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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 1 Luglio 2019 ore 14,00
Paragrafo n. 19
MOZIONE 2019-02040
(MOZIONE N. 29/2019) "DICHIARAZIONE DELL'EMERGENZA CLIMATICA ED AMBIENTALE" PRESENTATA IN DATA 29 MAGGIO 2019 - PRIMO FIRMATARIO LO RUSSO. [Testo coordinato]
Interventi
MENSIO Federico
Grazie, Presidente. Un atto come questo, che è assolutamente sottoscrivibile, lo dico
molto francamente, come fece in qualche Consiglio fa il Consigliere Lavolta, sarebbe
stato, a nostro avviso, opportuno fosse condiviso dalla Presidenza del Consiglio
Comunale, però ciò non toglie che, come ho detto, è condivisibile, tanto più che ci
siamo impegnati a rappresentarlo anche con degli emendamenti che hanno trovato,
come dire, la concordia con i primi firmatari dello stesso. Io parto un attimo, visto che ci
sono alcuni emendamenti, ma è giusto per dire che sono emendamenti che vanno a
specificare un po’ di più alcune cose che noi abbiamo tenuto, insieme al collega
Malanca e altri colleghi del nostro gruppo, specificare un po’ meglio, ma non per
sfiducia nei firmatari e soprattutto negli ispiratori di questa, anzi, ma è giusto dargli una
connotazione politica molto forte e molto più forte, probabilmente, di quanto in altre
Città hanno fatto. Detto questo, io nel 1968 ricordo che Aurelio Peccei, come ricordava
il Consigliere del Partito Democratico, cioè un illustre cittadino torinese, fondò con gli
altri esponenti del mondo scientifico e della società civile il Club di Roma, che nel ‘72
commissionò al MIT, proprio il rapporto sui limiti dello sviluppo, rapporto in cui già si
parlava di crisi e in particolare di crisi delle risorse non rinnovabili e crisi da
inquinamento. Tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso poi Alexander Langer,
personaggio a me caro, che fu scrittore, giornalista, politico, fondatore dei Verdi italiani
ed europei, in più discorsi e nei suoi scritti, parlava di conversione ecologica, ricercato
alternative possibili a un sistema economico fondato sullo sfruttamento della natura e
sul consumo illimitato delle risorse, sull’interesse privato e individualistico, sulla
mercificazione della vita e ha contrapposto i valori della sobrietà e della conoscenza del
limite e si è interrogato su quali consumi e produzioni siano compatibili con la
riconversione ecologica dell’economia, capace di rispettare il pianeta. Poi nel 1992, cioè
26 anni prima di Greta, una ragazzina di 12 anni Severn Cullis-Suzuki, che aveva
fondato l’Environmental Children’s Organization, andò ai vertici della Terra a Rio,
autofinanziandosi, a parlare degli stessi problemi dei cambiamenti climatici 26 anni
prima. Bene, dal 1968 a oggi, passando per tutti i decenni intermedi, sono mezzo secolo.
Ecco, che cos’è cambiato in questo mezzo secolo? Quelle famose autorevoli voci, cioè
Langer e molte altre, ma anche quella di Severn, 12 anni, perché non sono state
ascoltate? E dov’era la politica in questi 50 anni? Dov’era la politica quando le aziende
decidevano di investire sul motore endotermico, piuttosto che investire sui mezzi
elettrici? Dov’era la politica quando si doveva parlare di prevenzione dei rifiuti, invece
di tentare soluzioni non completamente efficaci o, di fatto, che non riducevano il
problema? O, peggio ancora, di cedere alla soluzione nella costruzione di inceneritori?
Dov’era la politica quando c’era da investire sul trasporto pubblico locale e invece oggi
a Torino ci troviamo con 67 veicoli ogni 100 abitanti? Dov’era la politica quando era
necessario prendere delle decisioni? Certo non popolari, ma necessarie per non trovarci
nella situazione che oggi dobbiamo affrontare e soprattutto dovranno affrontare quelle
generazioni future ispiratrici dell’atto? Ci troviamo oggi a parlare di emergenza
climatica e ambientale, ma forse siamo leggermente in ritardo, il momento di agire
probabilmente era 10, 15 o 20 anni fa e invece… e invece abbiamo seguito lo sviluppo,
per quanto possa essere definito sostenibile e la crescita continua, il PIL, e siamo
arrivati oggi, nel momento in cui non possiamo più invertire rotta, ce lo dicono gli studi,
ma solo limitare i danni e per farlo dobbiamo tirare il freno a mano e spingere con tutti e
due i piedi a fondo il pedale del freno. Eh, certo, parlare di certe cose non fa piacere a
nessuno, di sicuro, neanche al sottoscritto ma, ahimè, a volte è necessario. Ecco, ma
siamo in grado di tirare quel freno a mano? Io sinceramente non lo so più.
