Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie. Io appoggio sempre con interesse e con gratitudine tutte quelle documentazioni che ci aiutano nell’analisi del giorno e di questo tempo attuale a costruire delle proiezioni sul futuro, perché non aderisco a quell’aspettativa che dichiara che tutto deve tornare e tutto tornerà come prima. Purtroppo, nulla tornerà come prima per tutte quelle famiglie che hanno vissuto una grave tragedia al proprio interno, perdendo un proprio congiunto, e soprattutto, accanto all’attenzione umana, deve esserci una responsabilità politica, perché non torni come prima il modo con il quale noi ragioniamo e discutiamo, scegliamo anche, sulle politiche per la salute. Cioè, io spero che in futuro non torni nella discussione sulla salute il termine “compatibilità”, “sostenibilità”, non ci possiamo più permettere un servizio sanitario universalistico quale quello che abbiamo conosciuto, ecco, questo racconto non deve tornare. Quindi, il primo tema è che ricominciamo a parlare di tutela della salute come responsabilità politica da garantire. Nel contenuto del documento del collega Tresso io ritrovo queste tracce di futuro, le ritrovo da due punti di vista. Il primo punto di vista riguarda quello del rafforzamento dell’intervento territoriale; abbiamo capito tutti, anche coloro che non sono stati coinvolti, anche coloro che non si sono occupati del tema, quanto lo scollamento sia avvenuto esattamente nel rapporto tra l’attivazione della medicina di territorio, che incontrava quotidianamente i pazienti e svolgeva quotidianamente le segnalazioni, ed il momento, purtroppo acuto per i malati interessati, del ricovero ospedaliero. Questo rafforzamento della territorialità, che è uno dei punti dell’ordine del giorno, mi sembra l’impegno che va assunto per il futuro, partendo dal dato che anche da noi, anche nella nostra Regione l’esperienza di organizzazione territoriale della medicina di famiglia erano avvenute, si erano costruite e dovranno essere diffuse anche in ragione del governo ordinario della condizione di salute della nostra popolazione, che sappiamo essere caratterizzata da problemi di (incomprensibile). La seconda ed ultima questione su cui mi soffermo, proprio per rispettare il tempo e per rispettare la proiezione di futuro che vedo in questo documento, è quella riferita alle responsabilità che ci toccano più da vicino, perché correttamente si dice, noi diciamo alle persone di restare a casa in sorveglianza sanitaria, se possono essere accudite, laddove si danno gli strumenti alla medicina territoriale. Noi diciamo alle persone che devono svolgere situazioni di isolamento fiduciario, devono essere in quarantena, ma non tutte hanno le condizioni abitative. Qui ci siamo noi, non solo come soggetti titolati a promuovere la salute insieme agli altri attori, ma come soggetti titolati a governare i problemi del come si abita questa città, soprattutto per le fasce più fragili e più deboli. Le soluzioni abitative temporanee, che sono state individuate in quest’emergenza, ci dicono che quello che fino a ieri e all’altro ieri sembrava impossibile, invece poteva essere possibile. Quando dicevamo, tutte le condizioni di forte concentrazione ed istituzionalizzazione non aiutano né sul piano della sicurezza, né sul piano dell’emancipazione, ci vogliono condizioni più costruite intorno a dimensioni di prossimità ed a numeri più ridotti, e sembrava impossibile, oggi, come si vede, l’emergenza ci fa individuare delle soluzioni. Facciamo in modo che non siano solo le soluzioni dell’emergenza, ma che siano le soluzioni per immaginare un futuro, anche nelle politiche sociali, che abbia queste caratteristiche di prossimità e di comunità, e soprattutto ricordiamoci che come Comune noi abbiamo una responsabilità generale della popolazione che insiste sul nostro territorio, tutta la popolazione, anche quella che vive condizioni di separazione fisica e sociale. Penso in modo particolare alla situazione in questo momento della Casa Circondariale, a tutte quelle situazioni dove gli elementi di concentrazione producono un rischio evidente che riguarda le persone che si trovano in quello stato, le persone che professionalmente li accudiscono e che, quindi, riguardano tutta la Città. Parliamo molto di ponte, ricordiamoci che questi ponti devono continuare a restare saldi anche nell’emergenza. |