Interventi |
APPENDINO Chiara (Sindaca) Grazie, Presidente. Innanzitutto mi scuso con i Consiglieri e le Consigliere del ritardo, ma ero impegnata in Prefettura, proprio peraltro sulla questione che è oggetto delle comunicazioni, e appena finito sono ovviamente venuta in Aula, quindi vi ringrazio della pazienza. In realtà la vicenda nasce ed era nota al Consiglio, perché arriviamo in seguito a centinaia di esposti, commenti, richieste, appelli, e onestamente non so e non conto più quante volte, non solo in questi tre anni da Sindaca, ma credo anche prima da Consigliera, e poi anche, prima ancora di avere un ruolo istituzionale, quante volte in questa città si è dibattuto del tema del suk, che credo sia da evidenziare il fatto che sia oggettivamente un tema profondamente sentito, in parte certamente anche divisivo nella dialettica tipica che probabilmente affronteremo anche in quest’Aula, ma certamente è uno dei tanti temi che io definisco irrisolti, che in qualche modo abbiamo ereditato e che io credo siamo stati chiamati a risolvere, o comunque a cercare di risolvere. Questo non significa che la questione evidentemente sia risolta, ma ci tornerò. Voglio anche dire chiaramente che io ritengo, e forse l’avevo anche detto quando ero Consigliera in quest’Aula, che tentativi in tal senso, proprio di intervenire sul fenomeno e sulla vicenda che ha comportato, ripeto, non solo dibattito, ma anche tensioni sul territorio, siano già avvenute anche in passato, quindi nell’Amministrazione precedente. Ritengo però che questi sforzi, come dire, non siano andati a buon fine, ma evidentemente ci sono stati, anche perché credo che la pressione del territorio fosse forte su chiunque avesse in qualche modo una responsabilità di governo nei confronti della città. Facciamo però, perché penso sia giusto farlo, un piccolo salto indietro nel tempo, perché credo che quasi si perda nella memoria di chi ha vissuto, ed attraversato le strade del Balon di Borgo Dora, l’origine del suk di Torino in via San Pietro in Vincoli; una via storica di Torino a due passi da Porta Palazzo, dalle Porte Palatine, centinaia di persone si ritrovavano con la loro merce per dare vita a quello che è il mercato di libero scambio. Un’attività che è oggettivamente commerciale a tutti gli effetti, e nonostante i tentativi di regolamentazione, che tra l’altro stavo proprio riconoscendo anche precedentemente, e condivido, perché è necessario, dal mio punto di vista, quella tipologia di attività, i problemi nel mercato e nel quartiere non sono mancati. La difficile convivenza tra residenti, commercianti e avventori è più volte stata oggetto di fatti di cronaca. Quell’esperienza per continuare, ovviamente, dico una cosa banale, ma il presupposto per cui poi c’è stato l’intervento, che in realtà è, come dire, terminale di una serie di azioni che sono state fatte in questi mesi, comunque dal nostro punto di vista, dal mio punto di vista, con l’esperienza, per continuare doveva rientrare nei parametri della liceità. E su questo io ritengo onestamente che, per quanto evidentemente la realtà e questa realtà sia una realtà storica, non possa esistere realtà, per quanto storica, che venga meno alle regole dello Stato, della Città e del vivere civile. Nel dicembre di un anno fa, è stato anche lungamente discusso in quest’Aula, la Giunta ha approvato una delibera che prevedeva l’accompagnamento del suk in via Carcano. A tal proposito, di concerto con la Prefettura, i Comitati e le realtà coinvolte, sono state messe in campo tutte le risorse necessarie in un dialogo continuo. Sono stati investiti 100.000 Euro da parte della Città, trovati nuovi spazi, rinforzati i trasporti pubblici, definiti anche degli elementi nuovi del regolamento, e verranno poi istituiti percorsi sociali di accompagnamento di cui avremo modo di discutere anche nelle prossime settimane. È una progettualità complessa e condivisa, anche perché, lo dico spesso, quasi mai esistono soluzioni semplici a problemi complessi, e questo credo fosse una tematica decisamente complessa, che io credo stia funzionando, anche se ovviamente c’è ancora molto da fare. Io, l’ho detto anche sabato, durante un momento di conferenza stampa: io sono profondamente convinta che il suk in quanto tale, cioè il mercato di libero scambio in quanto tale, debba rimanere parte della tradizione di Torino e quindi vogliamo che possa continuare a crescere e vivere. Quindi, da questa parte non troverete mai un interlocutore che, come dire, provvederà, o in qualche modo lavorerà per cancellare il libero scambio. Vi dico di più, e questo è anche uno dei motivi per cui abbiamo lavorato per il trasferimento: il nostro obiettivo è quello di restituire dignità a chi lo anima, fornendo servizi ed un luogo adatto per l’esercizio del commercio nel perimetro di regole condivise che si integrano nel territorio, affinché tutto possa svolgersi nella serenità di essere riconosciuti. Vengo quindi ai fatti di cui tra l’altro si è parlato negli ultimi due giorni. Il cambio di sede del suk ha ovviamente richiesto che si intervenisse in via precauzionale per ciò che riguarda un eventuale riposizionamento nella vecchia sede. Per fare questo, in maniera controllata e pacifica, sono stati usati dei dispositivi fisici, che sono i jersey, blocchi di cemento alti un metro. Ora, tra l’altro ho seguito evidentemente il dibattito che immagino avverrà anche oggi in quest’Aula, nella narrazione di alcuni, questi blocchi di cemento sonno diventati dei muri, che dal mio punto di vista potrebbe essere bollato come fatto di per sé privo di senso, e voglio anche ringraziare chi si è in qualche modo scomodato a precisare a più riprese, anche sui social, sui giornali, la