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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 11 Marzo 2019 ore 14,00
Paragrafo n. 31
ORDINE DEL GIORNO 2018-05290
"SOSTEGNO ALLA NUOVA LINEA FERROVIARIA TORINO-LIONE" PRESENTATA IN DATA 12 NOVEMBRE 2018 - PRIMO FIRMATARIO LO RUSSO.
Interventi
FASSINO Piero
Sì, ma io ho ascoltato durante tutti gli interventi dei colleghi, in particolare i 5 Stelle, e
devo dire che molte considerazioni ma pochissime ragioni di merito per contestare
l’opera. Allora io provo a dire, invece, perché secondo me ci sono delle ragioni fattuali;
io sono per liberare il dibattito di ogni sovrastruttura di natura ideologica, di ogni
pregiudizio, di ogni lettura politica; non parlerò qui di Di Maio, di Salvini, parlo
dell’opera. Allora, quali sono le questioni che vengono avanzate da chi contesta? Dice:
“Si può usare la linea storica”. La linea storica del 1871 e tutti gli adeguamenti
successivi non consentono in ogni caso di far passare sulla linea storica convogli né
lunghi né di forte tonnellaggio, quindi non è competitiva, tanto è vero che oggi
attraverso il Frejus il 93% delle merci passa sull’autostrada e il 7% passa sulla ferrovia.
E si ridurrà ulteriormente il 7%, perché la linea storica non è assolutamente in grado di
reggere il flusso delle merci per limiti strutturali. Secondo, si dice: “Non ci sono flussi”.
Anche questo non è vero. A parte il fatto che la famosa analisi costi-benefici dice che,
se si trasferisce dalla gomma al ferro quello che oggi è attraverso la gomma, si perdono
4 miliardi di pedaggi e di accise. Ma se si perdono 4 miliardi di pedaggi e di accise,
vuol dire che le merci da trasferire ci sono, se no non si perderebbe una cifra così
ingente, no? Le merci ci sono e si ignora che attraverso i tre valichi italo-francesi,
Monte Bianco, Frejus e Ventimiglia, passa il 41% dell’interscambio che l’Italia ha con
l’intera Unione Europea, il 41%. E’ chiaro? Non qualche merce. Tanto è vero che quel
41% oggi attraversa quei tre valichi sui TIR, 3 milioni e mezzo di TIR all’anno, 750
mila dei quali sull’autostrada del Frejus; 2 mila al giorno, altro che non ci sono i flussi.
E nessuno mi può spiegare che 750 mila TIR che passano ogni anno in Val di Susa
hanno un minore impatto ambientale e sanitario della costruzione di una ferrovia,
almeno questo un minimo di buon senso, no? Ancora, si dice: “Eh, ma va beh, Torino-
Lione”, Toninelli ha anche fatto la battuta un po’ infelice: “Quando uno arriva a Lione,
dove va?” Stiamo discutendo non di una ferrovia locale, stiamo discutendo di una tratta
centrale di un corridoio di mobilità che parte dal confine tra Ucraina e Ungheria e arriva
fino all’Atlantico. E perché l’Europa decide di metterci 5 miliardi? Pensiamo che a
Bruxelles ci sia qualcuno che decide di buttare i soldi dalla finestra? Se ci mette 5
miliardi, un terzo dell’opera, è perché quell’opera ha un carattere di natura strategica,
perché è il tratto centrale di un grande corridoio che sarà attrattore di investimenti, di
servizi, di logistica e non riguarda solo Torino ed il Piemonte. Perché, per esempio,
all’altezza di Novara, l’incrocio tra la dorsale del Terzo Valico e l’Alta Velocità della
TAV determinerà il più grande polo logistico dell’Europa Sud-Occidentale. E attraverso
la TAV, Genova, che attraverso il Terzo Valico si collega al Nord, si collega all’Ovest
europeo e la TAV è un tratto di un corridoio di mobilità che interessa anche la
Lombardia, il Veneto, l’intero Nord Italia. E per il carattere di locomotiva che il Nord
Italia ha per l’economia del Paese, riguarda l’intero Paese. Ancora si dice che costa 20
miliardi. No, costa all’Italia 4 e 7, non 20. 18 l’intera opera, 18 e 6, 4 e 7 sono il costo a
carico dell’Italia. Segnalo che ne è stato già speso 1 e 7, che per completare l’opera
bisogna spenderne altri 3 e che se invece si blocca l’opera, per quello che c’è scritto
