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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 6 Maggio 2019 ore 14,00
Paragrafo n. 28

Comunicazioni della Sindaca su "Modalità organizzative del corteo del Primo maggio".
Interventi
POLLICINO Marina
Grazie. Partiamo da una considerazione soggettiva e “particulare”, come direbbe
Guicciardini. Io c’ero, ero presente e ho visto con i miei occhi e sono gli occhi che
trasmettono le immagini che vengono elaborate dal cervello, difficile convincere poi la
mente a negare, o modificare l’elaborazione della realtà che essa ha effettuato.
Elaborazioni soggettive, certo, prive di una visione complessiva e generale, che
riportino all’unità la molteplicità degli stimoli e delle percezioni della realtà, ma che
comunque mi consentono di fare qualche considerazione puntuale. Innanzitutto non
voglio avventurarmi nella diatriba, su chi abbia cominciato per primo, sarebbe una
discussione sterile e che ci porterebbe ad andare avanti all’infinito, dibattendo sulle
ragioni degli uni e degli altri e si lascerebbero gli attori in campo, sempre più che mai
convinti delle proprie ragioni rispetto alla controparte. Però posso affermare che c’è
qualcosa di oscuro, se mentre sfilo pacificamente durante una manifestazione,
all’improvviso dalle vie laterali della strada, come le chele di una tenaglia che si
chiudono, i caschi azzurri sbarrano la via, caricano in modo indistinto e da quello che
mi consta, immotivato, e impediscono ai manifestanti il libero esercizio democratico
dell’espressione della propria visione di sviluppo del lavoro legato al territorio, proprio
nel giorno della Festa dei Lavoratori. C’è qualcosa di fortemente critico in tutto ciò, che
trascende il comportamento delle Forze dell’Ordine o dei manifestanti, ma attiene alla
concezione che abbiamo sui livelli di partecipazione a una festa, che dovrebbe essere di
tutti i lavoratori, così come avviene in tutto il mondo. È evidente che la gestione della
festa non preveda una partecipazione massiva ma, al contrario, una testimonianza
selettiva e irreggimentata e che il corteo venga, di volta in volta, aggregato o
segmentato, con lo scopo di far arrivare in piazza, solo a manifestazione conclusa, una
parte ideologicamente connotata e in quanto tale, penalizzata, dei manifestanti. Ecco, è
su questo che io ritengo sia giunto il momento di fare un ragionamento, che trascende
l’episodio contingente dell’ordine pubblico, in virtù di una riflessione generale su quale
sia il significato che la cittadinanza vuole continuare a dare alla Festa del Primo maggio,
se cioè debba essere gestita o organizzata in modo tale, che continui ad essere una bella
vetrina in cui sfilino ed abbiano voce alcune rappresentanze della società, ad esclusione
di altre o non piuttosto un evento in cui sia garantito in modo plurale a tutti il diritto
costituzionale di partecipazione e di libera espressione delle proprie idee. Una società
che, ormai da anni, è caratterizzata da mutamenti profondi nelle compagini
socioeconomiche, in cui l’ascensore sociale rallenta in modo preoccupante e i territori
non riescono a far sentire le proprie ragioni, la gestione di una manifestazione che
rappresenta il momento per eccellenza del mondo del lavoro e della società civile, deve
trovare nuovi schemi di partecipazione, inclusione e rappresentanza. Se non siamo in
grado di dare una risposta seria al tema dell’accesso paritetico a tutti, rischiamo di
ritrovarci qui, il prossimo anno, o il prossimo ancora e discutere animatamente dello
stesso argomento, magari in condizioni e termini, Dio non voglia, più drammatici, per
cortei che si frammenteranno anche in sedi diverse, com’è già avvenuto nel Paese in
occasione del recente 25 aprile. Per questo la suggestione e l’appello che io rivolgo alla
Sindaca, che come lei spesso…, lei stessa ha sostenuto, è la Sindaca della Città, è quello
di farsi parte attiva presso le istituzioni competenti con l’obiettivo di giungere ad una
sintesi politica e a un confronto dialogante e meno muscolare, con tutti i protagonisti
della società civile nell’autentico spirito della festa. Grazie.

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