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SICARI Francesco (Presidente) Proseguiamo adesso con il punto n. 9 che abbiamo inserito appositamente durante l’ultima Capigruppo di venerdì. Sto parlando dell’Ordine del Giorno n. meccanografico 201903717/002 presentato dall’ufficio di Presidenza che mi vede come primo firmatario avente come oggetto: “Differenza di genere ed equa retribuzione” SICARI Francesco (Presidente) Prima di dare lettura del dispositivo colgo l’occasione per ringraziare la Presidente della Consulta Comunale Femminile, Silvana Ferratello, e tutte le persone che con il proprio contributo all’interno della Consulta stessa, e non solo, hanno redatto e sottoposto all’esame del Consiglio Comunale il seguente Ordine del Giorno che, come già detto, viene presentato come ufficio di Presidenza per dare un carattere di terzietà dell’atto stesso. Vado a leggere quindi quello che è l’atto: “La Consulta Femminile Comunale, istituita dal Comune di Torino nel 1978 ed operante in Torino, si è attivata con un gruppo di lavoro denominato "Donne e Lavoro" per dare rilievo al problema dell'equa retribuzione. Secondo il Global Gender Gap Report 2017, stilato dal World Economic Forum, l'Italia si attesterebbe al settantunesimo posto per quanto riguarda la parità di genere; tale graduatoria, stilata ogni anno, valuta la disparità di genere di ogni Paese in base a quattro criteri principali: partecipazione economica, livello di istruzione, politiche di empowerment e rappresentanza nelle strutture decisionali, salute e sopravvivenza. L'Italia, sebbene abbia ottenuto un miglioramento, si attesta a un livello inferiore rispetto ai principali Paesi europei, come Germania, Francia, Inghilterra ed altri. Il tasso di occupazione delle madri è pari al 54,3% mentre sale al 68,8% per le donne in coppia senza figli. Particolarmente accentuati sono i divari territoriali: nel Mezzogiorno le madri occupate sono il 35,3% contro il 66,4% del Nord e il 61,5% del Centro. Dall'inizio della crisi economica e finanziaria, il ritmo di crescita dell'occupazione femminile nelle professioni non qualificate è più che doppio rispetto a quello degli uomini e più che triplo nell'ambito delle professioni che riguardano le attività commerciali e i servizi; le professioni a cui hanno accesso sono, soprattutto, quelle di commesse alla vendita al minuto, colf e segretarie, in cifre 1.737.000 unità, cioè il 18% del totale dell'occupazione femminile; considerato che si riscontra un'elevata sperequazione salariale legata alla differenza di genere: in media, la retribuzione netta mensile delle dipendenti resta inferiore di circa il 20% di quella degli uomini. Le ultime proiezioni della Banca d'Italia confermano che un aumento del tasso di occupazione femminile al 60% comporterebbe un aumento del 9,2% del Prodotto Interno Lordo, a produttività invariata, e del 6,5% se si considera l'effetto depressivo sulla produttività (minore qualificazione forza lavoro, rendimenti decrescenti). I dati pubblicati da Goldman Sachs evidenziano come il raggiungimento della parità di genere porterebbe a un aumento del Prodotto Interno Lordo del 13% nell'Eurozona e del 22% in Italia. Rilevato che la nostra Carta fondativa, la Costituzione, garantisce agli articoli 3 e 4 la pari dignità sociale tra tutti gli individui e la loro eguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, garantendo altresì il diritto al lavoro ed impegnandosi a promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto affinché ogni cittadino svolga, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Dagli anni ’60, al fine di attuare il principio fondatore dei Padri costituenti, sono state emanate alcune leggi sull'uguaglianza fra i sessi nel lavoro, tra cui la Legge n. 903 del 9 dicembre 1977 che sancisce l’“eguaglianza senza distinzione” applicato alla materia del lavoro, nonché la Legge n. 125 del 10 aprile 1991 propositiva di azioni positive per la "realizzazione della parità uomo-donna nel lavoro" e la Legge n. 215 del 25 febbraio 1992 finalizzata alla realizzazione di "azioni positive per l'imprenditoria femminile". Sulla base del Decreto Legislativo n. 198/2006 (cosiddetto Codice delle Pari Opportunità) sul lavoro è vietato "qualsiasi atto, patto o comportamento che produca un effetto pregiudizievole discriminando le lavoratrici o i lavoratori in ragione del loro sesso e comunque il trattamento meno favorevole rispetto a quello di un'altra lavoratrice o di un altro lavoratore in situazione analoga". L'Unione Europea tutela e promuove la parità tra uomini e donne, tra l'altro con l'adozione di numerose direttive, recepite dai singoli Stati membri, assumendosi inoltre il compito di eliminare le ineguaglianze e di promuovere la parità tra uomini e donne in tutte le sue attività. Con questo documento si chiede quindi alla Sindaca e alla Giunta di assumere, anche attraverso le opportune interlocuzioni presso l'attuale Governo Italiano, tutti gli atti e le iniziative volte a promuovere la corretta attuazione e applicazione della normativa nazionale e comunitaria vigente in tema di contrasto alla discriminazione di genere nell'ambito lavorativo, con particolare riferimento all’equa retribuzione”. Lascio la parola adesso alla Consigliera Marina Pollicino, prego. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei. Prego, Consigliera Tisi. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei. Prego, Vicepresidente Ferrero. SICARI Francesco (Presidente) Prego, Capogruppo Magliano. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei. Prego, Sindaca Appendino. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei. Se non ci sono altri interventi, metto in votazione l’ordine del giorno. Prego Consiglieri, votate. Tutti i Consiglieri hanno votato? Chiudo la votazione. Favorevoli 32, contrari zero, astenuti zero, il Consiglio approva |