque minuti. TRESSO Francesco Grazie, Presidente. Io ringrazio l’Assessora per la risposta, anzi, gentilmente chiedo se poi può farci avere lo scritto di quanto ha letto. Io sono contento di avere queste risposte e peraltro si denota che la situazione è migliorata in carcere, però devo sottolineare che io da parecchie settimane avevo chiesto alla Sindaca di farsi tramite per poter avere delle risposte. Diciamo sempre che il carcere è una parte della città, gravitano sul carcere più di 3.000 persone tra detenuti e personale, agenti della Polizia Penitenziaria e inoltre intorno alla vita del carcere gravitano tutta una serie di persone che sono magistrati, avvocati, i familiari stessi e che la situazione fosse grave era stata da tempo denunciata, non solo da noi Consiglieri ma anche era venuta alle cronache dei media nazionali e addirittura la nostra Garante, che lei ha citato prima, Assessora, era stata ospite di un programma nazionale su Rai 3. Quindi era tempo che noi chiedevamo queste risposte perché la situazione ci preoccupava. Ci preoccupava soprattutto il fatto che il carcere di Torino tra i circa 200 Istituti di pena nazionali fosse quello che lamentava il maggior numero di contagi e questo ovviamente, conoscendo anche quale sia stata la situazione di violenze che si sono manifestate in altre case circondariali e quindi il livello di tensione sociale che si poteva provocare, era elemento di ulteriore preoccupazione. Quindi un po’ tardivamente, ma finalmente anche l’Amministrazione ha voluto dare comunque delle risposte. Intanto lei dice che non è ruolo della Civica Amministrazione, e ci mancherebbe, poter intervenire su quelle che sono delle situazioni come quelle che io ho chiesto nella parte dell’”interpella”, cioè se sia stata valutata la possibilità di trasferire i detenuti positivi che non disponessero di idonei domicili familiari presso soluzioni abitative. Però sicuramente c’è sempre un fattore di propositività che può essere mettere a disposizione o farsi parte attiva nella valutazione di soluzioni che potevano contribuire a decongestionare una situazione. Ricordiamolo, perché conviene sempre dirlo, che il Carcere di Torino ha un problema di sovraffollamento e quindi questo inficia maggiormente delle misure di efficacia che possono essere quelle di gestione di un contagio all’interno di una struttura che non può garantire. Sappiamo che infatti a fronte dei 1.060 posti più o meno di capienza, ad oggi sono 1.267 i detenuti e alcuni di questi, come i 60 e oltre senza fissa dimora, potevano essere facilmente allocati in altre strutture. Questo lo dico perché lei ha citato anche il provvedimento del progetto regionale di Cassa delle Ammende. Intanto ricordiamo che la stessa Garante si è fatta subito parte attiva nel mettere a disposizione quelli che sono i suoi fondi, e non sono grandi cose, sono 10.000 euro che il Comune di Torino le mette a disposizione, proprio per trovare housing per una situazione che si è poi materializzata con l’housing a… (incomprensibile). Però Cassa delle Ammende aveva un progetto che cubava in totale più di 475.000 euro e, ahimè, questo era destinato alle 13 carceri regionali, ma, su questo, il progetto che lei ha citato, cioè le sei mamme e i sei bambini, rischiano di essere solamente le briciole in un livello regionale in cui Torino rappresenta ovviamente la Casa Circondariale di maggiore rilievo in termini proprio di presenze. Perché abbiamo dovuto abbassare il tiro e fare una domanda così contenuta? E ancora, questo progetto che, come lei ci ha detto, riguarda solo una temporaneità di sei mesi, non poteva più proficuamente essere indirizzato a costituire magari una casa-famiglia protetta, come in altre realtà si costruisce e come la stessa legge prevede, peraltro? Cioè individuare una posizione che avesse poi delle caratteristiche di permanenza non solamente trovando una soluzione tampone, ma