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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 7 Ottobre 2019 ore 14,00
Paragrafo n. 30

Comunicazioni della Sindaca su "Militarizzazione quartiere Borgo Dora".
Interventi
APPENDINO Chiara (Sindaca)
Grazie, Presidente. Innanzitutto mi scuso con i Consiglieri e le Consigliere del ritardo,
ma ero impegnata in Prefettura, proprio peraltro sulla questione che è oggetto delle
comunicazioni, e appena finito sono ovviamente venuta in Aula, quindi vi ringrazio
della pazienza. In realtà la vicenda nasce ed era nota al Consiglio, perché arriviamo in
seguito a centinaia di esposti, commenti, richieste, appelli, e onestamente non so e non
conto più quante volte, non solo in questi tre anni da Sindaca, ma credo anche prima da
Consigliera, e poi anche, prima ancora di avere un ruolo istituzionale, quante volte in
questa città si è dibattuto del tema del suk, che credo sia da evidenziare il fatto che sia
oggettivamente un tema profondamente sentito, in parte certamente anche divisivo nella
dialettica tipica che probabilmente affronteremo anche in quest’Aula, ma certamente è
uno dei tanti temi che io definisco irrisolti, che in qualche modo abbiamo ereditato e che
io credo siamo stati chiamati a risolvere, o comunque a cercare di risolvere. Questo non
significa che la questione evidentemente sia risolta, ma ci tornerò. Voglio anche dire
chiaramente che io ritengo, e forse l’avevo anche detto quando ero Consigliera in
quest’Aula, che tentativi in tal senso, proprio di intervenire sul fenomeno e sulla
vicenda che ha comportato, ripeto, non solo dibattito, ma anche tensioni sul territorio,
siano già avvenute anche in passato, quindi nell’Amministrazione precedente. Ritengo
però che questi sforzi, come dire, non siano andati a buon fine, ma evidentemente ci
sono stati, anche perché credo che la pressione del territorio fosse forte su chiunque
avesse in qualche modo una responsabilità di governo nei confronti della città.
Facciamo però, perché penso sia giusto farlo, un piccolo salto indietro nel tempo, perché
credo che quasi si perda nella memoria di chi ha vissuto, ed attraversato le strade del
Balon di Borgo Dora, l’origine del suk di Torino in via San Pietro in Vincoli; una via
storica di Torino a due passi da Porta Palazzo, dalle Porte Palatine, centinaia di persone
si ritrovavano con la loro merce per dare vita a quello che è il mercato di libero
scambio. Un’attività che è oggettivamente commerciale a tutti gli effetti, e nonostante i
tentativi di regolamentazione, che tra l’altro stavo proprio riconoscendo anche
precedentemente, e condivido, perché è necessario, dal mio punto di vista, quella
tipologia di attività, i problemi nel mercato e nel quartiere non sono mancati. La difficile
convivenza tra residenti, commercianti e avventori è più volte stata oggetto di fatti di
cronaca. Quell’esperienza per continuare, ovviamente, dico una cosa banale, ma il
presupposto per cui poi c’è stato l’intervento, che in realtà è, come dire, terminale di una
serie di azioni che sono state fatte in questi mesi, comunque dal nostro punto di vista,
dal mio punto di vista, con l’esperienza, per continuare doveva rientrare nei parametri
della liceità. E su questo io ritengo onestamente che, per quanto evidentemente la realtà
e questa realtà sia una realtà storica, non possa esistere realtà, per quanto storica, che
venga meno alle regole dello Stato, della Città e del vivere civile. Nel dicembre di un
anno fa, è stato anche lungamente discusso in quest’Aula, la Giunta ha approvato una
delibera che prevedeva l’accompagnamento del suk in via Carcano. A tal proposito, di
concerto con la Prefettura, i Comitati e le realtà coinvolte, sono state messe in campo
tutte le risorse necessarie in un dialogo continuo. Sono stati investiti 100.000 Euro da
parte della Città, trovati nuovi spazi, rinforzati i trasporti pubblici, definiti anche degli
elementi nuovi del regolamento, e verranno poi istituiti percorsi sociali di
accompagnamento di cui avremo modo di discutere anche nelle prossime settimane. È
