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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 6 Maggio 2019 ore 14,00
Paragrafo n. 17
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2019-01169
DOCUMENTO UNICO DI PROGRAMMAZIONE (DUP) - PERIODO 2019-2021 (ARTICOLO 170, COMMA 1, DEL D.LGS. N. 267/2000). APPROVAZIONE.
Interventi
ARTESIO Eleonora
Arriviamo alla presentazione e alla discussione di questo Bilancio attraverso un
percorso e attraverso un’organizzazione dei documenti che ha completamente
sterilizzato la nostra discussione da ogni possibilità di confronto e di influenza politica.
E questo non vale soltanto, e cercherò di spiegarlo con degli esempi concreti, per il
ruolo delle Minoranze che vengono regolarmente imputate di saper soltanto criticare e
non avanzare proposte o meglio quando proposte vengono accolte normalmente
impegnano terzi, vuoi la Regione e sempre meno al Governo Nazionale, espellendo non
soltanto il dibattito con l’organizzazione del Decentramento perché secondo la cultura e
l’opinione prevalente di questa Maggioranza e di questa Giunta il Decentramento è per
definizione ostile, essendo governato da una coalizione di colore diverso, ma anche
espellendo il confronto e il ruolo della stessa Maggioranza, che non so se ne renda
conto, se ne renda conto e subisca serenamente, ma qualora non ne fosse consapevole
proverò a spiegare. Cominciamo da una questione, quando nel dicembre 2017 si tenne
la Conferenza di fine anno della Giunta e venne annunciato l’avvio del Piano di rientro,
ci è stato anticipato che il 2018 sarebbe stato un anno difficile, di sacrifici, di riduzioni,
di impegni da poter realizzare soltanto costruendo per il futuro, ma che negli anni
successivi si sarebbero potute intravedere le prime radici di questo futuro comune da
costruire e questo stile era da iscriversi al merito di una politica, quella della Sindaca,
che prima di cercare il consenso cercava il bene della Città a scapito anche di un
consenso troppo facile e che avrebbe perseguito questo bene attraverso la scelta del
Piano di rientro, ripetutamente da allora ad oggi ci siamo sentiti dire a cura di alcuni
focosi esponenti della Maggioranza 5 Stelle che dovremmo tutti ringraziare il fatto di
essere in Piano di rientro perché altrimenti saremmo stati in predissesto, in dissesto e a
quel punto sì che avremmo avuto un commissario che avrebbe esclusivamente, in modo
contabile, determinato l’andamento dell’Amministrazione, mentre invece con la scelta
del piano di rientro ci troviamo di fronte all’evidenza di un esercizio della politica e
quindi alla possibilità di effettuare scelte. La domanda è: quali? Quali? Perché le scelte
che state compiendo non sono affatto evidenti se non come scelte di progressivo
arretramento rispetto al quale affannosamente si cerca qualcuno che trovi una soluzione
burocratica alle conseguenze e ai problemi. Quindi noi non siamo in una fase nella
quale orgogliosamente la politica fosse anche solo la politica di Maggioranza sta
compiendo delle scelte. Stiamo semplicemente cercando di procedere in ottemperanza a
criteri determinati dal periodico confronto con la Corte dei Conti per l’attuazione del
piano di rientro senza assumere la responsabilità della sensibilità politica di quelle
conseguenze del Governo sociale di quelle conseguenze, della proiezione per un futuro
perché quelle conseguenze non possano essere irreversibili e nefaste, quindi questo
Bilancio non è un Bilancio della politica. La politica è stata espulsa da questo Bilancio.
Ma se è stata espulsa la politica delle Minoranze o la politica dell’articolazione
decentrata del Comune è stata espulsa anche la politica della stessa Maggioranza
perché, progressivamente, lo stile che si introduce con questo Bilancio e quello che si
annuncia con operazioni parallele che succederanno immediatamente è uno stile che
non solo concentra il momento decisionale nella competenza della Giunta espellendo la
stessa Maggioranza dall’esercizio del suo ruolo, ma qualche volta prevede anche che la
Giunta abdichi al suo ruolo decisionale consegnandosi ad organismi terzi che
dovrebbero illuminare la Giunta stessa sulla strada da intraprendere per poi lasciare tutti
noi Maggioranza e Minoranza a doverci confrontare con un atto che verrà illustrato
come squisitamente tecnico e inconfutabilmente tecnico rispetto al quale quindi non
potremo dare altri orientamenti o ipotizzare soluzioni differenti. Questa è la strada nella
quale ci stiamo indirizzando con buona pace della Maggioranza e cito, a supporto di
questa dichiarazione, alcune questioni, una prima questione, quella che è stato il cavallo
di battaglia dei primi 2 anni della motivazione del Piano di rientro e adesso credo,
proprio per rispetto di sé dopo 3 anni di Governo, non si possa continuare a citare come
un mantra, cioè la Città è tra le Città più indebitate di Italia, siamo di fronte ad una
condizione strutturale di indebitamento che impegna parti significative del Bilancio e
quindi occorre introdurre delle misure radicali. Sulla radicalità del Governo di questo
debito io sto ancora aspettando, come credo moltissimi anche fuori di quest’Aula, quelli
che si sono appassionati alla tematica del debito pubblico e alla possibilità che esista
una politica differente di Governo del debito pubblico che non sia semplicemente quella
di far sgocciolare la restituzione dei debiti su un numero di anni maggiori, come
abbiamo visto con l’ultima rinegoziazione di un mutuo, stiamo ancora aspettando
dicevo un guizzo politico sulla questione dei tassi di interesse applicati agli Enti Locali.
