Interventi |
ARTESIO Eleonora Arriviamo alla presentazione e alla discussione di questo Bilancio attraverso un percorso e attraverso un’organizzazione dei documenti che ha completamente sterilizzato la nostra discussione da ogni possibilità di confronto e di influenza politica. E questo non vale soltanto, e cercherò di spiegarlo con degli esempi concreti, per il ruolo delle Minoranze che vengono regolarmente imputate di saper soltanto criticare e non avanzare proposte o meglio quando proposte vengono accolte normalmente impegnano terzi, vuoi la Regione e sempre meno al Governo Nazionale, espellendo non soltanto il dibattito con l’organizzazione del Decentramento perché secondo la cultura e l’opinione prevalente di questa Maggioranza e di questa Giunta il Decentramento è per definizione ostile, essendo governato da una coalizione di colore diverso, ma anche espellendo il confronto e il ruolo della stessa Maggioranza, che non so se ne renda conto, se ne renda conto e subisca serenamente, ma qualora non ne fosse consapevole proverò a spiegare. Cominciamo da una questione, quando nel dicembre 2017 si tenne la Conferenza di fine anno della Giunta e venne annunciato l’avvio del Piano di rientro, ci è stato anticipato che il 2018 sarebbe stato un anno difficile, di sacrifici, di riduzioni, di impegni da poter realizzare soltanto costruendo per il futuro, ma che negli anni successivi si sarebbero potute intravedere le prime radici di questo futuro comune da costruire e questo stile era da iscriversi al merito di una politica, quella della Sindaca, che prima di cercare il consenso cercava il bene della Città a scapito anche di un consenso troppo facile e che avrebbe perseguito questo bene attraverso la scelta del Piano di rientro, ripetutamente da allora ad oggi ci siamo sentiti dire a cura di alcuni focosi esponenti della Maggioranza 5 Stelle che dovremmo tutti ringraziare il fatto di essere in Piano di rientro perché altrimenti saremmo stati in predissesto, in dissesto e a quel punto sì che avremmo avuto un commissario che avrebbe esclusivamente, in modo contabile, determinato l’andamento dell’Amministrazione, mentre invece con la scelta del piano di rientro ci troviamo di fronte all’evidenza di un esercizio della politica e quindi alla possibilità di effettuare scelte. La domanda è: quali? Quali? Perché le scelte che state compiendo non sono affatto evidenti se non come scelte di progressivo arretramento rispetto al quale affannosamente si cerca qualcuno che trovi una soluzione burocratica alle conseguenze e ai problemi. Quindi noi non siamo in una fase nella quale orgogliosamente la politica fosse anche solo la politica di Maggioranza sta compiendo delle scelte. Stiamo semplicemente cercando di procedere in ottemperanza a criteri determinati dal periodico confronto con la Corte dei Conti per l’attuazione del piano di rientro senza assumere la responsabilità della sensibilità politica di quelle conseguenze del Governo sociale di quelle conseguenze, della proiezione per un futuro perché quelle conseguenze non possano essere irreversibili e nefaste, quindi questo Bilancio non è un Bilancio della politica. La politica è stata espulsa da questo Bilancio. Ma se è stata espulsa la politica delle Minoranze o la politica dell’articolazione decentrata del Comune è stata espulsa anche la politica della stessa Maggioranza perché, progressivamente, lo stile che si introduce con questo Bilancio e quello che si annuncia con operazioni parallele che succederanno immediatamente è uno stile che non solo concentra il momento decisionale nella competenza della Giunta espellendo la stessa Maggioranza dall’esercizio del suo ruolo, ma qualche volta prevede anche che la Giunta abdichi al suo ruolo decisionale consegnandosi ad organismi terzi che dovrebbero illuminare la Giunta stessa sulla strada da intraprendere per poi lasciare tutti noi Maggioranza e Minoranza a doverci confrontare con un atto che verrà illustrato come squisitamente tecnico e inconfutabilmente tecnico rispetto al quale quindi non potremo dare altri orientamenti o ipotizzare soluzioni differenti. Questa è la strada nella quale ci stiamo indirizzando con buona pace della Maggioranza e cito, a supporto di questa dichiarazione, alcune questioni, una prima questione, quella che è stato il cavallo di battaglia dei primi 2 anni della motivazione del Piano di rientro e adesso credo, proprio per rispetto di sé dopo 3 anni di Governo, non si possa continuare a citare come un mantra, cioè