Interventi |
CURATELLA Cataldo Grazie, io ringrazio l’Assessore della risposta e chiedo di avere la copia di quanto ha letto in Aula. Cercherò di stare nei cinque minuti molto sintetico, allora, quale sentenza, la sentenza del 14 gennaio 2020 Corte di Appello di Torino che ha condannato in secondo grado l’INAIL. La Corte di Appello, io partirei da qui, afferma che si ritiene che debba essere dato minor peso, bisogna dare minor peso, lo dice la Corte di Appello di Torino, agli studi pubblicati da autori che non hanno dichiarato l’esistenza dei conflitti di interesse o che sono in conflitto di interesse. Nel caso in esame possono concretizzarsi possibili situazioni di conflitto di interesse, rispetto alla valutazione dell’effetto sulla salute delle radiofrequenze, ad esempio quei casi in cui l’autore dello studio ha effettuato consulenze per l’industria telefonica o ha ricevuto finanziamenti per la realizzazione di studi dall’industria telefonica, oppure il caso in cui l’autore stesso sia membro dell’ICNIRP, che è l’istituto che definisce i 60 volt/metro di cui lei parlava. E continua la sentenza, infatti l’ICNIRP è un’organizzazione privata le cui linee guida sulle radiofrequenze hanno una grande importanza economica e strategica per l’industria delle telecomunicazioni, sto leggendo la sentenza della Corte di Appello, con la quale peraltro diversi membri dell’ICNIRP hanno avuto legami attraverso rapporti di consulenza. A parte possibili legami con l’industria, appare evidente che i membri dell’ICNIRP, quindi l’istituto che definisce i limiti di esposizione e gli effetti sulla salute legata alle radiofrequenze, dovrebbero astenersi dal valutare l’effetto sulla salute di livelli di radiofrequenza, e in questo caso si sta facendo riferimento al rapporto dell’estate scorsa dell’Istituto Superiore della Sanità, che è stato emesso da due componenti dell’Istituto Superiore Sanità, che sono stati anche membri dell’ICNIRP, oltre ad essere stati finanziati dall’industria. Quindi, si sta dicendo: “Attenzione”, la sentenza della Corte di Appello di Torino, che è la prima al mondo che ha due gradi di giudizio che danno ragione al lavoratore per gli effetti subiti dalle radiofrequenze, sta dicendo: “Attenzione”, che prima di andare avanti, non si deve tanto prendere il considerazione quello che dice l’ICNIRP che è quello che ha definito nella raccomandazione europea del 1999 i limiti dei 60 volt/metro e sono quelli che hanno definito, nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2002, i limiti di 6 volt/metro, oltretutto si (incomprensibile) 6 volt/metro per tenere in conto di impatti che erano stati tenuti in considerazione dall’ICNIRP. Ora va bene il Tavolo, c’è già Bologna che lo ha fatto da quasi due anni un Tavolo, però Bologna non si è limitata all’ANCI, non si è limitata all’Assessorato, ha considerato l’Ordine dei Medici, ha considerato le ASL, ha considerato (incomprensibile), ha considerato diversi fattori che non guardano solo la tecnologia, guardando anche chi ha capacità competenze in ambito medico, chi può dire quali sono gli effetti sulla salute facendo riferimento oltretutto a Bologna c’è anche l’Istituto Ramazzini che fa parte del tavolo istituito dal Comune di Bologna due anni fa se ricordo bene, ovvero ha preso in considerazioni tecnici non legati all’industria e ai gestori. Torino non ha un regolamento, Torino non ha mai fatto un regolamento delle antenne, ha preso alcuni spunti e li ha messi nel Regolamento edilizio, quello che chiede l’articolo 8, comma 6 della Legge del 2001, la Legge 36 che è la legge quadro sull’esposizione, è una pianificazione delle antenne, che non è impedire ai gestori di svolgere il servizio, perché nessuno lo può fare, le telecomunicazioni sono considerate un sistema strategico dal punto di vista nazionale. Quello che chiede quell’articolo