Interventi |
MAGLIANO Silvio Grazie, Presidente. Io seguo questo problema, questa problematica da ben prima di questa Consiliatura che stiamo vivendo. Avevo iniziato a occuparmene con, allora, il Sindaco Fassino e l’Assessore, prima Tedesco e poi Mangone. Non entro nel merito dei vari temi e della storicità che la Consigliera Montalbano ha voluto portare in questo atto. E’ tutto molto semplice. Questo regolamento nasce perché a un certo punto l’Amministrazione dice: “Noi vi diamo il contenitore, voi vi mettete il contenuto e vi pagate ordinaria e straordinaria e se qualcuno salta, la responsabilità è vostra in solido”. Cioè, se falliscono i vostri colleghi, noi come Città di Torino non interveniamo e voi dovete in solido andare a coprire gli affitti e le utenze di tutti, soprattutto gli affitti. Per chi ne conosce un po’ di come vengono gestite le imprese e i consorzi, questo è il primo passo per far sì che alla prima crisi questa regola diventi un cappio, un cappio che, di fatto, si stringe al collo di quelli che rimangono, di quelli che resistono, di quelli che provano ad adempiere a quanto l’Amministrazione aveva posto loro. E’ chiaro che gli ha posto quelle condizioni a numero di esercenti dato. Saltano gli esercenti e queste condizioni diventano strozzanti per chi rimane lì. Ed io avevo già proposto a suo tempo all’allora Assessore: “Guardate che questo è da rivedere”, perché cambierebbe, eccome, se la Città invece fosse lei la prima ad averne un problema, nel caso in cui quegli stand o quelle locazioni non ci fossero più, perché la Città avrebbe lei un danno, ma sarebbe spronata, eccome, a rimetterli a posto per farli, di fatto, riaffittare. Perché oggi, quando si chiude uno degli spazi e rimane vuoto, quel po’ di manutenzione lo devono fare gli altri, ed è vero che lo spirito della cooperazione, da cui la cooperativa, è uno spirito solidaristico, ma fino a estinzione, perché quello che sta capitando lì è questo. Non vi nego che, quando ho visto arrivare il Movimento 5 Stelle al governo della Città ho detto: “Vabbè, tra le tante cose di cui mi ero occupato nelle periferie, almeno questa la risolvono”, perché, lasciatemi passare il termine, è un feudo di alcuni Consiglieri. Hanno tutto l’interesse che quel centro commerciale viva, perché si sta svuotando il mercato davanti, abbiamo messo a gara gli spazi e non è andato nessuno; è un presidio sociale, perché comunque ancora lì, se voi lo frequentate, non so quanti di voi sono andati, io ci sono andato, alcune volte c’è un bar dove si trovano gli anziani, dove si trovano le persone, è ancora un luogo dove ritrovarsi, stare insieme, acquistare e fare quel po’ di presidio, che serve in un quartiere come quello. Piazza Montale, sapete tutti cosa ha vissuto e com’è stata considerata negli anni. Allora io mi auguravo, da questo punto di vista, forse un po’ più di coraggio da parte di chi ha presentato il primo atto, perché non possiamo pensare di far rinascere quel posto dandolo in locazione agevolata a qualche associazione culturale o a qualche istituzione. Sì, questo si fa, ma con la politica d’accordo, ma è anche vero che non posso spostare la Posta dove invece si sta facendo un ragionamento, perché la Posta è nelle case ATC, è all’interno della struttura ATC. E poi mi si permetta una frase un po’ polemica. Io mi auguro che non ci sia nessun funzionario o dirigente che pensa che i soldi del PQ siano mal spesi, perché non considera imprenditori quelli della cooperativa. Cioè, non possiamo pensare di dire, perché noi trovammo i soldi del PQ, ci fu una Commissione in cui l’Assessore Sacco, preso da buona volontà, guardò gli uffici, e gli uffici, sì, i soldi c’erano, non erano stati ancora spesi, non erano tutti, ma i soldi c’erano. Ma, semmai emergesse - e lo dico ai Consiglieri di Maggioranza - che qualche funzionario della struttura dell’Assessore Sacco pensi che quei soldi messi lì siano mal spesi, perché non si fida della capacità imprenditoriale della cooperativa, mi piacerebbe ricordare, alla struttura, che lì ci sono donne e uomini che da anni vanno avanti, che pagano le tasse, con queste tasse pagano i loro dipendenti, pagano la Città, e cercano di mantenere un presidio sociale, economico per loro, ma sociale per il quartiere. Quindi io mi auguro, e vado alla conclusione, che si faccia in fretta, perché guardate che l’altro problema è, che è da cinque, sei, sette, otto anni, e non sarà l’abbassamento del canone, non sarà l’abbassamento dell’assicurazione a salvare la situazione. Servirà invece che la politica, la vostra, quella delle periferie, quella di chi è stato lontano, non “Torinocentrica” ma policentrica, se volete ve lo racconto tutto, iniziate a dire “No, lì noi non vi lasciamo da soli”, non ci trinceriamo dietro regolamenti e proviamo a fare qualcosa per non lasciarli da soli, anche, e avrete il mio voto, e concludo Presidente, vogliamo cambiare il regolamento che dice “Noi mettiamo un contenitore, voi mettete il contenuto, ordinario e straordinario, e se va male alla fine andate a fondo voi”, io ci sto. Vogliamo che la Città si riprenda quel bene e gli spazi non pagati sono di competenza Città e la Città quindi può fare gli investimenti? Noi ci stiamo. Ma lo dovete dire, votando questo atto. Se no, mettiamo un pannicello caldo e hai voglia poi a parlare di piccole imprese, di artigianato, di consumo al dettaglio sui territori. Il consumo al dettaglio dei territori si vede se facciamo compagnia a queste donne ed a questi uomini che, con coraggio, sono ancora lì. Tempo un anno e quel posto, se la Città non interviene, non c’è più, con famiglie che, di fatto, avranno eroso tutto quello che avevano da parte per cercare di credere nella speranza che quel posto sia un posto per tutti, ma saranno rimasti gli unici. Almeno, io e la Montalbano su questo, invece, proviamo a stare con loro. Grazie. |