Interventi |
TISI Elide Sì, grazie. Io utilizzerò questi minuti dopo l’articolata e completa relazione fatta dal mio Capogruppo per fare alcuni focus e alcuni approfondimenti anche in relazione a altri interventi di colleghi che ho sentito. Intanto per tornare alle preoccupazioni che sono state espresse da molti nel merito delle scelte e della prospettiva che c’è stata illustrata anche in Commissione e che è figlia anche dei numeri che abbiamo letto appostati in questo Bilancio, del personale. Se, infatti, sono previste delle opportune attenzioni, derivanti peraltro anche da delle scelte nazionali ad esempio sul tema della sicurezza per alcuni comparti, quali ad esempio la Polizia Municipale, vorrei rappresentare la preoccupazione che invece riguarda altri settori di questa Amministrazione, perché ci sono delle attività che non sempre sono definite obbligatorie del Testo Unico, ma sono obbligatorie in funzione di altri provvedimenti, o perché discendono direttamente da diritti costituzionalmente sanciti, o perché sono frutto di esigibilità dei diritti che derivano da Regolamenti o da Leggi Regionali. Alcuni di questi settori sono già stati richiamati, io vorrei però sottolineare quello che invece è un comparto che spesso viene chiamato in causa proprio quando si parla delle persone più deboli, che è il Settore dell’Assistenza, perché a questo proposito io credo che quando si parla di misure di contrasto alle povertà se lo si vuole fare in modo serio non lo si può fare soltanto in termini di trasferimento di erogazioni monetarie, diversamente diventerebbe una misura meramente assistenzialistica e non credo che nessuna delle forze politiche in quest’Aula lo voglia. Ma perché non lo sia e non lo diventi è necessario che le politiche di sostegno al Reddito, qualunque esse siano, vengano accompagnate da dei veri processi di integrazione sociale e di accompagnamento delle persone e per far questo ci vuole il personale, ci vogliono le figure specialistiche in grado di accompagnare, accompagnare al punto che la stessa misura non sia più necessaria perché il percorso di emancipazione è reale e fattivo. Quindi io richiamo questo tipo di preoccupazione perché non è stato citato, ma credo che sia, soprattutto oggi, importante proprio per consentire alle persone di uscire da una dimensione di bisogno, certo anche con sostegni economici, ma anche con progetti di inclusione e di emancipazione. L’altro aspetto che vorrei richiamare, nel minuto e mezzo che mi rimane, è l’attenzione alla spesa storica nelle politiche sociali, perché l’altro anno questa spesa storica per parte comunale è stata ridotta e compensata da fondi nazionali. Quest’anno non ci sono state significative inversioni di tendenza, ma dobbiamo recuperarla perché i fondi nazionali hanno una variabilità di anno in anno che non garantisce una continuità tale da poter sostenere in modo continuativo dei servizi, quindi il poter recuperare la spesa storica, la quota pro capite delle politiche sociali diventa dirimente. In ultimo, e chiudo, il tema dei giovani e delle politiche giovanili. Abbiamo colto come oggi queste politiche siano fondamentalmente sostenute da delle azioni e da dei progetti e dunque da finanziamenti esterni. Questi progetti sono figli, molto spesso, delle persone che li scrivono, allora il combinato disposto del minor personale in quei settori che non sono considerati obbligatori, come le politiche giovanili, e la mancanza di risorse rischia di creare una grossa difficoltà e l’impossibilità di sviluppare ancora delle politiche centrali per i giovani che più volte sono stati richiamati, ma io lo vorrei fare non in teoria ma nel concreto. Questi punti fondamentali credo debbano essere richiamati e attenzionati. |