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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 23 Settembre 2019 ore 14,00
Paragrafo n. 34
MOZIONE 2019-02854
(MOZIONE N. 38/2019) "RICHIESTA DI CHIUSURA DELLA STRUTTURA DI CORSO BRUNELLESCHI" PRESENTATA IN DATA 11 LUGLIO 2019 - PRIMA FIRMATARIA ARTESIO. [Testo coordinato]
Interventi
TRESSO Francesco
Sì, grazie, Presidente. Io aggiungo alcune considerazioni rispetto alla presentazione che
ha fatto la collega Artesio, che riguardano anche proprio degli elementi di riflessione
sullo stato dei CPR in generale e su quello di Torino in particolare. È stata
rappresentata, nell’ambito di un convegno che si chiamava “Norme e normalità”
promosso dal garante nazionale delle persone private della libertà, una situazione per
cui si è evidenziato come la struttura del CPR sia al di fuori di un qualsiasi ordinamento
penitenziario, è di fatto una detenzione amministrativa che però non rientra nel
perimetro di quello che sono norme e quindi fondo anche delle possibilità di tutela delle
persone che l’ordinamento Penitenziario offre. Ci troviamo quindi in una situazione di
vacatio legis che, di fatto, annovera queste aree, questi luoghi dove vengono concentrate
delle persone in una situazione grave di mancanza di possibilità di controllo e di verifica
dello stato anche di detenzione in cui di fatto si trovano. A questo si aggiunge alcuni
elementi anche di carattere molto urgente perché dettati da delle norme che sono entrate
in vigore da poco. Lo stesso decreto sicurezza rispetto alla precedente situazione dettata
da quello che era stata la Legge Minniti ha tagliato del 35% i fondi destinati ai CPR
nazionali. Questo vuol dire che necessariamente anche chi aveva aggiudicato delle gare
in virtù della precedente situazione normativa si trova a dover tagliare necessariamente
dei costi che inevitabilmente vanno poi a essere una minore capacità di fornire servizi,
in primis per esempio le possibilità di cure mediche. Adesso, al di là del fatto che poi su
Torino si stiano spendendo anche con l’ordine, come è stato citato, delle possibilità di
collaborazioni, questo però è necessariamente un dato che bisogna rappresentare, stante
la situazione che il Governo precedente ha votato con il “Decreto Sicurezza” e questo
ricordiamocelo bene. Apro una piccola parentesi, è notizia della settimana scorsa e
questo può essere un barlume, uno spiraglio in qualche modo di buona prassi di lavorare
che la Questura ha avviato un tavolo con delle associazioni che potranno operare
all’interno del CPR, quindi quantomeno c’è già un minimo di apertura della società
anche civile di potere in qualche modo entrare in questo luogo, che peraltro invece è
assolutamente chiuso e recluso ai più. Prova ne è che noi stessi del Consiglio Comunale
abbiamo chiesto di poter fare un sopralluogo e c’è stata data una possibilità molto,
molto limitata anche nel numero di persone che possono accedere. Stiamo parlando del
CPR più grande d’Italia, credo che al momento il numero delle persone qui concentrate
sia intorno alle 150 unità, che vivono in condizioni onestamente che non possono essere
rispettose di quella che è la minima decenza e dignità umana, sono stanzone di 7
persone, non è data neanche una possibilità di avere un servizio igienico chiuso rispetto
alla situazione in cui vivono, non hanno dei tavoli, per cui sono costretti a consumare i
pasti per terra e quindi, ecco, sono proprio situazioni in cui di fatto, oltre a essere negata
quella che è la dignità della persona e quindi contravvenendo a quelli che sono, non solo
i nostri articoli costitutivi, ma anche la dichiarazione dei diritti dell’uomo, mancano
anche delle condizioni di sicurezza. Il cittadino bengalese, penso che fosse cingalese,
Faisal, che è morto credo a luglio, sono in corso accertamenti, quindi non è il caso di
citare se si è trattato di violenze subite o meno, ma qualora avesse voluto chiamare aiuti,
non era nelle condizioni di farlo, perché le varie sezioni, le varie aree in cui è suddiviso
il CPR non hanno dei sistemi di chiamata della struttura e delle persone che lavorano
all’interno del CPR, così come lo spegnimento delle luci avviene per tutte le sezioni a
una stessa medesima ora e non è possibile in situazioni di emergenza poter accendere
una luce, stiamo proprio negando i principi minimali di una decente qualità di vita.
Ancora ricordo che tutto questo riguarda, secondo la nuova normativa del Decreto
Sicurezza, persone che come minimo dovranno stanziare in quella struttura per 180
giorni, ma che generalmente hanno dei periodi molto più lunghi di detenzione
all’interno di queste strutture, dovuto al fatto che i rimpatri sono molto, molto inferiori a
quelli che erano stati preannunciati. In ultimo dico ancora che c’è un elemento che ci
riguarda, proprio come Città da vicino. Qualora anche ci siano poi delle situazioni di
rilasci dalla situazione del CPR, manca totalmente una possibilità anche di collaborare,
di definire dei percorsi di reintegro, per cui le persone che al momento sono detenute,
uso questo termine che non so neanche se è poi proprio, ma sono mantenute all’interno
del CPR, per le quali in minima parte ricordo si tratta poi di persone che hanno dei
precedenti penali, perché perlopiù sono persone che non hanno avuto la capacità di
rinnovare il permesso di soggiorno, vuoi perché era stato concesso per motivi umanitari
o per altre situazioni analoghe. Qualora anche ci siano delle possibilità, per esempio di
riconoscimento dello status di rifugiato politico, è un caso ancora di poche settimane fa
di un cittadino eritreo che è stato poi rilasciato, non sono inserite all’interno di percorsi
riabilitativi, per cui vengono completamente abbandonate al loro destino, che non potrà
che essere oscuro e di difficoltà. Questo proprio per una mancanza anche di una
progettualità e questo anche la Città dovrebbe farsi carico di capire in che misura si
possa costruire dei percorsi che non vedano questa struttura unicamente come un recinto
nascosto nell’ambito della Città, ma un qualcosa che di fatto invece noi chiediamo che
venga addirittura chiusa, ma che quantomeno ci sia un percorso di conoscenza e di
maggiore osmosi con questa struttura stessa. Io credo che siamo davvero di fronte a una
situazione di gravissima lesione dei diritti umani e in questo modo quest’atto è che noi
oggi chiamiamo a votare potrebbe essere quantomeno un segnale che la Città dà di non
volere accettare questo tipo di risposta a questo fenomeno. Grazie.

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