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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 20 Gennaio 2020 ore 14,00
Paragrafo n. 27
ORDINE DEL GIORNO 2019-00281
(ODG N. 2/2020) "GIORNATA DELLA MEMORIA" PRESENTATA IN DATA 24 GENNAIO 2019 - PRIMA FIRMATARIA ARTESIO. [Testo coordinato]
Interventi
POLLICINO Marina
La ringrazio, Presidente. Un ringraziamento anche alla proponente della proposta di
ordine del giorno. Durante l’illustrazione in Commissione, la Vicepresidente Artesio, di
cui cito le parole a memoria, ma in modo abbastanza preciso, ha sottolineato come
l’affermazione del potere del regime nazista, ed anche fascista, si sia basato soprattutto
sulla costruzione di un clima di consenso e di acquiescenza, all’idea che il progresso e la
supremazia di un popolo potessero dipendere dall’eliminazione fisica, non solo di quelle
che erano considerate razze inferiori, ma anche di soggetti considerati indesiderabili,
inutili, disturbanti, e valutati come elementi improduttivi, e quindi costi per la società.
Ed è su questo che vorrei porre l’attenzione, perché trovo che ci siano preoccupanti
elementi di similitudine tra gli anni ‘20 - ’30 del secolo scorso, ed i primi 20 anni del
nuovo millennio. Le somiglianze, che io noto, sono quelle che fanno riferimento al lento
processo di formazione di quel clima di consenso, accettazione di tesi, disvalori e
principi che, fino a qualche tempo fa, avrebbero provocato lo stigma deciso della
maggioranza dei cittadini e delle forze politiche dell’intero arco costituzionale, e
l’allontanamento da ogni mezzo di comunicazione mediatica, e che purtroppo oggi
provocano reazioni indignate sempre più stanche e non sempre in grado di contrastare la
devianza di un messaggio che è diventato ancora più subdolo rispetto al passato. Se da
un lato, infatti, si riconoscono i diritti fondamentali, le pari opportunità, l’inclusione ed
il contrasto alla discriminazione, dall’altro, implicitamente, si ammette che purtroppo,
spesso, per ragioni di bilancio, non si può fare di più. E di fronte ai bilanci e ai problemi
economici in qualche modo si afferma l’impotenza della politica, e si fa passare
strisciante il messaggio che le politiche pubbliche siano necessariamente costrette ad
arrivare fin dove si può, e non oltre, nell’assicurare i principi costituzionalmente
garantiti, e che quindi certi costi siano affrontabili, ma fino ad un certo punto. D’altra
parte, se viviamo in una società, nella quale pubblicità classiste possono tranquillamente
instillare nella mente dei nostri figli l’idea che a scuola, sotto una gioiosa nevicata,
possano andare solo i bambini i cui genitori dispongano di ingombranti auto d’élite; e se
si accetta impunemente che si possano costruire carriere basate sulla sollecitazione dei
più vergognosi istinti di umiliazione e violenza sulle donne; se pur di non affrontare i
problemi reali del Paese, si punta il dito contro lo straniero, il diverso culturalmente,
percepito come un costo o un pericolo; se si spinge, in assenza di un dibattito aperto nel
Paese, sull’approvazione di accordi per conseguire l’autonomia differenziata, facendo
credere che in questo modo alcune regioni abbiano la possibilità di liberarsi della
zavorra di altre, siamo già ben oltre la fase di colpevole acquiescenza ad una certa
visione della società, siamo alla sua accettazione da parte di un corpo sociale abbastanza
consistente, per rendere minoritaria la rimanente parte sana e ferma sui valori della
nostra Costituzione. Ed è significativo che proprio un cantautore italiano abbia ricevuto
il premio Amnesty International Italia 2018 per il miglior brano sui diritti umani, con la
canzone dal titolo evocativo “L’uomo nero”, dal cui testo traggo le seguenti parole: “E
tu che pensavi che fosse tutta acqua passata, che questa tragica, lurida storia, non si
sarebbe più ripetuta; tu che credevi nel progresso e nei sorrisi di Mandela; tu che
pensavi che dopo l’inverno sarebbe arrivata la primavera, e invece no, e invece no”.
Parole significative a cui mi appello per contrastare la deriva etico-culturale che sta
interessando la società contemporanea, che non condivido e che non mi appartiene. Per
queste motivazioni, sostengo convintamente l’ordine del giorno della Vicepresidente
Artesio, che considero particolarmente attuale. Auspico vivamente che
l’Amministrazione trovi le risorse adeguate per porre in essere le politiche di inclusione
sociale e pari opportunità necessarie oggi più di ieri.

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