Interventi |
SGANGA Valentina Grazie, Presidente. Io sono assolutamente d’accordo a concedere al Capogruppo Napoli qualche minuto in più. Lo dico a favore di verbale. L’assedio a cui sono sottoposti i principi dei No TAV è in queste ore senza precedenti. Assistiamo, ormai da mesi, ad una reazione spropositata innescata in principio proprio dalla partecipazione al Governo del Movimento 5 Stelle, e poi dal fatto che la nostra Amministrazione, lo scorso 29 ottobre si è dichiarata No TAV con un atto adottato da questo Consiglio. Quell’atto rende, di fatto, le due mozioni che stiamo discutendo oggi superate, non solo nei fatti, ma da un voto. L’assedio di questi mesi travalica persino la reale portata di una vicenda che è ormai trentennale. Sono 30 anni che il TAV deve partire, non partirà forse oggi, caro Capogruppo Lo Russo. No TAV e Movimento 5 Stelle sono due simboli da colpire, due simboli di cui liberarsi, perché rappresentano il cuore di un mondo tanto antico, quanto moderno di partecipazione sociale. E’ un mondo dove le comunità non sono più disposte a delegare la loro volontà. La paura di tutto questo è la ragione profonda che muove un fronte enorme e distonico, dagli ex comunisti, agli ultraliberisti, contro di noi e contro il Movimento No TAV. Le isteriche paure di un futuro cupo e povero, nel caso in cui non si tirino un paio di nuovi binari e di buchi in una montagna, lo lasciamo a coloro che in 20 anni non hanno professato, non dico una parola, ma nemmeno una sillaba, rispetto ad un processo di impoverimento sociale che ha travolto le città, a partire proprio da Torino, a partire proprio da quella Torino che governavano, pensando che si potesse passare indenni dallo smantellamento industriale che ha colpito gli ultimi e ha continuato ad arricchire i padroni, o meglio, come si dice oggi, l’1%. Silenti, silenti per decenni. Ma oggi in piazza, il sabato pomeriggio in piazza Carignano, poi la domenica, poi sempre, e per cosa? Per una ferrovia. A fare cosa in piazza? A battere, a battere come carpentieri sulla realtà a furia di slogan nella speranza che la storia sbilenca del TAV possa essere drizzata per le brame di potere e di denaro di alcuni. Non si potrebbe spiegare diversamente questo accanimento su un’infrastruttura che è certificata come antieconomica e antisociale da un’analisi costi e benefici da tutti, da tutti criticata, ma da nessuno nei numeri confutata. Nessuno in Italia può portare numeri che smentiscano quanto è emerso dallo studio di Marco Ponti. Si può contestare il metodo, certo, ma non l’esito di quei calcoli e questo è già un risultato, un risultato culturale ottenuto da noi e dal Movimento No TAV, fa riflettere l’intera nazione, l’intera nazione sottolineo, sull’uso delle risorse pubbliche che la politica impone e che fino ad oggi ha imposto senza alcun confronto. Il Movimento 5 Stelle a Torino, come al Governo nazionale, non ha però ancora, e questo è giusto dirlo, la forza per chiudere questa battaglia politica. Serve, come sappiamo, un voto parlamentare e sul No al TAV non esiste ancora una maggioranza parlamentare, questo è il motivo per cui siamo al Governo con un contratto e non con il programma con cui ci siamo presentati agli elettori poco più di un anno fa. E cosa facciamo allora? Desistiamo? Litighiamo? Cerchiamo il colpevole, e poi? Oggi, Presidente, siamo in quest’Aula per dire un’unica cosa, che resisteremo. Per fare questo, per resistere c’è bisogno di tutti. Oggi in quest’Aula ci sono tutti i Consiglieri. Allontanarsi, decretare la sconfitta, laddove non vi può essere una facile vittoria, sarebbe tradimento, sarebbe viltà. Rimanere dentro questa lotta, rimanere dentro il Movimento 5 Stelle è l’unica possibilità per fermare quest’assedio, non è possibile pensare a nessun’alternativa, a Torino, come in Italia. La Giunta Appendino, lo dico ai cronisti, soprattutto, che l’hanno ipotizzato in questi giorni, rimarrà in carica e soprattutto il Governo nazionale, tertium non datur, dice una massima latina. Quanto accade in queste ore a Parigi presso la sede di TELT, dove tutti gli attori protagonisti sono schierati da una parte, ovviamente un passo di questa difesa che noi abbiamo imposto. Certo, non è una vittoria, non è una vittoria, Capogruppo Lo Russo, è una difesa, mentre il Movimento 5 Stelle ha il dovere di lavorare per creare un’Italia più giusta. Un’Italia più uguale, cosa che stiamo facendo. Quest’assedio sul TAV cade nei giorni in cui prende avvio, senza nessun problema, la più grande distribuzione di ricchezza dall’alto verso il basso degli ultimi decenni, che è il reddito di cittadinanza. E sarà un caso? No, non è un caso. Per quanto ci riguarda, Presidente, è collegato. Dire no al TAV è il nostro e unico, prima agli italiani, è vero, mettere davanti a tutto l’interesse degli italiani significa per noi bloccare un enorme sperpero di denaro pubblico e indirizzare quelle risorse a chi necessita di interventi reali, e dovrebbe essere lo stesso anche per la componente leghista del Governo, che continua ad avere un atteggiamento che io definirei un po’ ambiguo. Ecco, allora forse è inutile fare i duri con chi arriva sul barcone e poi dire sì alla spesa di miliardi di euro per un buco nella montagna che non serve a nulla, è inutile. Questo è un principio su cui noi non arretreremo e che continueremo a sostenere in questi 6 mesi in cui il Premier Conte farà valere il no al TAV, farà valere il no al TAV il Premier Conte, nelle sedi deputate, dall’Europa ai Colloqui bilaterali con la Francia. Per l’ennesima volta gli oppositori del Movimento 5 Stelle dovranno fare il tifo per Macron, dovranno fare il tifo per gli eurocrati e questa volta al loro fianco rischia di esserci anche Salvini, che però, Presidente, dovrà spiegare quest’incoerenza agli elettori, dovrà farlo già tra pochi mesi. Noi diciamo no al TAV e sì alle grandi opere di cui il Paese ha bisogno. Chi altro tra i Consiglieri, che siedono al banco di questo Consiglio, in Parlamento, può fare e ha il coraggio di fare altrettanto? Grazie. |