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TRESSO Francesco Sì, grazie, Presidente. Ma, Sindaca Appendino, la quantità di voti cui lei ha evocato nel suo intervento, il fatto che Torino non venga indebolita, che Torino non perda peso nell'ambito della società francamente sembra più un mantra che si è ripetuta personalmente per convincersi di quanto lei cercava oggi di farci credere. Mi chiedo se anche i Consiglieri della Maggioranza, però, credano a quanto lei ci ha ripetuto così assiduamente. Veda, la delibera che votiamo oggi, che riguarda appunto l'approvazione dei patti parasociali così come lei ci ha espresso, segna la sconfitta di una gestione virtuosa degli asset di un territorio che era nata proprio nell'ottica di una strategia che vedeva come Amministrazioni Pubbliche, unite nel lanciare una sfida al mercato, potevano porsi anche in contrapposizione con esso, però mantenendo una capacità di indirizzo e di controllo. Questo, certo, sempre nel nome di un equilibrio, che lei ha più volte richiamato e si è cercata di dare delle risposte, che venga mantenuto; ma come facciamo ad avere delle garanzie che questo equilibrio, questo patto che si è retto bene fino a quando è stato mantenuto, anche nella partecipazione della compagine pubblica, una situazione simmetrica e che proprio per questo in virtù di questa simmetria vedeva le diverse comunità, espressione dei territori, che si sentivano giustamente e equamente rappresentate nella realtà che gestiva le proprie risorse, i propri asset. Questo è già stato detto anche da chi mi ha preceduto e riguarda la storia secolare che si raccoglie dalla realtà di aziende territoriali che hanno operato per lungo tempo anche nel nostro contesto cittadino. Pensiamo al ruolo che ha avuto l'Azienda Energetica Municipale anche nel saper tramandare un bagaglio di competenze, di conoscenze, anche di eccellenza di questo sistema torinese che riguarda tutte le componenti naturali e le componenti delle risorse: dall'acqua ai rifiuti alle reti elettriche. Oggi, invece, sappiamo che la politica improvvida di quest'Amministrazione, la politica improvvida di questa Sindaca che da un lato accetta di sottoscrivere dei patti che di fatto, al di là di quello che lei ci dice, assegnano la designazione del management, del vertice di questa società a colui che detiene maggior peso in termini di partecipazione azionaria e parallelamente, abbiamo già assistito, svende a pezzi le quote per pareggiare il bilancio in emergenza e tra l'altro, appunto, andando ad operare non in capitale, ma sulla spesa corrente e questo poi è un altro discorso ancora, a quello che sarà il compito di far accettare questo anche alla Corte dei Conti; mi sembra che, comunque, abbia dato un bel cartellino giallo nell'ultima delibera che è stata approvata nel mese di gennaio. Sono state dette frasi come: "condotta che sconfina nell'illusione normativa, nell'abuso del diritto" e viene richiamato proprio esplicitamente di non fare i furbi; sostanzialmente; perché ritenere che i proventi di alienazioni patrimoniali solo perché transitati attraverso una società in house perdano carattere di entrata e di parte capitale mi sembra proprio un elemento detto che, ecco, non sono state usate proprio delle perifrasi. Peraltro, anche nelle conclusioni si riprende il concetto di dover poi regolarizzare tali poste in entrata e vedremo poi di capire cosa intenda fare l'Amministrazione per provvedere a questa regolarizzazione che è chiesta con estrema chiarezza. Però il tema vero è proprio questo: che Torino diventa l'elemento debole, il vertice di un triangolo industriale che aveva prodotto, ricordiamoci, negli anni in cui si era arrivati addirittura a far sì che questa coesione territoriale producesse il 40% del PIL del Paese, adesso noi diventiamo l'anello debole, l'anello mancante, perché da un lato abbiamo Milano che ha saputo ben valorizzare gli investimenti pubblici per una ripartenza che sicuramente è assolutamente di traino e che ormai ci ha distaccati di un bel pezzo, anche grazie a dei Sindaci capaci che hanno saputo lavorare passando il testimone da uno all'altro con un progetto sulla Città che era di questo senso. Dall'altro adesso abbiamo anche Genova che diventa il fulcro della maggiore multiutility dell'area con un piano industriale che, abbiamo detto, riguarda 3 miliardi di euro da qua al 2023, con un piano di assunzioni importante e qualificato che sicuramente ad oggi, così come è stato approvato, mantiene questa pariteticità rispetto alle componenti territoriali; sicuramente mantiene questo equilibrio, ma chi ci assicura che sarà così in futuro? Non è la prima volta che un piano industriale viene comunque rimodificato nel corso del suo sviluppo, ma soprattutto cosa sarà dopo il 2023 quando altri piani industriali dovranno essere redatti? Perché non è che finisce tutto il mondo con la vostra legislatura; non è che Torino, dopo, non avrà più un suo prosieguo e non pensiamo a quello che sarà il compito di mantenere lo sviluppo di questa Città anche dopo. Davvero, sembra che piaccia proprio questa visione di Torino più isolata, non solo geograficamente, reclusi un po' nel nostro angoletto Nord Ovest del Paese fuori da TAV e dal