Interventi |
APPENDINO Chiara (Sindaca) Grazie, Presidente. In realtà la delibera è già stata ampiamente illustrata anche alla mia presenza direttamente in Commissione, quindi io non andrò a ripercorrere tutta la storia. Ripeto solo direi tre punti, come dire, salienti, cioè innanzitutto chiariamo che questa delibera come ho già detto in Commissione nasce in seguito ad un percorso che è stato fatto non solo dal Comune di Torino, ma da tanti altri Comuni, tant'è che è stata già votata da più di 80 Comuni e nasce per rispondere sostanzialmente a tre esigenze, la prima come ho già detto in Commissione, il conseguimento del voto maggiorato da parte dei pattisti e sono trascorsi due anni, lo sappiamo bene e quindi dall'istituzione del registro era necessario rivedere sostanzialmente i Patti, la seconda che è un fatto che riguarda soprattutto il Comune di Torino, ma anche il Comune di Genova e cioè il fatto che c'è stata la scissione di FSU che è conseguenza della legge Madia, perché la Città, peraltro era già stato deliberato nei piani di razionalizzazioni precedenti, non può avere due finanziarie, quindi si è deciso di sciogliere FSU che è rimasta in capo a Genova in base ad una loro operazione, è rimasta semplicemente FCT e quindi nell'ambito dei Patti Parasociali era necessario che esistessero i due nuovi soggetti giuridici che oggi detengono le azioni di IREN e il terzo evidentemente l'ingresso della compagine di IREN S.p.A. dei soci ex ACAM, operazione che è ben nota di cui si è discusso anche più volte a mezzo stampa. Tutti i soggetti coinvolti hanno peraltro già votato questi Patti, tutti i soggetti coinvolti hanno deliberato, rispetto al fatto che in questo Statuto infatti c'è la modifica, si potesse portare la soglia di azioni detenute dal pubblico dal 40 al 35%, pur mantenendo, evidentemente, il controllo pubblico grazie proprio al meccanismo del voto maggiorato. Lo ripeto qui, l'ho già detto più volte, significa che tutti i Comuni intendono vendere …, che hanno approvato questi Patti, intendono vendere quel 5% che si va a liberare? No. Significa che la Città di Torino vorrà vendere questa parte di azioni che si andranno a liberare? No. Significa che la Città di Torino sta andando ad approvare dei Patti che in realtà migliorano dal punto di vista della governance, il controllo che eserciterà la Città nell'ambito, ripeto, dell'azienda e come esercitiamo il controllo nell'ambito dell'azienda? Su tre elementi, innanzitutto, lo esercitiamo grazie al fatto che l'azienda, come ho detto più volte, nasce da un equilibrio e cioè il fatto che l'azienda deve essere presente sui tre territori e deve rispettare i tre territori in modo equilibrato, perché questo è, come dire, il punto di forza dell'azienda sin dall'origine, non a caso è stato citato anche non da me, ma l'avevo detto anche io più volte la Città di Torino in passato addirittura non ha esercitato alcune azioni ed è un peso che aveva proprio per mantenere questo equilibrio che è l'elemento di forza di quest'azienda, se qualche Sindaco dovesse, come dire, muoversi diversamente rispetto a questi equilibri sarebbe la stessa azienda ad essere in qualche modo danneggiata. Il secondo tema è che l'azienda è importante per il territorio e il territorio è importante per l'azienda, sapete benissimo quali sono i numeri, un'azienda la si controlla non solo tramite le azioni, non solo tramite la governance e tornerò ovviamente al terzo punto che è la governance, bensì anche tramite il fatturato che viene esercitato, quindi il rapporto tra cliente e azienda e questo è un rapporto che vede la Città di Torino, evidentemente, in una forma di forza ed è un rapporto che fa sì che IREN non possa fare a meno, evidentemente, del territorio torinese e che il territorio torinese non possa fare a meno delle aziende. Per quanto riguarda nello specifico i Patti Parasociali e quindi arrivo al terzo punto del tema della governance, cioè abbiamo evidentemente il tema dell'equilibrio che è necessario ed è fondante all'interno dello Statuto di IREN, abbiamo il tema del fatturato che esercita la Città per quanto riguarda IREN e poi abbiamo il terzo tema che è evidentemente la governance