Città di Torino

Consiglio Comunale

Città di Torino > Consiglio Comunale > VERBALI > Torna indietro

Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 11 Marzo 2019 ore 14,00
Paragrafo n. 31
ORDINE DEL GIORNO 2018-05290
"SOSTEGNO ALLA NUOVA LINEA FERROVIARIA TORINO-LIONE" PRESENTATA IN DATA 12 NOVEMBRE 2018 - PRIMO FIRMATARIO LO RUSSO.
Interventi
BUCCOLO Giovanna
Grazie, Presidente, parliamo finalmente di TAV, e accolgo anche...Finalmente sì,
ascoltiamo dall’altra parte, forse finalmente abbiamo sentito cosa pensano anche gli altri
Partiti e raccolgo anche l’invito del Consigliere Fassino di parlare nel merito di questo
progetto. Un progetto, un’opera che ha origine nei primi anni ‘90, ma che ancora non ha
avuto la sua realizzazione, che vedrà luce sì o no tra 25, 30 anni, a voler essere
ottimistici. Una linea ferroviaria internazionale costituita da una nuova galleria di base,
lunga57,5 chilometri di cui 45 chilometri sul lato francese e 12,5 chilometri sul lato
italiano, i cui costi saranno in parte rimborsati dall’Unione Europea, e in parte saranno a
carico degli Stati. 8,6 miliardi il costo del solo tunnel di base di 57,5 chilometri, di cui
in merito al fantastico accordo stipulato nel 2012, che ne fissò le percentuali, la Francia
pagherà solo il 42,1% del costo totale del tunnel di base, mentre l’Italia pagherà ben il
57,9%. L’Italia quindi pagherà pertanto la gran parte dei lavori francesi, sostenendo un
costo superiore di ben 2,2 miliardi, rispetto ad un’equa ripartizione geografica dei costi.
Grazie a quest’iniqua simmetria dei costi, ogni chilometro italiano del tunnel di base,
costerà all’Italia ben 280 milioni, mentre ogni chilometro francese costerebbe alla
Francia solo 60 milioni. Al momento solo l’Italia ha fatto una legge di bilancio per
mettere da parte i soldi per la Torino-Lione, stanziando il 26%; la Francia non l’ha
ancora fatto e non ha stanziato nulla del proprio bilancio. Ricordiamo che i lavori
definitivi non possono essere iniziati fino al momento in cui sia l’Italia, che la Francia,
non avranno stanziato tutti i fondi, ovvero 8,6 miliardi di euro per costruire il tunnel.
Questo è il contenuto dell’articolo 16 dell’accordo 2012 con la Francia e che deve
essere rispettato sia dall’Italia, che dalla Francia, anche da TELT. Si è parlato di penali.
Bene. Smontiamo altre fake news; c’è chi dice che tornare indietro sul TAV
implicherebbe penali europee. Falso. Anzitutto non sono previste penali nei trattati
internazionali. Possono poi l’Europa o la Francia chiederci soldi già spesi indietro? No.
Il Grant Agreement, firmato nel 2015, specifica precisamente che nessuna delle parti
può richiedere risarcimenti se uno dei contraenti decide di tornare indietro; le penali
pertanto non sono iscritte in nessun trattato e sono escluse nei contratti con le società.
