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ARTESIO Eleonora Noto che abbiamo scomodato categorie come quelle dell'importanza concettuale e io mi scuso preventivamente per non riuscire ad essere all'altezza di così tanta elaborazione concettuale, quindi mi limito esclusivamente ai manuali e alla letteratura corrente. La letteratura corrente, da quella europea a quella nazionale, a quella regionale, quando parla di Politiche Attive del Lavoro, parla di tutte quelle politiche che concorrono alla piena occupazione e quindi da questo punto di vista mi riesce, ovviamente nel limite delle mie capacità concettuali, difficile distinguere tra coloro che perseguono la qualificazione, il mantenimento dell'occupazione nelle situazioni industriali e coloro che perseguono il mantenimento dell’occupazione, la qualificazione dell'occupazione in altri contesti più assimilabili alle politiche di welfare. Quindi io, francamente, non riesco a vedere il fondamento concettuale di questa distinzione di deleghe, anzi, lo considero molto equivoco anche rispetto agli interlocutori esterni alla nostra Amministrazione, nel senso che a breve avremo tutti una condivisione di intenti su un ordine del giorno che parla dell'occupazione femminile e della giusta retribuzione e dell’equivalenza della retribuzione. Credo saranno molto contente tutte le associazioni di genere di sentir dire che l'occupazione femminile è una di quelle tematiche di promozione del lavoro che sta sotto l’alveo delle politiche sociali, mentre quelle dello sviluppo economico stanno da un'altra parte, perché io credevo che l'occupazione femminile, l'occupazione giovanile, fossero due fattori economici che lavorassero sull'aumento della capacità complessiva della comunità e sui processi di autodeterminazione dei soggetti. Invece qui abbiamo appreso che le Politiche Giovanili e quelle Femminili stanno sotto l'ombrello del welfare, mentre quelle dello Sviluppo Economico hanno altre traiettorie, quindi vorrei almeno ci connettessimo mentalmente non sulle grandi categorie concettuali, ma su quello di cui stiamo discutendo adesso e su quello di cui discuteremo tra mezz'ora, perché mi pare che già concettualmente divergano. Voglio sottolineare che questa questione è invece assimilabile ad una politica generale che non oserei definire concettuale, che è in corso in questo momento nel nostro Paese. Tutti gli studiosi delle Politiche Sociali e delle politiche di redistribuzione del reddito spiegano che nel resto d'Europa, tranne che in Italia, il reddito di cittadinanza è uno strumento di mantenimento della dignità delle persone e non è uno strumento di politiche attive del lavoro. Ma in Italia nella concezione culturale e nell’impostazione concettuale del Movimento 5 Stelle, invece, il reddito di cittadinanza è uno strumento double face: faccia numero uno “Abbiamo sconfitto la povertà”, quindi è uno strumento contro la povertà; faccia numero 2, quando vi si accusa che sia uno strumento assistenziale, “No, è una politica attiva del lavoro perché aggiungiamo la ricerca e l'attivazione dei canali occupazionali a quella del reddito di cittadinanza”. Ovviamente l'Amministrazione Comunale con questa Maggioranza non può che continuare con questa ambiguità e quindi, volendo coniugare la ricerca di lavoro per quelle categorie che evidentemente vanno assistite nella mentalità che abbiamo sentito di iscrivere, cioè quella dei giovani e quella delle donne, si coniuga il reddito di cittadinanza con le politiche attive del lavoro e si scorporano le due deleghe. Guardate che se era solo un problema, se fosse solo un problema di collegamento tra chi si occupa di reddito di cittadinanza e Centri per l'Impiego, sarebbe bastato ricorrere alle mitiche figure di coordinamento interassessorile di cui questa Amministrazione si è dotata, ad esempio col Tavolo di Progettazione Civica, e così facilitiamo il dialogo tra l’Assessore Schellino e gli Assessori che si occupano dei Centri per l'Impiego. Non ci sarebbe stato bisogno di modificare le deleghe amministrative. Allora, visto che è incomprensibile, incomprensibile, questa distinzione di competenze, la domanda che sorge spontanea è “Cui prodest”? Allora dal mio punto di vista la spiegazione è la seguente, tante qualifiche possono essere attribuite al lavoro fatto dall’Assessore Sacco, tranne che una, che l’Assessore Sacco sia debole nei rapporti con la Sindaca. Di sicuro non è debole nei rapporti con la Sindaca, com’è accaduto ad alcuni altri Assessori, alcuni dei quali siedono tra questi banchi, altri sono stati accompagnati alla porta. Poiché non è così debole questa relazione, la questione che mi pongo è la seguente: avrà avuto ragione l’assessore Montanari, ex Assessore e Vicesindaco quando poco dopo l'accompagnamento alla porta voluto dalla Sindaca… ARTESIO Eleonora Concludo. Ha dichiarato di avere avuto qualche difficoltà nel definire le categorie fondamentali del Piano Regolatore dell'Urbanistica perché c'erano delle difformità di visione tra quelle portate avanti dall'Assessore al Turismo, al Commercio, all'Industria e quelle portate avanti dall'Assessore all'Urbanistica. Ci sembra che in questo nuovo passaggio l'Assessore Sacco abbia più disponibilità di tempo da dedicare a questa seconda parte. |