Interventi |
POLLICINO Marina Grazie, Presidente. La proposta dell’interpellanza investe un tema grave, un tema che riguarda aspetti fondamentali della nostra democrazia e della nostra convivenza nel rispetto della cittadinanza del dissenso. L’articolo del Decreto Sicurezza che ha reintrodotto il reato di blocco stradale, è chiaramente indirizzato ai cosiddetti assembramenti, cioè alle persone che attraverso manifestazioni o cortei di protesta esercitano il loro diritto costituzionale di riunione e manifestazione del pensiero. Ora, perché si organizzano le manifestazioni? Per vari motivi, lo sappiamo, per esprimere dissenso contro determinati aspetti della società o contro talune scelte degli organi politici, ma anche contro le politiche adottate da un'impresa in merito all'organizzazione del lavoro, o ancora per esprimere solidarietà a qualcuno o per sostenere una certa iniziativa. Qualunque ne sia il motivo, attraverso le manifestazioni i cittadini hanno la possibilità di attribuire una forte risonanza alle loro idee e quindi esse sono un fondamentale strumento di democrazia. Quindi è palese che declinare in termini abnormi la repressione del dissenso serve solo a mettere a nudo la debolezza di una democrazia incapace di colloquiare e confrontarsi in altro modo con il pluralismo del suo stesso corpo sociale. Primo Levi è stato lapidario: “Tutti coloro che dimenticano il loro passato sono condannati a riviverlo” e sono ormai parte della coscienza universale delle democrazie i fotogrammi del giovane rivoltoso sconosciuto di piazza Tienanmen, lo studente cinese che solo e disarmato si parò davanti a una colonna di carri armati per fermarli lungo i viali della Porta della Pace Celeste. Allora mi domando: “Siamo forse diventati una democrazia così debole da dover ricorrere a provvedimenti sanzionatori, il cui unico risultato, senza nulla risolvere sarà quello di esasperare le contrapposizioni?”. Intraprendendo questa strada le risposte che siamo in grado di dare in un’aperta dialettica democratica non sono le più adeguate, soprattutto quando alla mobilitazione degli adolescenti e degli studenti che si sono espressi con preoccupazione sul futuro ambientale del pianeta da parte di molti, ma per fortuna non di tutti, non si sia trovato di meglio che apostrofarli come “gretini” - Feltri - schernendo una generazione che oggi ci ammonisce e che domani, e già oggi è domani, ci giudicherà nelle forme compiute della democrazia. E già ora ci apostrofano, come fecero gli studenti di piazza Tienanmen, che rivolgendosi non ai vertici del loro governo, ma al popolo cinese, lanciarono un messaggio: “Non lasciate che sia una sola generazione a dover pagare il prezzo per la difesa della democrazia”. E oggi sono gli ombrelli di Hong Kong a ribellarsi a ogni sopraffazione liberticida nei cortei e che l'ombrello e la musica diventino i simboli universali della protesta pacifica di ogni popolo. |