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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 29 Aprile 2019 ore 14,00
Paragrafo n. 18
MOZIONE 2019-00113
"CONFERIMENTO DELLA CITTADINANZA ONORARIA A DOMENICO 'MIMMO' LUCANO" PRESENTATA IN DATA 14 GENNAIO 2019 - PRIMA FIRMATARIA ARTESIO. [Testo coordinato]
Interventi
ARTESIO Eleonora
Grazie. La proposta giunge all’attenzione del nostro Consiglio dopo essere stata
depositata il 14 di gennaio e conserva tutta la sua attualità e, a mio modo di vedere,
credo anche a modo di vedere degli altri sottoscrittori, tutta la sua necessità. Cercherò di
illustrare all’Aula le motivazioni per le quali riteniamo giusto il conferimento della
cittadinanza onoraria. Mimmo Lucano è divenuto, credo di poter dire suo malgrado,
visto la fatica della vita di questi ultimi mesi, un simbolo di una questione che ci
coinvolge e che ci riguarda; il simbolo, cioè, di una costante e permanente
contraddizione tra il rispetto delle norme definite in un codice, il rispetto e l’attenzione
verso la giustizia e il rispetto e l’ascolto della propria coscienza. Noi non sappiamo,
perché appartiene al procedimento giudiziario, quali siano nella sostanza e nella
definizione puntuale gli addebiti mossi all’ex Sindaco Lucano, però sappiamo due cose:
sappiamo che nessuno, in nessun livello, ha mai contestato a Mimmo Lucano un fatto,
un vantaggio, un interesse personale e sappiamo quello che è stato realizzato in quegli
anni, in questi anni, a Riace. È stato dimostrato, con l’evidenza della storia
contemporanea, che quando si rispetta la dignità delle persone, l’accoglienza può
diventare inclusione; accoglienza e inclusione possono diventare sviluppo e progresso
per le persone migranti, richiedenti asilo, rifugiati, ma per la popolazione tutta che da un
Comune che andava spopolandosi ha ritrovato ragioni, e vocazioni di attività produttiva,
ragioni e possibilità di confronto culturale, ragione e possibilità di un’altra immagine
per sé stessa e per il proprio futuro. Già solo quindi le cose fatte, il processo avviato,
avrebbero meritato un riconoscimento, e lo hanno fatto degli organismi internazionali,
ma quello che oggi la storia di Lucano rappresenta è quella contraddizione immanente a
cui facevo riferimento. Si contestano, e forse anche in quest’Aula possono aleggiare
delle perplessità e dei dubbi che stiamo parlando di persona che deve essere ancora
sottoposta a un processo, nonostante le accuse originarie siano state profondamente
ridimensionate. Ebbene, soltanto chi pensa di poter elevare a valore assoluto il metodo
della legalità, perché presume di essere in una società perfetta, può ritenersi al riparo
dalla condizione di dover scegliere tra il rispetto di una norma e un principio di
giustizia, che invece avverte fortemente. Perché chiunque di noi riconosca che, invece,
siamo umanamente, collettivamente, immersi in un processo continuo, sa che le leggi
registrano lo stato di mediazione di un determinato periodo, di una determinata
condizione e che quelle leggi, proprio alla coscienza delle persone, alla collettività
politica, chiedono di essere costantemente aggiornate rispetto alla nuova evidenza dei
fatti. Quindi, non sempre il rispetto sistematico di ciascuna norma di legge corrisponde
all’aspirazione verso la giustizia e la nostra storia è piena di questi esempi. Non voglio
citare periodi storici oscuri nei quali disobbedire alle leggi vigenti fu mettere le
condizioni per costruire la libertà e la democrazia, ma restando nel nostro contesto
democratico quanti esempi di persone che hanno pagato direttamente per portare la
Legge ad assumere il più elevato concetto di giustizia? Penso a Danilo Dolci, quello che
forse alcuni ricorderanno per aver avviato lo sciopero della fame nel giaciglio in cui un
bambino era morto di fame e non averlo interrotto fintanto che le autorità del luogo non
assumessero l’impegno di procedere almeno alla disinfestazione di quei luoghi, ma che
soprattutto fu processato dal Tribunale di Palermo per aver avviato a Partinico lo
sciopero al contrario, quello per il quale i disoccupati provvedevano alla manutenzione
delle strade e in sostituzione dei compiti dell’Amministrazione Comunale, e per questo
venne processato. O ancora: la mia generazione ha conosciuto fratelli e compagni di
scuola maggiori che per disobbedire a una legge dello Stato, quello dell’obbligo del
servizio di leva, pagavano di persona e, però, contribuivano al cambiamento di una
legge che assumeva, a quel punto, caratteri più contemporanei e più aderenti alla
coscienza delle persone e dei giovani. È questo snodo che Mimmo Lucano rappresenta:
lo snodo a cui spesso sono chiamati dei pubblici amministratori di come conciliare con
azioni, anche individuali, che costano sul piano delle responsabilità personali, come
conciliare il rispetto delle norme con il rispetto del senso di giustizia, con l’esercizio
della propria coscienza individuale. Da questo punto di vista è diventato, suo malgrado,
un esempio per molti; è diventato un richiamo alla collettività politica e io credo che
questo valga per il Consiglio Comunale ai fini dell’attribuzione della cittadinanza
onoraria.

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