differenza, cioè, cos’è un muro e il dibattito sociologico che è partito anche sulla questione dei muri. Il punto è che, finché si parla di muro, si evoca la figura di Trump, si può condividere o non condividere, però voglio dire, rientra nella normale, se così vogliamo definire, dialettica politica; quando però mi sento dire, si arriva a tirare in ballo il muro di Berlino, protagonista di una stagione estremamente buia dell’Occidente, allora io ritengo francamente che sia un po’ diverso, non per il suk o per la mia persona, ci mancherebbe - poi la dialettica politica ovviamente raggiunge i livelli che vuole ed esprime quello che vuole - ma io credo per la manifesta ignoranza di pagine di storia estremamente delicate e che andrebbero maneggiate con molta, molta cura. Vorrei anche dire un’altra cosa, anche perché sono stata fortemente attaccata in queste 38 settimane, da quando è stata fatta la delibera. Avessi voluto intervenire, avessimo voluto intervenire in maniera diversa con l’uso della forza, certamente non avremmo aspettato 38 settimane dalla delibera, e l’abbiamo fatto perché siamo consapevoli del fatto che gli operatori e il mercato del libero scambio ha evidentemente una sua valenza non solo storica, ma anche evidentemente un percorso e rappresenta una modalità di intervento, anche dal punto di vista del sociale. Però mi sento di dire, perché è giusto dare alle cose il loro nome, andando anche oltre, come dire, entrando nella sostanza, assumendoci anche noi le responsabilità, perché i cittadini ci hanno chiamato e ci hanno chiesto di risolvere problemi complessi, e il tema del libero scambio è un problema complesso che va, da più di un punto di vista, affrontato con la ragione e con il confronto. Allora, affrontare gli stessi con superficialità, con posizioni antiideologiche, con vuote petizioni di principio, dal mio punto di vista, non è la strada giusta, anche perché si rischia di scadere in quella che io definisco la retorica eroica - anzi non l’ho definita io, ma l’ha citata così il semiologo Ugo Volli sulle pagine del Corriere della Sera - il che, secondo me, non fa bene onestamente a nessuno. Vorrei parlare del futuro, perché questo è successo questo fine settimana, lo sapete benissimo. Sabato 5 ottobre, il primo giorno del cambio di sede del suk, al mattino, in via Carcano, il nuovo luogo del mercato, si sono presentati in 239 a richiedere il proprio stallo; in 417, invece, ieri, domenica 6. Io vorrei ringraziare ovviamente ciascuno di loro, e come ho già detto anche, poco fa, in un incontro in Prefettura, insieme a ViviBalon, vorrei ribadire, anche pubblicamente, che le istituzioni ci sono e continueranno ad esserci, in percorsi condivisi di cui parlerò tra poco. Nelle stesse ore, più precisamente dalla sera prima, ricevevamo - è giusto anche dirlo, perché i bisogni sono di un’intera collettività, non solo di una parte, noi siamo chiamati come Città e come responsabilità di governo, a cercare di tenere insieme le esigenze di una comunità, e spesso sono contrapposte - ricevevamo anche messaggi dai residenti di via San Pietro in Vincoli che ritrovavano la serenità nel loro quartiere, anche in parte esasperati da anni di evidenti difficoltà. Io penso, e ripeto, mi assumo evidentemente la responsabilità di quello che sto dicendo, che l’intervento sia riuscito. C’è ancora molto da fare, sicuramente, e non mi stancherò mai di ribadirlo, ma io credo che, anche questa volta, facendo squadra anche con le altre istituzioni, siamo riusciti a fare un passo in avanti importante. Ora, la sfida è quella forse più significativa e cioè, come ha spiegato la Vicesindaca, Sonia Schellino, far sì che partano dei percorsi di inclusione, perché quella del mercato del libero scambio deve essere un’esperienza riconosciuta come facente pienamente parte dell’identità di Torino ed in quanto tale deve essere valorizzata, e noi vorremmo che il suk, e su questo stiamo lavorando, non sia un punto isolato della Città che si esaurisce alla dimensione del commercio, bensì, per chi vuole, possa essere un punto di partenza per apprendere professionalità inerenti ai temi del riuso e della valorizzazione di oggetti antichi. A tal proposito stiamo lavorando a veri e propri percorsi di formazione, affinché la ricchezza di quel luogo cresca con la conoscenza, con una comunicazione mirata, trasporto pubblico che andremo a rafforzare, in modo tale da avere un migliore collegamento, e faremo di tutto affinché il mercato del libero scambio in via Carcano sia un patrimonio di tutta la comunità, anche della Città, e soprattutto della Città, lavorando evidentemente insieme a chi lì la mattina del sabato e la domenica, opererà. Vorrei quindi ringraziare ovviamente il Prefetto, Claudio Palomba, che ha assistito ed ha, come dire, personalmente gestito, insieme alla Città, anche la fase delicata di negoziazione; la Vicesindaca, Sonia Schellino, che sta lavorando a tutta la parte che riguarda i percorsi di inclusione; l’Assessore Roberto Finardi, che ha gestito, ovviamente con la delega alla sicurezza, tutto ciò che è avvenuto anche in questi giorni; il Comandante della Polizia Municipale, Emiliano Bezzon; ovviamente la Questura e tutti coloro che sono intervenuti, e i Consiglieri e le Consigliere che hanno sostenuto e condiviso questo percorso; le Associazioni e chi da oggi o da domani, quando vorrà, avrà la volontà politica e la voglia di mettersi in gioco per quanto riguarda il futuro del mercato di libero scambio che deve essere, come dicevo, che è la sfida più grande che abbiamo, non tanto un luogo di destinazione fissa, bensì un luogo di transito per acquisire professionalità, competenze e poter intraprendere un vero percorso di autonomia. Grazie. |