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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 2 Marzo 2020 ore 13,00
Paragrafo n. 12
INTERPELLANZA 2020-00098
"TORINO A OCCHI E ORECCHIE CHIUSE A CAVALLO DELLE ONDE ELETTROMAGNETICHE. DELLA SALUTE CHE NE SAR?? IL TRIBUNALE CE LO DIR?!" PRESENTATA IN DATA 15 GENNAIO 2020 - PRIMO FIRMATARIO CURATELLA.
Interventi
CURATELLA Cataldo
Grazie, io ringrazio l’Assessore della risposta e chiedo di avere la copia di quanto ha
letto in Aula. Cercherò di stare nei cinque minuti molto sintetico, allora, quale sentenza,
la sentenza del 14 gennaio 2020 Corte di Appello di Torino che ha condannato in
secondo grado l’INAIL. La Corte di Appello, io partirei da qui, afferma che si ritiene
che debba essere dato minor peso, bisogna dare minor peso, lo dice la Corte di Appello
di Torino, agli studi pubblicati da autori che non hanno dichiarato l’esistenza dei
conflitti di interesse o che sono in conflitto di interesse. Nel caso in esame possono
concretizzarsi possibili situazioni di conflitto di interesse, rispetto alla valutazione
dell’effetto sulla salute delle radiofrequenze, ad esempio quei casi in cui l’autore dello
studio ha effettuato consulenze per l’industria telefonica o ha ricevuto finanziamenti per
la realizzazione di studi dall’industria telefonica, oppure il caso in cui l’autore stesso sia
membro dell’ICNIRP, che è l’istituto che definisce i 60 volt/metro di cui lei parlava. E
continua la sentenza, infatti l’ICNIRP è un’organizzazione privata le cui linee guida
sulle radiofrequenze hanno una grande importanza economica e strategica per
l’industria delle telecomunicazioni, sto leggendo la sentenza della Corte di Appello, con
la quale peraltro diversi membri dell’ICNIRP hanno avuto legami attraverso rapporti di
consulenza. A parte possibili legami con l’industria, appare evidente che i membri
dell’ICNIRP, quindi l’istituto che definisce i limiti di esposizione e gli effetti sulla
salute legata alle radiofrequenze, dovrebbero astenersi dal valutare l’effetto sulla salute
di livelli di radiofrequenza, e in questo caso si sta facendo riferimento al rapporto
dell’estate scorsa dell’Istituto Superiore della Sanità, che è stato emesso da due
componenti dell’Istituto Superiore Sanità, che sono stati anche membri dell’ICNIRP,
oltre ad essere stati finanziati dall’industria. Quindi, si sta dicendo: “Attenzione”, la
sentenza della Corte di Appello di Torino, che è la prima al mondo che ha due gradi di
giudizio che danno ragione al lavoratore per gli effetti subiti dalle radiofrequenze, sta
dicendo: “Attenzione”, che prima di andare avanti, non si deve tanto prendere il
considerazione quello che dice l’ICNIRP che è quello che ha definito nella
raccomandazione europea del 1999 i limiti dei 60 volt/metro e sono quelli che hanno
definito, nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2002, i limiti di 6
volt/metro, oltretutto si (incomprensibile) 6 volt/metro per tenere in conto di impatti che
erano stati tenuti in considerazione dall’ICNIRP. Ora va bene il Tavolo, c’è già Bologna
che lo ha fatto da quasi due anni un Tavolo, però Bologna non si è limitata all’ANCI,
non si è limitata all’Assessorato, ha considerato l’Ordine dei Medici, ha considerato le
ASL, ha considerato (incomprensibile), ha considerato diversi fattori che non guardano
solo la tecnologia, guardando anche chi ha capacità competenze in ambito medico, chi
può dire quali sono gli effetti sulla salute facendo riferimento oltretutto a Bologna c’è
anche l’Istituto Ramazzini che fa parte del tavolo istituito dal Comune di Bologna due
anni fa se ricordo bene, ovvero ha preso in considerazioni tecnici non legati all’industria
e ai gestori. Torino non ha un regolamento, Torino non ha mai fatto un regolamento
delle antenne, ha preso alcuni spunti e li ha messi nel Regolamento edilizio, quello che
chiede l’articolo 8, comma 6 della Legge del 2001, la Legge 36 che è la legge quadro
sull’esposizione, è una pianificazione delle antenne, che non è impedire ai gestori di