una progettualità complessa e condivisa, anche perché, lo dico spesso, quasi mai
esistono soluzioni semplici a problemi complessi, e questo credo fosse una tematica
decisamente complessa, che io credo stia funzionando, anche se ovviamente c’è ancora
molto da fare. Io, l’ho detto anche sabato, durante un momento di conferenza stampa: io
sono profondamente convinta che il suk in quanto tale, cioè il mercato di libero scambio
in quanto tale, debba rimanere parte della tradizione di Torino e quindi vogliamo che
possa continuare a crescere e vivere. Quindi, da questa parte non troverete mai un
interlocutore che, come dire, provvederà, o in qualche modo lavorerà per cancellare il
libero scambio. Vi dico di più, e questo è anche uno dei motivi per cui abbiamo lavorato
per il trasferimento: il nostro obiettivo è quello di restituire dignità a chi lo anima,
fornendo servizi ed un luogo adatto per l’esercizio del commercio nel perimetro di
regole condivise che si integrano nel territorio, affinché tutto possa svolgersi nella
serenità di essere riconosciuti. Vengo quindi ai fatti di cui tra l’altro si è parlato negli
ultimi due giorni. Il cambio di sede del suk ha ovviamente richiesto che si intervenisse
in via precauzionale per ciò che riguarda un eventuale riposizionamento nella vecchia
sede. Per fare questo, in maniera controllata e pacifica, sono stati usati dei dispositivi
fisici, che sono i jersey, blocchi di cemento alti un metro. Ora, tra l’altro ho seguito
evidentemente il dibattito che immagino avverrà anche oggi in quest’Aula, nella
narrazione di alcuni, questi blocchi di cemento sonno diventati dei muri, che dal mio
punto di vista potrebbe essere bollato come fatto di per sé privo di senso, e voglio anche
ringraziare chi si è in qualche modo scomodato a precisare a più riprese, anche sui
social, sui giornali, la differenza, cioè, cos’è un muro e il dibattito sociologico che è
partito anche sulla questione dei muri. Il punto è che, finché si parla di muro, si evoca la
figura di Trump, si può condividere o non condividere, però voglio dire, rientra nella
normale, se così vogliamo definire, dialettica politica; quando però mi sento dire, si
arriva a tirare in ballo il muro di Berlino, protagonista di una stagione estremamente
buia dell’Occidente, allora io ritengo francamente che sia un po’ diverso, non per il suk
o per la mia persona, ci mancherebbe - poi la dialettica politica ovviamente raggiunge i
livelli che vuole ed esprime quello che vuole - ma io credo per la manifesta ignoranza di
pagine di storia estremamente delicate e che andrebbero maneggiate con molta, molta
cura. Vorrei anche dire un’altra cosa, anche perché sono stata fortemente attaccata in
queste 38 settimane, da quando è stata fatta la delibera. Avessi voluto intervenire,
avessimo voluto intervenire in maniera diversa con l’uso della forza, certamente non
avremmo aspettato 38 settimane dalla delibera, e l’abbiamo fatto perché siamo
consapevoli del fatto che gli operatori e il mercato del libero scambio ha evidentemente
una sua valenza non solo storica, ma anche evidentemente un percorso e rappresenta
una modalità di intervento, anche dal punto di vista del sociale. Però mi sento di dire,
perché è giusto dare alle cose il loro nome, andando anche oltre, come dire, entrando
nella sostanza, assumendoci anche noi le responsabilità, perché i cittadini ci hanno
chiamato e ci hanno chiesto di risolvere problemi complessi, e il tema del libero
scambio è un problema complesso che va, da più di un punto di vista, affrontato con la
ragione e con il confronto. Allora, affrontare gli stessi con superficialità, con posizioni
antiideologiche, con vuote petizioni di principio, dal mio punto di vista, non è la strada
giusta, anche perché si rischia di scadere in quella che io definisco la retorica eroica -
anzi non l’ho definita io, ma l’ha citata così il semiologo Ugo Volli sulle pagine del
Corriere della Sera - il che, secondo me, non fa bene onestamente a nessuno. Vorrei
parlare del futuro, perché questo è successo questo fine settimana, lo sapete benissimo.