che si va a costruire con questi Patti Parasociali. Allora, in questo senso cosa accade perché dobbiamo, come dire, raccontare i fatti come stanno. Gli amministratori passano da 13 a 15, di questi la Città di Torino in realtà acquisisce un membro del Consiglio di Amministrazione e in realtà grazie all'acquisizione di un membro del Consiglio di Amministrazione la Città di Torino potrà esercitare il maggior peso rispetto alle scelte più strategiche, perché questo permetterà di avere un numero di Consiglieri che può eventualmente, cosa che certamente non accadrà anche perché l'azienda in quanto azienda copra sul mercato, ripeto, ricerca sempre un equilibrio, ricerca sempre di evitare scontri all'interno delle proprie maggioranze, però questo passaggio da 13 a 15 che permetta alla Città di Torino di nominare un Consigliere in più in realtà dà la possibilità alla Città di Torino di avere un potere bloccante (inc) rispetto ad operazioni che oggi non avrebbe. Inoltre come sappiamo già detto in Commissione permette alla Città di Torino di avere la nomina anche di un membro del Collegio, ma vorrei tornare sul tema di Presidente, Vicepresidente e Amministratore. Che cosa dice il Patto? Il Patto dice che: "il Presidente, il Vicepresidente e l'Amministratore Delegato dovranno essere individuati in seno al Comitato di Sindacato che è costituito dai Sindaci di Torino, Genova e Reggio Emilia in rappresentanza delle cosiddette Parti emiliane". Cosa si è stabilito? Si è stabilito un meccanismo di superamento degli eventuali stalli decisionali, cioè ancora oggi tutti i Sindaci saranno tenuti a cercare l'unanimità tra le tre cariche che è interesse, ripeto, dell'azienda perché fa parte di quel meccanismo di equilibrio di cui parlavamo all'origine, ma nel caso in cui si arrivasse evidentemente ad uno stallo si è previsto che in forza …, per superare questo eventuale stallo decisionale al 31 dicembre dell'anno precedente a quello della nomina chi ha il maggior numero di azioni può stabilire unitariamente, ma comunque, ripeto, nell'ambito di una rosa condivisa, quindi è vero che è un'opzione, come dire, unilaterale, ma nell'ambito di una nomina condivisa, un candidato da designare per una delle tre cariche. Qual è il meccanismo però del contrappeso? Perché evidentemente nessuno vuole arrivare ad utilizzare quest'opzione, c'è un contrappeso, cioè se si decide uno dei tre soggetti decide di utilizzare questa opzione gli altri membri del Comitato di Sindacato, quindi gli altri due Sindaci hanno la possibilità sostanzialmente di decidere in modo autonomo le altre due cariche e quindi cosa accade? Chi esercita l'opzione non può determinare minimamente la scelta delle altre due cariche, quindi non può esercitare, come dire, nessun peso su Presidente o Vicepresidente, Amministratore Delegato o Vicepresidente, dipende evidentemente su cosa esercita, sulla prima nomina e in più non può alienare tutte le azioni detenute per un anno a partire dalla data di esercizio della facoltà, questo è un meccanismo, evidentemente, di contrappeso che nasce dal fatto che i tre Sindaci o tutti coloro che hanno lavorato sui Patti e devo dire Reggio Emilia a nome delle Parti emiliane evidentemente non vogliono arrivare a far sì che nessuno abbia la convenienza ad esercitare questa famosa golden share, se così la vogliamo definire, come è stata definita dal punto di vista giornalistico, ma soprattutto rende, come dire, molto poco conveniente farlo perché perdi la totalità di scelta, grazie, rispetto alle altre due cariche. Vorrei sottolineare, l'ho già detto in Commissione e quindi non torno su altri temi perché, come dire, la delibera si focalizza sui patti e sullo Statuto, tre elementi, innanzitutto che questa delibera e questi Patti, ripeto, non nascono per indebolire Torino, la seconda è che la Città non ha nessuna intenzione di perdere peso in IREN, la terza è che il piano industriale che è stato dimostrato, raccontato, spiegato, discusso anche in Commissione e ringrazio peraltro il Presidente e l'Amministratore Delegato, che sono stati disponibili, dimostra anche in ottica futura che continua ad esserci giustamente quell'equilibrio tra territori che