L’Unione Europea ci finanzia quando abbiamo finito le opere, quindi non può chiederci
soldi indietro, perché non ce li dà in anticipo, ma alla fine dei lavori. In caso di
abbandono del progetto da parte dell’Italia o della Francia non vi saranno, pertanto,
penali europee. Lo stato attuale oggi dei lavori della Torino-Lione non è ancora iniziata,
in base ai risultati del cronoprogramma 2007-2015 per il tunnel di base, occorrerebbero
sì e no 30 anni; lunghezza dei cantieri del lavoro si parla di 15, 20 anni. Un tunnel,
quello di base, di cui non è stato scavato un centimetro a differenza di quelli che molti
convinti sostenitori Si TAV raccontano, confondendo il tunnel di base con il tunnel
geognostico. A Chiomonte si trova il cosiddetto infatti, il tunnel geognostico, un
carotaggio propedeutico a studiare le rocce e ad elaborare così il progetto di una parte
dell’opera. In altre parole, quello che viene dipinto come cantiere dell’opera e che di
conseguenza viene fatta passare come irreversibile, non è altro che un grosso carotaggio
per analizzare la fattività del tunnel ferroviario. Il tunnel geognostico, o cunicolo
esplorativo, è un’opera propedeutica al progetto del tunnel, non il progetto stesso, ma si
continua volontariamente a fare disinformazione. Tra Torino e Lione è già presente tra
l’altro un collegamento ferroviario, la ferrovia del Frejus, che attraversa già la Valle di
Susa, collegandosi alla località francese di Modane. La linea attuale esistente è
ampiamente sottoutilizzata, nonostante il recente adeguamento e gli ultimi lavori di
ampliamento terminati nel 2010. La tratta alpina è stata sfruttata negli ultimi tre anni per
meno del 25% della sua capacità totale ergo non c’è un traffico merci attuale tale da
giustificare l’opera. Negli anni passati, nello specifico, nel novembre 2017 lo stesso
Commissario di Governo confermò che le previsioni del traffico di crescita erano
sbagliate e che il progetto è basato su previsioni di futuri incrementi di traffico di merci
che sono palesemente sovrastimati. L’articolo 1 dell’accordo Italia-Francia del 2001
afferma che può esistere un solo presupposto per la realizzazione della Torino-Lione: la
previsione della saturazione della linea esistente. Ebbene, la saturazione della linea
attuale non c’è, anzi è sotto utilizzata, quindi già di per sé non avrebbe senso neanche
esistere questo progetto. Oggi la linea ferroviaria esistente può trasportare da 7 ad 11
volte l’attuale traffico ferroviario merci; la sua capacità è tra il doppio e il triplo del
massimo storico del 1997 e potrebbe ospitare tutto il flusso merci in Valle di Susa,
strada più ferrovia. E ci chiediamo, perché non è stata mai seriamente presa in
discussione la possibilità di prendere in considerazione l’ipotesi zero, cioè quella di
sfruttare al meglio le opere esistenti, che ricordo essere un cardine della normativa di
via e analisi di costi-benefici. Di recente è stato pubblicato sul sito del Ministero
dell’infrastruttura l’attesa analisi costi-benefici in merito all’opera, che dà conferma a
quanto da tempo sostenuto, dandone esito negativo. L’opera costerà 12 miliardi per
avere al netto dei benefici perdite che oscillano tra i 7 e gli 8 miliardi, un salasso
assolutissimamente inutile, ed emerge con chiarezza il fatto che i costi siano di gran
lunga superiori, maggiori, rispetto ai benefici. Si è parlato di lavoro, si è detto che non si
tiene in considerazione il lavoro, ebbene, nessuno però che si preoccupa dei posti di
lavoro che verrebbero persi per l’incompatibilità con altre attività, come l’agricoltura in
Val Susa che perderebbe 4 milioni di metri quadri di suoli fertili, per sottrazione diretta
e per il frazionamento, che li rendono inutilizzabili, ma su quello nessuno dice nulla;
oppure alle varie forme di turismo che per i cantieri non avrebbero sicuramente questi
benefici. Con lo stesso investimento del TAV si potrebbero creare 100.000, 150.000
posti di lavoro, non 8.000. Dal risparmio generato si procede con investimenti davvero
per opere utili. In Italia, se non si sa, ci sono ben 647 opere incompiute. Il dato
