Interventi |
MENSIO Federico Grazie, Presidente. Io avevo preparato un intervento, ma vedo che il dibattito è sempre più stimolante. Mi rivolgo a lei, come mio uso. Una delibera che stiamo discutendo e che tiene ormai banco da qualche settimana, purtroppo non solo nelle aule di Palazzo Civico, ma anche nei suoi corridoi e sui mezzi di informazione. Anche oggi ho sentito tutto e il contrario di tutto. Ho sentito dire che: "Guai se nominano l'Amministratore Delegato perché poi si spostano gli investimenti", ma: "Guai a dire che i componenti del CdA poi fanno gli interessi della politica, non dei territori", non c'ho capito niente. Secondo me è di nuovo il triplo salto carpiato. MENSIO Federico Presidente, io mi sto rivolgendo a lei. Quindi non ho capito veramente, ho sentito adesso dire che, appunto: "Guai se perdiamo peso nelle nomine perché poi si spostano gli investimenti", però non possiamo dire al Consiglio di Amministrazione dove fare gli investimenti, perché sennò poi… Veramente è incredibile. Allora riporto sul livello normale della discussione e su una sequenza lineare. Si è detto che qui si sarebbe persa la governance, gli investimenti, appunto, sarebbero stati spostati, avrebbe perso una sorta di beneficio. Beh, guardi, io sono un fan del film degli Acchiappafantasmi, si rivolgono, gli Acchiappafantasmi, al Sindaco di New York, a un certo punto, dipingendo uno scenario apocalittico, tra cui fuoco, zolfo che piovono dal cielo, fiumi, oceani che bollono, cani e gatti che vivono insieme, masse isteriche. Beh, guardi, tranquillizzo lei, la Sindaca e tutti i Consiglieri che non è così almeno in questo caso, anche se abbiamo assistito a scene di isterismo e ancora ne assistiamo. Beh, c'è un tentativo di indurre i cittadini, da parte di alcuni, a pensare che con il voto di oggi si venderanno le quote IREN. Beh, è sterile come dubbio, soprattutto perché, come ha già ribadito la Sindaca, ribadiamo anche oggi, il voto di oggi non dà mandato a ciò, e ribadisco che se si farà un voto sulla vendita, sarà con una delibera separata e successiva. Ma in ogni caso, come è già apparso su alcune notizie di stampa, la Giunta e credo poi tutto il Consiglio, stanno valutando le ulteriori possibilità alternative, anche consigliate da membri della Minoranza. Per contro, invece, modifichiamo con questo atto i Patti Parasociali; Patti che regolano gli accordi tra i soci pubblici e quelle parti dello Statuto che ne sono condizionate. In questo caso parlare di stravolgimenti è sempre con quell'intento di far indurre a pensare che questa Amministrazione non sappia cosa faccia, mi sembra abbastanza assurdo, dato che, appunto, altri 80 Comuni si sono già espressi sullo stesso documento a favore, tra cui Reggio Emilia, che risulta ancora governata dal PD, come pure molti comuni emiliani e costoro avrebbero fatto gli interessi del proprio territorio e non capisco perché Torino non li stia facendo. Però, quali sarebbero questi stravolgimenti? C'è una preoccupazione data dal fatto che la società non avrà controllo pubblico e che, in ogni caso, uno dei soci avrà un potere tale da vanificare la quantità di azioni societarie detenute dagli altri. Vorrei comprendere come lo scendere al 35% di azioni bloccate per i soci pubblici possa vanificare oggi, e non già dagli ultimi tre anni, il controllo pubblico. Perché nel vecchio Patto, sottoscritto dai tre Sindaci sostenuti dallo stesso partito politico, che vale la pena ricordare che era o è il PD, il limite era comunque fissato a 40. Il controllo della società, comunque è stato ricordato, si espleta pienamente, essendo società quotata in Borsa, mediante i suoi strumenti propri: l'assemblea dei soci, le figure apicali del Consiglio di Amministrazione, il Consiglio di Amministrazione stesso e anche il collegio sindacale. In questo senso non è che nei Patti c'è uno stravolgimento così enorme come si vuol far apparire, permane la designazione all'unanimità. È vero, ci sono questo, parliamo di voto maggiorato e come detto, però, c'è questa clausola che sembrerebbe stravolgere tutto. Beh, questa clausola non stravolge proprio niente, perché nel caso in cui anche se uno dei tre membri del comitato di sindacato, che ricordo è composto dai tre Sindaci di Torino, Genova e Reggio Emilia per le parti emiliane. Beh, se