Non ho sentito un guizzo politico quando a livello nazionale si è parlato della questione
del Decreto Salva Roma e della possibilità di lavorare per i Comuni rispetto alla
questione relativa all’applicazione anche ai Comuni della riorganizzazione dei debiti già
incompiuta per le Regioni. Ho sentito dire dall’Assessore Rolando che è stato stabilito a
livello nazionale un tavolo tecnico al quale tecnicamente anche la Città e i Comuni sono
presenti, ma una espressione di tipo politico rispetto a quali potrebbero essere le
alleanze virtuose tra indirizzo nazionale e governi locali, rispetto alla ricontrattazione
dei tassi di interesse dei mutui e alla condizione dei derivati, fosse anche un’alleanza
politica tra amministrazioni comunali che condividono questa preoccupazione e che
aprono un fronte su un ruolo della finanza, all’interno della finanza pubblica, nella Città
di Torino non l’abbiamo vista. Infatti non la vediamo, perché non la vediamo? Perché
tutta l’operazione per procedere alla valutazione finanziaria della finanza derivata
anziché essere consegnata ad un approfondimento di carattere tecnico che possa sfociare
in un confronto in questo Consiglio in una presa di posizione di questo Consiglio, in una
relazione condivisa con altri enti locali è affidata alla ricerca di un ente terzo, un advisor
terzo che sarà compensato dopo una ricerca sottosoglia con i risparmi che consentirà di
realizzare all’Ente che lo avrà incaricato e che sarà esattamente la presentazione
all’organo di Governo prima della Giunta, poi del Consiglio di questa Città come l’esito
sterilizzato tecnico di quello che è possibile fare per rinegoziare i tassi di interesse,
senza che una città, alla quale è stato detto per anni che si sarebbero dovuti compiere dei
sacrifici, ma che questi sacrifici avrebbero ridisegnato un futuro praticabile e
riconoscibile e condivisibile, possa essere minimamente interpellata perché tutto
accadrà al di fuori di qui, al di fuori di questo contesto e di questo dibattito pubblico.
Questo per quello che riguarda la ristrutturazione del debito, ma la seconda questione è
ancora più grave ed è tutta nostra, è tutta locale ed è quella per la quale la qualità dei
servizi e delle prestazioni che l’Amministrazione eroga è come dire che non ci racconta
come intende cambiare, valorizzare, migliorare, mutare perché ripeto non ci sono scelte
politiche in questo Bilancio, tutta la questione e la tenuta di quei servizi e di quelle
prestazioni si fonda sulle risorse professionali dell’Ente e abbiamo appreso, ma lo
sapevamo ovviamente come cittadini e ancor più come amministratori di quale sia
l’andamento di perdita di presenze e di competenze delle risorse professionali dell’Ente.