clamoroso emerge dall’ultimo rapporto pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture e
relativo al 2017. Con i risparmi del TAV si possono chiudere tutti i cantieri delle grandi
opere incompiute in Italia, sono 647 e secondo i dati ministeriali occorrerebbero circa 4
miliardi per completare tutti i lavori. Non parliamo solo delle cosiddette grandi opere,
ma anche, nella maggior parte dei casi di: piscine, scuole, asili, acquedotti, palazzetti
dello sport, caserme; opere bloccate per le ragioni più disparate: irregolarità negli
appalti, mancanza di fondi, o perché nel frattempo la società aggiudicatrice dei lavori è
fallita. In totale in Lombardia si contano 27 incompiute, nulla in confronto in Sicilia che
ne ha 162, una fra tutte la famosa diga di Pietrarossa, nella Piana di Catania, che i
siciliani aspettano da 30 anni; oltre 75 milioni spesi, ma l’opera non è fruibile. 86
cantieri bloccati, opere per le quali si sono spesi anche oltre 18 milioni di euro con i
lavori rimasti a metà, oppure terminati e mai aperti, come nel caso dell’orto botanico
della Maddalena, costato 500.000 euro. Spicca anche la Puglia, che ha in arretrato un
elenco di 54 voci e poi dighe, impianti sportivi, strade e ferrovie tra cui la pedemontana
delle Marche con la quale si sono già spesi oltre 30 milioni di euro e i lavori eseguiti
sono solo 1,27%, o anche la linea ferroviaria Ferrandina-Matera in Basilicata; già,
proprio Matera, capitale della cultura europea 2019, ma priva di collegamenti, ma
questo non importa, però tutti giustamente siamo contenti ed orgogliosi di Matera,
capitale della cultura europea, ma non ci sono collegamenti. 255 milioni investiti, solo il
15,6% dei lavori eseguiti dal 1986 ad oggi. Fantastico. Con quale faccia il Ministro
Salvini possa andare per fare campagna elettorale al Sud, o adesso anche in Basilicata, a
chiedere i voti alle Regioni del Sud, quando poi non si investe nulla al Sud. Ricordo ad
esempio anche la situazione delle ferrovie come la Trapani-Siracusa, 11 ore e 3 cambi.
E parlando poi anche del nostro territorio, i collegamenti locali, come la Linea 2 della
Metropolitana, perché vedete, nessuno si è mai detto contrario al rilancio delle
infrastrutture che servono, ma per davvero, al territorio, e che possano avere dei reali,
indubbi benefici per tutti. In un contesto di risorse pubbliche, limitate, non si deve solo
accertare se la costruzione di un’opera faccia più male che bene e viceversa, ma quanto
bene farebbe impiegare diversamente queste enormi cifre, migliorando l’esistente e
investendo su ciò che davvero serve al Paese e porre la giusta attenzione su come viene
speso il danaro pubblico e le conseguenze sull’impatto anche ambientale di salute non
può che essere una priorità per chi amministra una città, una regione e una nazione. La
decisione finale, com’è naturale che sia, spetta ora al Governo, nella sua piena
collegialità, così come ricordo è previsto tra l’altro dall’articolo 7 del CEF del
Regolamento Europeo che finanziala Torino-Lione e che afferma che i progetti come la
Torino-Lione, non sono vincolanti per gli Stati membri nelle loro decisioni di
programmazione. La decisione di attuare tali progetti spetta infatti agli Stati membri e
dipende dalla capacità di finanziamento pubblico, nonché dalla loro fattibilità socio-
economica. Quindi la decisione finale, com’è naturale che sia, spetta ora al Governo
stesso, nella sua piena collegialità, io vorrei ringraziare davvero il Premier Conte e tutto
il Movimento 5 Stelle, perché forse per la prima volta in 30 anni si è preso davvero a
cuore e sul serio l’interesse pubblico nazionale, rimettendo in discussione adesso tutta
l’opera e, rivolgendomi anche al collega che non c’è adesso, Ricca, ma no, nel contratto
di Governo non c’è scritto Si TAV, ma c’è scritto di rivedere integralmente il progetto e
questo verrà fatto. Il Governo pertanto, e chiudo, si faccia garante dell’interesse
nazionale, perché una grande opera o è fortemente utile, o è fortemente dannosa. Grazie.

Copyright © Comune di Torino - accesso Intracom Comunale (riservato ai dipendenti)