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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 21 Ottobre 2019 ore 14,00
Paragrafo n. 27
ORDINE DEL GIORNO 2019-04373
(ODG. N. 18/2019) "CRISI IN SIRIA E INIZIATIVE DEL GOVERNO ITALIANO" PRESENTATA IN DATA 17 OTTOBRE 2019 - PRIMO FIRMATARIO LO RUSSO.
Interventi
ARTESIO Eleonora
Grazie, Presidente. Ho presentato, e altri colleghi con la loro firma hanno condiviso, questa proposta di ordine del giorno che non appartiene alla bontà della mia capacità di redazione dei testi, bensì all’iniziativa di numerose Amministrazioni comunali, in modo particolare le Amministrazioni comunali che aderiscono alla rete dei comuni, che hanno elaborato un testo che non credo possa differenziarsi nell’espressione della sensibilità da quello che è il senso comune della popolazione più sensibile, più interessata alle tematiche, non solo di politica internazionale, ma anche di rispetto della dignità e della vita dei popoli e delle persone. Infatti, questo ordine del giorno segue una serie di manifestazioni pubbliche organizzate da diverse reti associative e partecipate dalle popolazioni e viene dopo numerosi appelli, anche appelli sottoscritti da Amministratori comunali e di altri Enti Locali, tutti i volti a richiedere la sospensione dell’intervento di guerra della Turchia nei confronti del Nord della Siria e delle popolazioni lì insediate, tutti a chiedere un’iniziativa responsabile e autorevole da parte del Governo Italiano, tutti a sollecitare la convergenza degli Stati dell’Unione Europea nel chiedere la sospensione del conflitto e nel denunciarne la gravità, tutti a sottolineare la necessità di preservare la tutela della condizione di vita del popolo curdo e anche a ricordarne la strategia significativa di costituzione di un territorio governato all’insegna del rispetto di tutti i componenti e all’insegna della ricerca di una pacifica autodeterminazione, pur essendo stati negli anni e nel tempo obbligati ad imbracciare le armi, a subire consecutive aggressioni, a resistere al terrorismo. Quindi direi che l’ordine del giorno non ha bisogno per intercettare i sentimenti diffusi di ulteriori illustrazioni. Mi soffermo soltanto sulla contingenza nella quale noi discutiamo questo ordine del giorno, vale a dire la vigilia della scadenza della tregua di cinque giorni che è stata convenuta tra gli USA e il Presidente della Turchia. Tregua di cinque giorni che chiamiamo, per rispetto di forma, tregua. Purtroppo le cronache che arrivano dalle zone di guerra e dalle zone di fuga ci restituiscono ancora una situazione nella quale l’esercito turco, solo ore dopo la sottoscrizione di quel patto, ha permesso l’evacuazione dei feriti e la consegna dei medicinali, ma soprattutto ci consegnano una prospettiva per il futuro che non pare rassicurante se, ancora sabato scorso, Erdogan ha permesso di continuare a spaccare le teste dei combattenti curdi se non si ritireranno dalle zone di confine entro martedì. Martedì, giorno definito dai commentatori internazionali, come quello dell’incontro tra Putin ed Erdogan. Quindi noi siamo in una situazione in cui il conflitto è tuttora agito e certamente si presume ci siano purtroppo i presupposti negativi per una prosecuzione, soprattutto ci sono i presupposti per confermare quell’atteggiamento di prepotenza nazionalista secondo la quale la Turchia in modo unilaterale considera le zone che sono oggi oggetto di quell’attacco militare come le proprie zone cuscinetto, sulle quali quindi abbia la possibilità di determinare le condizioni di vita delle popolazioni che lì insistono. Soprattutto la preoccupazione che condividiamo è quella non solo della tutela di una civiltà, quella umana, dal ricorso alla guerra e alle guerre, ma in modo particolare la preoccupazione di come l’esempio di pace curdo, che dovrebbe essere valorizzato per tutta l’area del Medio Oriente invece non veda riconosciuta da parte dell’insieme delle comunità dei popoli il grande valore che questa esperienza ha praticato. E anzi, anche quando il dibattito europeo si sofferma su questo aspetto, si sofferma soprattutto sulla preoccupazione del rientro dei combattenti dell’ISIS, piuttosto che sul profondo significato della lotta di resistenza del popolo curdo nei confronti di quelle situazioni di radicalizzazione e di integralismo. Ora cosa chiede il nostro ordine del giorno? Il nostro ordine del giorno chiede alcune cose in corso, altre da rafforzare. Quelle in corso attivarsi a tutti i livelli internazionali per prendere una posizione chiara, affinché si cessi immediatamente l’aggressione turca nel Nord della Siria, ma anche di cancellare la partecipazione alla missione NATO, alla quale insieme all’Italia partecipano Germania, Spagna, Olanda e Stati Uniti, missione istituita a suo tempo su specifica richiesta della Turchia. La nostra proposta di ordine del giorno chiede anche di agire per fermare la fornitura di armi alla Turchia. Questo è certo un impegno che va assunto non solo a livello nazionale, come ancora oggi continua ad essere, perché non pare che l’Unione Europea abbia assunto ad oggi una posizione condivisa, ma rimandi alla responsabilità dei singoli Stati, ma è una misura per il futuro. Purtroppo retroattivamente quei comportamenti di vendita alle armi hanno rafforzato quel tipo di situazioni aggressive ed infine chiede che vengano avanzate a livello di Unione Europea e in tutti gli organismi internazionali l’invito e la costruzione per la realizzazione di una di una no-fly zone che impedisca l’aviazione turca di bombardare l’area. Si potrebbero aggiungere altre cose che mandino in campo responsabilità di altri organismi internazionali, in modo particolare il Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Ricordo che la Turchia fa parte dell’ONU, fa parte di un organismo internazionale costituito per prevenire le guerre dopo le esperienze di genocidio vissute nel ’900 e quindi è giusto chiamare in causa l’ONU, così come è giusto chiamare in causa la Corte Penale Internazionale, che voglio ricordare già nel 2018 pronunciò una sentenza…, no, chiamare in causa la Corte Penale Internazionale, ricordando che già nel 2018 il Tribunale permanente dei popoli pronunciò una propria sentenza sul genocidio annunciato del popolo curdo. Queste sono le ragioni quindi per le quali chiedo al Consiglio Comunale di sottoscrivere questo testo, riconoscendomi, anche nella sensibilità e negli impegni, che il testo presentato dal gruppo Consiliare del Partito Democratico illustrerà e quindi ritenendo, per quel che mi riguarda, di votarli entrambi.

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