la Città è tra le Città più indebitate di Italia, siamo di fronte ad una condizione strutturale di indebitamento che impegna parti significative del Bilancio e quindi occorre introdurre delle misure radicali. Sulla radicalità del Governo di questo debito io sto ancora aspettando, come credo moltissimi anche fuori di quest’Aula, quelli che si sono appassionati alla tematica del debito pubblico e alla possibilità che esista una politica differente di Governo del debito pubblico che non sia semplicemente quella di far sgocciolare la restituzione dei debiti su un numero di anni maggiori, come abbiamo visto con l’ultima rinegoziazione di un mutuo, stiamo ancora aspettando dicevo un guizzo politico sulla questione dei tassi di interesse applicati agli Enti Locali. Non ho sentito un guizzo politico quando a livello nazionale si è parlato della questione del Decreto Salva Roma e della possibilità di lavorare per i Comuni rispetto alla questione relativa all’applicazione anche ai Comuni della riorganizzazione dei debiti già incompiuta per le Regioni. Ho sentito dire dall’Assessore Rolando che è stato stabilito a livello nazionale un tavolo tecnico al quale tecnicamente anche la Città e i Comuni sono presenti, ma una espressione di tipo politico rispetto a quali potrebbero essere le alleanze virtuose tra indirizzo nazionale e governi locali, rispetto alla ricontrattazione dei tassi di interesse dei mutui e alla condizione dei derivati, fosse anche un’alleanza politica tra amministrazioni comunali che condividono questa preoccupazione e che aprono un fronte su un ruolo della finanza, all’interno della finanza pubblica, nella Città di Torino non l’abbiamo vista. Infatti non la vediamo, perché non la vediamo? Perché tutta l’operazione per procedere alla valutazione finanziaria della finanza derivata anziché essere consegnata ad un approfondimento di carattere tecnico che possa sfociare in un confronto in questo Consiglio in una presa di posizione di questo Consiglio, in una relazione condivisa con altri enti locali è affidata alla ricerca di un ente terzo, un advisor terzo che sarà compensato dopo una ricerca sottosoglia con i risparmi che consentirà di realizzare all’Ente che lo avrà incaricato e che sarà esattamente la presentazione all’organo di Governo prima della Giunta, poi del Consiglio di questa Città come l’esito sterilizzato tecnico di quello che è possibile fare per rinegoziare i tassi di interesse, senza che una città, alla quale è stato detto per anni che si sarebbero dovuti compiere dei sacrifici, ma che questi sacrifici avrebbero ridisegnato un futuro praticabile e riconoscibile e condivisibile, possa essere minimamente interpellata perché tutto accadrà al di fuori di qui, al di fuori di questo contesto e di questo dibattito pubblico. Questo per quello che riguarda la ristrutturazione del debito, ma la seconda questione è ancora più grave ed è tutta nostra, è tutta locale ed è quella per la quale la qualità dei servizi e delle prestazioni che l’Amministrazione eroga è come dire che non ci racconta come intende cambiare, valorizzare, migliorare, mutare perché ripeto non ci sono scelte politiche in questo Bilancio, tutta la questione e la tenuta di quei servizi e di quelle prestazioni si fonda sulle risorse professionali dell’Ente e abbiamo appreso, ma lo sapevamo ovviamente come cittadini e ancor più come amministratori di quale sia l’andamento di perdita di presenze e di competenze delle risorse professionali dell’Ente. Noi siamo passati da una situazione per la quale nel 2010 avevamo 11.312 dipendenti ad una situazione per la quale nel 2017 ne abbiamo 9.449 e ci indirizziamo ad averne poco più di 7.500. Come già detto in Commissione, i dipendenti del Comune di Torino sono diminuiti nei dati di questi 7 anni del 16%, la popolazione della Città di Torino è diminuita del 3%, per quante ipotesi di efficientamento, riorganizzazione, accorpamento, noi si possa pensare siano state realizzate dalla Giunta precedente che pure si era vantata di portare il numero dei dipendenti del Comune di Torino sotto i 10.000 e francamente non capivo il vanto e l’ho criticato, per quanto quindi possano essere già state fatte operazioni di riorganizzazione, si può pensare che il rapporto 16:3 sia un rapporto adeguato per cui la diminuzione così impegnativa non influenzerà anche la soddisfazione della domanda della popolazione che è calata solo del 3%? È ovvio che non si può pensare, in questo contesto un guizzo politico di quest’Amministrazione