è necessario per mantenere ripeto saldo il futuro dell'azienda. Aggiungo e su questo chiudo, come ho già detto, ho avuto modo di dire questa delibera non implica la vendita delle azioni e l'intenzione dell'Amministrazione è evitare in tutti i modi di poter procedere con la vendita delle azioni. Quali sono le strade che stiamo percorrendo? La prima evidentemente è stato già deliberato in Giunta è una perizia con cui stiamo valutando la possibilità sostanzialmente vedendo quali sono i valori delle altre aziende che abbiamo, ma la seconda che è ancora più importante che è quella su cui ci stiamo attivando e l'Assessore Rolando si era già attivato peraltro con altri Sindaci è quella che rivede al centro il fatto che gli enti locali non possano evidentemente più subire tagli e non possono più subire minori entrare perché questo Comune a differenza di altri, l'ho detto anche in Commissione, a differenza di Genova che è stata citata, a differenza di Reggio Emilia ha una situazione di rigidità di spesa tale per cui non siamo più in grado e non siamo più nella possibilità al di là del colore politico, è proprio, come dire, nei numeri di riuscire ad assorbire mancanze di risorse, non abbiamo neanche praticamente più leve sulle entrate, quindi la leva che noi dovremmo attivare lo sappiamo benissimo perché nel 2019 erano previsti circa 620 milioni in entrata per i Comuni che non ci sono stati, la leva che dobbiamo attivare, nell'ottica futura 2019, 2020, 2021 a tutela di tutti gli enti locali è certamente un ridisegno del rapporto tra Comuni e Stato, credo che questo sia condivisibile da tutte le forze politiche a prescindere dal colore che rappresentiamo, quindi noi oggi, ripeto, approviamo dei Patti che ci dicono e danno un nuovo meccanismo di governance che non penalizza la Città di Torino, approviamo dei Patti anzi che ci permettono di avere maggior peso nell'ambito di scelte strategiche dell'azienda, approviamo dei Patti che ci permettono di mantenere il peso nell'ambito dell'azienda per quanto riguarda gli investimenti, un piano industriale che tutela, ripeto, il territorio, una Città che continua a mantenere il peso che aveva e continuerà ad esercitare la sua forza nell'azienda e certamente quello che non sfugge non è la prima volta che lo dico è che c'è senza dubbio un'esigenza di risorse che noi speriamo in tutti i modi e in questo ci impegneremo di non dover arrivare ad attingere alla vendita di azioni e in questo senso lavoreremo su altre partecipate e ancora prima lavoreremo alla ricerca di un meccanismo che permetta agli enti locali, non solo a Torino perché le difficoltà le stanno vivendo tutti, di attingere a maggiori risorse, questo è il percorso che stiamo costruendo oggi. La narrazione per cui questa delibera significa che vendiamo le azioni IREN non sta in piedi, non è questo, non è scritto, tant'è che tecnicamente formalmente sostanzialmente dovrà passare da quest'Aula una delibera che autorizza ad hoc. La narrazione che questa delibera fa sì che il Comune di Torino non conti più niente in IREN è sbagliata, danneggia il territorio perché non è così e lo dicono i numeri, lo dice il piano industriale, lo dice l'azienda stessa e lo dice chi oggi ricopre le cariche di quell'azienda ed è nell'interesse dell'azienda stessa mantenere l'equilibrio tra i territori così è sempre stato e così continuerà ad essere. Quindi io comprendo tutte, ripeto, tutte le differenze di opinioni, le differenze di sensibilità, quello che non comprendo è la mistificazione della realtà rispetto ad una delibera che non scrive delle cose che in realtà sono state dette, questo è un percorso che oggi iniziamo a costruire, è su questo che noi chiediamo e questa delibera chiede il voto all'Aula, ripeto, dei Patti Parasociali in cui la Città di Torino continuerà a mantenere un ruolo importante nell'azienda, in cui la Città di Torino non perderà rispetto agli investimenti e che ci permette rispetto agli altri 80 Comuni che hanno già lavorato, di andare nell'ottica di un'assemblea che ci sarà a maggio a tutela dell'azienda stessa e del valore dell'azienda. Nel momento in cui i Sindaci inizieranno a litigare, nel momento in cui i Sindaci