Interventi |
PIRONTI Marco (Assessore) Sì, buonasera a tutti. Innanzitutto volevo ringraziare del caldo benvenuto da parte di tutti. No, volevo fare solo due riflessioni veloci, anche per non rubare tempo ai lavori del Consiglio. Ringrazio la Sindaca Chiara Appendino per questa proposta che, volevo subito chiarire, non ha trovato subito una mia risposta positiva per un semplice motivo: che noi tutti, in primis io come docente universitario, abbiamo nei confronti di chi ha condiviso un percorso di 20 anni con me, quindi collaboratori, studenti e colleghi con i quali ho dovuto anche condividere gli effetti di questa scelta che, non vi nascondo, non è semplice, non è stato semplice per Paola Pisano quando ha deciso di intraprendere questo percorso, non è semplice per me, perché come docenti universitari abbiamo anche un ruolo sociale, una responsabilità nei confronti in primis dei nostri ragazzi, quindi non è banale lasciare un lavoro intrapreso. Velocemente volevo riprendere alcune vostre osservazioni; innanzitutto mi è piaciuto il richiamo a un concetto di deleghe su innovazione e non sull’innovazione tecnologica, come spesso discuto con i ragazzi che più di noi si innamorano delle tecnologie, l’innovazione è al di là delle tecnologie. Io, prima di intraprendere il percorso in Università, ho lavorato nel mondo delle telecomunicazioni, tutti quelli che si sono innamorati della tecnologia del momento ha sicuramente avuto qualche problema nel lungo periodo, quindi liberissimi a valutare le tecnologie, quindi non la tecnologia, che siano droni, 5G o quello che verrà in maniera assolutamente aperta e consapevole. Consapevole del fatto che non esiste una tecnologia ideale, ma esiste la tecnologia adatta a quelli che sono i bisogni che di volta in volta andremo ad identificare, siano essi provenienti dai cittadini, dalle imprese o dagli altri soggetti sul territorio. Avremo modo poi di conoscere, c’è il mio curriculum immagino già potenzialmente visibile, volevo solo richiamare tre degli incarichi che Chiara Appendino ha ripreso, in particolare il dottorato di Innovation for the Circular Economy, quindi questo nuovo percorso di dottorato industriale e poi vi spiego perché questi tre momenti hanno un filo conduttore. Sono attualmente Direttore di un master in alto apprendistato e sono Direttore di questo Innovation Center; perché questi tre momenti hanno un filo conduttore? Perché sono tre esperienze che vedono scardinare quelle che sono le classiche logiche universitarie molto silos, molto racchiuse nei singoli nostri uffici; il dottorato industriale è un è un dottorato aperto al mondo dell’industria, cioè interpretare le loro esigenze e proporre un percorso formativo di alto livello; il master lo stesso, risposta alle PMI per quelle che sono le loro esigenze di formazione. Qualcuno giustamente ha richiamato l’elemento fondamentale, che quando si parla di innovazione non è tecnologia, ma sono persone; dobbiamo ridefinire un ruolo nuovo legato alle nuove tecnologie. Il terzo aspetto è l’Innovation Center, questo centro interdipartimentale di 10 dipartimenti. Chi ha vissuto, in tutto o in parte, l’esperienza universitaria, può immaginare quanto può essere difficile mettere insieme dieci dipartimenti differenti; parliamo di circa 700 persone con culture diverse, ambiti diversi, prospettive diverse e quindi perché volevo richiamare questa esperienza? Perché è fondamentale l’inclusione, quando si parla di innovazione si parla di sistema, è impensabile fare innovazione a casa nostra o da soli, sono poche le esperienze e anche molto deficitarie. Spero che questa seconda parte del mandato di questa Giunta possa essere, per quanto mi riguarda, caratterizzata appunto da questo sforzo, dell’inclusione di tutte le nostre esigenze e le nostre..., i nostri punti di vista differenti. L’ultimo aspetto, seguendo i lavori di questo pomeriggio, qualcuno ha richiamato l’amare questa città. Io non nasco in questa città, arrivo, da studente, nel 1991, un giovane studente dall’allora lontana Puglia, perché era lontana davvero in quegli anni. Negli Stati Uniti c’è questo meccanismo che loro chiamano “give back”, cioè quando uno riceve qualcosa dalle istituzioni - siano esse pubbliche, università o altro - e da queste ha ottenuto qualche beneficio, alla prima occasione cerca di restituirlo, forse questa è l’occasione giusta per restituire un po’ quello che la città mi ha dato negli ultimi 30 anni, una città che..., adesso io non so quanti hanno vissuto quel momento storico, nel ‘91 era veramente una città difficile. Io sono arrivato qui nel ‘91 e per i primi tre anni credo di non aver avuto rapporti con un torinese, che sia uno; oggi è una città diversa. Ho ricevuto tanto, addirittura ho viaggiato, ma poi sono tornato e qui ho creato la mia famiglia,; forse è il momento anche di dare qualcosa indietro a questa città e si spera con la massima inclusione e la massima apertura. Ci conosceremo, ovviamente liberissimi e disponibilissimi ad avere confronti anche al di fuori dei momenti formali e grazie dell’augurio e auguro anche a voi buon lavoro. |