corridoio della logistica continentale tra Est ed Ovest d'Europa, ma, purtroppo, oggi è anche fuori dagli equilibri di poteri che regolano IREN. Ci piace starcene un pochino nel nostro cantuccio e contare sempre meno. Non so, questa politica è un po' autolesionistica che evidentemente, però, fa abbastanza presa sui Consiglieri della Maggioranza. Perché io mi rivolgo, Presidente, proprio ai Consiglieri della Maggioranza? Perché è evidente l'imbarazzo in cui loro si trovano oggi: non per niente veniamo a discutere a distanza di un mese e così di rimandi, di Commissioni che non sono state programmate e di necessità della Maggioranza di trovare all'interno una possibilità di dialogo; di pensare, poi lo vedremo, a delle mozioni di accompagnamento che nient'altro sono che foglie di fico che alla fine nulla tolgono a quello che è l'impatto di questa delibera. E poi, è stato detto con veemenza, anche i Consiglieri colleghi 5 Stelle di Reggio Emilia, di Genova hanno votato contro questa delibera e l'hanno fatto a Reggio Emilia, l'hanno fatto a Genova e vorrei vedere che invece a Torino, che pure ne esce bastonata da questo tipo di strategia, ci si allinea compattamente come bravi soldatini a votare tranquillamente questo tipo di atto. Io, Presidente, gradirei poter finire il mio intervento e lasciare poi la parola a chi segue senza essere interrotto. Dicevamo, certo, c'è un piano industriale approvato dai soci, benissimo. Gli investimenti sono importanti su questo territorio, su Torino e vorrei vedere. C'è stato spiegato dall'Amministratore Delegato Bianco, dal Presidente Peveraro che più del 50% del valore aggiunto di IREN è prodotto da Torino. Gli asset li abbiamo qua, li facciamo su questo territorio; a parte il discorso delle fatture che IREN stacca, i 226 milioni all'anno per Torino contro gli 11 di Genova e allora questa simmetria non vi è così evidente? Quando noi produciamo oltre l'80% dell'idroelettrico, produciamo il 70% delle reti elettriche, il 60% di quello che è il discorso del termoelettrico e del teleriscaldamento, dopodiché accettiamo di buon grado di ridurci di peso nella compagine societaria non solo in termini nazionali, ma anche proprio in termini di quella che sarà la possibilità poi, dopo, di andare a definire il vertice della società e quindi tutto quello che ne consegue nella possibilità poi di ricadute sul territorio. Io, francamente, non vi capisco, poi per carità se voi siete sufficientemente garantiti dalla parola della Sindaca che dice ripetutamente che non perdiamo di peso, crediamoci perché alla fine poi ognuno è libero di credere a quello che vuole. La situazione oggi è questa: nessuno ci assicura che non verranno cedute altre quote azionarie per far fronte alla crisi congiunturale di cassa come già è avvenuto nell'autunno scorso, peraltro momento anche poco felice il cui titolo era sicuramente molto ribassato e che quindi ha creato una minore plusvalenza anche quantificabile in maniera piuttosto significativa. La stessa Sindaca ci dice che non è sua intenzione, ma sa non avere un'intenzione è un pochino debolino quando partiamo già con un disavanzo che sembra essere accertato di un'ottantina di milioni anche grazie ad un Governo che doveva essere amico, ma poi tanto, tanto amico con gli Enti Locali non è stato. In secondo, la Città avrà sempre meno peso nella scelta dei vertici societari che, per carità, se tutto andrà d'amore e d'accordo, ma non abbiamo poi tutti questi elementi per essere sicuri che ci sarà questa corrispondenza di amorosi sensi anche tra le varie città che compongono la parte azionaria di IREN e quindi inevitabilmente, anche essendo espressione di altre realtà, necessariamente il management terrà maggiormente in conto ciò che richiederanno altri territori per gli investimenti. Quindi, si conferma un'assenza di strategia, da un lato cessione, rate a piccole dosi tamponando di anno in anno, dall'altro si annunciano dividendi anche cospicui. Ricordiamoci, c'è stato illustrato come la crescita dei dividendi sia stata negli ultimi 4 anni, mi sembra, del 61%, quindi comunque, di nuovo, prevale la volontà di incamerare subito non curandosi di quello che verrà lasciato dopo; stessa politica, stessa scena, già visto. L'abbiamo già visto con la rinegoziazione dei mutui, stessa cosa: procuriamoci adesso quello che serve, tutti sporchi, maledetti e subito, ma incuranti di quello che lasceremo sotto. Si ipoteca però in questo caso... TRESSO Francesco Ho finito - grazie, Presidente - il domani. Praticamente usciamo dalla stanza dei bottoni di una delle maggiori realtà del territorio, che davvero costituisce una realtà che è capace di creare possibilità di investimenti in innovazione e non solo, ma che è volano anche per tutto un ecosistema che di questo si nutre e che era iniziato con la politica anche dell'Energy Center che riusciva a valorizzare tutte le risorse del territorio ed è sempre più evidente che manca una mano sul timone. Mi chiedo sino a quando questa Maggioranza continuerà a votare con il paraocchi accontentandosi delle foglie di fico. Se siete onesti, come dichiarate, chiedetevi se il tema vero non sia tanto come avete trovato questa Città, ma come intendete lasciarla a chi verrà dopo. |