è di pianificazione la dislocazione sul territorio, garantendo il servizio, ma in posizioni tali da minimizzare l’esposizione delle persone, è una cosa ben diversa da andare a bloccare le antenne ed è quello lo studio che deve essere fatto, è quello che hanno chiesto anche i cittadini, c’è stata anche una raccolta firme, nel novembre 2018, lei non c’era ancora, quindi posso capire, forse gli uffici non l’hanno fatto presente, ci sono stati anche molti cittadini che sono preoccupati che non chiedono blocchiamo tutto, dicono facciamo un piano antenne e ci sono anche sentenze che dicono che il piano antenne è una cosa che si deve fare purché non vada a bloccare e quindi è una cosa che serve a pianificare il territorio perché la pianificazione territoriale è una competenza in carico al Comune, in assenza di pianificazione territoriale il gestore decide per tutti. Vorrei concludere, perché se no vado troppo lungo, allora, non mi piace la risposta la legge quadro, l’articolo 10 della Legge 36 dice che l’informazione e la sensibilizzazione è di competenza dei Ministeri perché, Assessore, a gennaio del 2019 sentenza n. 500 del TAR del Lazio i Ministeri dell’Ambiente, della Sanità e dell’Istruzione sono stati condannati perché dal 2001 ad oggi non hanno mai attuato quell’articolo 10, la legge quadro prevedeva anche un finanziamento e in assenza di azione a livello centrale l’Amministrazione non se ne può lavare le mani e dice devono fare gli altri. Allora, cominciamo a spiegare banalmente ai ragazzi delle scuole, quindi all’interno dell’istruzione, vedo presente anche l’Assessora Di Martino, che l’utilizzo banalmente di un auricolare con cavo, e quindi non con connessione Wi-Fi abbatte di 100 volte l’esposizione alle radiofrequenze in utilizzo dei cellulari che è la stessa cosa che dice la sentenza della Corte d’Appello, che all’epoca quando si è verificato l’evento non erano a disposizione, ma adesso ci sono. Manca completamente un’informazione, un’attività di sensibilizzazione partendo dalle scuole. Io credo che su questo tema sia fondamentale agire a tutela dei cittadini: è vero che possono fare accesso dati, il problema sa, Assessore, è che Torino, gli uffici della Città di Torino ai cittadini, se non è il Consigliere Comunale a fare accesso dati e chiedono informazioni sul tilt meccanico, tilt elettronico, potenza antenna, che sono i dati che servono, tra gli altri, per calcolare l’effettiva esposizione dei cittadini, ai cittadini viene risposto: “Sono dati riservati commerciali, non ve li possiamo dire”, ed io ho le risposte dagli uffici che mi dicono che io quei dati non li posso divulgare, non posso dire ai cittadini quanto valgono, ma non per divulgare dati commerciali, perché sono dati che servono per calcolare in modo puntuale qual è l’esposizione, e le do un’informazione che qui non era riportata, l’ARPA quando parla di dati io vorrei capire quali strumenti utilizza sul 5G per fare le misure perché sulla qualità dell’aria non vuole che si utilizzino strumenti non validati e il portale a cui li manda per fare le verifiche, per dire andate a vedere sul geoportale ARPA i valori di esposizione, se uno va sul geoportale ARPA è difficile trovare delle misure che non risalgano al 2012 o 2011 o 2006, misure recenti ce ne sono pochissime. CURATELLA Cataldo Chiudo, mi scusi. Allora, io adesso manderò una mail al Presidente per fare un approfondimento perché credo che questa sentenza e se l’Assessore non ha avuto modo di leggerla, io la invio all’Assessore, ce l’ha l’Assessore, perfetto, perché questa sentenza cambia completamente il panorama e rischia veramente se si va avanti senza tenerne conto e senza modificare le azioni che sono state attuate si rischia poi di trovarsi bloccati da delle sentenze perché i cittadini alla fine denunceranno il Comune se si va avanti in questo modo. |