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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 3 Febbraio 2020 ore 14,00
Paragrafo n. 24
MOZIONE 2018-02422
(MOZIONE N. 6/2020) "IL VALENTINO RECUPERI IL SUO RUOLO DI PARCO CITTADINO E RIATTIVI QUELLO DI POLO PER ATTIVIT? CULTURALI, GIOVANILI, AMBIENTALI E SPORTIVE" PRESENTATA IN DATA 14 GIUGNO 2018 - PRIMA FIRMATARIA FERRERO. [Testo coordinato]
Interventi
TRESSO Francesco
Sì, grazie Presidente. Mah, io trovo che questa mozione, al di là di quello che ci è stato
presentato dalla proponente, che scomoda e cita anche citazioni importanti, da Papa
Francesco a strumenti quali la Piramide di Maslow, e quindi anche diciamo metodologie
applicate anche in altri settori e in altri campi, mi sembra che però, abbia pazienza,
Consigliera Ferrero, non nasconde la debolezza di una mozione, che di per sé vede su
una progettualità forte, come quella di un parco come il Valentino richiede, la
limitazione di due ordini di idee: da un lato limitare il traffico e dall’altro abbandonare
le manifestazioni fieristiche. Poi le concedo che il terzo punto mette di dare vita al
Comitato di Gestione previsto dalle norme transitorie del Regolamento, cosa che
abbiamo già più volte chiesto e che effettivamente, come i colleghi che mi hanno
preceduto hanno evidenziato, deve però trovare una coerenza con la delibera quadro
preannunciata dall’Assessore Iaria, perché sennò non ci è molto chiaro come si possa
essere efficaci con un atto di questo genere che non va poi ad impattare su qualcosa a
cui la Giunta sta lavorando e che peraltro, al di fuori di quelli che sono gli intendimenti
del Movimento che oggi guida la Città, dovrebbe essere frutto di una compartecipazione
di idee, dovrebbe essere frutto di un’azione più partecipata, mentre invece siamo qui ad
aspettare che ci venga poi proposto qualcosa di cui ad oggi tutto è molto, molto oscuro.
Io credo che una visione - l’ha citato lei questa volta questo termine che spesso ci viene
rinfacciato, come Minoranze, di abusare - sia proprio di nuovo mancata, anche sul Parco
del Valentino, che è un’eccellenza, che è una peculiarità che riguarda non solo il parco
in quanto tale, ma tutto un sistema che è il rapporto tra la città e i parchi, in particolare i
parchi fluviali. Ricordiamo che Torino è un’eccezionalità, perché gode di un parco
fluviale urbano, poche sono le città in Europa che hanno questa caratteristica, cioè un
ente nato proprio per tutelare questa visione e per riuscire a dare una progettualità che
sia in qualche modo perimetrata da quelle che sono delle norme e dei vincoli. Però
questo non impedisce il fatto che la città, sul rapporto che ha coi fiumi e con il verde, e
pensiamo all’enorme patrimonio anche in termini di biodiversità e di ecosistema che
può ricondursi attraverso le vie fluviali che collegano tutta la parte della cintura con la
parte boscata e collinare, ma che poi vanno interpretate con quello che è il significato di
un verde, che all’interno di un contesto urbano va contestualizzato, nel senso che ci
sono parchi che hanno una certa natura, ci sono parchi che ne hanno un’altra, e qui la
Città deve interrogarsi - e, vivaddio, stiamo affrontando, lo ribadisco ancora una volta,
uno strumento che non è proprio banale -, perché una Variante Generale al Piano
Regolatore questo tema deve porselo, che significato hanno le aree verdi in un contesto
cittadino, in cui ogni quadrante cittadino avrà dei riferimenti dal punto di vista
ecosistemico, ma da un punto di vista della fruizione del verde, perché non è solo qui
che parliamo di ecologia, qui parliamo anche del fatto che nell’ambito di un ecosistema,
nell’ambito di un ecosistema urbano e quindi di un’area verde, si possa fruire di cultura,
si possa fruire di sport, si possa fruire di attività anche ludiche e poter frequentare i
locali notturni per i giovani. Allora, questo dobbiamo porci, perché se lei mi paragona il
parco urbano del Valentino a, che ne so, l’area del galoppatoio militare, che ha tutta una
caratteristica di naturalità più forte e che forse va preservata in quel senso lì, ci sono
delle condizioni che sono assolutamente diverse. Allora, la Città si è chiesta il
significato del Valentino in una visione un pochino più ampia, di una progettualità un
pochino più di respiro con quel quadrante della città in cui ci sono già degli elementi
che emergono, ci sono dei progetti che sono stati stoppati e non portano avanti? Dalla
biblioteca civica, da quello che voleva fare il Politecnico, dal fatto che c’è il Castello del
Valentino, che ad oggi è oggetto di una nuova revisione e sarà oggetto di un nuovo
appalto? Ci sono dei presidi sulle società remiere? Ci sono delle società, come
l’Imbarco Perosino, che da anni portano avanti un certo tipo di ristorazione? Ci sono
altri...? Allora, c’è una domanda su questo di dirsi: “Ma noi, come Città, quali sono le
cose che vogliamo valorizzare? Quali sono le funzioni di questo parco?”? O vogliamo
semplicemente dire: “Dobbiamo impedire il traffico dei motocicli e delle vetture”? O
che una manifestazione non sia più di 15 giorni con una certa rigidità, che non dà adito a
capire cosa ci sia dietro le idee, ma che cos’è per noi, cosa rappresenta per noi quel
parco? Che misure abbiamo di renderlo un elemento centrale, non solo per gli abitanti
del centro, ma riuscire ad attivare lì delle iniziative che possano essere davvero utili per
tutta la città? E in che misura riusciamo a connetterlo meglio? Cioè, mi sembra che
ancora una volta ci sia una pochezza, e chiedo scusa anche del termine, che, me ne
rendo conto, è pesante, ma non andare ad individuare degli elementi che in realtà non ci
danno alcuna prova che ci sia dietro un ragionamento, cioè è proprio fissarsi su degli
aspetti così marginali, che quasi sono in imbarazzo nel dire: “Ci stiamo nascondendo
nel fatto che proprio non abbiamo nessuna idea, invece, di quello che questo dovrebbe
costituire”. Allora, io le dico, sono quasi davvero in imbarazzo, perché poi di per sé...

TRESSO Francesco
Sì, vado a concludere, ...il fatto di, come dico, di avviare il Comitato di Gestione lo
trovo anche valido, avete aggiunto due emendamenti che cercano un pochino di dare
qualcosetta in più, ma, ecco, mi sembrano sempre cose un po’ povere. Quindi, io
francamente trovo che ancora una volta è proprio sbagliato l’approccio, faccio fatica a
riconoscermi in un atto che, in maniera molto, molto parzializzata e peculiare, va ad
individuare delle problematiche che in realtà non sono la vera problematica, capire cosa
la città si aspetta da questa enorme risorsa che richiederebbe una progettualità di livello
molto, molto più ampio.

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