dell'azienda inizieranno a fare muro contro muro chi ci perderà non sarà Torino, Genova o Reggio, ma sarà l'azienda stessa e questa è una responsabilità che ci sentiamo tutti e tutte, tutti coloro che fanno parte del Patto di Sindacato di IREN, grazie. APPENDINO Chiara (Sindaca) Grazie, Presidente. A me sembra che il dibattito di oggi in realtà, come dire, ripercorra quello che ci siamo già detti in Commissione, a mezzo stampa, in quest'Aula, quindi non credo che ci siano particolari novità. Io vorrei sottolineare tre questioni: innanzitutto la questione pubblico-privato, cioè lo dico soprattutto ai banchi di Minoranza, o crediamo che il voto maggiorato - lo dico al Consigliere Lavolta in particolare - è uno strumento corretto per esercitare il ruolo, come dire, del pubblico nell'azienda - peraltro l'avete costruito voi il meccanismo del voto maggiorato, lo conoscete meglio di me perché fu costruito dall'Amministrazione precedente - e allora quello è uno strumento vero, utile, funzionale e ci crediamo. E allora oggettivamente dal 40 al 35% non cambia perché stai utilizzando comunque quello strumento, oppure, oppure, se riteniamo, ed è legittimo perché qualcuno giustamente lo pensa, e io non sto giudicando, che invece quell'azienda dovrebbe essere intesa come bene comune, dovrebbe essere pubblica al 100% e allora noi non dovremmo avere neanche il voto maggiorato e tornare ad avere un'azienda 100% del Comune di Torino. Allora, io credo che nell'ottica del voto maggiorato l'effetto del passaggio dal 40 a 35%, come dire, in coerenza rispetto a un percorso che era stato già fatto precedentemente, non cambia quell'equilibrio e allora non dovevamo istituirlo prima quel voto maggiorato, non dovevamo permettere prima, probabilmente, ai Comuni (parlo soprattutto per i banchi di Minoranza) di procedere in quell'ottica, perché quel 5% è stato calcolato proprio per evitare che si andasse ad innescare un meccanismo diverso da quello che era protetto dal voto maggiorato che abbiamo ereditato. Diverso è evidentemente chi ha una posizione legittima, che rispetto, che rispetto, e quindi non sto dicendo che sia sbagliata, ci mancherebbe, che dice che neanche il voto maggiorato è sufficiente a garantire la presenza del pubblico. Secondo tema, ripeto perché - come dire, forse sono stata fraintesa e sicuramente la febbre di oggi non aiuta - quando dico che sono più gambe su cui tu eserciti il controllo di un'azienda, nel senso dell'effetto che ha quell'azienda sul territorio, io intendo, evidentemente, il rapporto che ha l'azienda che è cliente e azionista, che è un rapporto un po' particolare. Cioè, noi siamo azienda, come Comune siamo clienti principali dell'azienda e siamo anche azionisti di quell'azienda ed è evidente che un cliente ha un peso sull'azienda ed è altrettanto evidente che ha un peso come azionista. Quindi una cosa non esclude l'altra, una cosa rafforza l'altra e sono due meccanismi paralleli che esistono con cui tu mantieni un legame con l'azienda, eserciti un rapporto con l'azienda, non credo di dire nulla di illegittimo, onestamente, mi sembra assolutamente naturale. A questi si aggiungono sicuramente altre due regole, come dire, di funzionamento, se così vogliamo definirle, dell'azienda, la governance: di cui abbiamo ampiamente discusso e il non rientro, che è quello che è definito nello specifico nel Patto Parasociale, e certamente il fatto che un'azienda quotata risponde a delle regole di mercato, ma questo a prescindere, a prescindere dal voto maggiorato, a prescindere dal fatto che definiamo Amministratore Delegato, Presidente e Vicepresidente in un certo modo, a prescindere dal fatto che il Consiglio sia 12-15, cioè il punto di partenza. Quindi è evidente che è il punto da cui si costruisce il tutto. Tutto il resto è accessorio rispetto a quel punto di partenza, cioè che è un'azienda quotata sul mercato. Perché Genova può comprare le azioni? Beh, non lo so, ha fatto una scelta. Io, guardate, io personalmente non avrei mai fatto debito per comprare azioni, ma anche avessi voluto, la Città di Torino non può, la Città di Torino non può fare debito, e sapete perché non può fare debito? Non può fare debito