nell’analisi costi-benefici, tra ripristino del territorio e penali si spenderebbe di più che
completare l’opera col risultato di avere una ferrovia vecchia, l’autostrada intasata di
TIR e aver speso gli stessi soldi. Ancora, si dice: “Ma è un progetto vecchio 30 anni”. A
parte che di tutte le grandi opere, dall’Autostrada del Sole al Brennero, a quella che
volete, dal momento in cui se ne discute al momento in cui si realizza c’è un arco
temporale lungo, perché sono opere infrastrutturali complesse, ma il progetto di cui
discuto, ho finito, non è progetto di 30 anni fa, quel progetto è stato definito nella sua
dimensione progettuale nel 2015, licenziato dal CIPE nel 2017, ed è un progetto del
tutto diverso dal progetto originario di 20 anni fa. Ancora, si dice: “Eh, ma ci sono altre
cose da fare”. Va beh, ma altre cose da fare vale per qualsiasi opera, qualsiasi opera che
si proponga, c’è uno che si alza e dice: “E perché non ne facciamo un’altra?”. Che
ragionamento è, e non è neanche un ragionamento dire: “Ci sono i pendolari”. Sì,
perché ha diritto di avere un sistema efficiente chi deve andare a Grugliasco o a
Collegno, ma chi deve portare le merci a Barcellona o a Parigi o a Lione ha diritto di
avere il sistema che gli consente... Insomma, ci insegnano in prima elementare a non
sommare pere e mele, che ragionamento è quello di dire: c’è da fare questo piuttosto che
un altro. Ci sono esigenze diverse, vediamo come le soddisfacciamo. Dice: “Ma i soldi
sono pochi”. E perché questo Governo ha tagliato il cofinanziamento europeo dei
progetti europei per 800 milioni. Se non si tagliavano per 800 milioni i cofinanziamenti
europei, avremmo oggi 1 miliardo e 6, 800 di cofinanziamento e 800 europei in più da
spendere, in grado di soddisfare domande plurime di mobilità come quelle che vengono
avanzate. Insomma, io ho richiamato ragioni fattuali, come vedete non ho fatto nessun
discorso che attiene agli schieramenti politici, alla maggioranza, non lo so, dico solo che
siamo di fronte, da questo punto di vista, ad una farsa, perché uno dice che la TAV si fa,
l’altro dice che la TAV non si fa. Uno dei due mente, mi pare chiaro. Si vedrà chi
mente, ma certamente uno dei due mente e insieme stanno dando l’immagine di una
politica truffaldina e menzognera. La verità vera è che se resiste 5 Stelle, questa è
l’unica considerazione politica che faccio, resiste perché è l’ultima bandiera dopo
averne ammainate tante. Dopo aver detto no alla TAV si è detto si alla TAV; dopo aver
detto no all’Ilva si dice si all’Ilva; dopo aver detto no alle trivelle si è detto si alle
trivelle; dopo aver detto no al Terzo Valico si è detto si al Terzo Valico e adesso
bisogna dire no alla TAV perché se no, alla fine, si dice si a tutto. Si, ma erano sbagliati
quei “no”, ed è stato giusto cambiare la posizione. Non è che continuando a tenere la
posizione sbagliata sulla TAV ci si rifà l’anima. Guardate, anche da un punto di vista
elettorale, attenzione, radicalizzare le posizioni, riscalda i pasdaran, perde molti voti di
quelli che pasdaran non sono, fate bene i conti; fate bene i conti. Per queste ragioni io
penso che ci siano tutte le ragioni perché l’opera debba continuare e mi pare paradossale
e assurdo che oggi, nel giorno in cui la TELT ha fatto un passo verso la realizzazione
dell’opera si continui a far pendere la spada di Damocle della revoca successiva. E trovo
anche sconcertante che il Presidente del Consiglio, che si è posto ad un certo punto
come mediatore, stia perdendo questo profilo, lo ha fatto l’altro ieri, lo ha fatto anche
oggi, no? Schierandosi per la No TAV, perde il profilo di mediazione della sua
Maggioranza. Fatti suoi, ma sta anche lui dicendo, sostenendo una battaglia che io
penso sia contro l’interesse del Paese. Grazie.

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