Interventi |
PATRIARCA Lorenza Vado. Allora, molte delle cose che sono state dette insomma richiedono una replica e quindi ritengo non soddisfacente la risposta e chiedo un approfondimento, lo chiedo fin d’ora, in V Commissione del tema, anche perché appunto non ritengo che le cose stiano esattamente come raccontate o perlomeno va sicuramente approfondito. Rispetto al tema, io voglio sottolineare, lo dicevamo stamattina anche con la Consigliera Artesio, la nostra Città citando un rapporto, che è stato presentato proprio qui in Sala Colonne la settimana scorsa, di Save The Children sulle povertà educative nella fascia dei bambini che vede la Città di Torino con dati peggiorativi superiori a 5 volte quelli di Milano, la nostra Città vive una grave crisi demografica ed economico-sociale e ovviamente investire sulla scuola, io lo dico tutte le volte, e sull’istruzione potrebbe in qualche modo contribuire a contrastare questo fenomeno. In questo quadro appare incomprensibile la scelta e la linea segnata dalla Giunta di promuovere il gigantismo delle scuole in città, non parlo neanche più di sovradimensionamento in questo caso. Quando la responsabilità della programmazione della rete scolastica fu assegnata agli enti territoriali, il fine dichiarato era quello di garantire l’efficace esercizio dell’autonomia e, con lo stesso scopo, i parametri dimensionali ottimali delle scuole autonome vennero compresi tra i 500 allievi e i 900 alunni. Nel 2011, i valori minimi di riferimento sotto i quali si perde l’autonomia furono innalzati a 600 studenti per scuola, ma non si elevò il parametro massimo, richiamando solo la media regionale. Ora i dati MIUR ‘18/’19 ci dicono che in Italia gli istituti scolastici statali hanno in media 941 studenti, in Piemonte si scende a 690 alunni in media per istituto se consideriamo solo il dato delle scuole del primo ciclo, com’è l’Istituto Comprensivo Alberti. Ci chiediamo, quindi, come mai qui a Torino si scelga di costituire scuole con quasi il doppio degli alunni rispetto al parametro massimo ministeriale, senza tener conto che tutta la letteratura a riguardo evidenzia l’importanza di presidiare gli aspetti organizzativi e di gestione e le norme in tema di dimensionamento scolastico - cito testualmente - raccomandano proprio di valutare la complessità di direzione, gestione e organizzazione didattica, con riguardo alla pluralità di gradi di scuole e di indirizzi di studio coesistenti nella stessa istituzione. Può essere che si pensi all’arrivo salvifico di un dirigente Mandrake, capace di gestire queste mega scuole, ma viceversa assisteremo senz’altro ad una diminuzione di qualità, che colpirà soprattutto e di nuovo le fasce più deboli della popolazione scolastica. L’ipotesi di riorganizzazione della rete cittadina trasmessa dall’Assessore alle scuole delle Circoscrizioni 3 e 6 prevede istituti scolastici di oltre 1.400 studenti in Falchera e soprattutto un Istituto Comprensivo in zona San Paolo, IC Alberti più Salgari, di 1.847, l’Assessore ci dice 1.787 poi ci spiegherà dove sono finiti questi, ma va bene, sono un’enormità; mentre la scuola confinante l’IC Racconigi resta a 645 allievi ed è perciò destinata in un prossimo futuro all’accorpamento con l’IC Levi Montalcini, che porterà alla nascita di un altro mega istituto da 1.800 studenti con (incomprensibile) dei parametri ottimali. Ma anche ignorando le problematiche gestionali, organizzative, i pesanti riflessi sulla qualità dell’offerta formativa di un istituto, che dovrebbe aggregare 1.850 studenti, ascoltare 3.700 genitori, gestire 88 classi suddivise in sette sedi per tre ordini di scuola, più di 200 insegnanti e 77 alunni con disabilità, questa ipotesi allarma perché le tabelle ministeriali per l’assegnazione del personale ausiliario amministrativo, cioè i bidelli e il personale di segreteria per intenderci, si fermano a quota 1.200 studenti, proprio perché sopra a quella soglia non si dovrebbe andare e quindi l’assegnazione del personale ATA aggiuntivo si dovrà assegnare all’organico di fatto, con tutta l’incertezza e la variabilità del caso. Dopo quanto successo a Milano, con un bambino finito giù dalla tromba delle scale per mancata sorveglianza, quell’emergenza sicurezza che si registra in tutte le nostre scuole, vi pare il caso di costruire comprensivi in Città che rischiano di non avere i bidelli e il personale di segreteria per funzionare adeguatamente? Quali sarebbero i danni per i cittadini e per la scuola? Per tutte le considerazioni esposte, si chiede che la proposta torni in Commissione, come già chiesto, e che si rinvii di un anno l’accorpamento delle scuole sovradimensionate, in modo da poter valutare con attenzione le possibili alternative percorribili. Per le stesse ragioni proponiamo la revisione dell’atto di indirizzo per il dimensionamento scolastico sul territorio comunale approvato in data 24 ottobre 2017, per poter inserire l’indicazione sui parametri massimi dimensionali delle scuole della città. Grazie. |