Interventi |
LEON Francesca Paola (Assessora) Grazie. Buongiorno. Presidente, buongiorno, Consigliere e Consiglieri. Nel rispondere ai quesiti occorre prima di tutto fare chiarezza su alcune affermazioni scritte in premessa che risultano non corrispondenti al vero e altre di preoccupazioni che speriamo di allontanare. Lo stato debitorio del teatro risale a molto tempo addietro e non è una condizione nuova degli ultimi tre anni, così come il ritardo nel pagamento degli artisti e dei fornitori. Lo stato debitorio del teatro è migliorato con l’ultimo Bilancio, anche se persistono problemi evidenti di cash flow la cui origine va ascritta a scelte di finanziamento del teatro da parte della Città, a partire dal 2011, fino al 2013 con immobili anziché contributi, oltre ad un debito strutturale che purtroppo è male comune a tutto le Fondazioni lirico-sinfoniche italiane. Negli ultimi tre anni la Città non ha ridotto il proprio contributo al teatro ed ha dato risorse aggiuntive per terminare i lavori necessari al raggiungimento degli standard di sicurezza per il rilascio del certificato di prevenzione incendi, lavori in corso da anni innumerevoli e mai portati a conclusione, che oggi si prevede di chiudere entro l’apertura della nuova stagione. Nel 2018 queste risorse sono state anche aumentate per garantire al teatro la tranquillità di continuare nel duro lavoro di ridefinizione di obiettivi e modalità di gestione che nel passato hanno generato problemi e che finalmente si sta cercando di risolvere. In questa fase complessa i lavoratori del teatro hanno dimostrato un grande senso di responsabilità in un contesto dove il dialogo tra i vertici del teatro e i rappresentanti sindacali non si è mai interrotto, ma rileviamo ovviamente una spaccatura interna del tutto comprensibile nel momento in cui si è avviato un percorso di cambiamento che punto ad una riorganizzazione interna, al fine di dare efficienza ad un modello di gestione che oggi non è più sostenibile. Le preoccupazioni sul futuro del teatro sono ovviamente anche nostre e la strada del piano di sviluppo approvata dai soci della Fondazione Teatro Regio, ha permesso di tracciare una strada diversa dalle opzioni del commissariamento, o della Legge 160 che avrebbero comportato conseguenze importanti sulla continuità del lavoro del teatro e del livello occupazionale. Attivare un percorso di riorganizzazione che non prevede riduzione di personale, perché il teatro è fatto dalle persone che ci lavorano. Occorre iniziare una nuova strada costruita analizzando a fondo la situazione, attraverso la consultazione con tutte le componenti del teatro, cosa che è stata fatta per la redazione del piano di sviluppo, che permetterà di raggiungere una maggiore efficienza nei processi produttivi, maggiore produzione, una maggiore attenzione alle strategie di marketing, al coinvolgimento del pubblico, che negli ultimi 10 anni si è ridotto in modo rilevante. La strada della realizzazione di un piano basato su azioni di riduzione dei costi, ma anche sull’aumento della produttività e dei ricavi ha visto il parere favorevole del Ministero che ha stanziato 8 milioni e mezzo di Euro destinati ad investimenti sulla macchina scenica ed indispensabili per garantire l’efficienza, la capacità produttiva e l’innovazione nel teatro. Il Teatro Regio ha una pianta organica ferma al 1998 e un organigramma fermo al 2005 mai rinnovato, non aderente alla struttura organizzativa attuale, e il tema dei lavoratori con contratto a tempo determinato, oggi rappresenta una priorità ed è un problema a livello nazionale, anche se al Teatro Regio il numero dei lavoratori precari da anni, alcuni da oltre 10 anni, è superiore alle altre Fondazioni lirico-sinfoniche. La sua soluzione, quindi, al di là degli interventi che oggi il teatro sta contrattando con i sindacati, necessita di un intervento da parte del Legislatore, che ci auguriamo giunga presto, volto a sanare una situazione creata da norme che l’hanno determinata e dalla scelta negli anni passati di non affrontare i problemi nel momento in cui si venivano a determinare. A seguito delle dimissioni del CDI i soci hanno provveduto a nominare il nuovo Consiglio che si è insediato il 31 maggio ultimo scorso, dando così continuità all’organo di indirizzo. In quella seduta, oltre all’insediamento, sono state prese due decisioni: la prima, di procedere alla nomina del futuro Sovrintendente attraverso una procedura comparativa la cui modalità verrà discussa ed approvata nella riunione del prossimo CDI, il 19 di questa settimana. Contestualmente il CDI, al fine di non interrompere il percorso del piano di sviluppo recentemente presentato in V Commissione e per garantire la prosecuzione dei lavori del teatro, la cui stagione è stata presentata stamattina, è stata decisa la proroga dal Sovrintendente attuale, sentito il parere dell’Ufficio Legale del Ministero per i Beni Culturali. Sarà il CDI quindi, a seguire il percorso di nomina attraverso una procedura che assicuri alla futura Sovrintendenza la pienezza di mandato, superando quella fase di emergenza in cui si è trovato il teatro a seguito delle dimissioni di Walter Vergnano dopo la crisi del Bilancio 2017, emersa nei primi mesi del ’18, scelte che hanno permesso di evitare il commissariamento, con le conseguenze che prima ho posto. Il futuro del Teatro Regio quindi poggia le sue basi su un percorso che punta alla soluzione di problemi strutturali mai affrontati negli anni e che punta a valorizzare la professionalità delle masse artistiche, dei tecnici, dell’Amministrazione, che sappia recuperare capacità produttiva per fare del nostro teatro un luogo aperto alla città, che sia capace di coinvolgere nuovo pubblico, continuando a garantire qualità artistiche e capacità di innovare, per il bene del Regio e della città. LEON Francesca Paola (Assessora) No, solo per chiarire, perché forse era presente alla conferenza stampa, ma non ha ascoltato in modo preciso le mie parole. Quando parlavo di problemi, parlavo del fatto che per affrontare una situazione complessa prima bisogna conoscerla e il teatro è una macchina molto complessa, quindi andare a esaminare, attraverso la relazione del piano industriale, i processi lavorativi, coinvolgere i lavoratori per capire quali soluzioni o quali azioni erano in grado di proporre per risolvere problemi particolari; bene, questa attività vuol dire conoscere i problemi e poi andare a eseguire azioni che possano risolverli. Non mi stavo riferendo a questioni giudiziarie o quant’altro, semplicemente una cosa banale, che il primo passo per risolvere i problemi è conoscerli, punto. |