svolgere il servizio, perché nessuno lo può fare, le telecomunicazioni sono considerate
un sistema strategico dal punto di vista nazionale. Quello che chiede quell’articolo è di
pianificazione la dislocazione sul territorio, garantendo il servizio, ma in posizioni tali
da minimizzare l’esposizione delle persone, è una cosa ben diversa da andare a bloccare
le antenne ed è quello lo studio che deve essere fatto, è quello che hanno chiesto anche i
cittadini, c’è stata anche una raccolta firme, nel novembre 2018, lei non c’era ancora,
quindi posso capire, forse gli uffici non l’hanno fatto presente, ci sono stati anche molti
cittadini che sono preoccupati che non chiedono blocchiamo tutto, dicono facciamo un
piano antenne e ci sono anche sentenze che dicono che il piano antenne è una cosa che
si deve fare purché non vada a bloccare e quindi è una cosa che serve a pianificare il
territorio perché la pianificazione territoriale è una competenza in carico al Comune, in
assenza di pianificazione territoriale il gestore decide per tutti. Vorrei concludere,
perché se no vado troppo lungo, allora, non mi piace la risposta la legge quadro,
l’articolo 10 della Legge 36 dice che l’informazione e la sensibilizzazione è di
competenza dei Ministeri perché, Assessore, a gennaio del 2019 sentenza n. 500 del
TAR del Lazio i Ministeri dell’Ambiente, della Sanità e dell’Istruzione sono stati
condannati perché dal 2001 ad oggi non hanno mai attuato quell’articolo 10, la legge
quadro prevedeva anche un finanziamento e in assenza di azione a livello centrale
l’Amministrazione non se ne può lavare le mani e dice devono fare gli altri. Allora,
cominciamo a spiegare banalmente ai ragazzi delle scuole, quindi all’interno
dell’istruzione, vedo presente anche l’Assessora Di Martino, che l’utilizzo banalmente
di un auricolare con cavo, e quindi non con connessione Wi-Fi abbatte di 100 volte
l’esposizione alle radiofrequenze in utilizzo dei cellulari che è la stessa cosa che dice la
sentenza della Corte d’Appello, che all’epoca quando si è verificato l’evento non erano
a disposizione, ma adesso ci sono. Manca completamente un’informazione, un’attività
di sensibilizzazione partendo dalle scuole. Io credo che su questo tema sia fondamentale
agire a tutela dei cittadini: è vero che possono fare accesso dati, il problema sa,
Assessore, è che Torino, gli uffici della Città di Torino ai cittadini, se non è il
Consigliere Comunale a fare accesso dati e chiedono informazioni sul tilt meccanico,
tilt elettronico, potenza antenna, che sono i dati che servono, tra gli altri, per calcolare
l’effettiva esposizione dei cittadini, ai cittadini viene risposto: “Sono dati riservati
commerciali, non ve li possiamo dire”, ed io ho le risposte dagli uffici che mi dicono
che io quei dati non li posso divulgare, non posso dire ai cittadini quanto valgono, ma
non per divulgare dati commerciali, perché sono dati che servono per calcolare in modo
puntuale qual è l’esposizione, e le do un’informazione che qui non era riportata,
l’ARPA quando parla di dati io vorrei capire quali strumenti utilizza sul 5G per fare le
misure perché sulla qualità dell’aria non vuole che si utilizzino strumenti non validati e
il portale a cui li manda per fare le verifiche, per dire andate a vedere sul geoportale
ARPA i valori di esposizione, se uno va sul geoportale ARPA è difficile trovare delle
misure che non risalgano al 2012 o 2011 o 2006, misure recenti ce ne sono pochissime.

CURATELLA Cataldo
Chiudo, mi scusi. Allora, io adesso manderò una mail al Presidente per fare un
approfondimento perché credo che questa sentenza e se l’Assessore non ha avuto modo
di leggerla, io la invio all’Assessore, ce l’ha l’Assessore, perfetto, perché questa
sentenza cambia completamente il panorama e rischia veramente se si va avanti senza
tenerne conto e senza modificare le azioni che sono state attuate si rischia poi di trovarsi
bloccati da delle sentenze perché i cittadini alla fine denunceranno il Comune se si va
avanti in questo modo.

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