anche facesse una scelta del genere, avrebbe delle conseguenze; avrebbe delle conseguenze tra cui, ad esempio, il blocco per un anno delle proprie quote e ad oggi parliamo, se parliamo di Genova, sono 50 milioni, che con un prezzo attuale varrebbero 100 milioni di euro. Io non so con quale ragionevolezza Genova si vede bloccata per un anno, quindi direi fino a marzo, maggio 2020, 100 milioni di euro, non solo, ma demanderebbe agli altri due soci la scelta, comunque unanime, delle altre due figure, scelta che se non fosse un unanime, farebbe ricadere i Patti, anche a scapito di Genova. Abbiamo potuto audire i vertici di IREN (sì, abbiamo avuto questa fortuna), abbiamo avuto anche la fortuna di audire durante la presentazione dell'atto in Commissione da parte della Sindaca e dell'Assessore Rolando - a cui tra l'altro faccio i nostri migliori auguri di pronta guarigione e ringrazio per il lavoro svolto - abbiamo, appunto, audito sia il Professor Rovera, sia i vertici di IREN, che mi sembra siano stati molto chiari. La ripartizione degli investimenti è sempre stata fatta nell'equilibrio dei territori e delle scelte di gruppo, non prevede attualmente una modifica del piano industriale, che è valido fino al 2023, prevedendo 500 assunzioni (il 45% totale del gruppo su Torino) e investimenti in termini economici sul Piemonte/Torino pari a circa un terzo di quelli di gruppo; piano, tra l'altro, che è stato redatto dagli attuali vertici. Attuali vertici che non sono stati nominati da questa Amministrazione e nemmeno da quella di Genova. Quindi, secondo me e secondo noi, l'equilibrio c'è. Detto questo, sulle altre parti che sono già state citate dalla Sindaca non ho molto da aggiungere; ho da aggiungere che è ovvio che il CdA farà le scelte dei soci, di tutti, non di uno o dell'altro come si vuole far sottintendere, paventando che con la società maggioritaria Genova avrà una scelta prioritaria su una delle tre cariche che potrà, forse, a detta di qualcuno, come dire, indirizzare gli investimenti da una parte o dall'altra. Bene, a me non risulta che sia così, proprio per quanto è stato detto fino adesso. Si è parlato della storia di AEM, IREN, IRIDE, ecco, io vorrei ricordare in questo senso proprio che la prima cessione, la prima conversione, la prima unione di AEM e della società di Genova, detta IRIDE prima, IREN poi, fu lì che fu fatta la scelta di andare su una S.p.A. quotata in Borsa, non attualmente. E fu ricordato, ed è stato ricordato anche dal Presidente Chiamparino, che già in allora Torino sterilizzò le sue quote, perché ne aveva di più di Genova al tempo della fusione con Genova, proprio in un'ottica paritaria di controllo della società. Quindi, se lo fece Chiamparino, qui ci dicono che noi, evidentemente, se lo fa Genova non va bene, se lo fece Chiamparino va bene perché mise alla pari Torino e Genova. Allora tanto valeva che, se tutte queste paure anche oggi si concretizzano in Genova, doveva farla già Torino una scelta del genere. Evidentemente la scelta di equilibrio, di parità, vige più di qualunque altra situazione. Comunque, per sfatare ogni dubbio, e mi sembra che il Sindaco Vecchi l'abbia già dichiarato a verbale, scusate, a mezzo stampa, sgombriamo ogni dubbio: abbiamo presentato un atto, tra l'altro, che vado a discutere, visto che discutiamo insieme una mozione di accompagnamento all'atto della modifica dei Patti Parasociali, dove chiediamo che nel Comitato di Sindacato - e lì sì che possiamo farlo - dove ci saranno i Sindaci di Torino, Genova e Reggio Emilia, una formale dichiarazione per mettere come condiviso e assolutamente importante il principio ispiratore della equilibrata ripartizione degli investimenti e delle risorse sui diversi territori. Io credo che non ci sia nulla da dipingere come scenario apocalittico in questo senso. Avere più membri nel CdA vuol dire sia quello che diceva la Sindaca, sia poter esercitare un controllo nella società come fanno tutte le società e tutti i soci. I soci pubblici continueranno ad avere il controllo e non vedo il perché Genova dovrebbe esercitare, come detto, un surplus di potere rispetto a delle scelte condivise, perché se le scelte non fossero condivise, non sarà ad averne i danni Torino, Genova o Reggio Emilia, ma tutta la società che, ricordo, è quotata in Borsa. |