Noi siamo passati da una situazione per la quale nel 2010 avevamo 11.312 dipendenti
ad una situazione per la quale nel 2017 ne abbiamo 9.449 e ci indirizziamo ad averne
poco più di 7.500. Come già detto in Commissione, i dipendenti del Comune di Torino
sono diminuiti nei dati di questi 7 anni del 16%, la popolazione della Città di Torino è
diminuita del 3%, per quante ipotesi di efficientamento, riorganizzazione,
accorpamento, noi si possa pensare siano state realizzate dalla Giunta precedente che
pure si era vantata di portare il numero dei dipendenti del Comune di Torino sotto i
10.000 e francamente non capivo il vanto e l’ho criticato, per quanto quindi possano
essere già state fatte operazioni di riorganizzazione, si può pensare che il rapporto 16:3
sia un rapporto adeguato per cui la diminuzione così impegnativa non influenzerà anche
la soddisfazione della domanda della popolazione che è calata solo del 3%? È ovvio che
non si può pensare, in questo contesto un guizzo politico di quest’Amministrazione che
provi a dire che forse la retorica costruita negli anni rispetto al fatto che il pubblico
impiego è eccessivamente ridondante che va efficientato, che i congelamenti e i blocchi
dell’assunzione sono un’opportunità più che essere un guaio, un guizzo politico che
rimetta al centro il valore del lavoro pubblico in questa Città c’è stato? Io non l’ho
sentito. Quindi nemmeno laddove non si può sul piano economico almeno si potrebbe
sul piano culturale, ma anche questo non è avvenuto. Prima o poi chiederò a qualcuno
della Giunta o della Maggioranza di venire a sottoscrivere la proposta di legge di
iniziativa popolare lanciata dal professor Ortona che raccontando qual è il
(incomprensibile) dell’Italia e di alcuni Comuni, il nostro, tra dipendenti pubblici e
popolazione ci racconta che tutto il resto di Europa ha dei valori molto più favorevoli e
non è vero che la spesa pubblica sul lavoro pubblico era una spesa improduttiva sulla
quale si possono operare tagli. Mancando il guizzo politico noi non sappiamo nemmeno
che cosa l’Amministrazione intenderà fare rispetto alle scarse possibilità di assunzione
che sono contemplate rispetto al Piano di rientro in rapporto alle dimissioni prevedibili.
Intanto noi sappiamo una cosa, che su una diminuzione di 1.863 dipendenti, avvenuta
negli anni, i ruoli professionali di base che non hanno funzioni di coordinamento sono
stati il 93%, cioè pur calando complessivamente le unità dei dirigenti, le unità delle
funzioni di coordinamento quelle che sono calate più di tutte fino al 93% del calo
complessivo sono i ruoli operativi e oggi stiamo vivendo una prima chiusura del
Servizio nei Servizi Educativi. Allora la domanda è: se questa è la questione come
pensa l’Amministrazione e dove pensa l’Amministrazione di investire in assunzioni
rispetto alle scarse e insufficienti possibilità che ha? Non ce lo dice l’Amministrazione
perché l’Amministrazione è venuta a dirci i numeri delle uscite saranno questi, quelli
delle assunzioni saranno quest’altri, a decidere dove assumere sarà la Giunta ed io
ringrazio la collega Pollicino che ha scritto, condividendo l’intenzione di una
Commissione Consiliare, quella mozione di raccomandazione sul Sistema Educativo,
ma è poco più che una foglia di fico se il Consiglio Comunale non avrà modo di
confrontarsi sulle priorità, sono quelle dei Servizi Educativi? Sono quelle dei Servizi
Socio-assistenziali? Sono quelle dei ruoli amministrativi che devono servire nelle
delegazioni anagrafiche dei centri e delle Circoscrizioni? E ancora i 24 dirigenti che
sono ipotizzati da assumere come da fonte sindacale più che da comunicazione avvenuta
nelle Commissioni Consiliari vanno a rafforzare il Decentramento dove c’è uno stesso
dirigente a scavalco di più Circoscrizioni dove vanno? Tutto questo il Consiglio
Comunale non lo sa e non lo saprà perché ci è stato detto è la Giunta che deciderà, ma
nemmeno la Giunta da sola, eh no, perché la Giunta deciderà sulla base di una
rivalutazione delle competenze obbligatorie, delle competenze discrezionali, delle
competenze finalizzate all’attuazione dei programmi realizzata da un soggetto terzo a
cui verrà assegnato un incarico. Io vorrei sapere, non a questo punto, neanche dalla
Sindaca, ma dalla Maggioranza quando se e come pensa di dare un indirizzo alla propria
Giunta esecutiva perché qui abbiamo il condizionamento del Piano di rientro e non mi
pare che possiamo dire che la profezia di qualche Consigliere, vedrete che con questa
modalità l’esercizio dell’indirizzo politico risulterà sempre evidente se si è avverata.
Abbiamo un ente terzo che lavorerà sulla ristrutturazione del debito, abbiamo un ente
terzo che lavorerà sulla valutazione del personale quello necessario e quello invece del
quale si possono rinviare le assunzioni, io vorrei sapere quale identità politica abbia
questo Bilancio, questo è un Bilancio che ha completamente rinunciato all’esercizio di
un indirizzo politico, dopodiché ovviamente in quest’Aula ci si è retoricamente nel
tempo abituati a dire che la colpa è di qualcuno che era venuto prima, io personalmente
sono poco appassionata e anche poco direttamente coinvolta in questa discussione,
credo che però tutta la Città attraverso l’umiliazione di questo Consiglio, perché non so
chiamarla diversamente, l’impossibilità di condividere un dibattito politico sulle scelte e
sulle priorità non risulterà certamente rinvigorita da un’assenza di indirizzo e da una
chiarezza di priorità, in questo Bilancio non ci sono.

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