Recentemente ho potuto leggere diversi testi e vedere anche dei film a CinemAmbiente,
che ben delineano quali siano gli impatti dell’uomo sul Pianeta. Ne cito due: “Antropos
in”, “The human era” e “The human factor”. Questi studi ci dicono che siamo entrati in
una nuova era geologica, l’antropocene, ossia l’epoca geologica attuale, dicono gli
studiosi, nella quale è l’essere umano e la sua attività che sono…, a cui attribuire le
cause principali, modifiche territoriali, strutturali e climatiche. Ecco, noi siamo il
problema, ma forse anche la soluzione. Quel dubbio…, il mio dubbio sul fatto che
siamo come uomini, prima, e come cittadini e politici dopo, in grado di interrompere la
pericolosa deviazione verso un binario morto e di non poter superare più il punto di non
ritorno, è dovuto dal fatto che molti si dicono, sì, preoccupati e che si voglia agire in
difesa dell’ambiente e del clima, ma nei fatti o non ci riescono, o non vogliono, o non
possono rinunciare a determinate commodities e spesso non ci si informa o si viene
informati in modo non completo, scientificamente e tecnicamente corretto ed esaustivo,
convincendosi poi, per se stessi, che la propria posizione sia supportata da articoli di
giornali o dal sentito dire. Allora termini come sostenibilità, economia verde, fonti
rinnovabili, riduzione delle emissioni, sono citati in modo non sempre consapevole,
anche perché alcuni richiedono un cambio di abitudini o di atteggiamenti, che non
sempre, come cittadini siamo in grado di accettare. Nella politica poi, ho la vaghissima
impressione che si tenda a perseguire temi ambientali a fasi alterne o a seconda del
bacino elettorale di riferimento, si veda recentemente il problema di inquinamento di
smog delle aree urbane. In entrambi i casi si devono fare scelte difficili, sia come
cittadini, sia come politici, impopolari e a volte scomode ma necessarie, se si guarda
oltre il proprio mandato elettorale o oltre la propria necessità di vita nel prossimo lustro.
Questo perché i tempi dell’ambiente e della natura non sono minimamente compatibili
con la velocità che il genere umano ha raggiunto ai tempi di strumenti digitali e di
internet. Langer aveva già previsto tutto ciò in un celebre discorso, che sintetizzo, disse:
“Citius, altius, fortius, tre parole che potrebbero essere assunte bene come quinta
essenza della competizione della nostra civiltà e messaggio cardine che oggi ci viene
dato, essere più veloci, arrivare più in alto, essere più forti”, ecco il succo. Vi propongo
il contrario: “Lentius, profundius e suavius”, più lentamente, più in profondità e più
dolcemente, invece che con più energia e più roboanti. Così non si vince nessuna
battaglia frontale, però forse si ha il fiato più lungo. Le scelte che quindi vanno fatte
sono, sinceramente difficili, per tutti: ridurre in modo drastico lo sfruttamento delle
risorse naturali e azzerare il consumo di quelle non rinnovabili, iniziare seriamente ad
applicare i principi dell’economia circolare, consumare meno e meglio, pensare alla
propria impronta ecologica, non seguire più la chimera dello sviluppo e della crescita a
tutti i costi. Alla politica non piace, spesso, sentire parlare di decrescita “in-felice”,
meglio parlare di sviluppo sostenibile, due facce della stessa medaglia, che fino ad oggi
la politica ha dimenticato e ha dimenticato insieme a essi i temi ambientali e usa, a
seconda delle necessità, come una sorta di greenwashing. Allora ben vengano le
innovazioni tecnologiche sulle emissioni dei motori endotermici, che sono motori in
tutti i sensi di sviluppo ma guai a toccare la mobilità privata. Le scelte che la politica è
chiamata a fare, oggi non sono più procrastinabili e assoggettabili ad alcun interesse di
parte, ma solo e soltanto a un interesse, quello della sopravvivenza della salute del
Pianeta e con lui tutte le specie animali e vegetali che lo abitano. E il compito della
politica, deve essere proprio quello di indirizzare quelle scelte e anche soprattutto
determinati gruppi in tal senso. In coscienza so che la nostra parte politica, almeno nel
Comune di Torino, ha fatto tutto il possibile in tal senso. Non cito tutte le cose che sono
state fatte, le ha già dette in parte il Consigliere del PD, prima, però lo dico sapendo che
la Commissione che ho il privilegio di presiedere ha, da più di un anno, posto l’accento
sugli aspetti dei cambiamenti climatici, argomento che, sì, dovrebbe travalicare le
ideologie politiche in tutti i sensi. Abbiamo avuto ospiti illustri, come l’ex Presidente di
Kiribati, i rappresentanti della Città di Portland e altri, ma in quelle Commissioni spesso
la presenza della politica, era sempre e solo quella di chi ci crede veramente. Purtroppo
lo dico anche conscio del fatto che l’ambiente è talmente importante per questo
Consiglio, che la nostra è l’unica Commissione che ormai da quattro mesi, oltre alla sua
naturale scadenza, attende l’indicazione di un nome del Vicepresidente in seno alle
Minoranze. Ebbene, l’atto che andiamo a votare, e che sottoscriviamo con il nostro voto
e che abbiamo ritenuto, come ho già detto, avesse necessità di alcuni emendamenti,
deve avere proprio questo indirizzo per tutti, guardare decisamente oltre l’interesse
politico e oltre il mandato, sapendo che ciò che stiamo facendo e che faremo nel futuro
sul tema dell’ambiente e del clima, sarà giudicato da chi verrà dopo di noi, esattamente
come dovrebbero essere giudicati coloro che negli ultimi 20 anni non hanno preso sul
serio le parole di Peccei, Langer, Cullis e molti altri. Termino con il messaggio che
Langer, un messaggio che dovrebbe guidare le scelte politiche ed economiche del nostro
futuro, sperando che questo futuro sia veramente lungo: “Oggi dovremmo dire che di
per sé ogni nostro comportamento, per essere equo, dovrebbe, teoricamente essere
moltiplicabile per 5 miliardi…”, oggi 7 “…tali siamo gli abitanti del mondo e credo che
allora, molto presto, ci accorgeremo che molti dei nostri comportamenti non sono
eticamente accettabili, perché non sono moltiplicabili per 5 miliardi”.

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