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SICARI Francesco (Presidente) Quindi lascio la parola alla Capogruppo Sganga. SGANGA Valentina Grazie, Presidente. Io sono assolutamente d’accordo a concedere al Capogruppo Napoli qualche minuto in più. Lo dico a favore di verbale. L’assedio a cui sono sottoposti i principi dei No TAV è in queste ore senza precedenti. Assistiamo, ormai da mesi, ad una reazione spropositata innescata in principio proprio dalla partecipazione al Governo del Movimento 5 Stelle, e poi dal fatto che la nostra Amministrazione, lo scorso 29 ottobre si è dichiarata No TAV con un atto adottato da questo Consiglio. Quell’atto rende, di fatto, le due mozioni che stiamo discutendo oggi superate, non solo nei fatti, ma da un voto. L’assedio di questi mesi travalica persino la reale portata di una vicenda che è ormai trentennale. Sono 30 anni che il TAV deve partire, non partirà forse oggi, caro Capogruppo Lo Russo. No TAV e Movimento 5 Stelle sono due simboli da colpire, due simboli di cui liberarsi, perché rappresentano il cuore di un mondo tanto antico, quanto moderno di partecipazione sociale. E’ un mondo dove le comunità non sono più disposte a delegare la loro volontà. La paura di tutto questo è la ragione profonda che muove un fronte enorme e distonico, dagli ex comunisti, agli ultraliberisti, contro di noi e contro il Movimento No TAV. Le isteriche paure di un futuro cupo e povero, nel caso in cui non si tirino un paio di nuovi binari e di buchi in una montagna, lo lasciamo a coloro che in 20 anni non hanno professato, non dico una parola, ma nemmeno una sillaba, rispetto ad un processo di impoverimento sociale che ha travolto le città, a partire proprio da Torino, a partire proprio da quella Torino che governavano, pensando che si potesse passare indenni dallo smantellamento industriale che ha colpito gli ultimi e ha continuato ad arricchire i padroni, o meglio, come si dice oggi, l’1%. Silenti, silenti per decenni. Ma oggi in piazza, il sabato pomeriggio in piazza Carignano, poi la domenica, poi sempre, e per cosa? Per una ferrovia. A fare cosa in piazza? A battere, a battere come carpentieri sulla realtà a furia di slogan nella speranza che la storia sbilenca del TAV possa essere drizzata per le brame di potere e di denaro di alcuni. Non si potrebbe spiegare diversamente questo accanimento su un’infrastruttura che è certificata come antieconomica e antisociale da un’analisi costi e benefici da tutti, da tutti criticata, ma da nessuno nei numeri confutata. Nessuno in Italia può portare numeri che smentiscano quanto è emerso dallo studio di Marco Ponti. Si può contestare il metodo, certo, ma non l’esito di quei calcoli e questo è già un risultato, un risultato culturale ottenuto da noi e dal Movimento No TAV, fa riflettere l’intera nazione, l’intera nazione sottolineo, sull’uso delle risorse pubbliche che la politica impone e che fino ad oggi ha imposto senza alcun confronto. Il Movimento 5 Stelle a Torino, come al Governo nazionale, non ha però ancora, e questo è giusto dirlo, la forza per chiudere questa battaglia politica. Serve, come sappiamo, un voto parlamentare e sul No al TAV non esiste ancora una maggioranza parlamentare, questo è il motivo per cui siamo al Governo con un contratto e non con il programma con cui ci siamo presentati agli elettori poco più di un anno fa. E cosa facciamo allora? Desistiamo? Litighiamo? Cerchiamo il colpevole, e poi? Oggi, Presidente, siamo in quest’Aula per dire un’unica cosa, che resisteremo. Per fare questo, per resistere c’è bisogno di tutti. Oggi in quest’Aula ci sono tutti i Consiglieri. Allontanarsi, decretare la sconfitta, laddove non vi può essere una facile vittoria, sarebbe tradimento, sarebbe viltà. Rimanere dentro questa lotta, rimanere dentro il Movimento 5 Stelle è l’unica possibilità per fermare quest’assedio, non è possibile pensare a nessun’alternativa, a Torino, come in Italia. La Giunta Appendino, lo dico ai cronisti, soprattutto, che l’hanno ipotizzato in questi giorni, rimarrà in carica e soprattutto il Governo nazionale, tertium non datur, dice una massima latina. Quanto accade in queste ore a Parigi presso la sede di TELT, dove tutti gli attori protagonisti sono schierati da una parte, ovviamente un passo di questa difesa che noi abbiamo imposto. Certo, non è una vittoria, non è una vittoria, Capogruppo Lo Russo, è una difesa, mentre il Movimento 5 Stelle ha il dovere di lavorare per creare un’Italia più giusta. Un’Italia più uguale, cosa che stiamo facendo. Quest’assedio sul TAV cade nei giorni in cui prende avvio, senza nessun problema, la più grande distribuzione di ricchezza dall’alto verso il basso degli ultimi decenni, che è il reddito di cittadinanza. E sarà un caso? No, non è un caso. Per quanto ci riguarda, Presidente, è collegato. Dire no al TAV è il nostro e unico, prima agli italiani, è vero, mettere davanti a tutto l’interesse degli italiani significa per noi bloccare un enorme sperpero di denaro pubblico e indirizzare quelle risorse a chi necessita di interventi reali, e dovrebbe essere lo stesso anche per la componente leghista del Governo, che continua ad avere un atteggiamento che io definirei un po’ ambiguo. Ecco, allora forse è inutile fare i duri con chi arriva sul barcone e poi dire sì alla spesa di miliardi di euro per un buco nella montagna che non serve a nulla, è inutile. Questo è un principio su cui noi non arretreremo e che continueremo a sostenere in questi 6 mesi in cui il Premier Conte farà valere il no al TAV, farà valere il no al TAV il Premier Conte, nelle sedi deputate, dall’Europa ai Colloqui bilaterali con la Francia. Per l’ennesima volta gli oppositori del Movimento 5 Stelle dovranno fare il tifo per Macron, dovranno fare il tifo per gli eurocrati e questa volta al loro fianco rischia di esserci anche Salvini, che però, Presidente, dovrà spiegare quest’incoerenza agli elettori, dovrà farlo già tra pochi mesi. Noi diciamo no al TAV e sì alle grandi opere di cui il Paese ha bisogno. Chi altro tra i Consiglieri, che siedono al banco di questo Consiglio, in Parlamento, può fare e ha il coraggio di fare altrettanto? Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Capogruppo Sganga. Prego, Consigliere Gosetto. Scusate, no, ho fatto un errore, perché avendo dato la parola prima si è tolto dall’elenco. Prego, Capogruppo Napoli. NAPOLI Osvaldo Grazie, Presidente. Non so se i colleghi dei 5 Stelle si rendono conto. Noi abbiamo dato oggi via libera a mezza TAV con i voti degli italiani? Un manicomio. E cioè, abbiamo dato via libera noi italiani perché si facesse la parte francese? Ma vi rendete conto? Bene, il Consiglio di Amministrazione di TELT, la Società incaricata di realizzare il tunnel di base della TAV, lo sto dicendo, questa è roba di minuti fa, bene, ha approvato all’unanimità, con i voti dei Consiglieri francesi e italiani, la pubblicazione degli inviti alle imprese a presentare le candidature per i lotti francesi della TAV. Cioè, vogliamo provare a ricapitolare? Il Consiglio di Amministrazione, presieduto da Mario Virano per salvaguardare i 300.000.000 di euro che si rischiava di perdere, ha dato voto positivo per realizzare la mezza TAV sul territorio francese. Lo stesso Consiglio di Amministrazione, secondo la teoria maniacale del Presidente Conte e del Ministro Toninelli, non potrà pronunciarsi sull’altra metà della TAV nel caso il Governo italiano restasse fermo nel suo no; ma vi rendete conto delle contraddizioni? Ma vi rendete conto in che mondo siamo? Chiunque abbia conservato, permettetemi, un barlume di ragione, si affannerebbe inutilmente a cercare il senso da dare a comportamenti classificati soltanto, secondo me, secondo alcune tabelle psichiatriche, mai l’immagine e la dignità dell’Italia erano state ferite così gravemente. Approviamo noi italiani di fare la TAV francese, bellissimo, tutta una presa in giro. Prendersela con i tedeschi è giusto, è facile, ma spiegare perché avrebbero sbagliato nel loro giudizio su Conte è molto difficile. E allora, vedete, la ragionevolezza, l’intelligenza politica che sentivo ieri del Sottosegretario Giorgetti, incominciano, come dire, incorniciano la vicenda TAV in una dimensione meno fumosa, ma non per questo più rassicurante. Il punto di fondo rimane invariato. La Maggioranza di Governo si muove sull’alta velocità con la spregiudicatezza dei giocatori al tavolo del poker, a ogni rilancio ne segue un altro, e l’ha quasi detto la Sganga, gliel’ha fatto dire, se Ricca l’ha capito gliel’ha detto la Sganga, nella certezza che almeno uno dei due giocatori sta bluffando. Sconcerta però vedere che il banco, cioè, il Presidente del Consiglio asseconda tutti i giocatori, incurante del danno che viene agli italiani da una partita truccata, il cui bilancio finale, comunque vada, sarà a carico dei contribuenti. Il Presidente Conte sta cercando, con un umiliante gioco di prestigio, di rinviare alla manifestazione di interesse e nello stesso tempo di non perdere i 300.000.000 di finanziamenti europei. Non perdere i fondi significa, sulla carta, chiedere tempo per impegnarli nella costruzione dell’opera. Esulta Di Maio, che non vuole la TAV, esulta Salvini che invece la vuole. Il danno provocato dalle capriole in euro sono tantissimi, se l’opera si realizzerebbe basterebbero 2,7 miliardi o al massimo 3. Quando sarà deciso tutto questo? La prima conclusione di questa sciarada sembra chiara, uno dei due, Salvini o Di Maio, sta ingannando il proprio elettorato. Ma gli elettori potranno scoprirlo soltanto dopo il 26 maggio, guardate, lo scopriranno soltanto dopo, perché quello che ha detto Giorgetti: “Io non firmo un accordo”, ma non firmiamo tutti eh, un accordo internazionale sancito dal Parlamento italiano può essere soltanto disdetto dal Parlamento italiano. Chi viene da noi oggi ad investire dei soldi sapendo che in qualsiasi momento quel contratto viene annullato? E aggiungo anche, colleghi, l’ho già detto una volta, colleghi dei 5 Stelle, non vi ho sentito in tutti questi anni dire soltanto una parola. Si sono costruiti ben 13 chilometri di tunnel autostradale, di fianco a quello già esistente adesso, e attenzione, è già stato finito il tunnel della sicurezza, e il tunnel finale, il raddoppio autostradale verrà inaugurato a ottobre 2021: 13 chilometri di tunnel in autofinanziamento e di cui voi anche torinesi dei 5 stelle, non avete detto mai, in tutti questi anni, una sola parola. Ma perché, due tunnel diversi? Due tunnel diversi, forse, colleghi? 13 chilometri, pari a 600.000.000 fra Francia e Italia, e il tunnel di sicurezza già funzionante teoricamente. E le automobili, e gli autotreni ci passeranno dal 2021. Beh, siete contenti voi. Vedete, e finisco, lo dico, tre parole, ma il Presidente Chiamparino, devo dire un uomo nato con la camicia, come si dice, di chi è la fortuna sfacciata, un Governo inconcludente, si sta infatti rilevando il miglior sponsor per la sua rielezione come Presidente della Regione. Quello sulla TAV, quello sulle Olimpiadi, quello sulla gronda, su tutto quello che voi volete, su tutto quello che succede a Torino, date la possibilità a Chiamparino di apparire tutti i giorni, è sufficiente leggere i giornali di oggi, un titolo intero, com’è giustamente che sia. Voi avete dato e date a Chiamparino la possibilità di poter tutti i giorni, compreso il referendum, che è giusto farlo, che è giusto farlo, ma le date la possibilità, non vi sono dubbi, di una grande vetrina che voi non pensavate di darle. Complimenti, vi do i complimenti su tutto, perché non ne avete indovinata nemmeno una. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Capogruppo Napoli. Recupero l’intervento del Consigliere Gosetto. Prego. GOSETTO Fabio Grazie, Presidente. Buonasera a tutti i Consiglieri. Io riprendo le parole espresse dalla collega e Capogruppo Sganga, quest’opera è ormai anni che deve essere costruita, bisogna partire con uno scavo del tunnel, però dicevo che è dal 1991 che si parla di quest’opera e già allora era tardi e bisognava fare in fretta e partire con le operazioni e sono passati ben 16 governi. Io prendo questi minuti per ribadire senza mezzi termini, Presidente, senza troppe retoriche, le ragioni del mio no ad un’opera, e quindi di conseguenza anche il diniego a questo atto, questi atti presentati, questi ordini del giorno che è già stato motivato in tutte le forme possibili con comunicati, tavoli tecnici allargati alla cittadinanza dalla valle, fino ai piedi della collina torinese, e certificato dall’esame dei costi e benefici, che testimonia ufficialmente l’inutilità di quest’opera costosa, basata su dati di traffico pilotati artificialmente, precari e poco funzionali all’intermodalità della tratta di 70 chilometri con il resto delle reti ferroviarie italiane ed europee con effetti devastanti sull’ambiente e sulla vita di chi la valle la abita. Un’opera che erode risorse nell’immediato, quelle per finanziare i cantieri e le infrastrutture e per i costi futuri, destinati al mantenimento nel tempo, banalmente mi riferisco ai costi dell’energia per il raffreddamento del tunnel di base. Quindi un’opera che erode solo risorse, risorse utili, invece, per infrastrutturare il resto del Paese, per renderlo snello, accogliente ed efficiente e tecnologicamente più avanzato, almeno al pari degli Stati modelli nell’euro zona. Il TAV è un’infrastruttura che parte già vecchia nei fatti, è la visione di un Paese che arranca e che guarda indietro anziché avanti, un’opera sempre più in antitesi al sentimento e alla percezione dei cittadini avvertita come inutile e dannosa e che trova conferme e ragione anche nelle ricerche nelle conferenze mondiali sul clima. A tal proposito, Presidente, cito due casi in breve, due eventi che sono il fondamento del mio discorso: il primo è particolarmente interessante, perché è un evento che si è svolto al Politecnico di Torino e mi riferisco alla rassegna “Science and the future”, con un ciclo di conferenze tenutesi nel mese di novembre 2018, giornate in cui esperti professori universitari, accademici, hanno illustrato le problematiche derivanti da un’economia con obiettivi che mirano alla crescita infinita, senza tenere conto degli impatti ambientali e socio economici derivanti dalle attività ad esse connesse, crescita economica per pochi, che generano profonde disuguaglianze nel resto del mondo; il secondo evento è invece la manifestazione partita dal nord Europa, e più precisamente dalla Svezia che ha assunto ormai risonanza mondiale e richiami, ricadute nazionali, appunto, anche nella nostra Città, e mi riferisco al Free Days for Future, il movimento che nasce in riconoscimento e a sostegno dell’azione emblematica di Greta Thunberg e alle sue parole toccanti e disarmanti espresse nel Parlamento Europeo, una sessione aperta del Comitato economico e sociale alla presenza del Presidente della Commissione Europea Juncker. E quindi proprio sulla base, a mio parere di queste due esperienze, una molto tecnica e dedicata ai temi riguardanti la sostenibilità dell’economia odierna, connessa alla moltitudine delle attività antropiche e spesso inconsapevoli del consumo delle risorse finite e non rinnovabili del pianeta; l’altra invece si innesta e apre poi una breccia sulla coscienza delle persone con l’azione sostenuta di un movimento di giovani che sentono ormai necessaria una scelta per il futuro di tutti, una scelta non più rimandabile nel tempo. E, proprio questi due punti che fanno da perno al mio discorso, Presidente, e che dovrebbero indurre ad una seria riflessione in quest’Aula, e mi permetto di poter fugare ogni dubbio e smontare gli impegna inseriti in quest’ordine del giorno. Il punto 1 non è accoglibile e sopra va affermato, lo dico anche alla Sindaca, non presente oggi in Aula, e ai colleghi, di non darcela per vinta, di non abbassare la guardia, nonostante siano stati sospesi e chiesti i rinvii dei bandi per l’assegnazione degli appalti. Al punto 2 replico dicendo che l’esito dell’analisi costi-benefici ormai ha già sancito l’inutilità del TAV e riconosciuto un documento che produrrebbe al Paese, alla valle, un sacrificio economico, ambientale, oneroso e sproporzionato rispetto ai ritorni che ne deriverebbero. Al punto 3 rispondo che, se cade tutto il palinsesto su cui è stata costruita quest’informazione attorno al TAV, a quest’opera, io direi anche disinformazione, è basata solo su numeri architettati e sconfessati dall’ultima prova provante chiamata costi-benefici, non ha più funzione di esistere l’osservatorio e tutto ciò che gli è stato costruito attorno, e quindi è una scatola vuota senza contenuto. Chiudo Presidente: una sana economia è basata su uno scambio a corto raggio, sulle comunità territoriali e sui prodotti a chilometro zero, la definisco economia reale, non globale, che tiene al centro il rispetto per le persone, sviluppa la coscienze, rende liberi gli uomini, ne rispetta i tempi, le tradizioni e la cultura, non scarica sui deboli i maggiori costi e costi economici invisibili, quelli di passaggio, a beneficio di pochi, e al contrario dei primi non tiene conto dei costi sociali e ambientali e ha una visione che porta diritto alla catastrofe e alla rovina. Un grazie ai colleghi del Movimento 5 Stelle che da sempre sono in trincea, e che si è prodigato e fatto promotore dei tagli territoriali sul tema svolti negli ultimi mesi, e che in primis si sono sempre esposti per bloccare quest’opera inutile e costosa, fortemente impattante per l’ambiente ed il territorio. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei. Prego, Capogruppo Morano. MORANO Alberto Il famigerato studio costi-benefici del professor Ponti rappresenti, credo, una triste pagina della commedia all’italiana. In sedi diverse la stessa persona avvalla risposte diverse, alla faccia della coerenza e dell’onestà intellettuale. Mi chiedo come in una sede abbia detto che l’opera, i costi-benefici sono negativi, in altra sede nulla abbia detto, avallando uno studio che riteneva l’opera utile per il territorio, prima osservazione. Seconda osservazione, ed è un dato di fatto: i bandi sono stati approvati all’unanimità con il voto di tutti i Consiglieri italiani, la procedura va avanti, i contributi e i fondi europei per il momento sono saldi. Una terza osservazione, l’ha detto molto bene e chiaramente ieri il Sottosegretario Giorgetti: “Solo un voto del Parlamento può fermare la TAV, dovendo essere modificati trattati internazionali”, e qual è la maggioranza nel Parlamento a sostegno di questo voto? Io non credo che esista. Chiudo con un plauso, non ne ha bisogno, però quando è giusto bisogna farlo, a Salvini, che con intelligenza e furbizia e soprattutto, dimostrando di conoscere molto bene norme e procedure, ha fatto una mossa intelligente: si è sottratto ad un dibattito inutile e ha lasciato al Movimento 5 Stelle il compito di decidere se esporsi in prima persona contro la TAV o fare finta di niente, e che cos’ha fatto il Movimento 5 Stelle, ha fatto finta di niente, privilegiando la cadrega, il posto e il potere, alla faccia delle istanze più o meno corrette del territorio e dei Consiglieri 5 Stelle di Torino. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Capogruppo Morano. Prego, Capogruppo Tresso. TRESSO Francesco Sì, grazie, Presidente. Dunque, la proposta di mozione che oggi discutiamo è in risposta all’ordine del giorno votata dalla Maggioranza il 29 ottobre scorso. Ricordiamo che, com’è già stato detto, si chiedeva di sospendere qualunque operazione indirizzata all’avanzamento dell’opera. Come già interventi che mi hanno preceduto hanno sottolineato, in realtà non è stato sospeso proprio nulla, perché i bandi non sono stati rinviati. Di fatto in tutti i casi di grandi opere quasi sempre si procede con una procedura ristretta che comincia, appunto, con una fase non vincolante, di raccolta delle candidature delle imprese, poi successivamente la stazione appaltante raccoglie, esamina le candidature e si riserva quindi di selezionare le imprese da invitare alla fase di presentazione delle offerte. Quindi, nulla di nuovo, TELT ha fatto esattamente quello che era nel programma di cose da fare e da mettere in essere. Fermo restando questo, tornando invece a quello che è l’ordine del giorno, che anche io ho sottoscritto e chiede, la mozione sottolinea tre aspetti: “Rispettare gli accordi internazionali sottoscritti, rivedere la composizione della struttura tecnica di missione e mantenere l’osservatorio tecnico”. A me sembrano istanze ragionevoli per tutta una serie di motivazioni che provo almeno a sintetizzare in pochi punti: intanto c’è l’interscambio economico tra Italia e Ovest Europeo, che quindi, tutti i paesi che sono raggiungibili attraverso l’arco alpino occidentale, che è consistente ed in crescita, e questo, guardate, è arrivato a superare i valori dell’interscambio verso la Svizzera, e i nostri vicini elvetici non hanno solo scavato dei buchi per spendere miliardi di franchi per fare qualche piacere alle lobby del cemento, hanno anche intelligentemente aggredito il problema di attraversamenti selvaggi diciamo degli autotrasportatori, istituendo una tassa sul traffico pesante che è commisurata alle prestazioni, cioè al peso e alla lunghezza dei convogli e alla lunghezza, diciamo, delle tratte percorse. Ora, i proventi di queste tasse servono ovviamente, secondo un meccanismo virtuoso, anche a finanziare e sussidiare le politiche di trasferimento da gomma a ferro, non per niente sono arrivati ad avere il 70% di traffico di merci su rotaia. E’ chiaro che tutto questo potremmo replicarlo anche noi, ma non semplicemente limitandoci a tassare gli autotrasportatori, ma questo sistema virtuoso è messo in crisi se mancano, appunto, le strutture adeguate, ed è per questo che io credo che il tunnel di base del Moncenisio sia la conditio sine qua non per un trasporto merci più efficiente, anche ambientalmente sostenibile, perché le motivazioni di tipo ambientale sono quelle che vengono richiamate proprio dall’Unione Europea che nel suo piano di trasporti arriva a dire che il 30% di trasposto ferroviario nel 2030, e il 50% nel 2050, dovrà essere trasferito, appunto, da gomma a rotaia. C’è poi un tema che non è ancora stato sollevato oggi, che è quello di valutare il costo dell’operazione per bloccare l’opera. Se consideriamo il ripristino dei luoghi è perché qui non abbiamo un buco che basta stuccare e chiudere qui tal quale com’è. Allora, se valutiamo i costi per l’adeguamento della linea storica, che sappiamo essere obsoleta a non rispondente ai criteri di sicurezza, per ripristinare i luoghi com’erano prima dei cantieri, a parte i tempi che non sono immediati, è facile presupporre che la stima dell’ordine di grandezza dei costi sia almeno simile ai 2 miliardi e 8 previsti per ultimare l’opera. C’è poi una questione legata anche ai posti di lavoro, non per niente, com’è stato fatto notare, si sono riusciti a mettere d’accordo non solo le organizzazioni datoriali, ma anche le cifre sindacali, ricordo che anche la CGIL si è espressa favorevolmente alla realizzazione dell’opera e i quasi 10.000 lavoratori tra diretti e indotto che sono previsti a pieno regime dei cantieri. Ma la questione fondamentale che io ritengo, è quella di chiedersi se esista un punto di non ritorno nel processo di realizzazione di un’opera in cui non è più lecito disattendere gli impegni presi. Esiste un trattato internazionale con l’Unione Europea e con la Francia, che risponde ad una strategia assunta a livello comunitario, quindi non è che impegna solo l’Italia, ma impegna tutti gli attori che hanno concorso a quel disegno e che insieme si sono assunti questi impegni ratificati, ricordiamolo, da 4 trattati internazionali e da 2 accordi intergovernativi. Io credo che quel punto di non ritorno sia stato abbondantemente superato, né mi convince l’analisi costi-benefici che tutto possa essere messo in discussione. Analisi costi-benefici che ricordiamolo, anche proprio nella sua strutturazione, tra l’altro non avendo seguito quelle che erano indicazioni guida del Ministero, neanche quelle dell’Unione Europea, ha alla base, valga per tutti un’osservazione, inserire i mancati introiti derivanti dalle accise sulla vendita di carburanti e dei pedaggi autostradali, non come benefici per la collettività, ma come costi economici. E’ proprio un po’ come dire, io faccio un’analisi costi-benefici per valutare l’effetto del tabagismo, poi sulla base di quello decido che non è il caso di fare una campagna limitando l’uso del tabacco, perché se no verrei ad avere meno introiti come Monopolio di Stato e questo indifferentemente del fatto che i prodotti che io vado a commercializzare sono cancerogeni esattamente quanto le emissioni di milioni di mezzi di trasporto. Allora, io credo, come detto, che per tutti questi motivi non possiamo più tornare indietro, anche per questioni che peraltro non sono state mai valutate, che sono anche la perdita anche, sotto il profilo economico di quello che necessariamente sarebbero poi i risarcimenti che vengono richiesti. Noi non facciamo molto bene a trattare male i nostri amici francesi, guardate. Siamo un Paese che vive di export, siamo il quinto Paese al mondo come export e la Francia, il traffico verso la Francia è il nostro secondo cliente, quindi forse anziché sbeffeggiare i nostri cugini d’oltralpe, varrebbe la pena di provare a rispettare quelli che sono degli accordi cha abbiamo preso. Come detto, quanto oggi discutiamo, risponde anche a quelle che sono le istanze del territorio, perché le organizzazioni datoriali, così come i sindacati, le associazioni di professionisti, sono quelle che hanno richiesto. Ritengo che, non il Governo, ma un contratto di Governo, e ancora una volta questo definisce come di fatto sia impossibile pensare di governare un paese sulla base di un contratto, e quindi una parte del Governo sia contraria a questo. D’altronde la Capogruppo Sganga dice: “E’ una comunità che non è più disposta a delegare le loro volontà”, ma allora non capisco perché, in virtù di questa non disponibilità a delegare la volontà, si rifiuta anche la possibilità di un referendum e che rimetterebbe nelle mani dei cittadini, di tutta la comunità, la scelta di una decisione così importante. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Capogruppo Tresso. Prego, Consigliere Carretto. CARRETTO Damiano Grazie, buongiorno a tutti e tutte. Io non farò un intervento in cui ribadisco l’inutilità del progetto TAV Torino-Lione, perché basta leggera l’analisi costi-benefici e credo che solo un pazzo potrebbe sostenere che quell’opera sia da realizzare; così come non farò neanche considerazioni sull’urgenza di quest’opera, visto che stiamo parlando di un’opera di cui si parla dal 1991 e che si prevede potrà essere realizzata forse tra 15, 20 anni, quindi 50 anni. Io capisco anche come si fa a mettere d’accordo tutte le organizzazioni, perché effettivamente un bancomat della durata di 50 anni, forse la Salerno - Reggio Calabria più o meno, quindi io credo che, concepisco, capisco anche certe posizioni del mondo, diciamo economico. Non voglio parlare del progetto, lo ripeto, è un progetto inutile, non credo ci sia molto da aggiungere, però voglio parlare di quello che sta succedendo e su quello che sta succedendo, su quello che è successo la scorsa settimana non riesco ad essere ottimista, o meglio, posso anche essere ottimista, ma in questo momento mi sento un più perplesso, perplesso e un po’ preoccupato, perché, se da un lato sembrerebbe che si sia deciso fondamentalmente un po’ di buttare la palla in tribuna con questa procedura non chiarissima, in cui esistono clausole di dissolvenza, in cui non ci sia nessun obbligo delle parti di proseguire poi con l’emanazione effettiva dei bandi in cui l’Italia possa porre dei veti all’emanazione dei bandi, quindi diciamo, si è un po’ buttata la palla in tribuna, la partita è stata, diciamo, per sei mesi sospesa, ma non è stata effettivamente interrotta, la partita va avanti; dall’altra parte bisogna dare atto che per la prima volta un Premier prende una posizione chiara, chiara dell’analisi costi-benefici, e dichiara pubblicamente che il TAV Torino- Lione è un’opera dannosa e che ritiene che non si debba realizzare in quei termini, e credo sia la prima volta che un Premier, sarà perché è del Movimento 5 Stelle, dichiara pubblicamente prendendo una posizione molto chiara rispetto a questo tema, e lascerei perdere onestamente le dichiarazioni dei due Vicepremier, che probabilmente sono troppo occupati in una campagna elettorale permanente per, diciamo, analizzare la questione in maniera ferma e ragionata, ognuno ha i suoi, effettivamente, diciamo, elettori a cui fare riferimento, certo, un punto di vista anche comprensibile. Detto questo, io posso dire che, per quel che mi riguarda nell’esperienza di questo Governo, posso dire che il Premier Conte ha dimostrato più volte la propria serietà e mi sento di concedere quantomeno al beneficio del dubbio, sulla reale volontà di trovare con la Francia e l’Unione Europea, una soluzione progettuale che non preveda il tunnel di base, perché è questo di cui stiamo parlando, il tunnel di base, e che vada nella direzione di un ammodernamento della linea esistente e di un ripristino dei luoghi e, posso anche aggiungere, se la spesa è la stessa, possiamo dire che finalmente sarebbe una spesa utile per il territorio e creerebbe, di fatto, lo stesso lavoro della Torino-Lione, se il costo, come dice qualcuno è lo stesso, i posti di lavoro sono gli stessi. Detto questo, io sono un ingegnere, sono un amministratore pubblico e, nella mia breve esperienza, se vogliamo, la politica può parlare e parla, e parla tanto. Parla tanto e può parlare quanto vuole, ma quello che conta sono poi gli atti concreti e al momento, purtroppo, l’unico atto concreto è il fatto che oggi TELT ha dato il via agli avis de marché, con tutti i distinguo, con tutte le clausole, con tutto quello che vogliamo, ma questo è quello che è successo. Quindi, io ritengo che il tempo delle parole sia finito e io credo si possa dar credito al Presidente Conte e però ritengo che nei prossimi mesi, io direi quasi nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, debbano vedersi degli atti concreti che dimostrino senza dubbi la volontà di fermare il progetto o quantomeno di modificarlo. Io credo che questi atti siano: la rimozione dei vertici TELT, assolutamente non allineati con il pensiero dell’attuale Governo; la rimozione dell’architetto Foglietta dalla Commissione Intergovernativa, perché se è pur vero che è decaduto l’osservatorio, la Commissione Intergovernativa è viva e vegeta; l’elaborazione di un’alternativa progettuale che non contempli il tunnel di base, e questo è un tema su cui poi bisogna lavorare per poi avere un’alternativa credibile; e terzo, aggiungerei, la smilitarizzazione della Val di Susa, un territorio che è militarizzato da decenni e in cui non è più possibile tollerare una gestione della sicurezza e del territorio impostata su posti di blocco, coprifuoco e controllo totale della vita delle persone. Concludo dicendo che è indubbio che la lotta No TAV sia fondante per il Movimento 5 Stelle, è inutile nascondercelo, io continuo a sostenere che il Movimento 5 Stelle è nato anche nella lotta No TAV, e sarebbe imperdonabile, sarebbe imperdonabile tradire le speranze di una valle e di un popolo intero che da 30 anni si oppone con numeri e dati all’inutilità di un’opera, quindi non in maniera ideologica, con numeri e dati, perché in quel caso l’unica clausola di dissolvenza, o meglio, l’unica dissolvenza sarebbe quella del Movimento 5 stelle e credo che si debba riflettere su questo tema, e quindi sulle posizioni da prendere. Detto questo, io mi sento di poter dire che non è nelle nostre corde rinunciare, non è nelle nostre corde abbandonare. E quindi vorrei chiudere con una citazione famosa di Gianroberto Casaleggio che era: “Non riusciranno a liberarsi di noi, perché è difficile vincere con chi non si arrende mai”. SICARI Francesco (Presidente) Grazie Consigliere Carretto. Prego, Consigliera Paoli. PAOLI Maura Grazie, Presidente. Il mio sarà un brevissimo intervento, solo per sottolineare l’unità di sentimento che oggi si percepisce in Consiglio, il cauto ottimismo. Cauto ottimismo da parte di chi è favorevole all’opera e il cauto ottimismo da parte di chi è convintamente No TAV. Se pensiamo che, da quando si discute dell’urgenza di procedere con la Torino-Lione, ovvero dal 1991, se non addirittura prima, il sentimento è sempre stato la salda presunzione dei favorevoli, contro l’irriducibile voglia di lottare dei contrari. Posso affermare che oggi qualcosa è cambiato. Ci sarà da lavorare, purtroppo non potremo smettere di occuparci di TAV, come avremo sicuramente preferito, ma questo di certo non ci scoraggia. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Consigliera Paoli. Prego, Consigliere Versaci. VERSACI Fabio Grazie, Presidente. Com’è stato detto prima, quando si è iniziato a parlare di TAV, io e lei avevamo all’incirca 2 anni. Sono passati 30 anni da allora, mi sono andato a leggere tutti i nomi dei Presidenti del Consiglio che ci sono stati. C’è stato 3 volte Berlusconi, infatti mi rivolgo anche alle parti politiche che hanno governato questo Paese, perché non l’hanno fatto loro, 2 volte Prodi, 30 anni. Adesso arriva il Movimento 5 Stelle al Governo, purtroppo non da solo, perché ahimè rappresentiamo solamente il 36% del Parlamento, purtroppo non da soli e quindi ci ritroviamo in questa situazione. La mia speranza, io non sono uno che spera mai, però questa volta sono costretto, la mia speranza è che ci sia ancora una minima possibilità di fermare questo scempio, questo sì un danno per il Paese, tutti questi soldi buttati, buttati nell’immondizia. Fa sempre piacere vedere che, quando si portano delle analisi costi-benefici da professori, questi professori vengono subito presi, messi in piazza e massacrati da tutti, è sempre bellissimo. E poi ho sentito in questi mesi, poi in questi mesi sono successe delle cose bellissime, si ritorna in piazza per la TAV, contro il reddito di cittadinanza e contro quota 100. Evviva, torniamo tutti in piazza, era ora. Io posso dire una cosa, Presidente, era ora che tornavano in piazza perché volevo capire se io stavo dalla parte giusta. Ho capito che sto dalla parte giusta. Quindi è bellissimo continuare a parlare di TAV. Poi si parla di TAV così, basta dire qualcosa, i bandi sono partiti, il bando è partito, domani l’opera è pronta, siamo pronti, l’opera è prontissima, partiranno i bandi sono stati già dati... Il contributo dell’Unione Europea è stato già dato, non l’abbiamo più perso, c’è stato dato, tutto a posto, il tunnel era pronto, manca poco, possiamo partire. Quindi io sono veramente, tra l’altro sono veramente sconvolto dal fatto che, ci pensavo in questi giorni Presidente, che tra l’altro noi ci siamo già espressi su questa cosa e ritorniamo di nuovo ad esprimerci, quindi io faccio un appello all’Aula perché adesso per assurdo, Presidente, io domani mattina deposito un atto dove si parla della Torino-Lione, dove dico che sono favorevole alla TAV, venerdì chiedo alla Capogruppo Sganga di mandarlo con l’articolo 93 e torneremo qua a parlare di TAV. Posso farlo tutti i lunedì, possiamo farlo tutti i lunedì volendo. Secondo me non è una cosa intelligente, secondo me è una lacuna del Regolamento, perché guardi, io mi ricordo che in Circoscrizione VII avevamo una regola, che non si poteva presentare lo stesso atto ogni 3 giorni, anche per una questione di logica; il Consiglio si è già espresso, ci esprimiamo in continuazione, ogni 2 settimane ci esprimiamo sul TAV. magari mi convincono, mi stanno quasi per convincere, ho visto soprattutto chi si è schierato a favore dell’opera, mi ha quasi convinto, arriviamo noi e vogliono fare il referendum, perché non li fanno? Amministrano una Regione, facciano un referendum al posto di annunciarlo e basta. Dobbiamo farlo noi il referendum? Siamo sempre stati contrari a quest’opera, era nel nostro programma da sempre, arriviamo al Governo e noi dobbiamo fare il referendum, noi, ma mi sembra veramente di vivere in un mondo delle favole. Poi chi propone il referendum è stato Amministratore di questa Città, Sindaco di questa Città, Presidente della Regione Piemonte, vorrei dire è 20 anni, 25 anni che gira in questo mondo e arriva adesso che c’è al Governo il Movimento 5 Stelle, quindi hanno veramente paura che si possa bloccare quest’opera, veramente paura, è questa la verità, hanno veramente paura e fanno bene ad averne, fanno bene ad averne, perché io infatti faccio l’ultimo appello e lo faccio alla Lega, cioè io veramente sono sconvolto, mi ha sconvolto una cosa: ho letto i commenti sotto un post del Vicepremier Salvini, mi ha sconvolto che tutto il suo elettorato, credo, gli dicesse che quella è una stupidaggine, non serve farlo. Quindi io mi rivolgo ai colleghi della Lega di pensarci bene a questa posizione che hanno preso in questi mesi, in questa lotta continua a favore di quest’opera, perché veramente io sono basito, poi nel senso, chissà quante persone sono andate a vedere in Val di Susa il cantiere, chi professa di voler fare quest’opera, chissà in quanti sono andati. Quindi Presidente, io ripeto, ripongo le mie speranze, come diceva il collega Carretto, nel Presidente Conte perché secondo me ha dimostrato di essere capace, sa di cosa sta parlando, tra l’altro ho letto una sua intervista, che lui non era neanche No TAV, ha detto: “Io non ero neanche No TAV”, ha detto “In questi mesi mi sono informato, poi ho visto un’analisi costi-benefici”, ma non gli è neanche bastata quella, con i suoi tecnici ha analizzato questa cosa e in maniera non ideologica, in maniera non ideologica, non si è schierato a favore di quest’opera per forza, perché questo è diventato un dogma, la TAV si deve fare punto e basta. Le argomentazioni per i favorevoli al TAV: “E perché serve per andare più veloce a Barcellona”, ho sentito dire, così, però era la Torino-Lione. Serve perché è un’opera infrastrutturale, serve a portare lavoro, il turismo, innovazione lavoro, poi cos’è stato detto... Tutte queste cose qui che riguardano il TAV, è diventato un dogma, un dogma. Quando si parla di TAV si dice, bisogna essere, siamo Sì TAV, perché sì, perché serve, perché porta lavoro, è utile, se no perdiamo i fondi dell’Unione Europea. Ammazza, e invece quelli degli italiani non gli interessano. L’analisi dei costi e benefici è impietosa, è impietosa, e mi stupisce, ripeto, che l’alleato di Governo del Movimento 5 Stelle sia ancora lì a titubare in questa cosa qui. E’ impietosa e soprattutto perché, siccome quando si sta al Governo, se il Governo decide di fare un analisi costi-benefici e poi l’analisi costi-benefici arriva, teoricamente uno dovrebbe essere d’accordo, però legittimamente uno fa le sue battaglie. Quindi io ripongo la mia fiducia nel Presidente del Consiglio e spero si possa fermare questo sperpero di denaro pubblico. Grazie Presidente. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Consigliere Versaci. Do un avvertimento formale al Consigliere Fassino perché da prassi si chiede, gentilmente, di non intervenire fuori microfono o interloquire con chi sta intervenendo sul momento. Grazie. Prego Consigliera Albano. ALBANO Daniela Grazie, Presidente. Io sono contenta, è stato evocato da alcuni colleghi di Minoranza le manifestazioni che si sono tenute negli ultimi mesi a favore del TAV. Io sono contenta che finalmente i favorevoli all’opera scendano in piazza per cercare di far sentire le proprie ragioni, perché il movimento No TAV sono 25 anni che porta migliaia e migliaia di persone per le strade della Valle, per le strade di Torino e in tutta Italia per ribadire il fermo, no, all’opera. No, com’è già stato spiegato, che è giustificato dagli studi, che il Movimento No TAV va portato avanti, che ha sempre presentato dai numeri e dai dati che sono stati presentati in questi anni. Il movimento No TAV sono 25 anni che riempie le piazze, a partire dalla prima manifestazione, quella dell’11 marzo 1995 dove manifestarono, appunto, contro l’alta velocità a Firenze. Il 2 marzo 1996, 4.000 persone con Sindaci e Presidenti delle Comunità Montane. Il 28 marzo ‘98, 10.000 in corteo a Torino. Il 31 maggio 2003 almeno 15.000 persone sfilano in corteo da Borgone a Bussoleno. Questi sono dati che io ho preso da un articolo della Stampa, quindi non sono dati del Movimento No TAV, ma della Stampa. 4 giugno 2005, la marcia dei 40.000 da Susa a Venaus. 16 novembre 2005 sciopero generale in Val Susa e corteo di decine di migliaia di persone. 31 marzo 2007, prima manifestazione No TAV in Val Sangone. E così via, tante altre manifestazioni, migliaia e migliaia di persone che si sono espresse con il loro no all’opera. 6 dicembre 2008, migliaia di persone in corteo a Susa. 23 gennaio 2010, marcia di protesta a Susa, per il Movimento partecipano 40.000 persone. 17 aprile 2010, 20 piazze No TAV a Torino. 11 settembre 2010, marcia di 6.000 No TAV da Giaglione a Chiomonte, e così via per anni e anni. Le persone contrarie a quest’opera, per motivi documentati, hanno manifestato il loro dissenso. 9 ottobre 2010, 50.000 No TAV in marcia da Vaie a Sant’Ambrogio. 21 maggio 2011, seconda marcia Rivalta-Rivoli. 6 maggio 2011, oltre 10.000 persone partecipano alla fiaccolata di Chiomonte. 28 giugno 2011, fiaccolata a Susa. 3 luglio 2011, corteo di 70.000 persone. 8 luglio 2011, fiaccolata No TAV nelle strade di Torino. 30 luglio 2011, marcia pacifica di migliaia di persone nei boschi da Giaglione a Chiomonte. 25 febbraio 2012, 75 persone da Bussoleno a Susa. Aprile 2012, presidi in 100 città, in oltre 100 città. Nel 2013 la marcia di 80.000 persone da Susa a Bussoleno, e così via. 10 maggio 2014, in migliaia a Torino. 21 febbraio 2015, 4.000 persone sotto la pioggia. Fino all’ultima dell’8 dicembre scorso a Torino. Adesso scendono in piazza i Sì TAV, sì scendono in piazza i favorevoli all’opera perché finalmente hanno trovato delle forze politiche e un Governo che ha spiegato in maniera razionale le motivazioni di contrarietà a quest’opera. Finalmente hanno trovato una forza politica che, grazie agli studi tecnici e scientifici, basandosi su studi tecnici e scientifici, ha dimostrato l’inutilità dell’opera. Una forza politica che non si basa più soltanto sul consenso popolare, non cavalca soltanto più il consenso popolare, ma dimostra con dati tecnici l’inutilità dell’opera. Questo ha fatto sì che il Movimento Sì TAV scendesse in piazza, finora nessuno aveva mai ascoltato i No TAV, nessuno aveva mai ascoltato le sacrosante ragioni del Movimento No TAV. Soltanto adesso stanno venendo fuori le sacrosante ragioni che sono 25 anni che il Movimento No TAV prova a far ascoltare alle istituzioni ed alla politica. E queste ragioni, queste ragioni sono documentate ma sono documentate da decine di migliaia di studi tecnici. Ne posso citare qualcuno, posso citare lo studio che a me è piaciuto molto, ad esempio ripreso da Luca Mercalli, che dice, come sapete bene noi abbiamo la questione dei cambiamenti climatici, è una questione che non si può sottovalutare. Tutti i governi, tutte le amministrazioni devono tener conto dei problemi derivati dai cambiamenti climatici e delle cause che generano i cambiamenti climatici. Bene, secondo questo studio che è uno studio di un’università europea, le linee ad alta velocità, per quello che riguarda il bilancio del carbonio e quindi la produzione di carbonio e di gas climalteranti emessi in atmosfera, sono positive soltanto se non prevedono lunghi tratti in galleria. Bene, la Torino-Lione prevede 57 chilometri di galleria. Direi che a livello ambientale non porta nessun beneficio, neanche sui presunti cambio modale di trasporto dalla gomma alla rotaia che si pensa, si presuma, si auspica potrebbe incentivare. Quindi questi sono studi scientifici, gli studi scientifici su quello che è stato l’impatto dell’alta velocità del Mugello, che ha disseccato moltissime sorgenti idriche. E sappiamo che la Val di Susa è una valle che ha problemi di questo tipo; gli incendi del 2017 ce l’hanno spiegato, ci hanno fatto capire che è una valle molto secca. E quindi direi che queste cose vanno tenute in conto, vanno tenute in conto perché questa cosa è una cosa che dobbiamo ai nostri figli, cioè dobbiamo cercare di motivare le nostre scelte e le nostre soluzioni, basandosi su quelli che sono i dati scientifici oggettivi e fare le scelte migliori per quello che è il futuro nostro e dei nostri figli. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Consigliera Albano, prego, Consigliera Ferrero. FERRERO Viviana Grazie, Presidente, io le vorrei raccontare una storia. La TAV Torino-Lione non è una linea così definita come si è cercato in questi 29 anni di farla passare. La Lisbona-Kiev era una fantasia tanto quanto la Transmediterranea, il Corridoio 5. Ci sono stati 7 tracciati e 9 governi, invece la battaglia di un piccolo territorio che si opponeva ad una grande opera, un’opera sfuggita al controllo ed alla condivisione col territorio che attraversava, è diventata una battaglia nazionale, la più grande battaglia ambientalista del 2000. E noi qui, in questa Sala, ne facciamo parte. E una grande opera come la Torino-Lione non si ferma o si modifica, come non si spegne una centrale nucleare girando semplicemente una manopola, ci vuole tempo per ripensare il progetto, così come è stato scritto nel nostro accordo di Governo. E l’alternativa sappiamo esserci ed è la linea esistente. I traffici sono in calo dal 1997 sino ad ora e le merci devono viaggiare puntuali e non sicuramente veloci e le merci che necessitano di velocità speciali sono proprio quelle che necessitano di ripensamento in filiere locali, in nuovi modelli di sostenibilità, di produzione e di consumo, le economie circolari, il chilometro utile, le città che si producono il cibo e la tutela dei beni comuni. La contrarietà all’attuale tracciato e ai precedenti tracciati è la volontà di favorire le economie locali, di favorire la mobilità locale e di non dissipare risorse in un momento in cui le risorse sono poche e non possiamo permetterci di sprecarle. L’analisi costi-benefici, lo dobbiamo ricordare qui in questa Sala, c’è stata, finalmente c’è stata, ed era assolutamente scontata. Riesamineremo le spese, le risorse, per non fare più errori, per non sprecare tempo. Non vi è necessità né urgenza di lanciare alcun bando. Dell’analisi costi e benefici, e io rivendico che nel momento proprio del nostro mandato qui a Torino, in una battaglia che dura 29 anni, nulla è perso e nulla è vinto, ma vincono i significati, i significativi cambiamenti di passo, la necessità di cambiare i soggetti che hanno guidato un percorso tanto inaccettabili come l’osservatorio, quanto inconcludente, se pensiamo che in 29 anni è stato realizzato zero, zero e ancora zero della linea principale. L’accordo tra Italia e Francia, durante il Governo Berlusconi, era estremamente sbilanciato, non sarà facile ripensare il percorso e gli accordi, non c’è da sventola ipocriticamente, diciamo, il referendum. Lo sappiamo che i bandi internazionali non sono soggetti a referendum. Invece vanno ascoltati finalmente i tanti soggetti che hanno contrastato questa follia degli scavi a tutti i costi, i tecnici No TAV, il popolo No TAV, il Movimento No TAV. L’attesa sia utile a costruire momenti di progettazione condivisa con i territori che non possono e non devono subire più l’arroganza della politica. Non sarà facile fermare questo tracciato, nessuno ci ha mai detto che lo sarebbe stato, ma resta il percorso, la storia che ci appartiene e che rivendico in questo momento. E voglio ricordare qui una poesia di Kostantinos Kavafis, che si chiama Itaca, che dice: “Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga. Se la trovi povera, non per questo ti avrà deluso. Itaca ti avrà dato un bel viaggio e non per questo ti avrà deluso. Il No TAV è un viaggio di consapevolezza che non finisce in questo momento, mille e una battaglia No TAV della sostenibilità e della legalità”. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Vicepresidente Ferrero. Prego, Consigliera Pollicino. POLLICINO Marina Grazie, Presidente. Nel mio intervento richiamo un atto formale del Consiglio. In data 29 ottobre 2018 il Consiglio Comunale di Torino ha approvato l’ordine del giorno avente come oggetto: “Ipotesi di nuova linea ferroviaria Torino-Lione”, presentata dalla Consigliera Ferrero. In quest’atto, fra gli altri punti, si impegnava la Sindaca e la Giunta a sospendere qualunque operazione indirizzata all’avanzamento dell’opera finché non sia terminata l’analisi costi-benefici, ad abolire il ruolo del Commissario straordinario di Governo per la Torino-Lione, a sospendere le attività dell’osservatorio in attesa di ridefinirne gli obiettivi e le funzioni. Mi sembra che l’atto del dispositivo contenesse indicazioni puntuali e precise e che su questi punti il Consiglio si fosse espresso in modo consapevole ed inequivocabile. La minoranza, con una logica del tutto surrettizia e onestamente incomprensibile, ha presentato e chiesto alla maggioranza di ritornare ad esprimersi, votando favorevolmente atti che presentano contenuti diametralmente opposti al precedente, ma tant’è. Comunque gli atti sono superati dal corso della politica e quindi arriviamo ad oggi. Ad oggi passi concreti sono stati effettuati; l’analisi costi- benefici è stata attuata; l’osservatorio non è stato rinnovato; è chiara e manifesta la volontà del Premier Conte di discutere con la società franco-italiana TELT, con il Governo francese e con l’Unione Europea gli sviluppi ulteriori e non necessariamente pregressi di questa iniziativa. Il mio giudizio resta sospeso e rimango in attesa di valutare gli atti successivi, delle prossime settimane, nella consapevolezza di dover difendere l’interesse nazionale senza sprechi e risorse, di risorse e tempo. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei. Prego, Consigliere Iaria. IARIA Antonino Grazie. Ma, io devo dire che quasi, quasi mi hanno convinto, perché il TAV o il TAC, meglio, nasce per portare merci su ferrovia. Allora ho detto: “Cavolo, ma portiamo le merci su ferrovia”. Allora sono andato a vedere, ho fatto un po’ di ricerca, difficile farla, ma quanto hanno investito i governi, RFI, Ferrovie dello Stato, per trasportare merci su ferrovia? Vado a vedere e praticamente zero, se non l’1% degli investimenti delle ferrovie negli ultimi anni. Zero vuol dire aver eliminato degli scali, aver eliminati appunto dei binari che servivano per il trasporto merci su ferrovia e tutta una serie di operazioni che avrebbero permesso di fare trasporto, non sulla Torino-Lione, ma tra Padova e Napoli, su ferrovia, tra Napoli e Venezia, sempre su ferrovia, sempre trasporto merci. Quindi noi parliamo di un’opera che è legata prima al trasporto merci, poi è venuta fuori l’Alta Velocità, che poi è medio-bassa velocità, tutto per giustificare un mega appalto. Mega appalto, è un’opera che sta diventando un po’ com’era il vitello d’oro citato nella Bibbia; il vitello d’oro era appunto stato creato d’oro non a caso, perché appunto per essere venerato come risolutore di tutti i mali. E quindi qui il TAV, l’opera, quest’opera sta assurgendo ad avere capacità divinatorie e forse sono fake news, ma diciamo che si dice anche che con il TAV cresceranno i capelli ai calvi. Non so se voi per esempio avete nelle e-mail, nello spam, delle e-mail in cui vi dicono che ci sono dei metodi molto interessanti per fare migliorare alcune, far allungare alcune parti del proprio corpo, forse il TAV farà anche allungare parti del proprio corpo. Quindi sta diventando proprio un atto divinatorio. Sì, è chiaro che la sto prendendo, la sto mettendo un po’ in caciara, però tanto è inutile parlare di, diciamo, studi, di ricerche, di prove, di documentazione, perché ormai è diventata una cosa quasi religiosa, quindi il TAV si deve fare perché farà tutto, cambierà completamente il modo di vivere delle persone. Poi, cacchio, sono 30 anni che doveva essere fatto sto TAV, se era così importante perché non è stato fatto, perché il tracciato è stato cambiato mille volte, perché ognuno ha una sua idea e, come il vitello d’oro, bisogna creare un enorme bell’appalto gigantesco per fare un’opera così, per fare un’opera. Non serve capire a cosa serva. E tra l’altro, tra l’altro, come stavo appunto prima dicendo, quest’opera è completamente smentita nei fatti. Quindi noi stiamo ancora qui a parlare di questa, diciamo, grande opera senza pensare che di opere incompiute in Italia ce ne sono tantissime ma non vedo tutto questo, diciamo, accanimento, questa voglia di parlare di tutte le opere pubbliche non finite che sommandole, come diciamo beneficio economico, come importo economico, arrivano ad essere molto più alti di quella del TAV. Però sono distribuite sul territorio, quindi noi accaniamoci su un’unica opera, invece lasciamo perdere le strade, l’edilizia scolastica, il dissesto del territorio, tanto quelle sono opere incompiute; quelle sono opere incompiute, è da anni che devono essere concluse, ci sono appalti in corso, ci sono fondi europei che si perdono. Quanti fondi europei si perdono in Italia. Si perdono solo quelli del TAV? Quando nel Sud si riescono ad utilizzare solo il 10% dei fondi europei che sono destinati al Sud Italia, quelli non sono fondi europei persi? No: sono solo quelli del TAV. Quindi continuiamo pure a fare questa discussione, però la cosa fondamentale che non si dice, bisogna ribadire, l’hanno già detto molto bene i miei colleghi, è che c’è un contratto di Governo in cui il Movimento 5 Stelle è stato leale, con molta fatica, quanto sui punti di questo contratto di Governo. Ce n’è uno fondamentale: ridiscutere integralmente il progetto. Quindi il nostro alleato di Governo deve essere leale, se no non c’è nessun problema ad aprire una crisi di Governo, a chiudere questo contratto di Governo, non si può essere leali a tratti, a seconda della convenienza elettorale. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Consigliere Iaria. Prego, Consigliere Fassino. FASSINO Piero Sì, ma io ho ascoltato durante tutti gli interventi dei colleghi, in particolare i 5 Stelle, e devo dire che molte considerazioni ma pochissime ragioni di merito per contestare l’opera. Allora io provo a dire, invece, perché secondo me ci sono delle ragioni fattuali; io sono per liberare il dibattito di ogni sovrastruttura di natura ideologica, di ogni pregiudizio, di ogni lettura politica; non parlerò qui di Di Maio, di Salvini, parlo dell’opera. Allora, quali sono le questioni che vengono avanzate da chi contesta? Dice: “Si può usare la linea storica”. La linea storica del 1871 e tutti gli adeguamenti successivi non consentono in ogni caso di far passare sulla linea storica convogli né lunghi né di forte tonnellaggio, quindi non è competitiva, tanto è vero che oggi attraverso il Frejus il 93% delle merci passa sull’autostrada e il 7% passa sulla ferrovia. E si ridurrà ulteriormente il 7%, perché la linea storica non è assolutamente in grado di reggere il flusso delle merci per limiti strutturali. Secondo, si dice: “Non ci sono flussi”. Anche questo non è vero. A parte il fatto che la famosa analisi costi-benefici dice che, se si trasferisce dalla gomma al ferro quello che oggi è attraverso la gomma, si perdono 4 miliardi di pedaggi e di accise. Ma se si perdono 4 miliardi di pedaggi e di accise, vuol dire che le merci da trasferire ci sono, se no non si perderebbe una cifra così ingente, no? Le merci ci sono e si ignora che attraverso i tre valichi italo-francesi, Monte Bianco, Frejus e Ventimiglia, passa il 41% dell’interscambio che l’Italia ha con l’intera Unione Europea, il 41%. E’ chiaro? Non qualche merce. Tanto è vero che quel 41% oggi attraversa quei tre valichi sui TIR, 3 milioni e mezzo di TIR all’anno, 750 mila dei quali sull’autostrada del Frejus; 2 mila al giorno, altro che non ci sono i flussi. E nessuno mi può spiegare che 750 mila TIR che passano ogni anno in Val di Susa hanno un minore impatto ambientale e sanitario della costruzione di una ferrovia, almeno questo un minimo di buon senso, no? Ancora, si dice: “Eh, ma va beh, Torino- Lione”, Toninelli ha anche fatto la battuta un po’ infelice: “Quando uno arriva a Lione, dove va?” Stiamo discutendo non di una ferrovia locale, stiamo discutendo di una tratta centrale di un corridoio di mobilità che parte dal confine tra Ucraina e Ungheria e arriva fino all’Atlantico. E perché l’Europa decide di metterci 5 miliardi? Pensiamo che a Bruxelles ci sia qualcuno che decide di buttare i soldi dalla finestra? Se ci mette 5 miliardi, un terzo dell’opera, è perché quell’opera ha un carattere di natura strategica, perché è il tratto centrale di un grande corridoio che sarà attrattore di investimenti, di servizi, di logistica e non riguarda solo Torino ed il Piemonte. Perché, per esempio, all’altezza di Novara, l’incrocio tra la dorsale del Terzo Valico e l’Alta Velocità della TAV determinerà il più grande polo logistico dell’Europa Sud-Occidentale. E attraverso la TAV, Genova, che attraverso il Terzo Valico si collega al Nord, si collega all’Ovest europeo e la TAV è un tratto di un corridoio di mobilità che interessa anche la Lombardia, il Veneto, l’intero Nord Italia. E per il carattere di locomotiva che il Nord Italia ha per l’economia del Paese, riguarda l’intero Paese. Ancora si dice che costa 20 miliardi. No, costa all’Italia 4 e 7, non 20. 18 l’intera opera, 18 e 6, 4 e 7 sono il costo a carico dell’Italia. Segnalo che ne è stato già speso 1 e 7, che per completare l’opera bisogna spenderne altri 3 e che se invece si blocca l’opera, per quello che c’è scritto nell’analisi costi-benefici, tra ripristino del territorio e penali si spenderebbe di più che completare l’opera col risultato di avere una ferrovia vecchia, l’autostrada intasata di TIR e aver speso gli stessi soldi. Ancora, si dice: “Ma è un progetto vecchio 30 anni”. A parte che di tutte le grandi opere, dall’Autostrada del Sole al Brennero, a quella che volete, dal momento in cui se ne discute al momento in cui si realizza c’è un arco temporale lungo, perché sono opere infrastrutturali complesse, ma il progetto di cui discuto, ho finito, non è progetto di 30 anni fa, quel progetto è stato definito nella sua dimensione progettuale nel 2015, licenziato dal CIPE nel 2017, ed è un progetto del tutto diverso dal progetto originario di 20 anni fa. Ancora, si dice: “Eh, ma ci sono altre cose da fare”. Va beh, ma altre cose da fare vale per qualsiasi opera, qualsiasi opera che si proponga, c’è uno che si alza e dice: “E perché non ne facciamo un’altra?”. Che ragionamento è, e non è neanche un ragionamento dire: “Ci sono i pendolari”. Sì, perché ha diritto di avere un sistema efficiente chi deve andare a Grugliasco o a Collegno, ma chi deve portare le merci a Barcellona o a Parigi o a Lione ha diritto di avere il sistema che gli consente... Insomma, ci insegnano in prima elementare a non sommare pere e mele, che ragionamento è quello di dire: c’è da fare questo piuttosto che un altro. Ci sono esigenze diverse, vediamo come le soddisfacciamo. Dice: “Ma i soldi sono pochi”. E perché questo Governo ha tagliato il cofinanziamento europeo dei progetti europei per 800 milioni. Se non si tagliavano per 800 milioni i cofinanziamenti europei, avremmo oggi 1 miliardo e 6, 800 di cofinanziamento e 800 europei in più da spendere, in grado di soddisfare domande plurime di mobilità come quelle che vengono avanzate. Insomma, io ho richiamato ragioni fattuali, come vedete non ho fatto nessun discorso che attiene agli schieramenti politici, alla maggioranza, non lo so, dico solo che siamo di fronte, da questo punto di vista, ad una farsa, perché uno dice che la TAV si fa, l’altro dice che la TAV non si fa. Uno dei due mente, mi pare chiaro. Si vedrà chi mente, ma certamente uno dei due mente e insieme stanno dando l’immagine di una politica truffaldina e menzognera. La verità vera è che se resiste 5 Stelle, questa è l’unica considerazione politica che faccio, resiste perché è l’ultima bandiera dopo averne ammainate tante. Dopo aver detto no alla TAV si è detto si alla TAV; dopo aver detto no all’Ilva si dice si all’Ilva; dopo aver detto no alle trivelle si è detto si alle trivelle; dopo aver detto no al Terzo Valico si è detto si al Terzo Valico e adesso bisogna dire no alla TAV perché se no, alla fine, si dice si a tutto. Si, ma erano sbagliati quei “no”, ed è stato giusto cambiare la posizione. Non è che continuando a tenere la posizione sbagliata sulla TAV ci si rifà l’anima. Guardate, anche da un punto di vista elettorale, attenzione, radicalizzare le posizioni, riscalda i pasdaran, perde molti voti di quelli che pasdaran non sono, fate bene i conti; fate bene i conti. Per queste ragioni io penso che ci siano tutte le ragioni perché l’opera debba continuare e mi pare paradossale e assurdo che oggi, nel giorno in cui la TELT ha fatto un passo verso la realizzazione dell’opera si continui a far pendere la spada di Damocle della revoca successiva. E trovo anche sconcertante che il Presidente del Consiglio, che si è posto ad un certo punto come mediatore, stia perdendo questo profilo, lo ha fatto l’altro ieri, lo ha fatto anche oggi, no? Schierandosi per la No TAV, perde il profilo di mediazione della sua Maggioranza. Fatti suoi, ma sta anche lui dicendo, sostenendo una battaglia che io penso sia contro l’interesse del Paese. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei. Prego, Capogruppo Ricca. RICCA Fabrizio Grazie, Presidente. Ma io credo che questa discussione ulteriore sia assolutamente inutile e anche controproducente perché toglie al Consiglio Comunale di Torino un sacco di tempo, ormai ci stiamo facendo Consigli Comunali esclusivamente pensando ad un’opera su cui non avevamo nessun tipo di competenza amministrativa. Detto questo, è inutile anche perché il Governo sta facendo tutto quello che ha promesso nel contratto e nel contratto di Governo c’è la previsione di fare il Treno ad Alta Velocità. Il come verrà discusso, perché io, la notizia che voglio dare è che ridiscutere il tracciato non vuol dire non farlo e quindi quel tracciato verrà fatto, come è scritto nero su bianco, inchiostro su carta e oggi sono contento che il primo passo verso questa grande opera importante per tutto il Paese è stato fatto con l’avvio delle procedure di gara da parte di TELT, così come chiesto dal Presidente del Consiglio sabato scorso. E’ un’opera, ripeto, importante, è inutile continuare a parlare di quanto può essere fondamentale per il nostro territorio, per quanto serve per connettere il Piemonte con l’Europa, più che altro serve in questa discussione, io la utilizzo per tranquillizzare tutte quelle persone fuori da quest’Aula, che cercano di trovare ogni volta un motivo per agitarsi, che motivi di agitarsi non ce ne sono. Il programma era di pubblicare gli avvisi di gara entro oggi e gli avvisi di gara oggi sono stati pubblicati. Che Salvini ha detto che nessun Ministro della Lega firmerà mai un decreto per lo stop all’Alta Velocità e così sarà. Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che abbiamo ringraziato prima per le ATP, ha detto chiaramente che per ridiscutere un trattato internazionale bisogna passare dal Parlamento e la posizione della Lega è chiarissima, non è mai stata ambigua. La posizione della Lega è sempre stata a favore dell’opera, ovviamente andando a ridiscutere i costi, cosa che poteva fare anche il Partito Democratico nei sette anni di governo che l’ha contraddistinto negli ultimi, appunto nelle ultime due legislature. Poteva, il Partito Democratico, che oggi si agita tanto, poteva far qualcosa in più quando ha espresso tre Presidenti del Consiglio nell’ultima legislazione. Quindi quello che mi preme dire è che tutti devono stare tranquilli, perché se l’opera verrà ridiscussa verrà ridiscussa in meglio, cercheremo di fare di tutto per risparmiare dei soldi, soldi che potranno essere utilizzati sul territorio per fare delle opere importanti, come si può ipotizzare la Linea 2 della Metropolitana, perché con un miliardo in più sicuramente può essere quell’iniezione di denaro che ci dà la possibilità di poter innanzitutto finire la Linea 1, che questo direi che è una delle priorità della Città e mi piacerebbe magari, Presidente, sentir parlare più in questo Consiglio della fine della Linea 1 della Metropolitana che della TAV; fare la Linea 2 e creare in tutto il Paese quelle infrastrutture fondamentali che il Governo si è impegnato a realizzare. Questo è il Governo del cambiamento, cambiamento vuol dire anche portare a termine ed ipotizzare tante nuove grandi opere che possano portare l’Italia nel futuro. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Capogruppo Ricca. Prego, Vicecapogruppo Buccolo. BUCCOLO Giovanna Grazie, Presidente, parliamo finalmente di TAV, e accolgo anche...Finalmente sì, ascoltiamo dall’altra parte, forse finalmente abbiamo sentito cosa pensano anche gli altri Partiti e raccolgo anche l’invito del Consigliere Fassino di parlare nel merito di questo progetto. Un progetto, un’opera che ha origine nei primi anni ‘90, ma che ancora non ha avuto la sua realizzazione, che vedrà luce sì o no tra 25, 30 anni, a voler essere ottimistici. Una linea ferroviaria internazionale costituita da una nuova galleria di base, lunga57,5 chilometri di cui 45 chilometri sul lato francese e 12,5 chilometri sul lato italiano, i cui costi saranno in parte rimborsati dall’Unione Europea, e in parte saranno a carico degli Stati. 8,6 miliardi il costo del solo tunnel di base di 57,5 chilometri, di cui in merito al fantastico accordo stipulato nel 2012, che ne fissò le percentuali, la Francia pagherà solo il 42,1% del costo totale del tunnel di base, mentre l’Italia pagherà ben il 57,9%. L’Italia quindi pagherà pertanto la gran parte dei lavori francesi, sostenendo un costo superiore di ben 2,2 miliardi, rispetto ad un’equa ripartizione geografica dei costi. Grazie a quest’iniqua simmetria dei costi, ogni chilometro italiano del tunnel di base, costerà all’Italia ben 280 milioni, mentre ogni chilometro francese costerebbe alla Francia solo 60 milioni. Al momento solo l’Italia ha fatto una legge di bilancio per mettere da parte i soldi per la Torino-Lione, stanziando il 26%; la Francia non l’ha ancora fatto e non ha stanziato nulla del proprio bilancio. Ricordiamo che i lavori definitivi non possono essere iniziati fino al momento in cui sia l’Italia, che la Francia, non avranno stanziato tutti i fondi, ovvero 8,6 miliardi di euro per costruire il tunnel. Questo è il contenuto dell’articolo 16 dell’accordo 2012 con la Francia e che deve essere rispettato sia dall’Italia, che dalla Francia, anche da TELT. Si è parlato di penali. Bene. Smontiamo altre fake news; c’è chi dice che tornare indietro sul TAV implicherebbe penali europee. Falso. Anzitutto non sono previste penali nei trattati internazionali. Possono poi l’Europa o la Francia chiederci soldi già spesi indietro? No. Il Grant Agreement, firmato nel 2015, specifica precisamente che nessuna delle parti può richiedere risarcimenti se uno dei contraenti decide di tornare indietro; le penali pertanto non sono iscritte in nessun trattato e sono escluse nei contratti con le società. L’Unione Europea ci finanzia quando abbiamo finito le opere, quindi non può chiederci soldi indietro, perché non ce li dà in anticipo, ma alla fine dei lavori. In caso di abbandono del progetto da parte dell’Italia o della Francia non vi saranno, pertanto, penali europee. Lo stato attuale oggi dei lavori della Torino-Lione non è ancora iniziata, in base ai risultati del cronoprogramma 2007-2015 per il tunnel di base, occorrerebbero sì e no 30 anni; lunghezza dei cantieri del lavoro si parla di 15, 20 anni. Un tunnel, quello di base, di cui non è stato scavato un centimetro a differenza di quelli che molti convinti sostenitori Si TAV raccontano, confondendo il tunnel di base con il tunnel geognostico. A Chiomonte si trova il cosiddetto infatti, il tunnel geognostico, un carotaggio propedeutico a studiare le rocce e ad elaborare così il progetto di una parte dell’opera. In altre parole, quello che viene dipinto come cantiere dell’opera e che di conseguenza viene fatta passare come irreversibile, non è altro che un grosso carotaggio per analizzare la fattività del tunnel ferroviario. Il tunnel geognostico, o cunicolo esplorativo, è un’opera propedeutica al progetto del tunnel, non il progetto stesso, ma si continua volontariamente a fare disinformazione. Tra Torino e Lione è già presente tra l’altro un collegamento ferroviario, la ferrovia del Frejus, che attraversa già la Valle di Susa, collegandosi alla località francese di Modane. La linea attuale esistente è ampiamente sottoutilizzata, nonostante il recente adeguamento e gli ultimi lavori di ampliamento terminati nel 2010. La tratta alpina è stata sfruttata negli ultimi tre anni per meno del 25% della sua capacità totale ergo non c’è un traffico merci attuale tale da giustificare l’opera. Negli anni passati, nello specifico, nel novembre 2017 lo stesso Commissario di Governo confermò che le previsioni del traffico di crescita erano sbagliate e che il progetto è basato su previsioni di futuri incrementi di traffico di merci che sono palesemente sovrastimati. L’articolo 1 dell’accordo Italia-Francia del 2001 afferma che può esistere un solo presupposto per la realizzazione della Torino-Lione: la previsione della saturazione della linea esistente. Ebbene, la saturazione della linea attuale non c’è, anzi è sotto utilizzata, quindi già di per sé non avrebbe senso neanche esistere questo progetto. Oggi la linea ferroviaria esistente può trasportare da 7 ad 11 volte l’attuale traffico ferroviario merci; la sua capacità è tra il doppio e il triplo del massimo storico del 1997 e potrebbe ospitare tutto il flusso merci in Valle di Susa, strada più ferrovia. E ci chiediamo, perché non è stata mai seriamente presa in discussione la possibilità di prendere in considerazione l’ipotesi zero, cioè quella di sfruttare al meglio le opere esistenti, che ricordo essere un cardine della normativa di via e analisi di costi-benefici. Di recente è stato pubblicato sul sito del Ministero dell’infrastruttura l’attesa analisi costi-benefici in merito all’opera, che dà conferma a quanto da tempo sostenuto, dandone esito negativo. L’opera costerà 12 miliardi per avere al netto dei benefici perdite che oscillano tra i 7 e gli 8 miliardi, un salasso assolutissimamente inutile, ed emerge con chiarezza il fatto che i costi siano di gran lunga superiori, maggiori, rispetto ai benefici. Si è parlato di lavoro, si è detto che non si tiene in considerazione il lavoro, ebbene, nessuno però che si preoccupa dei posti di lavoro che verrebbero persi per l’incompatibilità con altre attività, come l’agricoltura in Val Susa che perderebbe 4 milioni di metri quadri di suoli fertili, per sottrazione diretta e per il frazionamento, che li rendono inutilizzabili, ma su quello nessuno dice nulla; oppure alle varie forme di turismo che per i cantieri non avrebbero sicuramente questi benefici. Con lo stesso investimento del TAV si potrebbero creare 100.000, 150.000 posti di lavoro, non 8.000. Dal risparmio generato si procede con investimenti davvero per opere utili. In Italia, se non si sa, ci sono ben 647 opere incompiute. Il dato clamoroso emerge dall’ultimo rapporto pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture e relativo al 2017. Con i risparmi del TAV si possono chiudere tutti i cantieri delle grandi opere incompiute in Italia, sono 647 e secondo i dati ministeriali occorrerebbero circa 4 miliardi per completare tutti i lavori. Non parliamo solo delle cosiddette grandi opere, ma anche, nella maggior parte dei casi di: piscine, scuole, asili, acquedotti, palazzetti dello sport, caserme; opere bloccate per le ragioni più disparate: irregolarità negli appalti, mancanza di fondi, o perché nel frattempo la società aggiudicatrice dei lavori è fallita. In totale in Lombardia si contano 27 incompiute, nulla in confronto in Sicilia che ne ha 162, una fra tutte la famosa diga di Pietrarossa, nella Piana di Catania, che i siciliani aspettano da 30 anni; oltre 75 milioni spesi, ma l’opera non è fruibile. 86 cantieri bloccati, opere per le quali si sono spesi anche oltre 18 milioni di euro con i lavori rimasti a metà, oppure terminati e mai aperti, come nel caso dell’orto botanico della Maddalena, costato 500.000 euro. Spicca anche la Puglia, che ha in arretrato un elenco di 54 voci e poi dighe, impianti sportivi, strade e ferrovie tra cui la pedemontana delle Marche con la quale si sono già spesi oltre 30 milioni di euro e i lavori eseguiti sono solo 1,27%, o anche la linea ferroviaria Ferrandina-Matera in Basilicata; già, proprio Matera, capitale della cultura europea 2019, ma priva di collegamenti, ma questo non importa, però tutti giustamente siamo contenti ed orgogliosi di Matera, capitale della cultura europea, ma non ci sono collegamenti. 255 milioni investiti, solo il 15,6% dei lavori eseguiti dal 1986 ad oggi. Fantastico. Con quale faccia il Ministro Salvini possa andare per fare campagna elettorale al Sud, o adesso anche in Basilicata, a chiedere i voti alle Regioni del Sud, quando poi non si investe nulla al Sud. Ricordo ad esempio anche la situazione delle ferrovie come la Trapani-Siracusa, 11 ore e 3 cambi. E parlando poi anche del nostro territorio, i collegamenti locali, come la Linea 2 della Metropolitana, perché vedete, nessuno si è mai detto contrario al rilancio delle infrastrutture che servono, ma per davvero, al territorio, e che possano avere dei reali, indubbi benefici per tutti. In un contesto di risorse pubbliche, limitate, non si deve solo accertare se la costruzione di un’opera faccia più male che bene e viceversa, ma quanto bene farebbe impiegare diversamente queste enormi cifre, migliorando l’esistente e investendo su ciò che davvero serve al Paese e porre la giusta attenzione su come viene speso il danaro pubblico e le conseguenze sull’impatto anche ambientale di salute non può che essere una priorità per chi amministra una città, una regione e una nazione. La decisione finale, com’è naturale che sia, spetta ora al Governo, nella sua piena collegialità, così come ricordo è previsto tra l’altro dall’articolo 7 del CEF del Regolamento Europeo che finanziala Torino-Lione e che afferma che i progetti come la Torino-Lione, non sono vincolanti per gli Stati membri nelle loro decisioni di programmazione. La decisione di attuare tali progetti spetta infatti agli Stati membri e dipende dalla capacità di finanziamento pubblico, nonché dalla loro fattibilità socio- economica. Quindi la decisione finale, com’è naturale che sia, spetta ora al Governo stesso, nella sua piena collegialità, io vorrei ringraziare davvero il Premier Conte e tutto il Movimento 5 Stelle, perché forse per la prima volta in 30 anni si è preso davvero a cuore e sul serio l’interesse pubblico nazionale, rimettendo in discussione adesso tutta l’opera e, rivolgendomi anche al collega che non c’è adesso, Ricca, ma no, nel contratto di Governo non c’è scritto Si TAV, ma c’è scritto di rivedere integralmente il progetto e questo verrà fatto. Il Governo pertanto, e chiudo, si faccia garante dell’interesse nazionale, perché una grande opera o è fortemente utile, o è fortemente dannosa. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei. Do la parola al Consigliere Giovara. Al Gruppo del Movimento 5 Stelle rimangono 20 minuti. Prego. GIOVARA Massimo Eccoci. Sarò molto più breve e non così dettagliato, perché credo che i dettagli in questi anni siano venuti fuori ampiamente e a questo punto, tanto anche se viene fuori un’analisi costi benefici, viene smentita da chi vuole l’opera, denigrando chi ha stilato un’analisi costi benefici dal punto di vista scientifico. Noi siamo ancora No TAV. Non speriamo nella grande opera definitiva che risolva i problemi aziendali dell’Italia, tema che in Italia è sempre stato molto presente, le aziende italiane, soprattutto quelle più grosse sono sempre prosperate grazie ad aiuti statali e quindi credo che qui siamo ancora nella sindrome ottocentesca, o novecentesca, della speranza dello Stato che, mettendo soldi dei cittadini può risollevare le sorti delle aziende che non sono in grado di farli da soli con la concorrenza, perché in Italia la concorrenza tra grandi aziende è una chimera, lo vediamo da grandi aziende che non cito, che poi vanno sul mercato internazionale e non riescono a fare i numeri. Si è detto che il Governo mente perché contemporaneamente ha due posizioni distanti. E’ stato detto che la posizione del Governo è truffaldina e menzognera, allora io vorrei ricordare nella storia di questo Paese, nella storia della TAV, che abbiamo avuto ad esempio un rappresentante del Partito Democratico, che si chiamava Matteo Renzi, e forse lo è ancora, perché ha dei parlamentari nominati sotto di lui, che diceva che la TAV, lo ripetiamo ancora, perché forse non se lo ricordano i colleghi del PD, la TAV era inutile; e abbiamo avuto anche una governatrice del Piemonte che aveva, all’interno della sua maggioranza, dei sostenitori No TAV e questo ha creato anche delle polemiche. Quindi, molti di noi sono stati No TAV, sia il Partito Democratico, che il Movimento 5 Stelle, ma anche la Lega è stata no TAV, perché infatti stanno girando a manetta, scusate la parola, immagini di Salvini con maglietta No TAV, eccetera, eccetera. Quindi siamo tutti stati un po’ No TAV, veniamo un po’ da lì, però poi ad un certo punto qualcuno decide di non esserlo più e di diventare fermamente convinto Sì TAV, ed è interessante, perché si preferisce investire miliardi di euro in un’opera che si costruirà chissà quando, mentre invece si è contro il Reddito di Cittadinanza, che sono sempre miliardi di euro che vanno direttamente ai cittadini. Quindi, quando si tratta di costruire la grande opera definitiva che smuove il mercato, si è tutti d’accordo, diciamo, in gran parte del Parlamento; quando invece si parla di Reddito di Cittadinanza, che sembra anche vagamente una manovra di sinistra, no, sono tutti contro, anche i Sindacati sono contro il Reddito di Cittadinanza. Io spero che i cittadini se ne facciano una ragione di che cosa succede. Il benaltrismo, e certo, hanno ragione i pendolari che hanno dei problemi, è vero che ci si mette un sacco di tempo al Sud e le infrastrutture non funzionano, ma questo è benaltrismo. Ecco, io penso che quando non ci sono i soldi il benaltrismo diventi una virtù, perché ce ne siamo accorti qui a Torino, quando abbiamo trovato il bilancio in certe condizioni, che tutto insieme non si può fare, e siccome il Governo italiano tanti soldi non li ha, e ce lo dite giustamente anche voi: “Non ci sono i soldi per il Reddito di Cittadinanza, mandate in bancarotta lo Stato”, allora bisogna trovare delle priorità, e noi crediamo, forse ci sbagliamo, che la priorità non sia la TAV, non è la TAV. La priorità sono le infrastrutture del Sud, sono le infrastrutture di cui hanno parlato i miei colleghi, sono tantissime cose su cui non vi state concentrando, e io vi consiglio di concentrarvi su queste tantissime altre cose che si possono fare, insieme, le possiamo fare insieme, ma non è la TAV. Grazie Presidente. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei. Prego, Consigliere Curatella. CURATELLA Cataldo Grazie, Presidente. Il 1991 è l’anno del settimo governo Andreotti, non era ancora partita la famosa “Mani pulite”, e la Stampa intitolava: “Treni ad alta velocità subito o sarà tardi”, con Pininfarina che diceva che era fondamentale per il territorio. Io credo che sia fondamentale far cadere alcune favole che sono state dette anche qui, tipo “Ambientalmente sostenibile la TAV”, come un Consigliere, adesso non mi sta ascoltando, Signor Presidente, però parlo con lei. SICARI Francesco (Presidente) Le ricordo che deve rivolgersi alla Presidenza. CURATELLA Cataldo No, mi rivolgo a lei, perché comunque chi è intervenuto prima non mi sta ascoltando, quindi... Siccome parlava di politiche fondamentali per il trasferimento del traffico da gomma a rotaia, perché è ambientalmente sostenibile la TAV, così come chi parlava, un altro Consigliere che adesso è assente in Aula, come il corridoio 5 della mobilità è fondamentale per l’intero Nord, vorrei dare una notizia che probabilmente non sanno. Allora, di sicuro sanno che nel dicembre 2008 è stata inaugurata l’alta velocità Salerno- Torino, Torino-Venezia che poi è stata estesa, una cosa che non sanno è che lo diceva l’Amministratore Delegato Gosso di Mercitalia Logistics al Sole 24 Ore ad aprile 2018, che in 11 anni di Alta Velocità Salerno-Torino, Torino-Venezia, Alta Velocità che è già predisposta per l’alta capacità per il trasporto merci, non ha viaggiato neanche un chilo di merce. Io posso capire che alla Lega non interessi nulla del Sud e quindi non gli importi nulla di fare trasporto Sud-Nord, però tutto l’asse Venezia-Torino, è attualmente già dal 2008 disponibile e predisposto per il trasporto merci. Perché il trasporto merci non avviene? Perché in tutti questi 30 anni, ma soprattutto negli ultimi Governi: Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, non è mai stata fatta una seria politica di incentivazione di trasporto su rotaia, per disincentivare il trasporto su gomma? Molto semplice: non interessava. Mentre invece adesso su twitter Chicco Testa ride su 20 chilometri di coda di tir sulla Milano-Venezia, però in questi anni perché non si è incentivato il trasporto su rotaia? Finalmente un Premier, dopo 30 anni, definisce che, non solo, probabilmente la TAV non serve, ma oggi, poche ore fa ha dichiarato, e io concordo con lui, che è molto più strategico il collegamento Agrigento-Caltanissetta rispetto alla TAV, perché fornisce un servizio realmente disponibile sul territorio. Cos’è successo venerdì e quindi con oggi: si sono presi sei mesi di tempo. Sei mesi di tempo a che cosa servono? Servono per i Parlamentari del Movimento 5 Stelle, eletti qui in Piemonte, per lavorare sull’esempio del Senatore Airola, che è l’unico che ho visto spendersi in tal senso, per farsi portavoce in Parlamento per arrivare ad un serio e definitivo blocco dell’opera, anche perché sono stati eletti sul territorio, non per fare le comparsate in giro a beneficio dei fotografi o per fare selfie, ma anche per lavorare e portare avanti le esigenze del territorio. Io capisco che adesso qualcuno dica, siamo sempre stati a favore dell’opera, ridiscutere il tracciato non voglia dire bloccarla, però c’è una famosa foto del 2011 con il Viceministro Salvini, che indossava una bella maglietta No TAV in Val Susa e diceva: “No, noi siamo contro la TAV”. Capisco che sia una questione di voti e che quindi in questo momento si stia agendo soltanto... Era insieme a Bossi, erano insieme tutti e due in Val Susa, 2011, con tanto di foto No TAV: “Noi siamo contro la TAV, siamo sempre con il territorio”. Quindi capisco che in questo momento ci sia un gioco delle parti con le elezioni europee, con le elezioni regionali del 26 maggio e quindi bisogna cercare di recuperare un po’ di voti dalla parte del TAV, però tendenzialmente alla Lega non interessa nulla realmente di quest’opera, le interessa soltanto portare a casa un po’ più di voti a fini elettorali. Punto. Quindi facciamo passare le elezioni europee e poi seriamente pensiamo alle necessità, alle infrastrutture realmente strategiche per il territorio e non a questa pantomima della TAV, del TAV anzi, che serve soltanto per discutere, far vedere un po’ che si sta facendo qualcosa sul territorio, ma nella realtà si è fermi. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Curatella. Prego, Consigliere Fornari. FORNARI Antonio Grazie. Sì, io non voglio ripetere quanto già detto di colleghi, però mi piacciono i numeri e quindi volevo solo sottolineare la questione dei numeri che, secondo me, è fondamentale. Noi parliamo di un tunnel di 57,5 chilometri e l’accordo capestro stipulato nel 2012 dall’allora Presidente Berlusconi che poi si giustificò dicendo: “Eh, dobbiamo pagare questo tunnel ai francesi”, fissò quest’accordo stipulando, prevedendo che cosa, che su una tratta di 57,5 chilometri e quindi, per 45 chilometri in Francia e per 12,5 chilometri in Italia, quindi quasi l’80% di questo tunnel si trova in Francia, quindi 80% in Francia, 20% in Italia, uno dice okay, la ripartizione dei costi seguirà un po’ i chilometri del tunnel. E no! Invece la ripartizione dei costi qual è, è che il 58% lo paga l’Italia e il 42% lo paga la Francia. Io sinceramente quest’accordo non l’ho capito, cioè ancora adesso, magari adesso a chiederlo a Berlusconi mi sembra troppo, perché lo vediamo che è un po’ in difficoltà, ormai ha una certa età, però me lo spieghi ancora qualcuno dei sostenitori. Com’è possibile andare a dire che un tunnel che è per più di due terzi in Francia, anzi, più di due terzi, è quasi l’80% in Francia, e il 20% in Italia, allora la ripartizione dei costi è il contrario e dobbiamo pagarlo noi. Qui si parla di danno erariale, magari qualcuno lo conosce. Noi andiamo a costruire un tunnel ai francesi. Il Vicepremier Salvini per le europee, anziché “prima gli italiani”, dovrebbe dire “prima i francesi”, perché oramai noi andiamo a costruirgli un tunnel, spendiamo circa 2 miliardi di fondi italiani, non si parla dei contributi europei, esclusi i contributi europei, fondi dello Stato Italiano, per costruire un tunnel in Francia. Se per voi questa sembra una cosa normale... Io mi auguro veramente che il Presidente Conte ha preso quest’impegno, vada a parlare con Macron, vada a parlare in Europa, vada da chi deve andare, perché sinceramente continuare a sostenere un accordo del genere... Cioè, va bene tutto, dobbiamo farla, però almeno non costruiamo il tunnel ai francesi, almeno questo, cioè almeno la base, non spendiamo soldi pubblici per costruire un tunnel in Francia. Cioè, veramente, perché per forza che i francesi sono favorevoli, gli facciamo un tunnel. Cioè, questi non tirano fuori un euro, fino adesso non hanno tirato fuori un euro i francesi, i soldi li stiamo tirando fuori solo noi italiani, gli costruiamo un tunnel a loro e poi ci dicono “E’ importante per l’Europa”, per forza, vorrei vedere il contrario, chi è che non direbbe di no, gli costruiscono un tunnel gratis. Quindi, almeno su questo, almeno su questo, io mi auguro che il Presidente Conte vada da Macron e chiaramente gli dica: “Guarda, io sinceramente un accordo del genere, non posso tornare in Italia con una roba così e dire vi costruiamo il tunnel gratis, cioè un tunnel che si trova in Francia lo dobbiamo pagare noi”. Almeno su questo, se no poi non possiamo andare in giro a dire “Prima gli italiani, facciamo gli interessi dell’Italia”. Qui facciamo gli interessi della Francia, costruiamo un tunnel a loro, un tunnel, che ripeto 45 chilometri in Francia, 12,5 in Italia, ripartizione delle risorse, ripartizione di chi deve sostenere i costi: 58 li deve pagare l’Italia, 42 la Francia. Qualcosa che non è accettabile! Ci prendono in giro in tutta Europa. Ci prendono in giro perché dicono: “Ma ‘sti italiani sono veramente fessi, pagano ai francesi un tunnel che si trova nel loro territorio”. Almeno su questo, almeno non facciamoci prendere in giro per l’Europa. Qualcuno diceva che ci prendono in giro per l’Europa, per forza, costruiamo i tunnel agli altri. Cioè, almeno su questo, almeno su questo, se veramente dobbiamo riprendere un lustro a livello europeo e farci riconoscere, almeno non paghiamo i tunnel agli altri. Se dobbiamo fare le opere pubbliche, facciamole in Italia, con soldi italiani, ma non facciamole in Francia con soldi italiani, visto che già le risorse sono poche. Almeno su questo io mi auguro che il Presidente Conte porti a casa qualcosa. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Consigliere Fornari. Prego, Capogruppo Artesio. ARTESIO Eleonora Intervengo, Presidente, esclusivamente per far registrare a verbale che la posizione del Gruppo Consiliare Torino in Comune è quella confermata con il voto dato il 29 ottobre sulla proposta di ordine del giorno, avente prima firmataria la Consigliera Ferrero che dichiarava la posizione del Comune di Torino contraria alla realizzazione del TAV e per motivare, rispettivamente e simmetricamente, il voto contrario ai due documenti che sono in discussione in questo Consiglio. Non spenderò diversamente dai colleghi del Movimento 5 Stelle altre parole per motivare le ragioni della mia contrarietà alla realizzazione del Treno ad Alta Velocità, perché la storia ricostruita dalla collega Albano rispetto all’iniziativa del movimento No TAV mi ha fatto ricordare quanti chilometri ho percorso nella mia vita e perché il riferimento del collega Giovara a quegli amministratori che, pur operando all’interno di coalizioni di Centro Sinistra, si sono mantenuti No TAV, mi ha fatto ricordare le mie esperienze nella Giunta Bresso e nella precedente Giunta Saitta. Quindi, dal punto di vista della continuità della posizione politica non ho particolari ragioni per continuare ad argomentare la coerenza della mia posizione. Devo dire, purtroppo, che quello che mi deprime in questo particolare momento è l’assoluta debolezza della politica. Una debolezza della politica che non seppe motivare le ragioni per le quali si sarebbe dovuto intervenire, per coloro che sostenevano la necessità dell’opera, nella realizzazione dell’Alta Velocità, perché a qualunque studente del primo anno di una facoltà di Politecnico, si spiega che per valutare l’opportunità di un’opera non si valuta un singolo progetto, ma si valutano le diverse alternative, compresa l’opzione zero, e chi è onesto intellettualmente ricorderà e avrebbe dovuto ricordare in quest’Aula, non soltanto ora, che l’uscita dall’Osservatorio, da parte di numerose Amministrazioni Comunali, derivò esattamente dal fatto che l’Osservatorio rifiutò di tenere in considerazione l’opzione zero. Ma per valutare, con quella che si chiama tecnicamente un’analisi multicriteria, l’opportunità di un’opera o di alternative a quell’opera, si sarebbe dovuto conoscere con esattezza quali fossero gli obiettivi politici di realizzazione di quell’opera, ed è mancata esattamente la politica, perché la politica ha continuato ad alternare su un’idea di Alta Velocità passeggeri e merci, poi ha capito che non poteva essere passeggeri e merci, Alta Velocità delle merci, chiamando in causa il modello svizzero, ma chiamando in causa il modello svizzero, si sarebbe dovuto prendere atto del fatto che, accanto ad un’operazione di scelta di assi di carattere viabilistica, venivano anche adottati dei provvedimenti, come ci ricordava precedentemente il Consigliere Tresso, che andavano a disincentivare il trasporto su gomma, anche con politiche e operazioni di carattere fiscale. Ma come si fa, in uno Stato come il nostro, nel quale ci si sgomenta se si introducono delle eco tasse sulla produzione di veicoli inquinanti, poi andare a sostenere che per disincentivare il transito su gomma, si sarebbe dovuto seguire il modello svizzero? Allora non potevano più andare bene solo le ragioni di carattere trasportistico e si tirano in ballo le questioni dello sviluppo, dello sviluppo nel Nord Ovest e quindi l’unica prerogativa per sviluppare le regioni del Nord Ovest è quella della realizzazione dell’Alta velocità. Ma davvero? Ma davvero? Ma davvero la politica sa dire soltanto questo? E quindi, quando la politica non sa dire, allora si rifugia nelle valutazioni di carattere tecnico, le quali valutazioni di carattere tecnico, fanno quello che possono nell’ambito del loro mandato, cioè valutano l’unica opzione e anche quella valutazione è stata una valutazione di carattere negativo, ma mi spiace dire che anche la soluzione di ieri, dell’altro ieri e di oggi di cui stiamo parlando, cioè la clausola di dissolvenza è a sua volta una soluzione tecnica, perché la politica non ha il coraggio di parlare, è una politica che non ha il coraggio di esprimersi al punto tale che noi siamo qui oggi a votare due documenti di senso opposto rispetto al pronunciamento del 29 ottobre di cui, uno, il primo presentatore è così convinto della necessità che non c’è più, l’altro, il secondo, dichiara, udite udite, quale forza muscolare della politica, di impegnare la Sindaca e la Giunta Comunale a rappresentare al Governo le intenzioni e le posizioni delle associazioni imprenditoriali, delle Organizzazioni Sindacali e dei rappresentanti del mondo produttivo, non le proprie, quelle di quelle organizzazioni. D’Altronde, quando una politica è contenta di essere invitata ad una manifestazione, purché il politico si renda irriconoscibile nella partecipazione ad una manifestazione di piazza, abbiamo detto tutto riguardo alla politica. Quindi Presidente, con questo sconforto io annuncio il voto contrario ai due documenti portati a prima firma dal collega Napoli, dal collega Lo Russo, quello del collega Rosso non si discute perché manco si è presentato, e confermo quindi la continuità con la mia posizione del 29 ottobre. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Capogruppo Artesio. Prego, Vicesindaco Montanari. MONTANARI Guido (Vicesindaca) Grazie, Presidente, buonasera a tutti e a tutte. Io in questi giorni sono stato chiamato più volte a rispondere a domande di intervistatori di telegiornali, tv, radio, eccetera sui temi a nome della Sindaca, e quindi mi sento di poter dire due parole in questo dibattito che tra l’altro devo dire, da un lato è stato molto interessante, e guardo i Consiglieri di Maggioranza, che hanno, come dire, affrontato una serie di temi, uno dopo l’altro in modo sempre più preciso, esattamente quello che noi avremmo voluto fare da tempo, quando chiedevamo il Consiglio aperto, quando abbiamo chiesto in questa città e altrove che si parlasse di numeri, si parlasse di dati, si tornasse ad un livello di discussione scientifica sull’opera. E’ stato fatto in parte oggi e da questo punto di vista non posso che ringraziare la Minoranza di aver dato quest’opportunità, al tempo stesso, però, come ha detto anche la Consigliera Artesio, questo è un atto del tutto inutile, un atto inutile perché è già stato oggetto di una presa di posizione ben precisa della Maggioranza, ha portato via tempo forse a discussioni che ai cittadini di Torino interessano di più, intorno ai temi che sono cogenti per tutti e che sono: il trasporto locale, che sono il lavoro, che sono i servizi, che sono mettere in sicurezza i nostri edifici pubblici, 800 peraltro, per i quali non abbiamo denari. E dunque rispondere a Fassino in termini numerici, in termini scientifici è un po’, come, dire, è un po’ ridicolo, fatto adesso. Quando un partito come il PD e come gli altri si posizionano non tanto a partire dai dati, ma semplicemente a partire dai sondaggi, questo è successo. Si va a vedere il sondaggio, si va a vedere cosa conviene di più fare ed ecco che ci si posiziona, perché il tema del trasporto su rotaie, il tema del rendere più efficiente la logistica, il tema del diffondere un trasporto efficiente e pratico su tutto il territorio, è un tema che è all’ordine del giorno nel nostro Paese da almeno 30 anni, forse di più, ma che non è mai stato affrontato dalle forze politiche dei Governi passati. Questa volta abbiamo un Presidente del Consiglio che ha fatto delle dichiarazioni molto interessanti, che naturalmente noi condividiamo, vedremo come va a finire, io voglio dire però che Sindaca, Giunta e Consiglieri sono tutti uniti nel dire: questo è il nostro programma di mandato, questo è ciò per il quale noi siamo stati eletti dai cittadini, su questa strada ci siamo espressi pubblicamente in mille occasioni, anche con la manifestazione dell’8 dicembre, vorrei ricordare, nella quale io ero presente con la fascia tricolore della Città, della rappresentanza della Città, ci siamo espressi in molte sedi scientifiche, tecniche e politiche, le sedi scientifiche non hanno mai avuto un vero, come dire, riscontro, informazione nel Paese. Purtroppo anche sull’informazione qualcosa bisognerebbe dire perché è veramente incredibile che dopo 30 anni che si discute, adesso inizino a venire fuori quei dati, quei numeri che da 25, 30 anni erano a conoscenza i cittadini. Questa incredibile opposizione organizzata contro il Governo e contro un’eventuale scelta di interruzione del TAV è qualcosa che lascia un po’ sorpresi, a me personalmente lascia molto sorpreso. Quest’unanimità incredibile tra PD, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, è un po’ sorprendente, ed è sorprendente perché ci si chiede dov’era questa gente prima, dov’era questo Partito che adesso vuole spostare il traffico su rotaia, dov’era questo partito che vuole eliminare l’inquinamento, che vuole rendere il trasporto efficiente per tutti, andare a Lione in qualche ora e via così. Ecco, dov’erano quando invece il nostro paese per tanti anni e anche recentemente ha tagliato i fondi per Trasporto Pubblico Locale, ha tagliato i fondi delle Amministrazioni locali e continuiamo ad essere in una situazione di grave difficoltà, a partire, per esempio, dai dati dell’inquinamento. Presidente c’è un’interruzione. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). SICARI Francesco (Presidente) La invito a non intervenire fuori microfono. MONTANARI Guido (Vicesindaca) Ripeto, dov’erano questi signori quando i tagli al Trasporto Pubblico Locale, alla previsione al Trasporto Pubblico Locale, era in auge come mai. Perché non si fa un bilancio delle grandi opere inutili fatte in questi anni nel nostro Paese? Perché non si dice qualcosa degli studi che per 50 anni hanno drenato risorse pubbliche e poi addirittura hanno dovuto rimborsare penali alle ditte vincitrici del famoso ponte sullo stretto di Messina, ponte che, così com’era stato progettato per tre chilometri di luce libera, era infattibile ed è tuttora infattibile con le attuali conoscenze tecnologiche, non so se poi in futuro si potrà fare, per carità, era infattibile. Perché non si dice qualcosa del Mose che ancora adesso continua a drenare soldi pubblici e continua a non essere messo in azione. Perché non si parla delle tante opere che sono state richiamate anche prima dai colleghi in modo assolutamente preciso e documentato. Ecco, forse di queste cose, e non è benaltrismo, ha ragione il Consigliere che ne ha parlato prima, è semplicemente pensare alla vita dei cittadini di tutti i giorni, noi abbiamo questa responsabilità in questo Paese e in questa città in questo momento. Noi abbiamo la responsabilità di mettere in sicurezza le scuole, abbiamo la responsabilità di togliere inquinamento e auto dalle strade, abbiamo la responsabilità di affrontare i temi dell’antincendio, della sismica, delle controsoffittature negli edifici pubblici; queste non sono responsabilità da poco, sono problemi gravi, che richiedono risorse e che non si può semplicemente dire, va beh intanto bisogna fare tutto, iniziamo a fare il TAV e poi vedremo. Io credo che la responsabilità del Governo di questa città voglia anche dire, esprimersi a questo proposito, esprimersi a proposito di opere utili per i cittadini e sono opere che saranno utili anche alle imprese, ai sindacati. Questa mistificazione, questa favola che partendo con il TAV tutto si risolverà in Italia, il PIL riparte, l’economia riparte, tutti i posti di lavoro si moltiplicheranno, ecco, purtroppo è una favola. È una favola, così com’è una favola che ancora una volta ho sentito in quest’Aula, accipicchia, e poi chiudo, che bisogna fare il Corridoio 5, che bisogna chiudere questo tassello, quest’ultimo anello della catena di un Corridoio che dovrebbe collegare i trasporti merci e persone da Lisbona a Kiev. Ma dove? Quando? Da Lisbona non c’è nulla. Fino a Madrid non c’è nulla, ce n’è un pezzetto vicino a Lisbona, ce n’è un pezzetto nel nostro Paese, appunto nella Pianura Padana e poi non c’è di nuovo nulla, ma che anello dobbiamo chiudere, stiamo parlando del nulla, o meglio, magari stiamo parlando di ipotesi, di fantasie, peraltro legittime, bellissime, ma forse adesso bisogna tornare con i piedi per terra. Quindi io ringrazio ancora una volta tutta la Maggioranza che su questo tema ha espresso una straordinaria compattezza, una straordinaria profondità di pensiero, credo di poter ringraziare anche a nome della Sindaca che non è qui stasera e chiedo che molto semplicemente i cittadini di Torino si rendano conto finalmente di quali sono i veri problemi di questa città e ci diano una mano, per quello che possono, insieme a noi a risolverli davvero per tutti. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie a lei, Vicesindaco. SICARI Francesco (Presidente) Avviso che il Consigliere Capogruppo Ricca ha ritirato gli emendamenti ai due documenti. |