perché non siamo in grado di indebitarci, perché abbiamo un debito talmente alto che non posso neanche fare debito per riparare le buche e in queste condizioni stiamo governando. Aggiungo, sulla vendita delle azioni e ci ritorno: io ho detto chiaramente che faremo il possibile per non venderle, il possibile. Significa che le venderemo? No. Significa che non le venderemo? No. Faremo il possibile, abbiamo avviato più strade. La prima è la perizia, ripeto, che sta verificando altre partecipate, come ad esempio TRM, come ho detto in modo esplicito (anche qui non c'è nulla di nascosto) in Commissione e stiamo verificando qual è il valore di quell'azienda. Attueremo altre strade, cercheremo di fare il possibile, ma è certo che non è connesso, non è strettamente correlato, perché serve un iter autorizzativo diverso e servirà una delibera di Consiglio, quindi il dibattito se vendere o non vendere le azioni non è correlato a questa delibera. Poi, se mi si chiede oggi: "Puoi garantire che non vendiamo?" No, non lo posso garantire, l'ho detto chiaramente in Commissione. Posso garantire che faremo il possibile per evitarlo e, sicuramente, faremo un dibattito prima di prendere una decisione di qualsiasi genere perché siamo assolutamente consapevoli del fatto che le azioni IREN, oltre ad avere un impatto dal punto di vista, evidentemente, dell'azienda hanno un impatto che è quello che a me interessa di più in questo aspetto, come ha detto in Commissione, che è la questione dei dividendi. E sapete perché ci interessano i dividendi? Perché oggi quei dividendi, l'ho detto e lo ripeto, li stiamo usando per pagare i debiti che sono stati fatti nel 2007. Io sto usando i dividendi di IREN per pagare l'acquisto delle azioni SMAT del 2007, ancora, purtroppo, e lo faccio perché è giusto che sia così, perché i debiti li erediti e li paghi, ci mancherebbe, ma non vendiamo un'immagine che non esiste. La Città non è come Genova, la Città non è come Reggio Emilia, siamo l'unica Città che ha debiti per 3 miliardi, l'unica Città che usa anticipazioni di Tesoreria, l'unica Città che se mette insieme la spesa corrente, che è composta da personale e debito, raggiunge un 52% di rigidità di spesa, una delle poche Città con 4 elementi di deficitarietà; significa che dobbiamo ogni volta fare il processo? No. Ma significa che non possiamo pensare che Genova sia uguale a Torino, significa che le decisioni che prendiamo hanno certamente un impatto maggiore e significa, sì, che evidentemente ai comuni serve maggiore respiro e questo l'abbiamo sempre detto in ANCI e continueremo a dirlo. Non a caso nella manovra si è riusciti a riportare il fondo IMU-TASI che era, penso, a 300, a 190, di nuovo a 300 e se non ci fosse stato quell'intervento saremmo stati ancora più in difficoltà quest'anno. Abbiamo risolto i problemi? No. È chiaro che abbiamo bisogno, tutti i comuni, credo, chi più, chi meno, noi di più, noi di più perché oggi un comune che si vede l'FCDE crescere, ce la fa senza grandi tagli alla spesa corrente a coprirlo. Noi invece abbiamo rigidità di spesa, per cui facciamo fatica, perché circa 300 milioni all'anno, circa, li andiamo a mettere sul debito e sono spese che noi non riusciamo ad andare a diminuire. Allora questo è il quadro in cui noi ci muoviamo. Quindi questo percorso che noi stiamo costruendo su IREN; ripeto, non significa la vendita, come non significa che non vendiamo, significa che faremo il possibile per non vendere e certamente non significa che Torino sta rinunciando a IREN. Questi sono i due punti saldi, per quanto mi riguarda, sulla delibera, poi ciascuno, ripeto, legittimamente fa le sue osservazioni, entra nel merito, condivide o non condivide, ma qui non c'è nulla di nascosto, queste cose sono state dette in Commissione. Sono venuta personalmente in Commissione Consiliare a dirlo, come mi era stato chiesto dalle Minoranze. Oggi sono qui in Aula, come è giusto che sia, con 39 di febbre. Io accetto, ripeto, opinioni diverse, dibattiti accesi, ma non c'è nulla di nascosto in questa delibera, è tutto scritto, esattamente quello che stiamo dicendo da quando mi sono esposta per la prima volta in Commissione Consiliare. Grazie. |