proprio di costituire una realtà che possa proteggere queste situazioni particolarmente delicate come quelle delle famiglie, in cui una genitrice, in questo caso, si trova a dover scontare gli arresti? Quindi la situazione mi sembra migliorata. Ottimo il fatto di Medici Senza Frontiere, ma il fatto che questo avvenga, la richiesta della collaborazione dei Medici Senza Frontiere, su provvedimento dell’Area sanitaria, denota che la situazione è decisamente grave, quindi c’è un’ammissione di gravità. Quindi questo percorso che peraltro è già stato avviato proficuamente, ma tempo fa, a San Vittore, per esempio il carcere di San Vittore, che ovviamente è un carcere altrettanto affollato, ha consentito di contenere molto di più il disagio, perché c’è un problema che non è solo quello di come organizzare le strutture, come lei ci ha detto secondo la relazione del Direttore dell’Area sanitaria, ma è proprio anche quello di una formazione, per esempio, perché gli stessi agenti della Polizia Penitenziaria, che giustamente sono anche preoccupati perché vivono una situazione molto grave dal punto di vista personale di possibilità di contagio, non sono adeguatamente attrezzati per poter affrontare situazioni così gravi e così faticose. Per cui ben venga il fatto che, ripeto, ancora volta la Garante si è fatta parte attiva nel cercare questa collaborazione con la struttura di Medici Senza Frontiere. Ribadisco, la situazione è molto grave e sicuramente sta andando a migliorare. Certo era che il fatto che all’interno di una struttura come quella di un carcere non fosse possibile garantire dei criteri di distanza sociale, di predisposizione di situazioni di immunità personale, eccetera, era ovviamente da prevedere. SICARI Francesco (Presidente) La invito a concludere. TRESSO Francesco Sì, dico solo che forse le richieste che noi abbiamo chiesto con una certa veemenza da tempo avevano una certa ragione d’essere, anche alla luce di quello che lei ci ha chiesto e dei numeri che ci ha dato. Comunque, meno male che la situazione sembra avviarsi a una fase di controllo. Forse bisognerebbe sempre sollecitare il fatto che quel tassello della città dovrebbe essere oggetto di un po’ più di riguardo da parte dell’Amministrazione. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei. Adesso do la parola alla Capogruppo Artesio, però prima ritorno a invitare al non utilizzo della chat; avete un telefonino, usate quello, grazie. Prego, Capogruppo Artesio, cinque minuti. ARTESIO Eleonora Grazie. Sarò meno gentildonna di quanto sia stato gentiluomo il collega Tresso. Ricordo molto bene le convocazioni delle Commissioni e del Consiglio Comunale in carcere e la retorica diffusa in quella occasione, che io all’epoca interpretai come sincera volontà e come onesta intenzione di considerare la condizione di detenzione e il carcere della città di Torino come una dimensione cittadina, come un altro quartiere di Torino. Così come ricordo molto bene le conferenze stampa affollate da Giunta, Sindaca, Consiglieri di Maggioranza, quando si sono siglati protocolli, appunto utilizzando le risorse di Cassa Ammende, con l’invito al Presidente di Cassa Ammende, ad esempio per l’impiego occupazionale dei detenuti che possono scontare quota parte della pena attraverso attività lavorativa, oppure che, giunti a fine pena, possano utilmente impiegare le competenze professionali acquisite. Se il carcere è un quartiere di Torino, lo è anche quando non diventa oggetto di una conferenza stampa. Se il carcere è un quartiere di Torino, lo è anche quando non si è in condizioni di proporre progetti apprezzabili dal punto di vista dell’opinione pubblica e degli organi di informazione, ma si è chiamati a dover condividere questioni acute e dolorose. Quindi io credo che il ritardo con il quale il Comune di Torino ha dato seguito alle preoccupazioni espresse sia da coloro che hanno compiti