che provi a dire che forse la retorica costruita negli anni rispetto al fatto che il pubblico impiego è eccessivamente ridondante che va efficientato, che i congelamenti e i blocchi dell’assunzione sono un’opportunità più che essere un guaio, un guizzo politico che rimetta al centro il valore del lavoro pubblico in questa Città c’è stato? Io non l’ho sentito. Quindi nemmeno laddove non si può sul piano economico almeno si potrebbe sul piano culturale, ma anche questo non è avvenuto. Prima o poi chiederò a qualcuno della Giunta o della Maggioranza di venire a sottoscrivere la proposta di legge di iniziativa popolare lanciata dal professor Ortona che raccontando qual è il (incomprensibile) dell’Italia e di alcuni Comuni, il nostro, tra dipendenti pubblici e popolazione ci racconta che tutto il resto di Europa ha dei valori molto più favorevoli e non è vero che la spesa pubblica sul lavoro pubblico era una spesa improduttiva sulla quale si possono operare tagli. Mancando il guizzo politico noi non sappiamo nemmeno che cosa l’Amministrazione intenderà fare rispetto alle scarse possibilità di assunzione che sono contemplate rispetto al Piano di rientro in rapporto alle dimissioni prevedibili. Intanto noi sappiamo una cosa, che su una diminuzione di 1.863 dipendenti, avvenuta negli anni, i ruoli professionali di base che non hanno funzioni di coordinamento sono stati il 93%, cioè pur calando complessivamente le unità dei dirigenti, le unità delle funzioni di coordinamento quelle che sono calate più di tutte fino al 93% del calo complessivo sono i ruoli operativi e oggi stiamo vivendo una prima chiusura del Servizio nei Servizi Educativi. Allora la domanda è: se questa è la questione come pensa l’Amministrazione e dove pensa l’Amministrazione di investire in assunzioni rispetto alle scarse e insufficienti possibilità che ha? Non ce lo dice l’Amministrazione perché l’Amministrazione è venuta a dirci i numeri delle uscite saranno questi, quelli delle assunzioni saranno quest’altri, a decidere dove assumere sarà la Giunta ed io ringrazio la collega Pollicino che ha scritto, condividendo l’intenzione di una Commissione Consiliare, quella mozione di raccomandazione sul Sistema Educativo, ma è poco più che una foglia di fico se il Consiglio Comunale non avrà modo di confrontarsi sulle priorità, sono quelle dei Servizi Educativi? Sono quelle dei Servizi Socio-assistenziali? Sono quelle dei ruoli amministrativi che devono servire nelle delegazioni anagrafiche dei centri e delle Circoscrizioni? E ancora i 24 dirigenti che sono ipotizzati da assumere come da fonte sindacale più che da comunicazione avvenuta nelle Commissioni Consiliari vanno a rafforzare il Decentramento dove c’è uno stesso dirigente a scavalco di più Circoscrizioni dove vanno? Tutto questo il Consiglio Comunale non lo sa e non lo saprà perché ci è stato detto è la Giunta che deciderà, ma nemmeno la Giunta da sola, eh no, perché la Giunta deciderà sulla base di una rivalutazione delle competenze obbligatorie, delle competenze discrezionali, delle competenze finalizzate all’attuazione dei programmi realizzata da un soggetto terzo a cui verrà assegnato un incarico. Io vorrei sapere, non a questo punto, neanche dalla Sindaca, ma dalla Maggioranza quando se e come pensa di dare un indirizzo alla propria Giunta esecutiva perché qui abbiamo il condizionamento del Piano di rientro e non mi pare che possiamo dire che la profezia di qualche Consigliere, vedrete che con questa modalità l’esercizio dell’indirizzo politico risulterà sempre evidente se si è avverata. Abbiamo un ente terzo che lavorerà sulla ristrutturazione del debito, abbiamo un ente terzo che lavorerà sulla valutazione del personale quello necessario e quello invece del quale si possono rinviare le assunzioni, io vorrei sapere quale identità politica abbia questo Bilancio, questo è un Bilancio che ha completamente rinunciato all’esercizio di un indirizzo politico, dopodiché ovviamente in quest’Aula ci si è retoricamente nel tempo abituati a dire che la colpa è di qualcuno che era venuto prima, io personalmente sono poco appassionata e anche poco direttamente coinvolta in questa discussione, credo che però tutta la Città attraverso l’umiliazione di questo Consiglio, perché non so chiamarla diversamente, l’impossibilità di condividere un dibattito politico sulle scelte e sulle priorità non risulterà certamente rinvigorita da un’assenza di indirizzo e da una chiarezza di priorità, in questo Bilancio non ci sono. |