Interventi |
LAVOLTA Enzo (Vicepresidente Vicario) Grazie, Presidente. Negli ultimi anni, un’azienda importante, qual è la RAI, ha visto progressivamente ridurre gli investimenti anche sul nostro territorio, una percentuale significativa - ce lo ricordavano oggi alcuni lavoratori che abbiamo avuto modo di incontrare nella Commissione Consiliare competente - quasi il 30% negli ultimi 10 anni in meno di investimenti sul nostro territorio e a questa riduzione significativa degli investimenti è corrisposta anche una riduzione degli occupati, delle maestranze, dei lavoratori in quella che è la città dove quest’azienda è nata. Non è stato sempre semplice il rapporto tra la politica, le istituzioni e questa importante azienda pubblica. Un’azienda che conserva, nonostante tutto, un capitale sociale che per il 99,56%, lo ricordo a me stesso, è di proprietà del Ministero dell’Economia e delle Finanze; se avessi avuto io il potere in questi anni, potere contrattuale ovviamente, per poter richiedere a quest’azienda un’inversione di tendenza, se avessi avuto il potere di pretendere il riconoscimento consapevole del valore che si produce in questo nostro territorio - penso al valore del centro di ricerche, all’orchestra sinfonica, all’importantissimo centro di produzione - se avessi avuto anche solo un minuto un margine di potere contrattuale, io l’avrei esercitato. Purtroppo, in questi anni, non ci sono state occasioni, ce n’è stata una, ce n’è una che ha una scadenza però, perché mancano poche ore al momento in cui in uno studio notarile, qui a Torino, si apriranno le buste, le buste di un’offerta economica, perché la RAI nel suo piano industriale - l’ultimo - ha deciso di vendere un immobile che, devo dire la verità, da diverso tempo ormai era abbandonato a se stesso per la presenza dell’amianto e che merita una nuova destinazione d’uso e io, quindi, credo che sia un fatto positivo per l’Amministrazione il fatto che quella porzione di territorio possa beneficiare di una riqualificazione. Qual è il fatto negativo, però? Che a differenza di quanto accadde nel 1956, quando il Sindaco della Città di Torino era un altro, si chiamava Amedeo Peyron, e anche l’Amministratore delegato della società RAI era un altro, si chiamava Carlo Guala e incidentalmente era piemontese anch’egli, questo forse favorì un’interlocuzione più efficace; nel 1956 il Sindaco Peyron decise, a valle di un dibattito in Consiglio Comunale molto interessante che invito tutti i Consiglieri a rileggersi, decise di mettere nella disponibilità dell’azienda RAI una porzione di territorio, una porzione di territorio ambizioso, importante nel centro della città di Torino, a pochi metri dalla Stazione Porta Susa e lo fece ad un valore che era esattamente la metà del valore di mercato: da 450 milioni di Euro lui decise di dare, lui e il Consiglio Comunale decisero di dare alla RAI a 250 milioni di Euro quei 3.000 metri quadrati su cui poi è stato costruito il grattacielo della RAI, e a che condizione? Alla condizione che realizzassero una direzione generale, qui a Torino, e che quindi si insediassero dei nuovi lavori, delle nuove funzioni e anche dei nuovi lavoratori. Il dibattito fu molto interessante e, se me lo consente Presidente, voglio leggere quattro righe, sono solo quattro righe, con cui il Sindaco motivò quell’atto e disse: “Io mi sono preoccupato con questa deliberazione, e con me i colleghi della mia Giunta e segnatamente gli Assessori che hanno con me stilato la deliberazione, di legare veramente la RAI a Torino, non semplicemente con un nuovo palazzo che potesse avere una destinazione marginale, bensì con il sacrificio di un’area ambitissima per impedire che la RAI potesse, per mancanza di adatta sistemazione, portare l’attività RAI e tv fuori di Torino”. Questo il Consiglio Comunale l’aveva più volte spronato, e continua: “Ora l’esperienza, spesse volte anche dolorosa in materia di trasferimenti da Torino ad altrove di enti e di iniziative, insegna come non sempre gli atti e gli ordini del giorno enfatici o le lamentazioni abbiano avuto una vera e propria efficacia, mentre sono più efficaci” - diceva Peyron - “gli accordi concreti, in altre parole, dei contratti e delle convenzioni che obblighino la controparte ad assumere impegni tali che concorrano al fine di allontanare e rendere più difficili i trasferimenti”. Cioè, il Sindaco Peyron, nel 1956, quando si relazionava, pensava all’azienda pubblica RAI, diceva: “Guardate che per poter avere a che fare con questo soggetto importante”, ovviamente con tutti ma in particolare con questi e ne era veramente consapevole, “è necessario sottoscrivere degli accordi e degli impegni concreti”. Questa convinzione, questa determinazione consentì di stipulare quell’accordo con il quale, tra l’altro, lui già prevedeva un’ipotesi di destinazione d’uso differente, tant’è vero che