istituzionali, peraltro nominati dalle Istituzioni in ordine alla tutela delle persone private della libertà, ritardo e anche, diciamo, ignoranza delle possibilità da applicare e da praticare, perché, se è pur vero, e conosco bene il tema, che la Sanità Penitenziaria è compito della Regione, è altrettanto vero che le misure alternative alla permanenza in carcere si fondano su una possibilità di collaborazione tra l’interno e l’esterno, tra le necessità avanzate da chi è dentro e le opportunità ricercate da chi è fuori. Quindi la possibilità di intervenire sul tema del sovraffollamento, dannoso sempre, pericoloso nella condizione dell’emergenza sanitaria, avrebbe chiamato in causa tempestivamente, e a mio modo di vedere doverosamente, l’attività dell’Amministrazione Comunale, a maggior ragione laddove, come in questo caso, era possibile attivare delle risorse finalizzate allo scopo, come quelle di Cassa Ammende. Il perché si è tardato è chiaro nella relazione che ci è stata illustrata, perché se il finanziamento è una startup, cioè consente e copre una fase temporale, quella dell’avviamento, poi ci troveremmo a dover ragionare sulla continuità e quindi a doverci preoccupare di intervenire come Ente Comune. Questa è la motivazione, l’argomento ricorrente, il fil rouge che percorre tutti i comportamenti della nostra Amministrazione, così solerte nell’indicare istituzionalmente i compiti altrui, così veemente nel segnalare politicamente le negligenze altrui, così attenta ad evitare di essere minimamente coinvolta. Ora io credo che su questa vicenda, che peraltro sta facendo dibattere molto tutta l’opinione pubblica nazionale, noi si debba segnalare che in questa contingenza specifica non abbiamo trovato lo spirito che ascoltavamo nelle dichiarazioni dell’Amministrazione e della Giunta in altre occasioni, non abbiamo ritrovato il ponte di cui tanto si sente parlare, ma abbiamo rintracciato una banale, burocratica modalità, secondo la quale se non è nostra competenza o se lo è solo indirettamente, meglio è non essere coinvolti. Mi dispiace molto su questo, come su altri temi di cui parleremo dopo e di cui abbiamo parlato nelle settimane scorse, di ritrovare questo stile. SICARI Francesco (Presidente) La ringrazio, Capogruppo Artesio. Io non ho altre richieste di intervento sull’interpellanza generale. Chiedo ai Consiglieri se vogliono intervenire di segnarsi in chat, altrimenti darei la replica alla Giunta. SCHELLINO Sonia (Vicesindaca) Ma, sì, io ho poco da aggiungere… SICARI Francesco (Presidente) Solo un attimo, solo un attimo. Aspetto di capire se qualcuno vuol segnarsi, altrimenti andiamo avanti. Va beh, non c’è nessuno che vuole intervenire. Prego, Vicesindaca può replicare. SCHELLINO Sonia (Vicesindaca) Grazie, ma dicevo, ho poco da aggiungere, se non il fatto che nella scelta su cosa avremmo potuto sostenere con un po’ di serietà, anche proprio in quest’ottica che si tratta di un finanziamento startup, un finanziamento di sei mesi, ci siamo chiesti su cosa la Città aveva la forza in termini di personale, in termini di competenze e in termini proprio anche di struttura della Città e di reti anche nel Terzo Settore, con le quali lavoriamo, su cosa avremmo avuto la possibilità poi di continuare dopo sei mesi e ci siamo sentiti di dare la disponibilità sul tema di mamme fragili con bambini, sul quale abbiamo più possibilità di rendere sostenibile una startup. Non vogliamo impegnarci in cose che ci obbligano poi a lasciare qualcuno privo di un percorso, potendo scegliere, chiaramente. Potendo scegliere tra varie categorie, abbiamo cercato di scegliere la categoria nei confronti della quale ci sentivamo di essere capaci di fare di più, anche oltre il limite di tempo dato dal finanziamento nazionale. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei, Vicesindaca. Quindi abbiamo discusso anche quella che è l’interpellanza generale. |