Sabato 5 ottobre, il primo giorno del cambio di sede del suk, al mattino, in via Carcano,
il nuovo luogo del mercato, si sono presentati in 239 a richiedere il proprio stallo; in
417, invece, ieri, domenica 6. Io vorrei ringraziare ovviamente ciascuno di loro, e come
ho già detto anche, poco fa, in un incontro in Prefettura, insieme a ViviBalon, vorrei
ribadire, anche pubblicamente, che le istituzioni ci sono e continueranno ad esserci, in
percorsi condivisi di cui parlerò tra poco. Nelle stesse ore, più precisamente dalla sera
prima, ricevevamo - è giusto anche dirlo, perché i bisogni sono di un’intera collettività,
non solo di una parte, noi siamo chiamati come Città e come responsabilità di governo,
a cercare di tenere insieme le esigenze di una comunità, e spesso sono contrapposte -
ricevevamo anche messaggi dai residenti di via San Pietro in Vincoli che ritrovavano la
serenità nel loro quartiere, anche in parte esasperati da anni di evidenti difficoltà. Io
penso, e ripeto, mi assumo evidentemente la responsabilità di quello che sto dicendo,
che l’intervento sia riuscito. C’è ancora molto da fare, sicuramente, e non mi stancherò
mai di ribadirlo, ma io credo che, anche questa volta, facendo squadra anche con le altre
istituzioni, siamo riusciti a fare un passo in avanti importante. Ora, la sfida è quella
forse più significativa e cioè, come ha spiegato la Vicesindaca, Sonia Schellino, far sì
che partano dei percorsi di inclusione, perché quella del mercato del libero scambio
deve essere un’esperienza riconosciuta come facente pienamente parte dell’identità di
Torino ed in quanto tale deve essere valorizzata, e noi vorremmo che il suk, e su questo
stiamo lavorando, non sia un punto isolato della Città che si esaurisce alla dimensione
del commercio, bensì, per chi vuole, possa essere un punto di partenza per apprendere
professionalità inerenti ai temi del riuso e della valorizzazione di oggetti antichi. A tal
proposito stiamo lavorando a veri e propri percorsi di formazione, affinché la ricchezza
di quel luogo cresca con la conoscenza, con una comunicazione mirata, trasporto
pubblico che andremo a rafforzare, in modo tale da avere un migliore collegamento, e
faremo di tutto affinché il mercato del libero scambio in via Carcano sia un patrimonio
di tutta la comunità, anche della Città, e soprattutto della Città, lavorando evidentemente
insieme a chi lì la mattina del sabato e la domenica, opererà. Vorrei quindi ringraziare
ovviamente il Prefetto, Claudio Palomba, che ha assistito ed ha, come dire,
personalmente gestito, insieme alla Città, anche la fase delicata di negoziazione; la
Vicesindaca, Sonia Schellino, che sta lavorando a tutta la parte che riguarda i percorsi di
inclusione; l’Assessore Roberto Finardi, che ha gestito, ovviamente con la delega alla
sicurezza, tutto ciò che è avvenuto anche in questi giorni; il Comandante della Polizia
Municipale, Emiliano Bezzon; ovviamente la Questura e tutti coloro che sono
intervenuti, e i Consiglieri e le Consigliere che hanno sostenuto e condiviso questo
percorso; le Associazioni e chi da oggi o da domani, quando vorrà, avrà la volontà
politica e la voglia di mettersi in gioco per quanto riguarda il futuro del mercato di
libero scambio che deve essere, come dicevo, che è la sfida più grande che abbiamo,
non tanto un luogo di destinazione fissa, bensì un luogo di transito per acquisire
professionalità, competenze e poter intraprendere un vero percorso di autonomia.
Grazie.

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