in questo stesso atto c’è scritto che qualora la RAI avesse cambiato la destinazione d’uso o l’avesse alienata - come sta avvenendo in questi giorni - avrebbe dovuto dialogare con la Città di Torino. Allora, che cosa abbiamo fatto come Partito Democratico il 26 giugno? Abbiamo depositato un atto e abbiamo chiesto all’Amministrazione: “Vi state occupando di questo tema? Avete contezza del fatto che abbiamo finalmente un potere contrattuale e possiamo chiedere alla RAI di sedersi al tavolo e verificare se un parte di quegli utili, derivanti dalla dismissione di quell’immobile, possono essere reinvestiti sulle tante domande che conosciamo che nell’azienda e i lavoratori fanno da tempo?” Non faccio l’elenco; questa mattina con i lavoratori abbiamo rivisto l’agenda dei bisogni di quest’azienda in questo nostro territorio, tra ristrutturazioni, macchinari, nuove assunzioni necessarie, non lo rifaccio qui l’elenco. Ecco, se io avessi avuto, anche solo per pochi minuti, quel potere contrattuale l’avrei esercitato, purtroppo stamattina abbiamo preso atto che quest’Amministrazione e questa Giunta questo potere contrattuale non l’hanno esercitato e quest’Amministrazione ci ha spiegato che si accontenterà, così ci è stato detto, si accontenterà di un indennizzo da parte dell’azienda RAI che non è altro che la rivalutazione indicizzata di quei 250 milioni di Euro. Allora, noi stiamo provando, con questo atto di indirizzo, a mettere una pezza a quello che non è stato fatto da quest’Amministrazione; certo che è un modo rabberciato, a questo punto, a poche ore dall’apertura delle buste, ma è l’unica cosa che ci rimane da fare. Ci è dispiaciuto verificare l’assenza dell’Assessore, molti giorni fa, quando in Commissione gli avevamo chiesto di venirci a dire cosa stesse facendo, si è dato alla macchia; ci è dispiaciuto stamattina quando a domande puntuali e precise abbiamo avuto come risposta una semplice alzata di spalle. Allora, io sono profondamente deluso, sono profondamente deluso dall’incapacità che quest’Amministrazione ha dimostrato su questa partita, però offriamo un’opportunità all’Assessore che, se il Consiglio Comunale vorrà votare questo ordine del giorno, potrà con questo ordine del giorno andare dall’azienda RAI e dire: “Va bene, abbiamo concordato un indennizzo di 3 milioni” - 3,4 milioni, quello che sarà - “nel contempo, però, vi chiediamo conto di quelli che saranno gli investimenti di quest’azienda, dell’azienda RAI, sul nostro territorio, perché”, e l’analisi dei bisogni ce l’ha anche da oggi l’Assessore, perché gliel’abbiamo offerta con i lavoratori in Commissione Consiliare, “perché le esigenze per la RAI a Torino sono tante, sono diverse”. Io non so se sarà possibile recuperare all’inerzia dell’Amministrazione, della Giunta, dell’Assessore Sacco in poche ore, certo però che questo tentativo vale la pena farlo e io mi auguro che il Consiglio Comunale questa sera approvi questo ordine del giorno. LAVOLTA Enzo (Vicepresidente Vicario) No, meno. Semplicemente per dire che a me interessa una cosa sola, che il Consiglio Comunale si esprima su questo ordine del giorno e metta nelle condizioni questa Amministrazione - poi se non lo fa l’Assessore Sacco sono ancora più contento, se lo fa la Sindaca direttamente per me è ancora meglio - metta nelle condizioni questa Città di poter interloquire con l’azienda, di sedere dall’altra parte del tavolo e metterci - a fronte anche del lavoro che è stato fatto nella Commissione Consiliare - mettere sul tavolo l’analisi dei bisogni che è stata condivisa con le maestranze, con i lavoratori, con i Dirigenti, con tutti coloro i quali abbiamo incontrato, a me interessa questo. Dopodiché, evidenzio il fatto che sarebbe stata più efficace questa interlocuzione se fatta una settimana fa, un mese fa, due mesi fa, dal momento in cui è stato depositato l’ordine del giorno; non è stato fatto e ne prendo atto, non è la prima e non sarà l’ultima volta che evidenziamo un’inerzia, ma quello che a me interessa, davvero, è che abbiamo tutte le condizioni, alcune sono smorzate - ripeto, per questa inerzia - però abbiamo tutte le condizioni per chiamare l’azienda, sederla di fronte a noi e dire che noi non vogliamo rinunciare a questo polo strategico importante che è l’azienda RAI nel nostro territorio. Abbiamo delle peculiarità, abbiamo delle competenze, le vogliamo salvaguardare e le vogliamo rilanciare, laddove ci sono degli strumenti anche di carattere urbanistico che possono fare leva nell’interlocuzione, noi siamo un po’ più forti, laddove non abbiamo strumenti noi siamo deboli e afoni, perché tutte le buone intenzioni, che ci sono state raccontate questa mattina, in realtà sono di un silenzio assordante perché non hanno prodotto nessun elemento concreto fino ad oggi. Speriamo che con l’approvazione di quest’atto ci sia una svolta, una discontinuità. |