Interventi |
AZZARÀ Barbara Grazie, Presidente. Beh, intanto davvero ringrazio il Consigliere Lo Russo per questo suo intervento, ricordo che anche Chiamparino, che adesso è ancora il Governatore della Regione Piemonte, ha fatto questa richiesta allo Stato, ricordo che in Costituzione l'art. 116, per il quale si può fare questa richiesta è in Costituzione dal 2001 grazie a un Governo di Centro Sinistra, quindi, voglio dire, diciamo che questa nuova visione del Consigliere Lo Russo, questa possibilità di avere poi un..., come dire, un flusso di coscienza che arriva fino al Partito Democratico per poter combattere insieme tutti uniti per una scuola che rimanga statale, è per me davvero di grande conforto oggi. Le dico anche che i nostri Parlamentari e Senatori della Commissione Cultura, hanno scritto e condiviso con noi del Consiglio Comunale di Torino proprio alcune critiche che adesso mi appresto a leggere in riferimento proprio a quella che dovrebbe essere la regionalizzazione della scuola e quindi è un documento condiviso: "Molte sono le criticità, come sappiamo, ci troviamo intanto in una fase di transizione significativa per il prossimo triennio, è previsto un turnover di notevoli proporzioni anche in relazione alla quota 100, ai pensionamenti, che rischia di avere un impatto deflagrante se associato alla duplicazione dei ruoli, il reclutamento e mobilità del personale scolastico, perché questa è la richiesta. In particolare destano ragione di riflessione la giusta posizione tra le funzioni e competenze statali e regionali che si verrebbe a creare circa la definizione dei ruoli, in sintesi si andrebbe contro il principio di semplificazione e deburocratizzazione dal momento che la creazione di identici ruoli e funzioni sarebbe disciplinata indifferentemente dallo Stato e dalla Regione, due scuole in uno stesso Comune potrebbero avere in organico un Dirigente scolastico statale o regionale, il personale docente in parte statale e in parte regionale, per non parlare proprio delle regioni del nord, che forse è una cosa che pochi sanno, ma ci sono già molte graduatorie esaurite, si pensi per esempio a quelle della scuola dell'infanzia e della primaria. Con l'entrata in vigore dell'autonomia differenziata certo vedrebbero mancare le risorse di personale, definite attraverso la mobilità nazionale e l'assegnazione provvisoria e tanto più le scuole di Torino, dei Comuni che avrebbero difficoltà nel trovare appunto il personale. Un'altra criticità riguarda la disciplina dei criteri di riconoscimento della parità scolastica e conseguentemente dell'assegnazione dei contributi ad esse relativi, nonché le funzioni di vigilanza che non può essere demandata alle regioni in alternativa allo Stato senza creare una evidente differenziazione nel trattamento, fondata su base localistica e territoriale. Inoltre, viste le richieste fatte dalle quattro regioni, diventerebbero regionali anche i programmi scolastici e i metodi di valutazione degli studenti, si potrebbe quindi assistere nei prossimi anni ad una progressiva introduzione di percorsi disciplinati di materie e temi legati ai particolarismi territoriali ai quali verrebbe sacrificata la visione complessiva e di ispirazione nazionale. Per intendersi, un liceo scientifico in Veneto potrebbe avere programmi e discipline ben differenti da quelli di un liceo scientifico in Piemonte o in Campania, titoli di studio nazionali avrebbero di fatto in realtà permesso a studenti di acquisire competenze molto differenti tra loro e anche con sistemi di valutazione differenziata, ma anche rispetto all'assegnazione dei fondi per il diritto allo studio si evidenziano criticità, si pensi che siamo in attesa da anni di approvare a livello nazionale la legge sui Livelli Essenziali delle Prestazioni, i LEP, concernenti i diritti civili e sociali e che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, senza la definizione di tali diritti su tutto il territorio la maggiore autonomia comporterebbe il rischio di non riuscire a garantire un uguale diritto di studio alle studentesse e agli studenti di tutto il territorio. La mancata definizione dei LEP infatti renderebbe impossibile per lo Stato esercitare come prevede l'art. 120 della Costituzione, quei poteri sostitutivi nei confronti degli enti locali inadempienti, in particolare nel caso di mancato rispetto dei livelli essenziali indicati per l'istruzione, ma anche l'ambiente e la sicurezza al lavoro. Alcune regioni potrebbero offrire servizi e sussidi allo studio e altre no, ampliando drasticamente il divario tra le istituzioni scolastiche. Secondo quanto previsto dalle bozze di intesa, l'attribuzione delle risorse faranno riferimento inizialmente alla spesa storica, quindi a quella attualmente sostenuta dallo Stato e dalle regioni specifiche, successivamente dovranno essere stabiliti dei fabbisogni standard. In sintesi, la stima delle risorse che lo Stato dovrebbe trasferire alle regioni per le nuove competenze si propone di calcolare i fabbisogni standard sulla base del gettito fiscale e cioè della ricchezza dei cittadini, oltre che della popolazione residente, questo porterebbe a certificare che il fabbisogno delle scuole dipende non dal numero degli alunni ma dalla capacità fiscale di un territorio". Per questi motivi... AZZARÀ Barbara Certo, Presidente. Per questi motivi credo che sia proprio importante quel che dicevo alla Consigliera Pollicino, che il dibattito si apre in Parlamento nella società civile e anche in questo Consiglio Comunale, grazie. |